giovedì 5 aprile 2018

Non c'è niente di meglio di una spagnola...

...per farlo sbollentare. 


   Come avrei potuto dire una cosa del genere a Giuliano? D’altronde doveva saperlo, perché Moana era anche sua figlia. Ci pensai lungo tutta la strada che percorsi per accompagnarla dal dottore per la sua visita di controllo. Giuliano avrebbe certamente dato di matto, ma in fin dei conti nostra figlia era adulta e indipendente, per cui non avevamo alcun diritto di dirle chi doveva e chi non doveva frequentare. E poi, pensandoci bene, cosa stava facendo di male? Mica stava andando a letto con uno psicopatico? Nello in fin dei conti era un uomo molto dolce e apprensivo.
   C’era il discorso dell’età, ma in effetti che importanza aveva? Quando mai aveva importato qualcosa? Ma comunque stavo facendo dei discorsi campati in aria, perché ero certa che era un’infatuazione che aveva le ore contate. Presto Moana si sarebbe stancata di lui, e avrebbe cercato qualcosa di nuovo. E anche Nello si sarebbe stancato di lei, perché stare dietro a mia figlia richiedeva molta fatica e certamente una pazienza eccezionale per riuscire ad accettare i suoi continui capricci. E con capricci intendo anche i suoi pruriti erotici che a molti uomini possono addirittura sembrare eccessivi. Sì perché quando Moana era arrapata di brutto diventava davvero una furia, peggio di un camionista, e a quel punto arrivava a fare cose che avrebbero fatto arrossire anche gli uomini più maiali. Infatti Berni ad un certo punto aveva detto “basta”, e a breve avrebbe fatto lo stesso anche Nello.
   In ogni modo dalla visita di controllo venne fuori che era tutto regolare. Quindi accompagnai mia figlia al negozio di intimo e io me ne tornai a casa. C’avevo provato a dirle che era meglio se fino al giorno del parto se ne stava a casa, invece che andare a lavoro, ma lei non ne aveva voluto sapere. Mi aveva risposto che starsene a casa a non fare nulla le faceva venire il nervoso.
   A casa trovai Giuliano ancora sotto le lenzuola della nostra camera da letto. Era mezzogiorno e non aveva alcuna intenzione di mettersi in piedi. Le tende offuscavano la luce che veniva da fuori, per cui la camera era parzialmente illuminata. Di solito Giuliano andava a lavoro dopo pranzo, perché lo strip bar apriva i battenti verso le quattro del pomeriggio, e i primi clienti iniziavano a vedersi non prima delle sei. Quindi aveva tutta la mattinata libera per dedicarsi alla sua passione per il letto (meglio ancora se nel letto c’ero anch’io).
   “Sveglia dormiglione” esultai, poi andai a spalancare le tende facendo entrare la luce che invase tutta la camera.
   “Sono già sveglio” mi rispose, e con una mano tirò via il lenzuolo che lo copriva. Era nudo e mi mostrò con orgoglio il suo corpo atletico e il suo enorme cazzo in erezione. “Ti stavo aspettando”.
   “Lo vedo” non potevo fare a meno di guardarlo. Ero innamorata del suo cazzo. Era eccezionale, non credo di averne mai visto uno più bello del suo. Ogni volta che lo vedevo mi incantavo, e mi veniva subito voglia di prenderglielo, di farlo mio, di riempirlo di baci. Ne ero così attratta che ero costretta ad accontentare ogni sua richiesta. “Ascolta, devo parlarti”.
   “Anche lui deve parlarti” rispose divertito e prendendosi il cazzo in erezione con due dita e mettendolo dritto per esibirmelo meglio, quasi come se io non avessi ancora fatto caso al fatto che era duro come il marmo.
   “Sono certa che ha molte cose importanti da dirmi” continuai sul suo stesso tono scherzoso. “Ma le cose che devo dirti io sono ancora più importanti, e riguardano nostra figlia”.
   A quel punto Giuliano si fece serio e mi ascoltò attentamente. Per tranquillizzarlo gli dissi subito che era tutto ok, e che Moana stava benissimo. Però da quando si era lasciata con Berni aveva cominciato, come era naturale, a frequentare altri uomini.
   “E allora? Dov’è il problema? Moana è giovane e bella come un’attrice di Hollywood, quindi figurati, c’avrà una fila di corteggiatori”.
   “Sì, in effetti ce l’ha. Però lei ultimamente ha la tendenza a scegliere tra questa fila di corteggiatori solo quelli più stagionati”.
   “Stagionati?”.
   “Sì, stagionati, uomini della nostra età e non della sua. E tra questi c’è una nostra vecchia conoscenza, un amico di vecchia data che sono certo che ricorderai bene”.
   “Chi è?” domandò, e il suo sguardo si trasformò improvvisamente in una smorfia di disapprovazione e rabbia. Quindi incominciai a chiedermi se stessi facendo bene a dirglielo. In effetti avrei anche potuto tacere, dal momento che ero certa che quella storia aveva una data di scadenza breve.
   “Nello” risposi.
   “Nello?!” urlò. “Nello Mucca va a letto con mia figlia?”.
   Sì, a diciotto anni tutti lo chiamavano Nello Mucca, per via del fatto che era un po' tracagnotto. Non era molto grasso, era soltanto un po' in carne, per cui gli amici gli avevano affibbiato quel nomignolo crudele. In quel periodo c’era l’abitudine di assegnare soprannomi a tutti. Come ben sapete ne avevo uno anche io. Spesso ci si rivolgeva agli amici usando esclusivamente l’appellativo che gli era stato designato. Era divertente.
   “Se riesco a mettergli le mani addosso...” disse Giuliano, lasciandomi immaginare che era pronto a sfogare la sua rabbia su di lui.
   “Tesoro, non mi sembra il caso. La nostra Moana ormai non è più una ragazzina, per cui può decidere da sola con chi andare a letto”.
   “Tra l’altro se non ricordo male tu e Nello Mucca avete...” anche in questo caso Giuliano non terminò la frase, probabilmente perché in quel momento era subissato dai ricordi.
   “Sì, abbiamo avuto un rapporto anale, e lui si era anche mezzo invaghito di me” a quel punto iniziai a sbottonarmi la camicetta bianca che indossavo e feci uscire fuori le tette. “Ma basta parlare di lui. C’è qualcosa di più importante a cui pensare” dissi riferendomi al fatto che aveva ancora un erezione pazzesca. “Che ne dici di una spagnola?”. 
   “E me lo domandi?”.
   A quel punto mi misi a sedere sui bordi del letto e Giuliano si mise in piedi davanti a me e infilò il suo cazzo duro in mezzo alle mie tette. Io le afferrai con entrambe le mani e iniziai a segarlo facendole andare su e giù. Conoscevo bene il papà di Moana, e sapevo bene che per farlo sbollentare non c’era niente di meglio che una delle mie colossali spagnole.

Sabrina. 
 

Nessun commento:

Posta un commento