sabato 26 maggio 2018

La dea del sadismo

e della perversione.


   Dovevo necessariamente chiedere a qualcuno di badare a Cleopatra mentre io potevo dedicarmi appunto alle mie esigenze fisiche. Avrei potuto chiederlo a Berni, che tra l’altro era suo padre, quindi era più che giusto che ogni tanto pensasse lui a nostra figlia. Ma ultimamente non c’era mai. Stava pianificando il suo nuovo film e questo gli assorbiva un sacco di tempo. E poi non mi andava di chiederglielo, perché nonostante la nostra relazione fosse finita da un bel po' non mi andava di dirgli: “ascolta, prenditi cura di nostra figlia perché io ho bisogno di tempo per essere montata come una vacca”. Dovevo inventarmi qualcos’altro. Una babysitter sarebbe stata perfetta.
   Assumerne una non fu difficile. Mi bastò cercare su Internet in uno di quei siti di annunci di lavoro. Lei si chiamava Antonella, era una studentessa e stava cercando un lavoro appunto come babysitter. La contattai e fissai un appuntamento per conoscerla. E quando venne a casa devo dire che fui subito colpita dal suo aspetto. D’altronde chiunque sarebbe rimasto colpito nel vedere una ragazza coi capelli azzurri. Era certamente una tipetta molto eccentrica, ma in fin dei conti mi sembrò molto affidabile, anche perché coi bambini ci sapeva fare. Aveva già avuto numerose esperienze, per cui potevo stare tranquilla.
   Comunque pensai di dirle subito il motivo per cui la stavo assumendo. Solo in questo modo potevo assicurarmi il suo appoggio ogni volta che ne avessi avuto il bisogno. Quindi le spiegai il problema e lei mi sorrise bonariamente facendomi capire che comprendeva benissimo.
   “Stai tranquilla” mi disse. “Sono qui per risolvere tutti i tuoi problemi”.
   Per cui mi misi subito alla ricerca di qualcuno con cui godermi le gioie della camera da letto, ma paradossalmente adesso che avevo l’aiuto di Antonella erano spariti tutti dalla circolazione. Sembra assurdo, ma non trovai nessuno disponibile a passare una notte d’amore con me. Così decisi di lasciare perdere. Tanto ero sicura che a breve lo stallone da monta che cercavo sarebbe venuto da solo. Dovevo solo aspettare. Ma vi garantisco che non fu affatto facile.
   Al negozio (perché intanto avevo ricominciato a lavorare) la mia fighetta mi dava il tormento, perché avevo così tanta voglia di fare l’amore che ce l’avevo perennemente bagnata. E questa specie di astinenza mi rendeva nervosa e ancora più irritabile del solito. Già quando ero tranquilla era una specie di tiranna sul posto di lavoro, ma adesso ero diventata proprio una stronza. Non facevo che abbaiare e sbraitare contro le mie commesse, e solo perché avevo la fighetta in fiamme. E allora provai a telefonare a Romolo, il mio schiavetto.
   Forse non tutti ricorderanno questo mio aspetto da dominatrice. Ebbene Romolo era un amico schiavo con cui ogni tanto mi divertito, ma senza alcuna penetrazione, perché semplicemente come uomo lo trovavo semplicemente rivoltante. Un essere ripugnante e viscido, su cui sfogare la mia rabbia e le mie depravazioni da mistress. Perché infondo un po' di sadismo è in ognuno di noi. E Romolo mi aiutava a soddisfare questo aspetto della mia personalità. E ci godeva a farlo, perché lui era uno schiavo patentato, e soprattutto era innamorato dei miei piedi, e quindi gli piaceva quando glieli mettevo in faccia, e lui li leccava, e gli veniva sempre un erezione spettacolare, anche se purtroppo aveva un cazzetto di dimensioni irrilevanti. E poi come già vi ho detto non sapevo che farmene del suo piccolo batocchio, perché prima di tutto da lui non mi sarei mai e poi mai lasciata penetrare, e poi era lui stesso che non si era mai mostrato interessato a farlo.
   La cosa che lui voleva da me era solo essere il mio schiavo. Per cui lo telefonai pensando al fatto che forse giocando con lui avrei alleviato i miei bollori. Lui ovviamente alla mia richiesta d vederci quella sera stessa mi disse che ogni mio desiderio era un ordine. Non potevo farci l’amore però intanto Romolo era l’unico su cui potevo fare sempre affidamento. Io ero la sua padron per cui lui non poteva assolutamente dirmi di no. Forse avrei dovuto sposarlo, e avrei avuto un marito zerbino sempre pronto ad assecondare i miei capricci.
   E così dopo il lavoro passai a prenderlo alla galleria d’arte; Romolo infatti aveva una galleria e vendeva quadri d’autore, e spesso faceva sfoggio in modo pedante della sua conoscenza in campo artistico. Lo faceva anche con me, ma lo faceva soprattutto per adularmi, paragonandomi alle madonne dei quadri del Rinascimento. E io spesso mi divertivo a smorzare il suo entusiasmo e allora magari dopo faceva uno dei suoi pipponi sull’arte gli dicevo: “chiudi il becco, segaiolo”, e lui ci godeva da morire perché gli piaceva essere sottomesso anche psicologicamente. Oppure gli dicevo: “sì sì, bravo, ma resta il fatto che hai il cazzo piccolo”. Più ero offensiva verso di lui e più la sua eccitazione arrivava alle stelle.
   Lo portai a casa con me; nel soggiorno c’era Antonella seduta sul sofà che stava leggendo una rivista. Gli presentai Romolo dicendole che era “un amico”, e allora lei mi strizzò l’occhio per farmi capire che aveva capito, e allora io le spiegai che non era come credeva lei, che appunto era soltanto un amico, e con il quale sarei rimasta in camera da letto per un paio d’ore, per cui avevo bisogno che lei restasse con Cleopatra ancora un po'.
   “Ma ci tengo a precisare che è solo un amico” le dissi.
   “Moana, non devi darmi alcuna spiegazione. Io posso rimanere qui anche fino a domani mattina. D’altronde è il mio lavoro”.
   “Antonella, sei un angelo” le risposi. “Dov’è Cleopatra?”.
   “Al momento dorme. Non preoccuparti, è tutto sotto controllo”.
   A quel punto me ne andai in camera da letto con Romolo e mi preparai a sottometterlo. Mi tolsi i vestiti e indossai qualcosa di più appropriato a ciò che mi stavo apprestando a fare: stivali lunghi fino alle ginocchia, perizoma e corpetto in lattice così stretto che quasi mi stavano per esplodere le tette.
   Romolo si mise a sedere in un angolo e mi fissò per tutto il tempo, con quegli occhi da pervertito carichi di eccitazione. Seguì minuziosamente ogni attimo di quella mia trasformazione, fino a quando vide comparire di fronte ai suoi occhi la padrona che lui adorava come una dea, la dea del sadismo e della perversione.

Moana.

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