mercoledì 31 gennaio 2018

I nostri piccoli segreti.


   Mi svegliai alle dieci. Anzi, forse dovrei dire che fu Giuliano a svegliarmi.  Ad un certo punto iniziai a sentire i suoi baci caldi su tutto il corpo, le sue mani che esploravano le mie zone erogene, la sua erezione durissima premuta contro un fianco. Il mio corpo iniziò a contorcersi dal piacere; non riuscivo a capire se stavo sognando oppure se stava accadendo per davvero.
   Quando i miei occhi si aprirono vidi Giuliano sopra di me; mi aveva afferrato le caviglie e mi teneva le gambe aperte, e il suo enorme cazzo era ponto per entrarmi dentro. Il suo glande mi solleticava le labbra, delicatamente iniziò a farsi strada nel mio corpo e mi fece di nuovo sua. Cazzo quanto scopava bene! Era un vero toro da monta, e io non avevo mai saputo resistergli. Ero sempre stata cotta di lui, del suo grosso cazzo e del suo carattere da stronzo. Perché bisogna dirlo, Giuliano era sempre stato un grandissimo stronzo, e faceva delle donne (me compresa) ciò che voleva, fregandosene dei loro sentimenti. E non so per quale motivo ma questa cosa mi faceva completamente perdere la testa.
   Adoravo essere trattata come una bambola del sesso. Perché era in questo modo che Giuliano trattava le donne. E io ero completamente incapace di dirgli di no, qualsiasi cosa mi chiedesse di fare. Una volta per esempio mi chiese di fare una cosa ai limiti della legalità, e io gli dissi di sì, ma ad una condizione; Stefano non lo avrebbe dovuto sapere. Non volevo che venisse a conoscenza del fatto che la sua fidanzata si era abbassata a tanto. E Giuliano allora mi promise che sarebbe stato il nostro piccolo segreto. L’ennesimo. Ogni volta che mi chiedeva di fare qualcosa di molto sporco e io magari facevo un po' di storie lui mi diceva sempre quella cosa, e cioè che sarebbe stato il nostro piccolo segreto. Ormai non li contavo più i nostri piccoli segreti.
   Questo episodio che vi sto per raccontare è accaduto qualche mese dopo la nostra prima esperienza cuckold con Giuliano, per cui io e Stefano eravamo già fidanzati, e per questo motivo mi sono sempre sentita un po' in colpa di non avergli raccontato questa cosa. Ero la sua fidanzata, quindi avrebbe avuto tutto il diritto di sapere. Ma non gliel’ho mai detto perché l’ho sempre ritenuta una cosa di cui non andavo particolarmente fiera. La vicenda non era altro che un caso di corruzione politica, per questo dico che non ero orgogliosa di quella storia. 
   In quel periodo Giuliano, grazie a del denaro che aveva da parte e con l’aiuto di alcuni finanziatori, aveva aperto il suo strip bar, un’attività molto remunerativa che lo aveva reso uno degli imprenditori più giovani e virtuosi della città. Tutto filava per il verso giusto fino a quando non venne fuori che alcune cose non erano in regola. E per sistemare questa faccenda burocratica con la lentezza dell’amministrazione cittadina sarebbero passati mesi e mesi, e nel frattempo lo strip bar era obbligato a rimanere chiuso. Un vero e proprio guaio finanziario per Giuliano, che pensò bene di usare una scorciatoia non proprio legale, ovvero la corruzione di un politico locale con un discreto potere, un vecchio maiale affamato di denaro e sesso.
   E così Giuliano aveva preparato per lui una serata allo strip bar davvero speciale, a base di figa e alcol. Per l’occasione aveva assoldato sette escort, le più porche che c’erano in circolazione, ma nonostante questo c’era qualcosa che mancava; secondo Giuliano infatti c’era bisogno della famosa “ciliegina sulla torta”. Ebbene, la ciliegina sulla torta ero io. “Ma perché proprio io?” gli domandai, e lui mi rispose: “perché tu sei il sesso. Tutte le puttane che ci saranno alla festa non riusciranno nemmeno ad avvicinarsi a ciò che sei tu. Sabri, tu sei una maiala da competizione. Solo tu puoi aiutarmi con quello lì”.
   Non sapevo dirgli di no.
   Ricordo che il giorno che avvenne la porcata di cui vi sto parlando ci misi un’oretta buona a prepararmi; Giuliano mi aveva chiesto di indossare qualcosa di molto porco. Così avevo messo su un vestito rosso oscenamente corto, con una scollatura che avrei fatto fatica a tenere le tette dentro. Infatti non facevano che scivolare fuori. Sotto avevo solo un perizoma nero; il reggiseno come sapete per me è un optional che preferisco non indossare mai.
   Mi passò a prendere Giuliano e in cinque minuti raggiungemmo lo strip bar. “La festa” era già cominciata, il porco era già dentro che si stava sollazzando con le escort, e quando entrai mi trovai di fronte ad un’orgia surreale, era come un incendio di corpi, come un intreccio di lingue di fuoco che danzavano e si strofinavano in modo sinuoso. Tutti i corpi delle ragazze erano ammassati su un letto a due piazze che Giuliano aveva messo al centro del palco dello strip bar; al centro di questo lettone caldo c’era lui, il maiale, in estasi per tutta quella gnocca che gli si accalcava tutta intorno, come se lui fosse l’ultimo uomo sulla faccia della terra. Era disteso sulla schiena e una alla volta le ragazze salivano sopra di lui infilandosi il suo cazzo in figa.
