lunedì 5 marzo 2018

Data via per un debito di gioco.

Data via per un debito di gioco.

(in foto: Madison Rose, Madison Makes It Bounce, Brazzers.com)


   Ha ragione Moana quando dice che non potevo fare a meno dei suoi due papà. E infatti avevo deciso di vivere con entrambi. Ormai Giuliano dormiva con me e Stefano da diversi giorni; era come avere due mariti. E il fatto positivo era che a loro andava bene, e tra loro due si era instaurata una pacifica convivenza. Anche perché sapevano di non essere in competizione; non c’era nessuna rivalità tra loro, perché non c’era nessuna gara, io non ero una preda da conquistare, perché potevano avermi entrambi in qualsiasi momento. Potevamo avermi anche nello stesso momento se gli andava di farlo. Però questo di solito non avveniva mai. Quando facevo l’amore con Giuliano di solito Stefano ci guardava soltanto; gli piaceva un casino guardarci mentre lo facevamo. Qualche volta avevo provato a invitarlo a unirsi a noi, facendogli presente che potevano penetrarmi entrambi, uno davanti e uno dietro, ma lui mi aveva sempre risposto che preferiva guardarmi mentre facevo l’amore con Giuliano.
   Ero arrivata alla conclusione che Stefano non si sentisse all’altezza di fare una cosa del genere, perché ci avrebbe fatto soltanto una pessima figura a mettersi a fare l’amore con noi due. Lui sapeva che Giuliano era nettamente superiore a lui riguardo al sesso, quindi probabilmente non ci provava neppure a mettersi sul suo stesso livello. D’altronde come dargli torto. Giuliano era davvero superiore a lui. Giuliano era il massimo. E non lo dico soltanto perché aveva un cazzo enorme, ma anche perché con le donne ci sapeva fare. Riusciva a manipolarle in modo tale da farci ciò che voleva. Con me, come sapete, ci era riuscito benissimo. Praticamente ero la sua schiavetta del sesso da quando avevamo diciotto anni. Avevo accontentato talmente tanti dei suoi capricci che a volte mi chiedevo come era stato possibile. Avevo fatto delle cose assurde per lui senza neppure battere ciglio, proprio come se appunto fossi la sua schiavetta, e quindi non avessi alcun diritto di rifiutarmi di fare ciò che mi chiedeva.
   Una volta mi diede via ad un tizio a cui doveva del denaro. E credo che a questo punto non ci sarebbe altro da aggiungere per farvi capire quanto ero sottomessa a Giuliano. Moana aveva ragione quando diceva che il tatuaggio che ho dietro il collo, l’iniziale stilizzata del nome del suo papà, denotava la mia totale dipendenza da lui. Io le avevo detto che non era come diceva lei, ma in realtà aveva proprio ragione. Moana aveva capito ogni cosa del rapporto che avevo con suo padre. E il fatto è che mi stava bene così. Ero felice di essere la schiavetta del sesso di Giuliano. Per me non era mai stato un problema, anzi, questa cosa mi rendeva molto felice, perché lo amavo follemente. E quindi ero felice di accontentare tutti i suoi capricci.
   Giuliano aveva sempre avuto la passione per il biliardo, e per un periodo si era messo pure in un brutto giro, e si era messo a giocare d’azzardo. Devo dire che vinceva spesso, perché era molto bravo, però poi un giorno si era messo a giocare con uno ancora più bravo di lui, e aveva perso. Purtroppo non aveva tutto il denaro che gli doveva, e così gli disse che glieli avrebbe dati al più presto. Soltanto che passarono i giorni ma Giuliano non riuscì a rimediare la somma di cui aveva bisogno. E così il tizio gli si presentò in casa senza preavviso. Ricordo che quel giorno ero in camera con lui quando tutto ad un tratto qualcuno bussò alla porta. Era lui. Era venuto per estinguere il debito e disse che non poteva più aspettare.
   “Ma io i soldi non ce li ho” disse Giuliano senza tergiversare troppo.
   “E allora dovrai darmi qualche altra cosa” rispose lui e mi guardò con due occhi accesi di desiderio. “La tua fidanzata, per esempio”.
