martedì 17 aprile 2018

Due bocche

sono meglio di una.

(in foto: Cipriana, Backstage with Cipriana, 21Sextury.com)


   Il toro aveva un nome. Io finora l’ho sempre chiamato così, perché mi dava appunto l’impressione di un toro. Era ben messo, aveva un corpo muscoloso ma non troppo da sembrare un canotto. E poi, come già ho detto nel post precedente, aveva un cazzo incredibile. Era insomma un vero bull di razza. Il suo nome era Ercole. Un nome molto appropriato, non credete? Tanto che io in principio non volevo crederci, e credevo che stesse scherzando. E invece lui mi disse che il suo nome era proprio quello: Ercole.
   Non appena entrammo nell’appartamento mi resi conto che il toro, Ercole, abitava in una specie di tana. C’era molta confusione, preservativi usati dappertutto e lingerie porchissima buttata in ogni angolo (probabilmente erano i suoi trofei di caccia). Lui comunque si comportò da buon padrone di casa, facendoci fare un giro in tutte le stanze e poi alla fine ci offrì qualcosa da bere, un succo di frutta per la precisione, che bevemmo in piedi come tre amici che stavano brindando ad un’occasione speciale. Beatrice continuava a guardarlo con quegli occhi a cuoricino. Un po' guardava lui, e un po' guardava il suo grosso cazzo. Non riusciva a farne a meno di farlo. Ne era proprio innamorata. In effetti era uno spettacolo, e come vi dicevo nel post precedente anche io provavo una forma di attrazione verso di lui. Perché nasconderlo? Mi eccitava guardarlo, e mi eccitava maggiormente l’idea di poterci entrare in contatto, anche se la vedevo come una possibilità assai remota. Ero quasi certo che lui non me l’avrebbe permesso. Ma invece, come vi racconterò dopo, mi sbagliavo.
   Ebbene, quando Beatrice ebbe finito di bere il suo succo di frutta, Ercole le prese il bicchiere dalle mani e lo posò gentilmente sul davanzale della finestra che dava sul mare. Eravamo all’ultimo piano e c’era una vista mozzafiato. Era venuto il momento di passare ai fatti. Il petting lo avevano già fatto in ascensore, quindi adesso potevano saltare questa parte e passare direttamente all’amore vero e proprio. E allora il toro prese la mia fidanzata per i capelli, ma gentilmente, senza tirare, e la fece inginocchiare davanti a lui. Beatrice si trovò di nuovo la sua trave davanti alla bocca, proprio come in macchina, e quindi lo riprese in bocca proprio come prima, in modo famelico, quasi come se non ne vedesse uno da anni e anni. E invece ne vedeva continuamente, come già vi ho detto, ma certamente non di quella portata. Perché di quella portata davvero se ne vedono pochi.
   Io comunque non ero proprio a mio agio, nel senso che stavo rosicando non poco, non per il fatto in se che Beatrice stava facendo l’amore con un altro uomo, ma piuttosto perché lo stava facendo con tutta quella passione, quasi come se fosse completamente cotta di lui. Era questo che proprio non mi andava giù. E allora cercai di distrarmi, e allora diedi un’occhiata in giro; guardai dalla finestra quell’infinito oceano d’acqua che c’era fuori, ma ogni tanto mi giravo a sorvegliare quello che succedeva nel salotto, dove appunto la mia Beatrice stava facendo godere con la bocca il toro. Poi ad un certo punto decisero di spostarsi in camera da letto, dove sarebbero passati alla penetrazione anale, ma io gli dissi che potevano andare senza di me, e che avrei aspettato che avessero finito, per poi riprendere la mia fidanzata e andare via.
   “Davvero vuoi rimanere lì a guardare fuori dalla finestra?” mi domandò Ercole. “Dai, non essere timido. Vieni a divertirti con noi”.
   “No grazie, non sono dell’umore giusto”.
