venerdì 16 febbraio 2018

Una famiglia tradizionale.

Una famiglia tradizionale.


   Berni era letteralmente scomparso. Io ero ritornata a lavoro, e mi aspettavo di vederlo entrare in negozio per chiedermi scusa, e infatti guardavo sempre in direzione dell’entrata, ma lui non si fece vedere tutto il giorno. Possibile che non provasse neanche un briciolo di rimorso per quello che si era permesso di insinuare? Questa cosa mi fece diventare nera di rabbia, e se ne accorsero tutte le mie commesse, tant’è vero che cercarono di starmi alla larga, perché si vedeva lontano un chilometro che quel giorno era particolarmente intrattabile.
   Verso ora di pranzo telefonai a casa, perché volevo dirgliene quattro, ma non mi rispose. Probabilmente non c’era. Allora provai sul cellulare, ma non ci fu verso, Berni era scomparso. Quando staccai dal lavoro andai a casa, ma le luci erano tutte spente e lui non c’era. Provai anche a telefonare a casa dei suoi genitori, ma neppure lì c’era. Ero così furiosa che non riuscivo neppure ad essere preoccupata. Cioè, non mi sfiorò neppure l’idea che potesse essergli successo qualcosa.
   Così me ne ritornai a casa dei miei genitori e cenai lì. C’era soltanto mia madre e mio cugino Erri; il mio papà biologico era a lavoro al suo strip bar, e l’altro mio papà anche lui era ancora a lavoro. Dopo cena mi misi sul divano a guardare la tivù; a breve ci sarebbero state le elezioni e quindi stavo guardando un dibattito politico. In verità non stavo prestando molta attenzione, anche perché parlavano di argomenti assurdi tipo “la famiglia tradizionale”. Chi è che decide cos’è una “famiglia tradizionale”? Mi domandai. Una famiglia composta da una coppia cuckold può essere considerata una “famiglia tradizionale?”. E una coppia scambista? Insomma, era un dibattito pieno di parole vuote. E la mia famiglia cos’era? Io avevo una mamma e due papà, per cui facevo parte di una “famiglia tradizionale” oppure no? Ma comunque la mia principale preoccupazione non era di certo sapere cosa intendevano certi politicanti quando parlavano di questo argomento. Anche perché loro stessi non avevano di certo delle “famiglie tradizionali” essendo pluridivorziati ed essendo avvezzi a intrattenersi molto spesso con escort e transessuali. La loro coerenza era davvero ridicola. La mia principale preoccupazione in quel momento era sapere dov’era finito Berni, e soprattutto se mi avrebbe mai chiesto scusa per quello che aveva insinuato.
   Il giorno dopo decisi di far visita al papà di Giuliano (che in fin dei conti era il mio nonno biologico). Era una cosa che avrei dovuto fare da qualche giorno, però per un motivo o per un altro non l’avevo mai fatto. E quindi prima di andare a lavoro mi allungai da lui. Abitava in una frazione che era una specie di borgo, con tutte casette antiche e un’atmosfera da presepe che mi fece sentire fuori dal tempo in cui vivevo.
   Mentre percorrevo la strada sterrata che portava alla villa dei genitori del mio papà pensai a quante volte mia madre era passata da lì per andare da lui e farci l’amore. Perché era così che tutto era cominciato. Quando mia madre aveva diciotto anni si incontrava a casa di mio padre, in gran segreto perché lui era fidanzato con un’altra ragazza, e facevano l’amore, anale e orale, perché davanti mia madre sarebbe rimasta casta fino a quando non sarebbe arrivato l’altro mio papà, cioè Stefano. E allora provai a immaginare l’emozione che mia madre provava ogni volta che percorreva quel sentiero sterrato, perché per lei quella doveva essere una specie di “strada del sesso”, la strada che la conduceva al piacere dell’amore e della penetrazione anale.