   Prima di unirmi a quell’ammucchiata mi fermai un po' a guardare; il vecchio maiale sborrava in continuazione. Ma come faceva ad avercelo ancora dritto? Il suo segreto era riposto dentro il suo corpo imbottito di viagra. Ecco come faceva. Ne aveva preso così tanto che stava quasi rischiando di rimanerci stecchito.
   Sembrava di stare di fronte ad un baccanale dell’antica Roma, infatti quella scena mi diede l’impressione di un qualcosa di “antico”, quasi come se fossi tornata indietro nel tempo. Non avrei mai immaginato di vedere una cosa del genere, eppure a breve ci sarei finita in mezzo. Le ragazze erano in tutto sette, e mentre una gli montava sopra cavalcandolo le altre si baciavano e si accarezzavano l’un l’altra, in attesa del loro turno. E comunque notai che o erano molto brave a fingere di godere o erano strafatte di qualche sostanza eccitante, perché sembrava che fossero davvero in preda all’eccitazione, e così accecate dal sesso da perdere qualsiasi freno inibitorio (ammesso e non concesso che quelle ragazze ne abbiano mai avuti di freni inibitori).
   Iniziai a farmi avanti verso quel caldo assembramento di corpi, e non appena il vecchio porco mi vide si fece strada tra tutta quella carne che lo assediava. In mezzo a tutta quella figa lui voleva me, voleva le mie tette, che mi erano scivolate fuori dallo scollo quindi al momento ce le avevo libere, e gliele stavo offrendo, e lui sembrava estasiato dalla mia taglia. Nessuna di quelle ragazze ce le aveva grosse come le mie. Chi poteva competere con la mia sesta? E infatti capii immediatamente lui cosa voleva da me. Lui voleva poter godere con le mie tette, stringerle tra le sue mani, piantargli il cazzo in mezzo e scoparmi in quel modo. E allora mi sfilai il vestito e rimasi in perizoma, saltai sul letto e mi misi in ginocchio davanti a lui, che intanto si era alzato in piedi e mi puntava il suo cazzo fieramente eretto davanti alle tette. Me le afferrai con entrambe le mani e le strinsi intorno alla sua asta, e iniziai a fargli ciò che voleva, ciò che aveva desiderato fin dal primo momento che mi aveva visto, una delle mie colossali spagnole.
   Le escort ci circondarono cominciando a farci delle effusioni molto spinte; una ce l’avevo dietro che si era fissata col mio culone burroso, e si divertiva a darmi dei gran ceffoni. Un’altra invece aveva preso a baciarmi il collo. Ma io non mi lasciai distrarre e continuai imperterrita a “spagnoleggiare”. Le altre puttane invece si dedicarono a lui, accarezzandolo e baciandolo dappertutto. Ad un certo punto lui mi afferrò con violenza i capelli strattonandomi un po', e mi costrinse a girarmi e a mettermi alla pecorina.
   “Adesso ti sfondo il culo, puttanella!” mi disse.
   Mi strappò letteralmente via il perizoma e mi afferrò per i fianchi, e con le gambe curve sopra di me a poco alla volta calò il suo cazzo (ancora sorprendentemente duro) verso il mio buco del culo. Sentii il suo glande premere contro l’ingresso del retto, e con una spinta decisiva lo fece entrare tutto nella sua interezza. Iniziò a ingropparmi senza sosta, ogni tanto mi sculacciava, e io non capivo più niente, non capivo se a sculacciarmi era lui o le escort che ci ronzavano intorno. So soltanto che il calore di tutti quei corpi intorno a noi e il tepore dei faretti rossi che illuminavano il palco dello strip bar, mi avevano completamente inebetita. Ero incapace di fare qualsiasi cosa, preda di quel delirio collettivo, con le ragazze che per divertimento mi riempivano di schiaffi dappertutto, e lui che non la finiva di incularmi. Alla fine c’avevo il buco del culo in fiamme. Mi sa che mi ci aveva anche sborrato dentro, ma ero troppo confusa per rendermene conto.
   Ricordo che per tutto il tempo non feci che pensare a Giuliano. Solo una stupida come me poteva essersi innamorata perdutamente di uno come lui, a tal punto da farsi trattare in quel modo, come un pezzo di carne da dare in pasto ai leoni. Eppure l’amore che provavo per lui mi annientava, e mi rendeva incapace di dirgli di no. E tutt’ora è ancora così; continuo ad essere la sua schiava del sesso, pronta ad assecondare tutte le sue richieste, anche quelle più assurde.
   Comunque l’esito della serata non deluse le aspettative di Giuliano. Il vecchio porco nel giro di due giorni lo aiutò a riaprire i battenti dello strip bar, naturalmente tutto grazie alla complicità del mio buco del culo. 

