mercoledì 21 marzo 2018

La giostra si ferma.

La giostra si ferma. 


   Quello che successe quella sera mi diede modo di pensare al rapporto che avevo con Moana, e arrivai quindi ad una conclusione: le nostre vite stavano viaggiando in direzioni opposte. Quello che vidi dopo cena in qualche modo causò un terremoto che sconvolse il nostro amore, un terremoto che aveva cominciato a farsi sentire già da qualche tempo, ma che solo quella sera si scatenò in modo distruttivo. Già quando Moana mi aveva presentato Romolo come il suo “schiavo”, già allora mi resi conto che c’era qualcosa che non andava. Ma avevo deciso di passarci su, perché avevo pensato che Romolo era soltanto un suo capriccio momentaneo, e che poi si sarebbe stancata presto di quel gioco, e quindi sarebbe ritornata ad essere quella di prima. Ma mi sbagliavo. Moana non sarebbe mai tornata ad essere quella di prima, perché lei era così. E lo capii proprio dopo la cena di compleanno di sua cugina Marica. Eravamo tutti seduti a tavolo, c’era anche Romolo, che se ne stava in religioso silenzio e guardava Moana in modo solenne, quasi come un devoto di fronte alla statua di una santa. La sua presenza mi infastidiva; cosa c’entrava lui nella nostra vita? Eppure Moana si divertiva a punzecchiarlo, dandogli qualche schiaffo senza che ce ne fosse alcun motivo, oppure insultandolo pesantemente. Infatti ogni tanto si rivolgeva a lui chiamandolo “cazzetto moscio” o “porco di merda”, e lui ci godeva come un matto a sentirsi chiamare in quel modo. Ma ripeto, potevo anche passarci sopra a quel tipo di rapporto che si era instaurato tra la mia fidanzata e Romolo. In fin dei conti non andavano mica a letto insieme. Ma fu quello che successe dopo cena che mi fece mettere in discussione il nostro fidanzamento, e che mi fece capire che io e Moana eravamo così diversi e che continuare a restare insieme era una specie di forzatura.
   Già altre volte il nostro rapporto aveva avuto dei problemi, ma questa volta davvero non riuscivo a vedere una soluzione. Voi vi domanderete: ma cosa può essere successo di tanto grave? Ebbene, dopo la cena venne il momento per Marica di aprire il regalo che Moana le aveva comprato. Dentro la confezione c’era uno strap-on. Immagino che non ci sia bisogno che io vi dica di cosa si tratta. In due parole, è una cintura con un fallo di gomma attaccato davanti. Marica rimase molto perplessa, perché non riusciva a capire il senso di quel regalo. Romolo invece guardava la scena con un attenzione perversa; era chiaro sia a lui che a me che a breve sarebbe successo qualcosa di veramente porco. Ma mentre a lui ciò che stava per avvenire non faceva che solleticare i suoi pruriti, a me venne una specie di insofferenza. E allora iniziai a pensare che Moana non si smentiva mai, come se il suo unico pensiero fosse il sesso, e basta. Tutto il resto non aveva alcuna importanza.
   “Non capisco” disse Marica divertita.
   “Ah no?” domandò Moana, che a quel punto si girò e si tirò su il vestito da sera porchissimo che indossava, si scoprì il sedere tra le cui natiche passava l’esile lembo di stoffa del perizoma. “Hai sempre detto che ti piacerebbe impalarmi fino a rompermi il condotto anale. Ecco, adesso puoi farlo. Accomodati pure”.
   “Tesoro mio!” esultò lei. “Questo è il regalo più bello della mia vita”.
   Ecco cosa stava per succedere. A breve Marica avrebbe indossato lo strap-on e si sarebbe impossessata del buco del culo della mia fidanzata. E fu proprio questo a scatenare in me quella specie di terremoto di cui parlavo prima, che mise in discussione ogni cosa, e che mi fece prendere quella decisione. Ma soprattutto fu quello che vidi a scatenare in me quella reazione. Infatti Marica non perse tempo e prese la mano di Moana e insieme raggiunsero la camera da letto dove appunto sarebbe avvenuta la monta. Romolo si precipitò con loro, non poteva perdersi per nessuna ragione al mondo lo spettacolo che a breve sarebbe cominciato. Io invece decisi di ritirarmi sul terrazzo a fumare una sigaretta. Mi sentivo molto confuso. Avevo certamente bisogno di riordinare le mie idee e la mia vita.
   Dopo aver spento la sigaretta decisi di entrare e raggiungere la camera da letto per vedere cosa stava succedendo, e quindi vidi Moana che era messa a quattro zampe sul letto e Marica le stava dietro, e la teneva con decisione per i fianchi e nel frattempo la penetrava senza ritegno con lo strap-on, e ogni tanto la sculacciava. E Romolo era seduto in un angolino e guardava la scena, aveva i pantaloni abbassati e si stava facendo una sega.
   Non potevamo andare avanti così. Moana forse non se ne rendeva conto, ma stava veramente esagerando. Così il giorno dopo, dopo la partenza di Marica, le parlai dei miei turbamenti, e lei non la prese molto bene. Iniziò a gridare come un’indemoniata, diceva che anche lei era stanca di me, dei miei continui dubbi che avevo sulla nostra relazione. Non ne poteva più dei continui alti e bassi del nostro rapporto. Questa volta eravamo davvero arrivati al punto di non ritorno.
   “Forse hai ragione tu” mi urlò. “Forse sono troppo puttana per te. Dovresti cercarti un’altra”.
   “Forse quello di cui abbiamo bisogno è soltanto un periodo di riflessione” dissi per cercare di calmarla.
   “Un’altro periodo di riflessione? L’ennesimo. No, questa volta no. Non c’è proprio nulla su cui riflettere” mi rispose. “Siamo incompatibili. Tu vivi il sesso come un qualcosa di negativo. Io invece sono stata cresciuta con la convinzione che non c’è nulla di cui vergognarsi nel soddisfare le proprie pulsioni. Quindi faccio quello che mi va di fare, e se a te non sta bene sono problemi tuoi”.
   Da quel giorno il rapporto che avevo con Moana cambiò radicalmente. Vi sembrerà strano ma continuai a vivere con lei, ma senza farci più l’amore. Diventammo quasi come due amici che vivono insieme, e lei iniziò a uscire con altri uomini, e spesso li portava a casa e ci dormiva insieme (in verità non ci dormiva soltanto insieme). E io ormai dormivo nella camera degli ospiti, che era diventata a tutti gli effetti la mia stanza, con tutta la mia roba, i miei vestiti e la mia attrezzatura da lavoro. Insomma, le nostre vite si erano separate, pur continuando a vivere sotto lo stesso tetto, perché in fin dei conti c’era qualcosa che continuava ad unirci, e cioè il bambino che Moana portava in grembo.

Berni.
  

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