venerdì 2 marzo 2018

La quiete dopo la tempesta.

La quiete dopo la tempesta. 


   Mio padre era accecato dalla gelosia e stava quasi per menare Berni. Fu mia madre a frenarlo, dicendogli che non c’era nulla di male se io facevo l’amore con il mio fidanzato. Ma probabilmente per un padre è difficile accettare una cosa del genere. Soprattutto è difficile “assistere” ad una cosa del genere. Mia madre invece ci era abituata. Non era la prima volta che mi beccava a fare l’amore. Mi aveva pizzicata un sacco di volte, soprattutto quando ancora non ero fidanzata con Berni, quando allietavo le mie giornate sollazzandomi con amanti occasionali. Quindi per lei era piuttosto normale vedermi fare certe cose. E poi in fin dei conti che male c’era? Non è che io e Berni stavamo facendo nulla di male. Eravamo innamorati e a breve ci saremo sposati, per cui era del tutto normale se ogni tanto facevamo l’amore. Quindi non avevamo nulla di cui vergognarci. Lo stesso discorso valeva anche per i miei genitori. Anche loro non avevano nulla di cui vergognarsi. D’altronde anche noi avevamo pizzicato loro mentre lo facevano. Ma perché provare disagio per essere stati scoperti a fare una cosa così naturale come l’amore?
   Per fortuna dopo la tempesta venne la quiete e si placarono gli animi. Mio padre andò a fare la doccia e Berni invece si rivestì e se ne ritornò a casa nostra. Io lo avrei raggiunto l’indomani; non avevo voglia di rivestirmi e andarmene via. Così me ne rimasi accoccolata sul divano insieme a mia madre, entrambe a goderci il torpore del recente orgasmo che avevamo avuto. Lei mi teneva abbracciata a se e io sentivo il calore del suo corpo (soprattutto delle sue grosse tette) contro la mia schiena. Lei infatti mi stava dietro, e mi tempestava il collo e le spalle di baci. Dopo essere stata appagata sessualmente mia madre diventava appiccicosa e incredibilmente dolce. E io non potevo fare a meno di godermi passivamente tutte le sue amorevoli attenzioni. E nel mentre mi baciava dietro il collo, con una mano mi accarezzava un fianco, salendo fino alle mie tette e divertendosi a punzecchiarmi i capezzoli. Poi sentii la sua mano scendere giù e infilarsi tra le mie gambe, e le sue dita si infilarono tra le mie labbra di sotto, dapprima solo due, poi diventarono quattro. Poi le fece uscire, e vidi chiaramente che erano imbrattate della sborra di Berni. Se ne accorse anche mia madre, che sollevò la mano e dopo averla esaminata se la portò in bocca. Ero scioccata da ciò che aveva appena fatto.
   “Mamma! Questa è la cosa più porca, più immorale e più imbarazzante che abbia mai visto fare”.
   “Addirittura!” rispose lei divertita. “Volevo solo sentire che sapore ha il tuo Berni. E devo dire che ha un sapore davvero niente male”.
   “Oddio, mamma… ma tu sei…” non sapevo cosa dire, quella cosa che aveva fatto era davvero surreale. “Tu sei… sei veramente una porca. Non posso credere a quello che hai appena fatto. Hai messo in bocca la sborra del mio fidanzato!”.
   “E allora?” domandò lei come se nulla fosse. “Non ci sono mica andata a letto insieme”.
   “Ci mancherebbe soltanto questo, vacca che non sei altro”.
   “Ehi!” esclamò mia madre scoppiando a ridere. “Ma è questo il modo di rivolgerti a tua madre? Mettiamo il caso che io fossi davvero andata a letto con Berni, tu come ti comporteresti?”.
   “Probabilmente non ti rivolgerei più la parola”.
   “Accidenti, sei gelosa fino a questo punto?”.
   Ebbene sì, questo è un mio aspetto che non molti conoscono. Ma l’idea che Berni potesse tradirmi con un’altra ragazza mi faceva saltare i nervi. Per fortuna non mi aveva mai dato questo genere di preoccupazioni, nel senso che Berni non aveva la tendenza a fare lo stronzo con le altre ragazze.
   “Perché, tu non sei gelosa dei miei due papà?” le chiesi.
   “Del tuo papà biologico sì, un pochino lo sono. Perché so benissimo che non riesce a resistere alle tentazioni. Invece dell’altro tuo papà no, perché non mi ha mai dato modo di essere gelosa”.
   In effetti avere un marito cuckold aveva molti vantaggi, tra cui appunto il fatto di non dover avere la preoccupazione di poter essere cornificata. Invece il mio papà biologico, lui non sapeva proprio resistere. Gli piaceva così tanto la gnocca che per questo motivo non era mai riuscito ad avere una relazione fissa. I miei due papà erano così diversi l’uno dall’altro, e mia madre proprio non ne poteva fare a meno di amarli entrambi.
   Dopo aver chiacchierato a lungo decidemmo di andarcene a dormire, e io mi misi a letto coi miei genitori. Eravamo così stanchi che ci addormentammo subito senza neppure vestirci. Io ero in mezzo a loro due, con mia madre che mi teneva stretta a se e mio padre su un fianco rivolto verso di me, con un braccio sulla mia pancia. Mi svegliai alle sette del mattino, con mio padre che c’aveva un erezione da paura premuta contro la mia gamba. Ragazzi, quanto ero grosso! Era normale che mia madre fosse innamorata di lui. Il mio papà biologico, viste anche le dimensioni del suo cazzone, doveva rappresentare per lei “il sesso”, e invece l’altro mio papà era “l’amore”. Diciamo che il mio papà biologico, con la sua potenza sessuale e le incredibili dimensioni del cazzo, in qualche modo sopperiva al fatto che l’altro mio papà non era propriamente colui che si definisce uno stallone da monta. Però, e forse era per questo che aveva deciso di sposarlo, soltanto lui era in grado di farla sentire una donna amata. E questo non è poco.
   Comunque ero così incantata dal grosso cazzo del mio papà biologico che non potetti fare a meno di prenderlo in mano con delicatezza. Ebbi la sensazione di avere tra le dita un potente strumento del piacere femminile. Era tutto contornato da spesse vene verdi che pompavano sangue in continuazione e che lo facevano stare fieramente dritto. Chissà quante donne aveva fatto godere con quel bazooka. Mia madre era proprio fortunata.
   Senza rendermene conto, e forse rispondendo ad un istinto naturale, cominciai ad accarezzarlo con amore, in tutta la sua sproporzionata grandezza, fino alle sue palle taurine (dico taurine perché mi diedero proprio l’impressione di trovarmi di fronte alle grosse palle di un toro da monta). Beh, forse era giunta l’ora di mettermi in piedi, altrimenti mi ci sarei dovuta attaccare con la bocca per quanta voglia mi stava facendo venire. Ma prima di uscire dalla camera da letto lo afferrai di nuovo dalla base e gli diedi un bacio a timbro sul glande turgido e caldo, che dio solo sa quante volte aveva penetrato il condotto anale di mia madre.
   “Ti voglio bene papà” gli sussurrai, ma lui dormiva ancora. 

Moana.

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