Sabrina.

lunedì 29 gennaio 2018

sabato 27 gennaio 2018

Finalmente l'amore. 

(in foto: Cherry Kiss, Taking Care, 21Naturals.com)


   Mentre i miei genitori stavano festeggiando a loro modo (e cioè facendo l’amore tutti e tre insieme, mia mamma e i miei due papà) io ero in macchina con Berni e Romolo. Romolo era seduto dietro e Berni stava guidando, e io gli avevo tirato giù la lampo dei jeans e glielo avevo tirato fuori, e gli stavo facendo un succulento pompino, con tanto di risucchi e schioppetii delle labbra. Romolo si gustava tutta la scena in religioso silenzio, e Berni mi teneva una mano sulla testa facendomi andare su e giù con la bocca. Non ero riuscita ad aspettare di ritornare a casa, avevo voluto farlo godere subito. E d’altronde anche lui era troppo arrapato per poter aspettare, e così non aveva opposto resistenza quando glielo avevo tirato fuori, nonostante ci fosse Romolo che ci guardava.
   “Moana, sei divina” mi disse Berni. “Hai una bocca fantastica. Non immagini neppure quanto mi sono mancati i tuoi pompini”.
   “E a me è mancato il tuo meraviglioso cazzo”.
   In effetti non lo facevo godere con la bocca da quando ero partita per la Sicilia. Era passato circa un mese, e adesso ne avevo così tanta voglia che lo avrei tenuto sotto pressione per tutta la notte. Lo avrei prosciugato per quanta voglia c’avevo. Era chiaro che Romolo sarebbe rimasto a guardare mentre mi riappropriavo del cazzo del mio Berni, e questo mi eccitava ulteriormente. Il mio fedele schiavo avrebbe assistito a tutte le porcate che avrei fatto con il mio futuro marito.
   “Oh, Moana! Non vedo l’ora di vederti diventare mia moglie”.
   “Così diventerò tua a tutti gli effetti. È per questo che lo vuoi, non è così?”.
   “Oh sì, così sarai soltanto mia, e potrò sfoggiarti come un trofeo, la moglie più porca che un uomo possa desiderare”.
   “Mi sa che ti sbagli” risposi irritata. “Ti prometto che sarò una moglie fedele, ma da qui a dire che sarò una moglie oggetto c’è una bella differenza”.
   “Non volevo dire questo, tesoro” Berni cercò di correre ai ripari. “Volevo soltanto dire che sarò molto orgoglioso di averti come moglie”.
   “Berni, non mi piace affatto questa cosa che hai detto” dissi rimettendomi seduta sul mio sedile, incrociai le braccia e guardai in direzione del suo cazzo ancora in erezione e quasi in procinto di sborrare. Ci mancavano ancora alcuni dei miei colpi ben assestati di lingua per farlo venire, ma mi rifiutai di farlo, almeno fino a quando Berni non avesse chiarito ciò che intendeva dire. “Fatti una sega se vuoi sborrare. La mia bocca ormai te la puoi pure scordare”.
   “Dai Moana, non puoi lasciarmi così! Stavo quasi per venire”.
   “Non me ne frega niente” risposi. “Tu pensi che sposandomi diventerò una tua proprietà privata. Tu hai una considerazione di me pari a quella che hai per la tua macchina o per la tua attrezzatura da lavoro”.
   “Moana, non dire stupidaggini. Forse non te l’ho mai detto, ma tu sei la cosa più bella che mi sia capitata nella vita. Io sono l’uomo più fortunato del mondo, per il semplice motivo che tra tanti uomini tu hai scelto me. Ma non ho mai pensato a te come ad un mio oggetto personale” con una mano mi accarezzò il viso. “Dai, ritorna a fare quello che stavi facendo”.
   “Tanto a te solo questo importa” dissi, ero piuttosto irritata, ma nonostante questo ritornai giù e gli ripresi il cazzo in bocca. “Sborrare. Dei miei sentimenti non te ne frega niente”.
   “Tesoro, sai che questo non è vero”.
   Infatti, lo sapevo che non era vero. Stavo solo esagerando. Sapevo che per Berni non ero solo uno sborratoio. Per questo avevo deciso di sposare lui. Ormai dovreste saperlo, non ho mai avuto problemi in fatto di uomini, nel senso che ne ho avuti tantissimi, ma solo da lui avevo ricevuto il rispetto che meritavo. Molti degli uomini con cui ero andata a letto si erano accontentati soltanto di scoparmi, lasciandomi i loro schizzi di sborra sul viso, e mi avevano trattata come una bambolina del sesso. Berni invece mi vedeva sotto un’altra prospettiva; lui mi vedeva come la donna che avrebbe portato in grembo i suoi figli. Ed era questo che mi rendeva sicura di quello che stavo per fare, ovvero diventare sua moglie.
   In ogni modo mi bastarono altri quattro risucchi e qualche mulinello con la lingua per farlo eiaculare copiosamente, e la sua sborra invase la mia bocca, me la riempì tutta, e io la ingoiai fino all’ultima goccia. Mi ricomposi sul sedile e guardai verso Romolo, che intanto si era tirato fuori il suo insignificante cazzetto e se lo stava segando.
   “Lurido porco, ma che cavolo fai?!” urlai e gli diedi uno sganassone sul viso che avrebbe ricordato per tutta la vita.
   Ma il mio schiaffo ebbe su di lui l’effetto che fa la benzina sul fuoco, e quindi la sua eccitazione salì vertiginosamente fino alle stelle, e quindi iniziò a schizzare dappertutto. Intanto eravamo arrivati a casa; la camera da letto ci attendeva, perché Berni ce l’aveva ancora duro, nonostante lo avessi già fatto venire con la bocca. Quindi mi sfilai il mio striminzito vestitino da zoccola che avevo indossato quella sera e mi misi sul letto con le gambe aperte, in attesa che il mio futuro marito si facesse strada dentro il mio corpo. E lui non perse tempo, si mise sopra di me e iniziò a scoparmi di brutto. Dopo aver eiaculato diventava un animale da letto, e dava il meglio di se, e poteva andare avanti anche per un’ora di fila, e infatti era una furia, mi stava letteralmente devastando. E Romolo era seduto di fronte a noi e ci guardava, ma non faceva niente. Forse la sega che si era fatto in macchina gli era bastata. Invece a me e a Berni quella notte sembrava non bastare mai. Ne avevamo sempre voglia. Alle cinque del mattino però fummo costretti a fermarci. Berni aveva sborrato ben quattro volte, ormai era privo di forze. Io avrei potuto anche andare avanti ancora un po', ma mi rendevo conto benissimo che le palle del mio fidanzato ormai si erano letteralmente prosciugate.
   Era ora di mettersi a nanna; l’indomani sarei dovuta andare al negozio di intimo per riprendere in mano la gestione dell’attività. Quindi ordinai a Romolo di lasciare la nostra camera da letto e di andare a dormire sul divano, perché ormai non c’era più nulla da guardare, e lui da buono schiavo ubbidiente ci lasciò soli.
  
Moana.

giovedì 25 gennaio 2018

Lei voleva tutti e due.