   “Certo che sei proprio strano” continuò. “Hai una fidanzata così gnocca e così porcella e dici di non essere dell’umore giusto. Cerca di divertirti di più, amico mio, che la vita è breve” e diede una bella sculacciata su una natica di Beatrice. Dopodiché se ne andarono in camera da letto, dove appunto la mia fidanzata si mise a quattro zampe sul materasso e lui gli si mise sopra, con le gambe curve su di lei e il cazzo premuto contro il suo buco del culo, e con delicatezza lo fece scivolare dentro (dopo averlo inondato di lubrificante) facendoglielo arrivare fino alle palle. A quel punto iniziò a pomparla di brutto, tenendole le mani sui fianchi, e ogni tanto sculacciandola poderosamente. Io ero rimasto fuori dalla camera da letto, ma sentivo bene cosa stava succedendo dentro. Sentivo la mia Beatrice rantolare come un animale ferito, e sentivo lui che ripeteva in continuazione sempre le stesse cose, quasi come una cantilena. Diceva: “lo senti? ce l’hai dentro fino alle budella”, oppure: “te lo sto facendo arrivare in bocca il mio bel cazzone”. E ogni tanto l’ammoniva, non so per quale motivo, forse perché lei voleva cambiare posizione, e allora lui: “stai giù”. E: “Stai buona, che non abbiamo ancora finito”. Era indubbio che era lui che stava comandando il gioco. Ma d’altronde non poteva essere altrimenti. Un bull come lui stava sempre al comando.
   Ad un certo punto decisi di entrare anche io. Che diavolo! Mi dissi. Avrò il diritto di vedere cosa sta succedendo? Se devo dirla tutta lo feci più che altro per dimostrare a lui che quella situazione non mi dava fastidio nemmeno un po'. In verità era proprio il contrario. Non vedevo l’ora che fosse tutto finito. E appena varcai la soglia della camera da letto ebbi l’impressione di trovarmi di fronte ad una scena che aveva un qualcosa di selvaggio e primitivo, quasi come una lotta greco-romana, in cui due uomini si azzuffano coi loro corpi uno sopra l’altro, che non sai mai quanto è effettivamente un incontro di lotta o un appassionato incontro amoroso. Lui aveva completamente sottomesso il corpo della mia fidanzata, tenendogli una mano premuta contro la schiena e quindi la teneva ferma e con il petto premuto contro le coperte del materasso, e lui le stava sopra e la penetrava analmente senza alcun freno, senza preoccuparsi minimamente se a lei stava piacendo oppure no. Sembrava inarrestabile come una macchina che aveva come unico scopo quello di distruggere il condotto anale della mia Beatrice. Però poi ad un certo punto lo fece uscire; era arrivato il momento della cumshot, e quindi fece mettere la mia fidanzata in ginocchio davanti a lui e gli piantò un’altra volta il cazzo in bocca, e lei lo prese quasi passivamente, era troppo esausta e stordita per poter fare qualsiasi cosa. Si lasciò semplicemente penetrare la bocca.
   Il toro guardò verso di me e mi sorrise.
   “Se vuoi c’è posto anche per te” mi disse.
   “Per me?” domandai sbigottito. Stava scherzando o stava dicendo sul serio? Non riuscivo a capire se voleva solo prendermi in giro oppure era una proposta concreta.
   “Sì, vieni a metterti qui, in ginocchio vicino alla tua fidanzata”.
   “E cosa ci vengo a fare?”.
   “Due bocche sono meglio di una”.
   Non sapevo cosa fare. In fin dei conti come vi dicevo prima provavo un’irresistibile attrazione per l’enorme palo di carne di Ercole. E in quel momento sentivo il cuore battermi in modo incontrollato, e sentii le gambe tremarmi dall’eccitazione, sentivo che volevo farlo. Ma in verità avrei voluto farlo fin dal primo momento che lo avevo visto, lì alla spiaggia nudista. Soltanto che adesso quella fantasia si stava concretizzando, e io non dovevo fare altro che inginocchiarmi di fianco alla mia fidanzata e prenderlo in bocca. E allora mi avvicinai timidamente, e il toro mi tranquillizzò dicendomi che non avevo nulla da temere, che non c’era niente di male nel farlo. E quindi lo feci. Mi misi accanto a Beatrice e iniziai a lavorare di bocca anch’io. E fu bellissimo.

Rocco.
     

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