martedì 5 settembre 2017

Il risveglio della bestia. 

(nell'immagine: Luis Royo, La belle et la bete)


   La cena fu un disastro. Iniziai a pensare che non avremmo fatto niente, perché Fabio era troppo nervoso. In effetti anche io e Berni non sapevamo esattamente come comportarci, nel senso che dopo aver finito di mangiare bisognava passare all’azione, però nessuno prendeva l’iniziativa. Berni mi guardava di continuo, quasi a chiedermi cosa volessi fare. In effetti gli avevo detto che avrei pensato a tutto io, però gli avevo anche detto che avevo bisogno di campo libero, e quindi Berni avrebbe fatto bene ad andarsene. Avevo bisogno di rimanere da sola con Fabio per cominciare l’opera. Ma Berni sembrava non capirlo, e allora cercai di farglielo capire e alzai il mento e guardando in direzione dell’ingresso. Poi mossi la bocca sillabando la parola “vattene” senza emettere alcun suono, a quel punto lui capì e si alzò dalla sedia.
   “Fabio io devo allontanarmi qualche minuto. Ho promesso al nostro vicino di casa che gli avrei dato una mano a montare una stampante. È questione di dieci minuti”.
   “Beh allora se è così io tolgo il disturbo” si affrettò a dire il nostro bull.
   “Ma no, resta ancora un po'” rispose Berni. “Chi è che non vorrebbe restare da solo con la mia Moana? Approfittane. È tutta tua”.
   Fabio provò a protestare ma ormai avevamo deciso noi per lui. Iniziò a diventare rosso come un peperone e la sua sudorazione, già abbondante, diventò davvero imbarazzante. Guardammo Berni andare verso la porta di casa e uscire. Io sapevo benissimo che a breve sarebbe rientrato per spiarci, ma Fabio non poteva saperlo. Era ora di passare all’azione.
   “Fabio, che ne dici se ci andiamo a mettere comodi nel soggiorno?” senza farlo rispondere mi alzai dalla sedia e gli presi una mano (aveva la mano così sudata che mi scivolò dalla presa e dovetti riacchiapparla). Lo portai nel soggiorno e ci mettemmo a sedere sul sofà. Il mio vestitino si era alzato fino ai fianchi mettendo a nudo la mia fighetta, che adesso era praticamente a disposizione di Fabio e avrebbe potuto prenderla in qualsiasi momento. Allargai le cosce per fargliela vedere meglio, quasi gliela stavo sbattendo in faccia, ma lui non ebbe alcuna reazione se non quella di arrossire ancora di più. Faceva di tutto per non guardarmi, guardava nei punti più improbabili. Ero sicura che lui non avrebbe preso nessuna iniziativa. Un altro degli amici di Berni al posto suo mi sarebbe saltato addosso e mi avrebbe montata come una cagna, ma non lui. Quindi dovevo fare qualcosa io, altrimenti non avremmo concluso proprio un bel niente, e la mia fighetta sarebbe rimasta immacolata e Berni non avrebbe avuto ciò che voleva, e cioè vedermi fare l’amore con un altro uomo.
   “E allora Fabio, cosa mi racconti?” dissi per rompere il ghiaccio, e intanto distrattamente mi feci una carezza alle labbra della fighetta, e le allargai nella speranza che lui mi guardasse, ma invece non ci fu verso di fargli cambiare idea, continuò a guardare dappertutto tranne che tra le mie cosce.
   “Le solite cose” disse.
   “Tu hai visto il film di Berni?”.
   “Sì” rispose con un filo di voce e abbassando lo sguardo, quasi come se si sentisse colpevole di aver commesso un grave delitto.
   “E cosa ne pensi? Ti piace come faccio l’amore?”.
   “Sì, sei molto brava”.
   “Ti sei masturbato guardando il film?”.
   Questa volta rispose soltanto muovendo la testa su e giù in modo affermativo e chiudendo gli occhi. Forse stavo premendo troppo sull’acceleratore e avrei fatto bene a darmi una calmata, altrimenti rischiavo di farlo scappare.
   “Che fai? Ti imbarazzi? Guarda che non c’è niente di male. I film hard servono anche a questo. A me non può fare che piacere se qualcuno prova piacere nel guardarmi mentre faccio l’amore”.
   Avevo come l’impressione che Fabio stesse soffocando. Aveva il fiatone, come suo solito quando faceva qualche sforzo, quindi quando faceva una lunga rampa di scale o qualcosa del genere. Ma in quel momento lo sforzo veniva dal cuore. Era il suo cuore che stava pompando sangue da tutte le parti, forse anche al cazzo, forse aveva già un erezione durissima, non potevo saperlo. In ogni caso c’era soltanto una cosa da fare per scoprirlo, e cioè tirarglielo fuori. Ma dovevo agire con gentilezza, perché avevo paura di due cose, e cioè che scappasse via in preda ad una crisi di panico o che gli venisse un mezzo infarto per la troppa eccitazione.
   “Come sei sudato!” gli sussurrai amorevolmente e gli accarezzai teneramente il viso. “Hai caldo, tesoro? Ma certo che hai caldo. Te ne vai in giro con questa tuta da ginnastica e fuori ci sono quaranta gradi”.
   Non c’erano quaranta gradi, però lui era comunque sudato come se si trovasse sotto il sole bollente di ferragosto.
   “Forse è meglio se questa la apriamo, non credi?” con le mani raggiunsi la cerniera della giacca della tuta e iniziai a farla scendere, e lui stranamente non si oppose.
   Pensavo che avrebbe fatto un sacco di storie e invece si abbandonò con la schiena allo schienale del sofà e mi lasciò fare. Lentamente feci scendere giù la cerniera e per la prima volta vidi il suo enorme pancione. Cazzo, Fabio era davvero enorme. Aveva la pancia liscia, sul petto c’erano sporadici peli neri, e soprattutto era sudato come un maiale.
   “Ohh! Così va molto meglio” dissi, e con una mano iniziai ad accarezzargli la pancia e il petto. “Sei molto bello, sai?” mentivo, mentivo come una stronza, ma era l’unico modo per tentare di avere un approccio di natura sessuale. “Mi eccitano un casino gli uomini che hanno un corpo come il tuo”.
   A quel punto mi avvicinai con la bocca al suo petto e iniziai a baciarlo dappertutto. Sentivo il battito del suo cuore che era fuori controllo. Con la bocca mi spinsi verso il collo e iniziai a tempestarlo di baci anche lì. Lui continuava a non avere alcuna reazione, fino a quando con la mano scesi verso il suo cazzo che era già bello duro. Lo afferrai con decisione da sopra i pantaloni della tuta, e a quel punto lui si avventò con la bocca contro la mia e infilò la lingua dentro e con voracità iniziò a baciarmi. Mi infilò una mano tra le cosce e con le dita iniziò a sgrillettarmi in modo compulsivo. Avevo svegliato la bestia, e adesso si apprestava a impossessarsi di me.

Moana.


Nessun commento:

Posta un commento