   In quel momento non sapevo che piega avrebbe preso la nostra relazione. Certo, non pensai al fatto che avremmo potuto continuare ad essere una coppia e che ci saremmo trasformati in una coppia cuckold. In verità la cosa che mi venne subito da pensare fu che Sabrina mi avrebbe lasciato per fidanzarsi definitivamente con Giuliano. D’altronde era chiaro che lei ne era innamorata. Ed era chiaro che io non potevo neanche pensare di competere con lui. Giuliano era un vero esperto in fatto di donne, io invece no. Quindi sì, avevo trovato eccitante il fatto di vederli chiudersi in quella camera da letto per fare l’amore, ma allo stesso tempo ebbi l’impressione che a quel punto la relazione che avevo con Sabrina stava per finire.
   Quindi decisi che l’unica soluzione era andare a parlare con Giuliano per sventolare la bandiera bianca, e dirgli che mi sarei arreso, e che Sabrina era sua diritto e poteva farne ciò che voleva. Ma quando mi trovai faccia a faccia con lui le cose andarono diversamente. Iniziai a confidarmi, fino a quando gli dissi che il mio desiderio era di vedere Sabrina fare l’amore con lui. E devo dire che Giuliano non fece una piega, quasi come se lo avesse sempre saputo. Possibile che Giuliano sapesse da sempre che genere di uomo ero? E cioè un uomo a cui piace condividere la propria donna con altri uomini? In ogni modo mi disse, senza troppo scomporsi, che la cosa si poteva fare, e così me ne ritornai a casa senza rendermi conto di quello che avevo appena fatto. Avevo alimentato quel processo in atto che stava affrontando la mia Sabrina, e cioè quel processo di trasformazione inverso che la stava riportando a ciò che era prima, da fidanzata fedele a vacca da monta pronta a soddisfare qualsiasi uomo.
   Quando Sabrina venne a sapere che ero stato da Giuliano a confidargli quella mia fantasia lei diede di matto. Mi aggredì verbalmente, dicendomi che era assurdo che io avevo confidato le mie fantasie a lui e non a lei che era la mia fidanzata. Comunque poi mi disse che se era quello che volevo allora mi avrebbe accontentato. Ma, e questo me lo sono chiesto molti anni dopo, lei lo stava facendo soltanto per accontentare la mia fantasia oppure per il semplice piacere di poter fare l’amore con Giuliano senza nascondersi? Probabilmente lo stava facendo per entrambi i motivi; perché desiderava sia lui che me. Desiderava lui perché Giuliano era una macchina del sesso (e tra l’altro aveva un cazzo enorme), e desiderava allo stesso tempo me perché ero l’unico con cui era andata a letto che non l’aveva mai trattata soltanto come un buco da riempire. Lei voleva poter avere tutti e due.
   E così decidemmo il giorno e il luogo, e cioè il giorno dopo a casa di Giuliano, che aveva una casa tutta sua a differenza nostra, che eravamo ancora a casa coi nostri genitori. Giuliano in quel periodo aveva già avviato la sua attività, lo strip bar che ben conoscete, che gli permetteva di guadagnare abbastanza da avere una mansarda in centro tutta per se.
   Uno degli aspetti più eccitanti di ciò che stava per avvenire ricordo che fu l’attesa, perché ero terrorizzato da quello che sarebbe potuto accadere, ma allo stesso tempo l’idea di poter vedere Sabrina fare l’amore con un altro mi eccitava un casino, come un bambino che desidera ardentemente un giocattolo che ha visto alla tivù, e al quale il papà gli ha promesso che a breve lo riceverà in regalo. Quindi si era scatenato in me quel meccanismo per cui sapevo che il mio desiderio si sarebbe avverato, ma non riuscivo in alcun modo ad aspettare. Allo stesso tempo però ero terrorizzato dalle possibili conseguenze che avrebbero potuto mettere a repentaglio il nostro fidanzamento. E se il giocattolo che avevo tanto desiderato si fosse rotto a causa di un utilizzo errato?
   Mentre eravamo in macchina, in procinto di raggiungere la mansarda di Giuliano (dove sarebbe avvenuta la monta della mia fidanzata) Sabrina mi disse che se volevo potevamo anche tornarcene a casa e dimenticare quella faccenda. Era l’ultima occasione che mi rimaneva per bloccare la trasformazione in atto che stava interessando Sabrina, la trasformazione da fidanzata fedele a vacca da monta. Se le avessi risposto che avevo cambiato idea e che quindi volevo ritornare indietro allora la mutazione non sarebbe mai avvenuta, e tutto ciò che è successo in seguito non sarebbe mai accaduto, per cui tutte le cose che vi abbiamo raccontato fin’ora sarebbero rimaste solo delle fantasie, e questo blog non avrebbe avuto ragione di esistere. E invece le risposi che volevo andare avanti, che volevo vederla fare l’amore con Giuliano. A quel punto la trasformazione era completa. Sabrina Bocca e Culo era ritornata, e potevo dire addio alla “fidanzata fedele”, per la gioia di moltissimi uomini che avrebbero avuto l’opportunità di godere dei suoi buchi caldi.
   Ovviamente questa trasformazione riguardava anche me; mi ero infatti appena trasformato in un cornuto compiacente.
   Non appena siamo arrivati alla mansarda di Giuliano lui non ha perso tempo ed è subito passato all’azione, iniziando a baciare Sabrina sul collo, e lei ha alzato la testa per lasciarglielo fare, dopodiché le ha sfilato il vestito e sotto non aveva niente, per cui si è ritrovata completamente nuda di fronte a lui, il quale ha iniziato a succhiarle le sue grosse tette, premendole una contro l’altra con le mani. Poi le ha dato un bel ceffone sul culo e ha sussurrato qualcosa che mi ha fatto venire un erezione colossale:
   “Quanto mi è mancato il tuo bel culone!”.
   Ero letteralmente pietrificato, perché stava succedendo quello che avevo sempre desiderato, ma non sapevo con certezza come dovevo comportarmi. Cosa fa in questo caso un fidanzato cuckold? Mi chiedevo. Guarda in silenzio e in modo passivo oppure deve fare qualche altra cosa? Non lo sapevo, sapevo soltanto che avevo una gran voglia di masturbarmi. Ma cosa avrebbero pensato di me? E se Sabrina avesse pensato che ero soltanto uno stupido segaiolo? Che figura c’avrei fatto con la mia fidanzata?
   E mentre mi ponevo queste domande anche Giuliano si era tolto i vestiti, e per la prima volta vidi il suo enorme cazzo, una sventola due volte più grossa del normale, un attrezzo turgido e maestoso che a breve sarebbe entrato nel corpo della mia fidanzata (e chissà quante altre volte ci era già entrato). A quel punto se prima avevo avuto dei dubbi adesso ne ero certo, non potevo neppure pensare di competere con lui; Giuliano era il maschio alpha, e Sabrina era sua.

