venerdì 11 dicembre 2015

L'incarnazione del sesso.

(in foto: India Summer, This Is My First... A Gangbang Movie, NewSensation.com)


   Da quando Laura mi aveva lasciato le mie giornate si dividevano tra lavoro e casa. Almeno fino a quando un giorno, trovandomi a bazzicare al centro, incontrai una persona che non vedevo da molto tempo, ovvero la mia professoressa di inglese delle scuole superiori. Ah, quante ne potrei dire su di lei! Quante seghe che mi ero fatto. Quando la vedevo percorrere i corriodi della scuola, con quel corpo ben scolpito da quarantenne, con la gonna e le calze autoreggenti, non potevo fare altro che ritornare a casa e farmi una sega. E sono sicuro che se interpellate i miei compagni di scuola, l'ottanta per cento di loro avevano avuto di certo una fantasia erotica su di lei. Quando camminava nei corridoi il suono dei suoi tacchi a spillo era per tutti noi una musica celestiale. Chi più chi meno, tutti avevano ardentemente sognato di passare una notte a letto con lei.
   La incontrai per puro caso. Fu lei a riconoscermi, perchè io ero sovrappensiero. Ad un certo punto mi sentii chiamare. Mi voltai e quando mi accorsi che era lei iniziò a battermi il cuore, come a chi rivede una vecchia fiamma. Sì, Arianna (così si chiamava) era una vecchia fiamma. Quanta sborra avevo versato pensando a lei, e lei non poteva neppure sospettarlo. Arianna era una di quelle professoresse un pò autoritarie, con cui non si poteva scherzare più di tanto. In classe esigeva ordine e rispetto, e non si era mai fatta mettere i piedi in testa da nessuno. A scuola è facile per un insegnante essere preda della scostumatezza dei ragazzi, ma non per lei. Ad Arianna bastava alzare la voce, o guardarti di traverso per farti ritornare a posto. E forse era anche questo suo carattere da dominatrice a darle quella carica erotica che la distingueva dalle altre insegnanti. Lei per tutti noi maschietti era l'incarnazione del sesso. Ricordo che una volta mi ero fatto una sega pensando a lei che mi costringeva a leccarle i piedi. Sborrai copiosamente. Questo per farvi capire il tipo di attrazione che subivamo noi poveri maschietti della scuola con gli ormoni a mille.  
   Ritrovarmela davanti fu un vero shock, e mi ritrovai imbambolato in modo ridicolo. Lei mi sorrideva e io ero stonato quasi come se mi avessero appena dato una serie di botte in testa.
- Rocco! Come stai? Che piacere rivederti.
- Professoressa... - non riuscivo neppure a parlare, - ...lei è... lei è... bellissima - dissi quella cosa ma in verità l'avevo soltanto pensata, era uscita fuori dalla mia bocca da se, e il viso mi si infiammò di vergogna, e diventai rosso come il fuoco. Ma cosa mi era saltato in mente? In ogni modo Arianna la prese bene, e mi sorrise amorevolmente e con una mano mi accarezzò il viso.
- Ohh, Rocco! Sei sempre molto dolce. 
   Era la verità, Arianna era l'idolo del sesso per tutti i maschietti della scuola. Arianna era sposata con un uomo davvero anonimo. Uno si aspetterebbe che una donna come lei fosse sposata con un super stallone da monta, e invece ricordo che quando lo vidi per la prima volta (ogni tanto passava da scuola a prenderla con la macchina) rimasi colpito dal suo aspetto. Come potevo un uomo così insignificante possedere una donna così bella? Me l'ero sempre chiesto. Soldi? Da quello che avevo sentito dire non era un riccone. Faceva un lavoro d'ufficio con un modesto stipendio, quindi non era di certo con i soldi che aveva conquistato Arianna. Ma allora come ci era riuscito? Non era neppure bello.
