giovedì 7 giugno 2018

Tutto mio,

per una notte intera. 


   Alla fine ero riuscita a raggiungere un accordo con Antonella. Seicentocinquanta euro e il suo fidanzato era mio per una notte intera. Lo so che era una follia; erano davvero un sacco di soldi, ma con quello che guadagnavo col negozio di intimo potevo permettermelo. Ma era la prima volta che facevo una cosa del genere: pagare per fare l’amore. Chi l’avrebbe mai detto? D’altronde potevo anche cercarmi qualcosa di gratis; non avrei avuto problemi a trovare un uomo. Mi sarebbe bastato fare una telefonata a qualche mia vecchia conoscenza con cui ero andata a letto in passato e la monta era garantita. Ma non era questo il punto. Il punto era che io volevo lui. Io volevo Enrique.
   Mi ero così intestardita su questa cosa che ero arrivata addirittura ad offrire del denaro alla sua fidanzata pur di farmi ingroppare da lui. Qualcuno potrebbe obiettare: “ma perché non lo hai fatto di nascosto?”. Ebbene, in principio l’idea era proprio quella, però poi ero stata investita da un terribile senso di colpa e ho deciso di procedere in questo modo. Avendo l’approvazione di Antonella, che avevo convinto offrendole  quella considerevole somma di denaro, quello che adesso mi accingevo a fare era certamente un qualcosa che mi metteva a posto con la coscienza. Non era mia intenzione renderla cornuta. E così adesso, con il suo consenso (anche se era un consenso comprato a caro prezzo) era tutto in regola, e quindi in effetti non la stavo facendo diventare una cornuta, perché lei lo sapeva. 
   Ovviamente Antonella non mi aveva detto subito di sì. Piuttosto mi aveva risposto che prima voleva parlarne con Enrique e vedere se lui era d’accordo. Ma non c’erano dubbi sul fatto che lo fosse. D’altronde mi aveva dato vari cenni d’intesa ai miei continui corteggiamenti dei giorni precedenti. Quindi non vedo il motivo per cui non avrebbe dovuto accettare. E poi seicentocinquanta euro erano davvero un sacco di soldi.
   E così il giorno dopo che le avevo fatto quella proposta, quando ritornai dal lavoro Antonella mi disse l’esito della discussione che aveva avuto con Enrique, il quale aveva detto sì, e quindi a breve sarebbe venuto a casa e sarebbe stato mio per tutta la notte. Lei intanto, mi disse, si sarebbe premurata di occuparsi della mia piccola Cleopatra per tutto il tempo, mentre Enrique mi avrebbe montata nella mia camera da letto fino a rendermi esausta.
   “Tesoro” prima della monta cercai di rassicurarla, perché era visibilmente tesa per quello che stava per succedere, “non devi preoccuparti per ciò che sta per accadere. Probabilmente sentirai Enrique gridare per il piacere che proverà nel penetrarmi, sia analmente che vaginalmente, e certamente griderò anche io per l’enormità del suo membro che sentirò entrare e uscire dalle mie cavità. Ma tu devi stare tranquilla, perché lui rimarrà sempre il tuo uomo. Io non voglio portartelo via, voglio soltanto farci l’amore. Dopo questa notte vedrai che tutto tornerà alla normalità, e voi ritornerete ad essere una coppia di innamorati come tutte le altre. E poi... chi può dirlo, magari questa esperienza renderà il vostro rapporto ancora più solido. Ho sentito dire che i tradimenti solidificano le coppie, sai?”.
   “Dici?” Antonella non sembrava molto convinta di ciò che avevo appena detto, e infatti abbassò la fronte e il suo viso assunse un espressione di sconforto. Allora io le misi due dita sotto il mento e gli feci rialzare lo sguardo verso di me.
   “E poi in fin dei conti non è un vero e proprio tradimento, è piuttosto un accordo economico” continuai. “Dai, non stare giù. Infondo credo di averti offerto una cifra piuttosto considerevole, non credi?”.
   Ovviamente non potevo pretendere di tirare su il morale di Antonella, d’altronde a breve mi sarei fatta montare dal suo fidanzato, per cui era del tutto normale se era un po' amareggiata.
   Così decisi di andarmene in camera da letto a prepararmi. A breve sarebbe arrivato Enrique, e volevo farmi trovare già pronta con indosso un completino intimo molto porco. Quindi iniziai a rovistare nel mio armadio e alla fine optai per un classico, e cioè un corpetto nero, il perizoma, le calze autoreggenti e le scarpe col tacco dodici. Ero molto nervosa, perché non vedevo l’ora di vederlo entrare nella mia camera, e poi di conseguenza di vederlo entrare dentro di me. Avevo già piazzato una confezione da dodici preservativi sul comodino e la mia speranza era di consumarne almeno la metà.
   Controllai cento volte com’era l’alito, fiatandomi sul palmo della mano e poi annusando attentamente. Poteva andare. Poi mi venne un dubbio: avevo abbastanza lubrificante per la penetrazione anale? Controllai e tirai un sospiro di sollievo. Ne avevo abbastanza. Con il notevole membro che  aveva Enrique era meglio averci una buona scorta.
   Sembrava che era la prima volta che facevo l’amore per quanto ero agitata. Ero seduta sul letto e stavo cercando la posizione giusta in cui farmi trovare al suo arrivo; di lato? A pancia in giù o a pancia in su? In ginocchio sul letto, o magari per terra, subito pronta per il sesso orale. Non sapevo neppure io come mettermi. E poi cosa avrei dovuto dire? Non lo sapevo. Avevo paura di sembrare stupida. Potevo dire semplicemente: “ciao stallone”, ma non mi convinceva. E allora provai diverse frasi, ripetendole ad alta voce e con varie intonazioni, e accompagnandole con espressioni del viso ammiccanti. “Ce ne hai messo di tempo”, oppure “fammi tua”, o addirittura “stasera mi sento molto maiala”. Ma ero sempre insoddisfatta. Volevo una frase ad effetto, una frase che si identificasse alla perfezione con la mia personalità.
   Poi ad un certo punto sentii suonare alla porta d’ingresso; era lui, e Antonella stava andando ad aprirgli. Ero nel panico, non sapevo in che posizione mettermi e cosa dire non appena sarebbe entrato in camera. Ma intanto il tempo era davvero poco. Dovevo prendere una decisione. Così afferrai una rivista di moda che stava sul comodino e mi misi a sedere sui bordi del letto, e accavallai lei gambe, e iniziai a far finta che stavo leggendo un articolo. Indifferenza. Decisi di adottare la tattica dell’indifferenza. E così quando Enrique sarebbe entrato in camera io sarei apparsa ai suoi occhi con un atteggiamento distaccato di chi è padrona della situazione. Peccato soltanto che non mi ero accorta che avevo tra le mani la rivista sottosopra, quindi alla fine feci soltanto la figura della perfetta imbranata.

Moana.
  

Nessun commento:

Posta un commento