Stefano.

martedì 23 gennaio 2018

venerdì 19 gennaio 2018

lunedì 15 gennaio 2018

sabato 13 gennaio 2018

La dea del sesso. 


   E con quest’ultimo post vi saluto; lascio parlare i protagonisti di questa storia. Io sono soltanto uno dei tanti appassionati di Sabrina, che ha avuto l’opportunità di poterla vedere dal vivo, e che ha avuto l’occasione di poter assistere ad alcuni degli episodi più hard della sua carriera di vacca da monta: la pasquetta in campagna, l’iniziazione al sesso di Pier Vittorio e infine la scena del rimorchio alla spiaggia nudista. Dopo questi tre episodi l’ho vista altre volte al centro commerciale; lo confesso, ogni tanto andavo lì al suo negozio a spiarla, da dietro le vetrine, e ogni volta sentivo la stessa tensione che si impossessava di me  tutte le volte che lei era nel mio campo visivo. Sentivo il sangue salirmi alla testa, e maledicevo il mondo perché non avevo avuto la possibilità di averla, nemmeno una volta, mentre molti dei miei amici ci avevano fatto  delle porcate tremende. C’era un mio amico per esempio che una volta se l’era fatta, sia analmente che oralmente, e poi lei lo aveva fatto sborrare praticandogli una delle sue colossali spagnole. E questo amico inoltre mi aveva raccontato di averle fatto una cosa davvero porca, una cosa che aveva visto fare a Rocco Siffredi in un film con Bobbi Starr, e cioè l’aveva portata in bagno (erano a casa di Sabrina, i suoi genitori non c’erano per non so bene quale motivo) e l’aveva afferrata per i capelli e le aveva spinto la testa nella tazza del cesso e poi aveva tirato lo sciacquone, e nel frattempo la inculava, e ogni tanto gli tirava su la testa fradicia per farle riprendere fiato, e poi di nuovo giù, andando avanti in quel modo per quasi dieci minuti, con Sabrina con la testa infilata nel cesso e lui che la penetrava senza sosta.
   “Credimi, le ho rotto il culo” mi disse.
   “Ma dai, non ci credo!” gli risposi.
   “Ah no? Stamattina l’ho vista che andava a scuola e non riusciva neppure a camminare”.
   Avevo sentito un sacco di storie sul conto di Sabrina, storie di scopate epiche, ma questa davvero le batteva tutte. In verità non so se si tratti di una storia vera, perché se ne raccontano veramente tante sul suo conto, e molte racconti non corrispondono alla realtà, ma sono frutto della fantasia popolare. Però se questo racconto è vero è molto significativo per capire la mancanza di rispetto che avevano nei suoi confronti tutti gli uomini che si portava a letto, i quali la consideravano nient’altro che uno sborratoio, un caldo buco da riempire. In questo Sabrina era molto ingenua, nel senso che dava via i suoi buchi anche a chi forse non li meritava. Ma non so se si trattava di ingenuità o semplicemente del fatto che lei adorava fare l’amore, in tutte le sue forme, anche le più deprecabili. Molti dicevano che Sabrina era nata proprio per quello scopo, e cioè far godere gli uomini. I suoi genitori avevano generato una macchina del sesso. Io non so a cosa credere, non so perché lo faceva, so soltanto che lo faceva divinamente, lo faceva secondo me perché le piaceva farlo e basta. Sabrina è una donna a cui piace sperimentare di tutto, e chiaramente da sempre gli uomini hanno approfittato di questa sua caratteristica per renderla una specie di donna oggetto, una bambola del sesso con cui fare qualsiasi tipo di porcata.
   Poi ad un certo punto Sabrina è sparita dal centro commerciale. La mitica Sabrina Bocca e Culo si era ritirata a vita privata, e probabilmente non l’avrei più rivista. Al suo posto, nel negozio di intimo, adesso c’era sua figlia Moana, anche lei bella da morire come una pornodiva, ma diversa. Il corpo non era morbido come quello di sua madre, era certamente più statuario, come quello di una modella, perfetto sotto ogni punto di vista, ma se devo dirla tutta preferivo il culo burroso e le curve di Sabrina al corpo senza difetti di Moana.
   Che poi di Moana dicono che è stata concepita durante una gangbang, quindi è sì figlia di Sabrina, ma suo padre potrebbe essere chiunque. Ma in verità questa è una storia inventata, e in questo blog è già stato affrontato questo argomento. Moana ce l’ha un papà, ma non è Stefano bensì Giuliano, l’uomo che da sempre Sabrina portava nel cuore.
