venerdì 29 settembre 2017

Una notte indimenticabile. 


   Moana mi telefonò e mi disse che aveva urgentemente bisogno del mio aiuto, e che mi avrebbe spiegato tutto quanto quando saremo ritornati a casa. Mi chiese di andarla a prenderla, e ci tenne a precisare che aveva bisogno di vestiti. Era nuda e stava vagando per la città. Mi venne un attacco di panico che quasi stavo per svenire; il fatto di sapere che Moana era completamente nuda in giro per le strade, preda di qualsiasi pervertito senza scrupoli, mi terrorizzò. E allora saltai in macchina e corsi come un matto bruciando una decina di semafori e rischiando più volte di scontrarmi con gli sporadici automobilisti che percorrevano a quell’ora le vie del centro. Perché mai Moana era nuda in giro per la città? Cosa le era capitato? Pensai subito al peggio: pensai che Joe aveva tentato di violentarla, e allora le aveva strappato il vestito, ma in qualche modo lei era riuscita a fuggire. E allora mi salì il sangue al cervello, e cominciai a covare dentro di me un sentimento di vendetta.
   L’indomani, mi dissi, sarei andato a cercare Joe e lo avrei riempito di botte. È quello che si meritava per aver fatto una cosa del genere alla mia Moana. Era quello che pensavo. Ero accecato dall’ira e mi sentivo pronto a fare una follia pur di ottenere vendetta. Ma come ben sapete mi sbagliavo. Joe non aveva fatto niente di male.
   In ogni modo riuscii a raggiungere il posto indicatomi da Moana in tempi record. Era una strada un po' fuori mano piena di villette a schiera, e lei era lì nel cortile di una di queste che mi aspettava. Non appena mi vide fece una corsa verso di me e si fiondò in auto senza neppure dirmi ciao, mi ordinò soltanto di partire a razzo. Le diedi un vestito che avevo preso dal suo cassetto e lei lo infilò in un istante. Mi tranquillizzai solo dopo essermi appurato che stava bene. Obiettivamente, nonostante quello che le era accaduto, nessuno le aveva torto un capello. Non vedevo lividi né ferite sulla sua pelle, quindi non le era stato fatto alcun male. Questa cosa mi fece tirare un sospiro di sollievo.
   Rientrammo a casa che erano le cinque del mattino. Ci mettemmo a sedere sul sofà e lei mi raccontò tutto quello che era accaduto. Prima di cominciare a spiegarmi come erano andate le cose volli subito sapere se Joe le aveva fatto del male.
   “Joe? Ma no, che dici!” rispose lei stizzita da quella domanda. “Come ti salta in mente una cosa del genere? Il motivo per cui ero nuda è perché mi sono lasciata guardare da lui così come mamma mi ha fatta. Era un suo desiderio. Joe è sempre stato innamorato di me, anche se non me l’aveva mai detto. Gli ho spiegato che non poteva avermi dal momento che sono impegnata con te, però gli ho concesso di potermi vedere nuda. E a quel punto mi sono spogliata. Però è arrivata una volante della polizia e io sono scappata, perché ho avuto paura di essere accusata di atti osceni”.
   Mi raccontò tutto quello che era successo dopo essere scappata, e io quasi facevo fatica a crederci. Però di una cosa ero certo, e cioè che Moana non diceva mai le bugie. Non si era inventata nulla. Tutto quello che mi aveva raccontato era successo per davvero. Insomma, era stata una serata che avrebbe ricordato per sempre. E adesso era molto stanca, perché finalmente era ritornata a casa e gli si erano distesi i nervi. Il sonno aveva cominciato a manifestarsi nelle sue forme più evidenti; gli occhi cominciarono a chiudersi e le parole le uscivano a stento dalla bocca. Si addormentò sul sofà e io la presi in braccio e la portai in camera da letto. Le diedi un bacio sulla fronte e le accarezzai il viso. Guai a chi toccava la mia Moana. Come si poteva fare del male ad una creatura così bella? Joe si sbagliava di grosso se pensava di potermela portare via.
   E proprio in quel momento qualcuno suonò al citofono. Erano le cinque e mezza del mattino, chi poteva essere se non lui? Ero quasi certo che era venuto a riportarle la borsetta che aveva lasciato in macchina, e probabilmente a fare il ruffiano con lei, nella speranza che si lasciasse montare. Lo feci salire da noi perché avevo proprio voglia di sentire quello che aveva da dire. Salì la rampa di scale facendosi i gradini a due alla volta e quando mi vide subito mi chiese di lei:
   “Moana è qui?”.
   “Sì, è qui” risposi freddamente. “Sta dormendo”.
   “Oh, grazie a dio! Tu devi essere il suo fidanzato. Piacere, io sono Joe” allungò la sua mano verso di me e io gliela strinsi. Aveva il fiatone, era terrorizzato proprio come me quando avevo ricevuto la telefonata di Moana. “Sono qui per restituirle la borsetta” disse, e ce l’aveva nell’altra mano e me la fece vedere alzandola a mezz’aria.
   “La prendo io” dissi. “Gliela darò non appena si sveglia”.
   “Ascolta, non so che idea ti sei fatto su ciò che è accaduto, ma vorrei soltanto dirti che non abbiamo fatto nulla di male”. 
   “Lo so cosa è successo. Mi ha raccontato tutto” non avevo molta voglia di chiacchierare, così stavo facendo di tutto per liquidarlo e mandarlo via, ma lui era fermo sulla porta e guardava dentro casa, nella speranza di poterla vedere. Ma lei non c’era e lui sembrava soffrirci molto. Così a quel punto gli domandai se voleva vederla.
   “Posso? Davvero?” non poteva crederci che gli avessi proposto una cosa del genere. Ma d’altronde che male c’era. Se il suo desiderio era vederla di nuovo, chi ero io per negarglielo? Allora lo feci entrare, e insieme percorremmo il corridoio che portava alla camera da letto. La porta era aperta e la stanza era illuminata dalle lampade che stavano sui comodini. La luce illuminava le pareti di un arancione molto intenso, e allo stesso tempo faceva brillare il corpo di Moana, tutto tempestato di goccioline di sudore. Lei era a pancia in giù, con le braccia e le gambe spalancate, e il vestitino era salito sui fianchi, quindi era nuda dalla vita fino ai piedi. Aveva un culo spettacolare come ben sapete, e Joe non potette fare a meno di contemplarlo come si fa con una scultura di grande valore artistico. Moana dormiva dolcemente, con il viso rivolto verso di noi, gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta, quella bocca tanto dolce che aveva accolto tanti uomini al suo interno, donando loro momenti di intenso piacere. E aveva accolto anche me, più e più volte, e spesso era stata inondata dal mio seme. L’unico forse che ancora non era stato accolto in quel caldo antro dell’amore era proprio Joe. Ed ero certo che era smanioso di farlo, glielo leggevo in faccia, da come la guardava, era chiaro che avrebbe voluto infilarglielo in bocca, e non solo lì, ma ovunque, ma forse sopratutto nella vagina che avrebbe voluto inondare con il suo sperma, per ingravidarla e renderla madre. Questo leggevo nel suo modo di guardarla, ovvero un amore davvero senza limiti.
   “Che angelo!” disse con un filo di voce.
   “Già” risposi. “Adesso però è meglio se la lasciamo riposare”.
   “Sei davvero l’uomo più fortunato del mondo”.
   “Lo so”.

Berni.    

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