   Cercai di immaginare l’eccitazione che provava sapendo che ad aspettarlo, dopo aver percorso quella strada, c’era il grosso cazzo duro del mio papà. Circa un chilometro di eccitazione in cui i sensi di mia madre si infiammavano, e il suo corpo si preparava ad accogliere dentro di se l’uomo che le faceva perdere la ragione, che però purtroppo in quel momento apparteneva ad un’altra. Ma era più forte di lei. Nonostante mio padre fosse fidanzato con un’altra ragazza, mia madre doveva comunque averlo, perché era cotta di lui.
   Era la prima volta che vedevo quella strada, eppure era come se la conoscessi da sempre. Avevo come l’impressione di ritornare in un luogo a me familiare. E quando finalmente arrivai alla villa quell’impressione fu ancora più intensa. Il cancello era semplicemente accostato, e quindi mi intrufolai dentro, come di certo aveva fatto mia madre centinaia di volte. Ebbi l’impressione di vederla, vestita da vera maiala per fare colpo su mio padre, che apriva il cancello e si faceva strada dentro, e si apprestava ad andare da lui per concedersi e farsi fare le peggio porcate, come una bambola del sesso. Era un’immagine così nitida che sembrava di avercela davanti, era come vederla per davvero che percorreva il sentiero che portava dal cancello all’ingresso della villa, con i suoi hot pants di jeans che mettevano in risalto il suo culone burroso, i suoi tacchi a spillo che crepitavano sui ciottoli e le foglie secche che c’erano sul terreno, e il suo top così scollato che riusciva a stento a tenergli le tettone dentro. Una borsetta a tracolla con le sigarette e i suoi oggetti personali, i preservativi e il suo immancabile rossetto (che si portava sempre dietro perché a causa dei molti pompini che faceva il colore andava sempre via).
   Ma oltre all’impressione di rivedere mia madre che andava alla monta, ebbi anche l’impressione di trovarmi di fronte ad un luogo fondamentale per la mia esistenza. Il luogo dove tutto era cominciato, anche la mia vita. Sentivo un legame incredibile con quel posto che vedevo per la prima volta, ma che in realtà avevo come l’impressione di conoscere bene, ma non riuscivo a comprenderne il motivo. Posso dirvi soltanto che quello era un luogo magico che mi stava facendo vedere delle cose che altrimenti non sarei riuscita a vedere. Era come guardare un film, e i protagonisti erano i miei genitori. Eh sì, perché ad un certo punto, quando arrivai all’ingresso della villa ebbi una specie di visione. Ebbi l’impressione di vedere i miei genitori, Stefano e Sabrina, in abiti da cerimonia, in piedi di fronte alla casa. Mia madre era elegante sì, ma allo stesso molto porca. Erano vestiti in quel modo perché sicuramente stava per succedere qualcosa di molto importante. Una cosa che riguardava me. Ma cosa? Poi vidi anche il mio papà biologico, che stava aspettando dentro; lo vidi attraverso una finestra, anche lui era vestito in modo elegante. Ma cosa stava aspettando? Indubbiamente stava aspettando lei. E insieme avrebbero fatto qualcosa che per me era di vitale importanza. Mi avrebbero concepita.
   Ma c’era qualcosa che non andava in questa visione onirica, e cioè che alle spalle del mio papà biologico c’era un uomo che riuscivo a vedere con difficoltà, perché era nella penombra. Insomma, vedevo chiaramente lui, e dietro di lui c’era qualcun’altro. Un uomo possente, probabilmente con la carnagione scura, anche lui vestito in abito da cerimonia. Ma nonostante gli sforzi, non riuscii proprio a capire chi fosse.
   Poi quella visione si interruppe quando sentii qualcuno alle mie spalle che pronunciava il mio nome.
   “Moana” era il padre del mio papà biologico, e ebbi l’impressione che stesse per scoppiare a piangere per la felicità. “Gioia della mia vita, finalmente sei arrivata!”.

Moana.
    

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