   Ora tutto quello che mi resta è questa videocassetta, l’unico ricordo che ho di Sabrina. E penso che la custodirò come la cosa più importante che ho. E ogni sera, quando ritorno a casa dal lavoro, la infilo nel videoregistratore e riguardo quelle immagini senza mai stancarmi.
   Rivedo Sabrina in piedi, circondata dai suoi tre partner, che le tolgono i vestiti e iniziano a smanacciarla dappertutto. A turno iniziano a succhiarle le tette e ad affondare le loro dita nei suoi caldi buchi. Le sculacciate si sprecano, d’altronde il culo burroso di Sabrina sembra fatto apposta per questo. E lei non dice niente, anzi, sembra che più schiaffi sul sedere prende e più il suo livello di eccitazione sale. Giuliano è l’unico che la bacia in bocca, gli altri due invece nonostante ci provino lei glielo impedisce girando la testa.
   “Ho detto niente baci in bocca” dice ad un certo punto, come se ci fosse un accordo ben preciso tra lei e loro. Sembrava che solo Giuliano fosse autorizzato a farlo. D’altronde Giuliano è l’uomo che da sempre Sabrina porta del cuore, invece gli altri due sono solo due cazzi che a breve gli entreranno in culo.
   Poi Sabrina si inginocchia e prende i loro cazzi in bocca, uno alla volta, mentre con le mani sega gli altri due che sono rimasti fuori, e a turno li sbocchina tutti. Quando è il turno di Giuliano lui le prende la testa con entrambe le mani e gli affonda il cazzo fino alla gola, e Sabrina (con le palle dell’uomo che ama premute contro il mento) fa quasi fatica a respirare, e il suo viso diventa di un rosso intenso, e gli occhi gli diventano umidi come se stesse per mettersi a piangere.
   “Ma che fai?” chiede uno. “Così la strozzi!”.
   “Tranquilli” risponde Giuliano. “È una cosa che facciamo sempre. Ormai Sabri è diventata un’esperta dei soffoconi”.
   Sì, Sabrina faceva qualsiasi cosa con Giuliano, qualsiasi porcata che le chiedeva di fare, lei non riusciva a dirgli di no. Perché era pazza di lui.
   Dopo il giro di pompini, nel video Sabrina viene messa a quattro zampe sul letto, e ad uno alla volta i suoi partner gli si mettono dietro a turno, gli afferrano i fianchi e infilano nel suo condotto anale i loro cazzi. Inizia la monta, e lei rimane lì impassibile, con il culo offerto a tutti, di tanto in tanto beccandosi un sonoro sganassone su una natica. Ad un certo punto si sente Giuliano che ammonisce uno dei suoi amici:
   “Vacci piano, sennò così gli sfondi il culo”.
   “Ma se ce l’ha già sfondato! Guarda che culo da vacca che c’ha”.
   “Ci facciamo una doppietta anale?” chiede Giuliano.
   “Dai, mettigli in culo anche il tuo cazzone!”.
   A quel punto c’è la scena clou del video, e c’è Giuliano che si stende sul letto, Sabrina gli sale sopra e lui le infila il cazzo nell’orifizio anale, e quello di prima mettendosi sopra di lei con le gambe ad arco si fa strada dentro insieme a Giuliano, e quindi inizia una doppia penetrazione anale degna di un capolavoro del cinema porno. Sabrina non fa una piega, sembra avere il buco del culo ben dilatato e allenato per fare questo genere di giochi. Probabilmente per lei non era la prima volta.
   Dopo cinque minuti di doppia penetrazione i due partner che al momento stanno montando Sabrina prorompono in una copiosa sborrata interna, quasi simultaneamente. Sfilano i loro cazzi dal condotto anale e un rigoglioso rigagnolo di sborra inizia a defluire fuori. A quel punto l’altro (che ancora non ha sborrato) tappa il buco del culo di Sabri con la sua trave e inizia a fottersela senza ritegno; anche lui è prossimo all’eiaculazione.
   “Puttana, beccati in culo anche la mia sborra!” e con queste parole anche lui le inonda il retto.
   Sabrina è stremata, non riesce neanche ad alzarsi dal letto. I suoi tre partner se la ridono e commentano la buona riuscita dell’operazione. Ad un certo punto Sabrina alza una mano in direzione della videocamera.
   “Per favore, volete spegnere quell’affare? Mi sono rotta le scatole di essere ripresa”.
   E così il filmato si interrompe.
   Sabrina era la dea del sesso, e quella videocassetta ne era la dimostrazione. E io ero uno degli adepti principali della setta dei suoi adoratori. Perché forse voi non lo sapete, ma sono tanti gli uomini che per Sabrina perdono letteralmente la ragione.