   In ogni modo ero nel panico. Non sapevo cosa dirle. Lei era lì che mi guardava con i suoi occhi da pantera, e si aspettava da me una risposta alla domanda che mi aveva posto. Quale domanda? Neppure ci avevo fatto caso a cosa mi aveva chiesto. Poi ebbi l'illuminazione; mi aveva chiesto come stavo. A quel punto gli raccontai che non me la passavo molto bene, perchè da quando la mi ragazza mi aveva lasciato, e questo evento mi aveva parecchio demoralizzato. Arianna mi accarezzò di nuovo il viso, la sensazione che ebbi fu quella di una carezza peccaminosa ma allo stesso tempo materna, come se quella mano che mi stava sfiorando fosse quella di mia madre.
- Povero tesoro - disse. - Vedrai che incontrerai la ragazza giusta. 
- E lei, professoressa? Come sta?
- Io come vedi sono sempre impegnata con le faccende di casa - disse scuotendo delle buste di carta marroncina con il logo di una lavanderia. - Attualmente sto combattendo con un guasto alla lavatrice, e sono costretta a portare i vestiti sporchi in lavanderia. Comunque mi ha fatto molto piacere incontrarti. Quando vuoi vieni a trovarmi, tanto sai già dove abito. Ciao tesoro.
   E la vidi andare via, col suo carico di panni puliti. Bellissima, sui suoi tacchi a spillo danzava sventolando quel suo bel culo da quarantenne. Sembrava dire: prendimi, riempimi tutta, prenditi i miei buchi (davanti e dietro). Sì, sapevo dove abitava, perchè una volta ero stata a casa sua. Lo ricordo benissimo. Alla fine di una delle sue lezioni le avevo detto che non avevo capito il senso del genitivo sassone, e lei allora mi aveva scritto su un pezzettino di carta il suo indirizzo di casa, e mi aveva detto di passare nel pomeriggio e che me lo avrebbe spiegato un'altra volta. L'emozione che provai nel varcare la soglia di casa sua non si può spiegare. Ci vorrebbe un libro intero. Quel pezzettino di carta con su scritto il suo indirizzo ancora lo conservo gelosamente, in un cassetto della mia cameretta. E ogni tanto lo vado a rileggere, e mi vengono i brividi per la forte eccitazione.
   La seguii con gli occhi fino a quando girò l'angolo della strada, poi mi accorsi che c'era qualcosa per terra. Erano un paio di mutandine, sue. Un perizoma, per l'esattezza, nero, tutto merlettato. Doveva esserle caduto dalla busta della lavanderia. Potevo solo immaginare come poteva starle divinamente. Lo presi con una mano e immaginai quel sottile lembo di stoffa infilato tra le sue natiche. Me lo portai al naso e lo annusai. Quel perizoma era stato a contatto con la sua calda figa e adesso lo avevo io, e lo avrei conservato come una reliquia. O forse no. Forse glielo avrei restituito, sperando di ricevere in cambio qualcosa di altrettanto prezioso. Ma prima dovevo fare una cosa. Sentivo di doverlo fare, e solo a pensarci mi venne una scossa lungo tutto il corpo.
   Corsi a casa e mi chiusi in camera. Mi spogliai. Ero già in erezione, perchè quello che mi apprestavo a fare mi eccitava un casino. Mi distesi sul letto e mi circondai il cazzo con il suo perizoma, dopodichè cominciai a masturbarmi pensando a lei. Me la immginai sopra di me che mi cavalcava, e io che le dicevo che era una gran porca, e poi le chiedevo di darmi il culo, e lei mi accontentava. Ogni tanto mi portavo il perizoma sul viso, nel disperato tentativo di sentirmi la sua figa in faccia. Sborrai copiosamente e dopo un pò mi addormentai, stringendo il perizoma in mano, il mio piccolo tesoro. Morivo dalla voglia di vederglielo addosso. Morivo dalla voglia di averla.

Rocco.

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