   Stavo per dirgli che io non ero la sua fidanzata, e che non c’entravo niente con gli impicci che combinava Giuliano. Per cui se voleva davvero estinguere il debito in quel modo, e cioè in natura, allora doveva andare da Manuela. Era lei la sua fidanzata, non io. Ma non dissi niente di tutto ciò. Pensai che in qualche modo Giuliano avrebbe risolto quella faccenda in un altro modo, e non dandomi via al primo che capitava. E poi, pensai, se anche avesse deciso di concedermi a lui, in qualche modo gli avrei dimostrato ancora una volta l’immensa disponibilità che avevo a permettergli di fare di me ciò che voleva. Così, ma mi illudevo, avrebbe finalmente capito che la cosa giusta da fare era mollare Manuela per mettersi definitivamente con me. Insomma, ero pronta a quell’ennesima prova d’amore. Manuela, e credo che lui lo sapesse bene, non avrebbe ceduto mai e poi mai ad una cosa del genere. Io invece, per l’amore che provavo per lui, ero pronta a fare questo ed altro.
   E così, dopo aver contrattato a lungo, mi diedi da fare e mi concessi a quello lì. Lui in realtà voleva penetrarmi vaginalmente, ma io risposi categoricamente di no, che se voleva poteva avermi solo analmente. Su questo non mi sarei tirata indietro mai e poi mai. Alla fine la ebbi vinta. Disse che si sarebbe accontentato del mio culo e della mia bocca. Infatti cominciammo con un pompino. Lui si mise a sedere sul letto, con i pantaloni e gli slip tirati giù e io inginocchiata in mezzo alle sue gambe. Giuliano ci guardava seduto di fronte a noi. Un po' era dispiaciuto di vedermi fare quella cosa, ma non c’erano alternative. O lo facevo o quello lì lo avrebbe gonfiato di botte.
   Poi dopo averlo fatto godere con la bocca mi misi a cavalcioni su di lui facendomi entrare il suo cazzo nel buco del culo, e mi feci penetrare per buoni dieci minuti. Mentre andavo su e giù ogni tanto mi giravo a guardare Giuliano, che continuava a guardarci con un’aria sconfitta e afflitta. Ma io ero felice di farlo, perché dentro di me pensavo che quella era, come vi dicevo prima, una prova d’amore. L’ennesima. Era come se stessi dimostrando, facendomi inculare da quello sconosciuto, che io per Giuliano ero disposta a fare qualsiasi cosa, che io sarei stata una fidanzata esemplare, una moglie perfetta, felice di assecondare tutte le sue richieste, e di sacrificare i miei buchi come stavo facendo per tirarlo fuori dai guai.
   Vi lascio immaginare come fui trattata da quello lì mentre mi inculava; praticamente come una puttana. Non faceva che sculacciarmi le natiche e mi chiamava con epiteti davvero poco lusinghieri sempre peggiori. Credo che lo facesse soprattutto per ferire Giuliano, ma ovviamente stava facendo del male anche a me sentirmi chiamare in quel modo; vacca, bocchinara, puttana, rottainculo. Ma non erano quelle parole in sé a ferirmi, quanto il modo come le diceva, con disprezzo e cattiveria. Poi prima di venire mi fece mettere in ginocchio per farmi una cumshot, e quindi rivolgendosi a Giuliano gli disse di guardare bene quello che stava per fare. A quel punto iniziò a sborrarmi sul viso, quattro schizzi decisamente copiosi che trasformarono la mia faccia in un vero e proprio sborratoio.
   Soddisfatto di ciò che aveva appena ottenuto, il tizio se ne andò via e il debito era finalmente estinto. Rimasi da sola con Giuliano, il quale era visibilmente mortificato per ciò che era appena accaduto.
   “Sabri, ti chiedo scusa” mi disse. “Non sai quanto mi dispiace”.
   “Dispiace anche a me” gli risposi amareggiata. “Cerca di riflettere su ciò che ho appena fatto”.
   Quello che gli stavo chiedendo era di capire il motivo per cui mi ero lasciata inculare. L’avevo fatto per lui, perché lo amavo, e quella era stata appunto una prova d’amore. E quindi adesso spettava a lui fare qualcosa di concreto, e cioè lasciare Manuela per mettersi con me, che avevo sacrificato il mio buco del culo e la mia bocca per aiutarlo. Ma come ben sapete non lo fece. Nonostante il mio gesto lui rimase insieme a lei, e io continuai ad essere la sua schiavetta del sesso. Insomma, quello che avevo fatto non era servito a niente.

Sabrina.

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