Anonimo. 
  

giovedì 11 gennaio 2018

G di Giuliano (ovvero Sabrina era sua).

(in foto: Eva Notty, EvaNotty.com)


   Davanti a due calici di vino rosso, e al riparo di un ombrellone fatto di canne e paglia, Stefano iniziò a raccontarmi della sua vita insieme a Sabrina. Era come un fiume che scorreva inarrestabile, senza omissioni né tentennamenti, e con la sincerità di chi non ha nulla da nascondere, perché nonostante quello che dicevano sul conto della sua donna lui era molto orgoglioso di esserne il marito.
   “Sapevo fin dal principio che lei avrebbe avuto altri uomini oltre a me” mi disse. “Avrei potuto sposarla, e infatti è quello che ho fatto, ma non avrei potuto fare nulla per fare in modo che lei non avesse rapporti con altri uomini, perché per Sabrina il concedersi, il poter soddisfare gli uomini è un istinto naturale. Fare l’amore è per lei quasi l’unica ragione di vita. E soprattutto poterlo fare con una moltitudine di partner diversi. Ma il fatto che lei abbia continui rapporti con altri uomini non mi fa sentire un marito trascurato, perché poi dopo aver fatto l’amore lei ritorna sempre da me. Anche se a dirla tutta nel suo cuore non ci sono soltanto io, ma anche un altro uomo. È così da sempre e io non ho mai avuto nulla da ridire su questa cosa. È un dato di fatto. Punto”.
   “E chi sarebbe quest’altro uomo?” gli chiesi, ma in verità lo sapevo bene di chi si trattava.
   “Si chiama Giuliano, ed è stato il suo primo grande amore. E io ho dovuto rassegnarmi al fatto che lei, nonostante abbia deciso di sposare me, continuasse ad essere innamorata di lui. Me ne sono accorto la prima volta che abbiamo fatto l’amore. Era la prima volta per entrambi, infatti lei prima di farlo con me si concedeva soltanto analmente e oralmente. E ricordo che quando lo abbiamo fatto io ero dietro di lei, e la penetravo tenendola per i fianchi. Ad un certo punto ho notato che dietro il collo aveva un tatuaggio; era una lettera, la G di Giuliano. Allora capii subito che Sabrina non sarebbe mai stata soltanto mia, ma anche sua. Quel marchio indelebile parlava chiaro, era come se dicesse: puoi scopartela quanto ti pare, Sabrina resta mia. Ma nonostante questo io ho amato mia moglie e la amo tutt’ora in modo incondizionato, nonostante sia consapevole che lei appartiene anche ad un altro uomo. D’altronde non posso nemmeno pensare di competere con la capacità che ha lui nel far godere Sabrina. Li ho visti fare l’amore, e ti assicuro che lui è un vero toro da monta, capace di girarsi e rigirarsi mia moglie come un calzino. E lei poi, dovresti vederla come gli brillano gli occhi in sua presenza, e dovresti sentirla quando grida di gioia mentre fa l’amore con lui. Non c’è nulla da fare, lui è il maschio alpha, e mia moglie è sua di diritto, e io non posso fare altro che accettare il fatto che lei appartiene anche a lui, perché solo lui è in grado di soddisfarla sessualmente. Gli altri uomini che vanno a letto con Sabrina non sono che delle semplici avventure. Lui invece no. Lui è qualcosa che va ben oltre una semplice avventura. In ogni modo io ho sempre preteso dagli altri uomini che vanno a letto con mia moglie il rispetto. Non mi importa se le dai qualche sculacciate, d’altronde lei adora essere sculacciata, o se le sborri sul viso, o se mentre lo state facendo ti rivolgi a lei con epiteti poco lusinghieri tipo “vacca” o “puttana”, l’importane è che tu lo faccia in modo rispettoso”.
   “Ma tu cosa fai quando lei si fa scopare da altri uomini?”.
   “Di solito guardo. Ti garantisco che vederla fare l’amore è uno spettacolo senza paragoni. Lo fa così bene da farti restare a bocca aperta”.
   Dopo un’oretta dalla sua partenza, rivedemmo Sabrina ritornare alla spiaggia nudista insieme al suo stallone vichingo, il quale la fece scendere dalla sella della sua Harley e dopo averle dato una sonora pacca sul suo bel culone burroso se ne andò via lasciandosi dietro una nuvola di polvere. Vidi Sabrina venire verso di noi; le sue enormi tette cozzavano una contro l’altra, con un movimento molleggiante incredibilmente ipnotico.
   La vidi imboccare il sentiero fatto di pedane di legno che conducevano dal varco della spiaggia fino allo chalet, con il suo passo deciso ed elegante, a testa alta, come una predatrice di uomini che ha appena messo a segno l’ennesima conquista. Con il suo corpo semplicemente divino, morbido e rotondo nei punti giusti, con una pelle ambrata e tempestata di goccioline di sudore, come se fosse cosparsa di olio di oliva che luccicava al sole e che la rendeva all’apparenza scivolosa e ancora più porca di quello che era. E con quella fighetta, depilata alla brasiliana, cioè con una striscetta verticale di peli che scendeva verso le sue calde labbra, verso quell’accogliente alcova della passione e della lussuria.
   Ebbene, tutto quel ben di Dio si stava avvicinando a noi, e io non potevo sopportarlo. Era un qualcosa di sublime, che mi sconvolgeva, mi accecava per la sua incredibile bellezza, ma allo stesso tempo mi terrorizzava. Dovevo assolutamente andar via, sennò rischiavo di avere uno svenimento a causa di un eccessivo attacco di panico. L’emozione di trovarmi di fronte a lei, completamente nuda, mi stava letteralmente facendo mancare i sensi. Così dissi a Stefano che dovevo andarmene.
   “Aspetta, mia moglie è ritornata. Se vuoi te la presento”.
   “Magari un’altra volta” risposi, e scappai via. Se fossi rimasto sarei stato colto dallo stesso malessere di cui ero stato spesso vittima a diciotto anni, quando vedevo Sabrina che si lasciava smanacciare a destra e a sinistra dai miei amici, e io mi pietrificavo, ero incapace di fare e dire qualsiasi cosa. Era un malessere derivato dal fatto di trovarmi di fronte ad una creatura peccaminosa, la personificazione del vizio, di cui avrei anche potuto godere del suo corpo, dal momento che Sabrina offriva i suoi buchi con tanta generosità non vedo perché non avrebbe dovuto offrirli anche a me, ma era il coraggio che mi mancava. Ed era questo che  mi causava il malessere. La volevo, più di ogni altra cosa al mondo, ma non potevo averla, perché ogni volta che la vedevo andavo in tilt, come un flipper dopo che è stato sballottolato per bene.

Anonimo.
  

martedì 9 gennaio 2018

Sabrina va alla monta con uno sconosciuto.


   Ad un certo punto sentii un rombo di una motocicletta che proveniva dal punto di ingresso della spiaggia nudista e quindi la mia attenzione si concentrò sull’origine di quel suono assordante, che in qualche modo sconquassò il silenzio e la naturalezza di quel luogo che io consideravo quasi magico. L’autore di quel frastuono era una specie di vichingo, vestito di pelle e di borchie, un tizio che non esagero se dico che aveva l’apparenza di una persona poco raccomandabile.
   Dopo essere sceso dalla sua Harley lo vidi farsi strada verso la spiaggia, e spogliandosi del tutto (come tutti noi) tirò fuori il suo enorme cazzo che fece venire l’acquolina in bocca a tutte le donne presenti. E infatti vidi Sabrina guardarlo con un certo interesse. Ma cosa ci trovava in quell’uomo delle caverne? Mi chiedevo. La risposta probabilmente era semplice.
   E notai che anche lui guardava Sabrina con una certa insistenza, tanto che ad un certo punto si avvicinò a lei (e quindi anche a Stefano), e dopo aver scambiato due parole con loro vidi lei alzarsi e andare via con lui, senza neppure rivestirsi. Salì in sella alla Harley e lui si mise davanti, accese il motore e poi li vidi sparire. Quello che stavano andando a fare era piuttosto evidente. Il vichingo stava per farsi una scopata epocale con la mitica Sabrina Bocca e Culo. Stefano invece era rimasto sul suo telo di spugna, direi in paziente attesa di rivedere sua moglie ritornare dalla monta.
   La mia attenzione si concentrò proprio su di lui, che a quanto pare l’idea che sua moglie stesse facendo l’amore con un altro uomo non lo infastidiva neppure un po'. Avrei voluto chiedergli come faceva a starsene lì come se niente fosse. Come aveva potuto permettere che potesse succedere una cosa del genere, e cioè che un emerito sconosciuto si portasse via sua moglie?
   Non lo stavo giudicando, badate bene, ero soltanto curioso di sapere. Volevo sapere tutto di Sabrina, di quello che le piaceva fare, di quali erano i suoi interessi, quali erano le sue posizioni preferite nel fare l’amore, e soprattutto avrei voluto chiedere a Stefano come faceva a convivere col fatto che per Sabrina lui non era l’unico uomo della sua vita. Perché era così; lui non era l’unico.
   Non credo che su questo blog se ne sia mai parlato, ma Sabrina ha un tatuaggio dietro il collo. Piccolo, ma ce l’ha. È una lettera, una G stilizzata. Molti uomini che sono andati a letto con lei si sono interrogati sul suo significato. Cosa voleva dire quella lettera? Ebbene, quella era la G di Giuliano, il vero grande amore di Sabrina. E allora ritorno alla domanda di prima: come faceva Stefano a sopportare l’idea di non essere l’unico uomo di sua moglie? Cioè, ogni volta che lui faceva l’amore con Sabri, e magari lo faceva standole dietro, e quindi era costretto a vedere quella G tatuata dietro il collo, come faceva a non sbroccare dalla gelosia?
   Sua moglie aveva l’iniziale del nome di un uomo che amava alla follia stampata dietro il collo. Vi rendete conto? Una cosa che avrebbe fatto perdere la ragione a qualsiasi uomo. Certo, le lettera era nascosta dai capelli, per cui non sempre si vedeva, ma c’era.
   È strano che debba essere io a parlarvi di quel tatuaggio; cioè voglio dire che trovo inspiegabile il motivo per cui non ve ne abbiano mai parlato né lei né Stefano, perché quella lettera, quella G impressa sul quel corpo divino, ha un significato profondo, ed è un elemento fondamentale per capire Sabrina. Ma a questo punto è bene che vi spieghi l’origine della decisione di fare quel tatuaggio. Era stato Giuliano a chiederle di farlo, anche se lei in principio era contraria, ma lui aveva insistito molto e così Sabrina se l’era fatto fare. Il punto è che lei era così innamorata, così accecata dall’amore che provava per Giuliano, che se lui le avesse chiesto di mettersi a quattro zampe completamente nuda nella via principale della città ululando come una cagna in calore, ebbene lei lo avrebbe fatto.
   Ma che senso aveva quel tatuaggio dietro il collo? Era chiaro, per Giuliano era una specie di marchio, una dimostrazione del fatto che lei era sua. Per questo le aveva chiesto di farlo, perché tutti dovevano sapere che lei apparteneva a lui. E ogni volta che Sabri avrebbe fatto l’amore con qualcuno, quel tatuaggio sarebbe stato lì a ricordare all’ingroppatore di turno che nonostante Sabrina in quel momento si stesse lasciando montare, lei apparteneva solo ed esclusivamente a Giuliano. E quindi ritorno alla domanda di prima: come faceva Stefano a tollerare questa cosa? Quel tatuaggio era così eloquente, era come se dicesse: tua moglie appartiene ad un altro uomo. Come poteva Stefano chiudere gli occhi di fronte a questa cosa?
   E proprio mentre mi ponevo queste domande vidi Stefano alzarsi dal suo telo e con passi decisi raggiunse la riva, e si mise a osservare l’orizzonte con le mani premute contro i fianchi. Io ero a pochi metri da lui e mi venne quasi spontaneo rivolgermi a lui e chiedergli:
   “Ma non ti sei accorto di quello che è successo?” e lui mi guardò in modo perplesso.
   “Di cosa stai parlando?”.
   “Di tua moglie” continuai. “Non ti sei accorto che è andata via insieme ad un altro uomo?”.
   “Certo che me ne sono accorto”.
   “E ti sta bene questa cosa?”.
   “Non capisco, chi sono io per decidere cosa deve o cosa non deve fare?”.
   “Cavolo, sei o non sei suo marito?”.
   “Certo che sono suo marito, ma non vedo il motivo per cui dovrei vietarle di fare le sue esperienze e di vivere la sua vita”.
   “Scommetto che trovi eccitante il fatto di sapere che la tua donna è da qualche parte che sta facendo l’amore con un altro uomo” dissi.
   “Beh sì, lo ammetto, mi eccita un casino” e a quel punto notai che si era portato le mani sul davanti, per coprirsi l’attrezzo che intanto era diventato duro per via del fatto che stava pensando a Sabrina che si stava facendo montare da qualcun’altro. “La cosa che non capisco è perché tu mi stia facendo questo interrogatorio. Alla fine neppure ci conosciamo. O forse sì? In effetti hai un volto che non mi è nuovo”.
   “No, non ci conosciamo” mentivo, ci conoscevamo eccome. Ricordate la famosa pasquetta in campagna? Ma probabilmente lui non aveva neppure fatto caso a me, perché era troppo preso a guardare Sabrina che si faceva spupazzare da tutti quanti. “Comunque mi dispiace, il mio intento non era quello di giudicarti. Lascia che ti offra qualcosa da bere allo chalet per farmi perdonare”.
   La spiaggia aveva infatti uno chalet di legno con dei tavoli, e fu proprio lì che andammo, in attesa del ritorno di Sabrina.

Anonimo.