martedì 5 giugno 2018

Un fidanzato

in affitto.

(nell'immagine: Nicole Heat, First Anal Journey, Adult-Empire.com)


   Il mio comportamento meschino nei confronti di Antonella, la babysitter dagli eccentrici capelli azzurri che avevo assunto per badare alla mia Cleopatra, non aveva limiti. Stavo facendo la stronza con il suo fidanzato, e per di più molto spesso lo facevo in sua presenza, e lei non diceva niente per quieto vivere, perché non voleva rischiare di perdere il lavoro. E io lo avevo capito e quindi mi sentivo autorizzata a fare qualsiasi cosa. E allora presi l’i-phone di Antonella e mi misi a curiosare nella sua rubrica, e cercai il numero di Enrique. Lo so, stavo facendo una cosa da vera stronza, ma in quel momento non me ne rendevo conto. O forse sì ma non me ne fregava niente. Quindi lo telefonai per chiedergli se gli era piaciuto quello che avevo fatto per lui, cioè farmi vedere sotto la minigonna.
   “Ciao Enrique, sono Moana”.
   “Ciao” mi rispose. Era molto perplesso perché probabilmente non si aspettava una simile improvvisata da parte mia. “Come hai avuto il mio numero?”.
   “L’ho preso dall’i-phone di Antonella”.
   “Che stronza” mi disse divertito.
   “Sì, sono un po' stronza. Ti ho chiamato per chiederti se ti è piaciuto quello che ti ho fatto vedere”.
   Non sapevo se stavo facendo la cosa giusta, ma a quanto pare Enrique non disdegnava il mio corteggiamento. Il suo interesse per me era innegabile, altrimenti non sarebbe stato mai e poi mai al mio gioco. E invece ci stava alla grande, e certamente le speranze che avevo di andarci a letto insieme si stavano concretizzando molto.
   “Perché lo hai fatto?” mi chiese. Si riferiva al fatto che gli avevo fatto vedere i miei buchi.
   “Perché tu mi hai fatto vedere il tuo fantastico cazzo, e allora ho pensato che fosse giusto ricambiare il favore. Adesso che hai visto come sono fatta sotto, dimmi, secondo te il tuo attrezzo è compatibile con i miei buchi?”.
   “Chi può dirlo. Sembrano abbastanza stretti”.
   “Stretti?!” risposi divertita. “Ma se sono sfondati! Certo, devo riconoscere che il tuo cazzo è particolarmente grosso anche per una come me. Ma io adoro le sfide. E comunque se ci riesce Antonella a farsi penetrare dalla tua mazza non vedo perché non dovrei riuscirci io”.
   Mentre parlavo con Enrique devo ammettere che mi venne un consistente senso di colpa. Ma cosa mi era preso? Perché stavo facendo la zoccola con il fidanzato di un’altra? E poi non era un’altra qualsiasi, ma era la babysitter di mia figlia, una ragazza a cui avevo affidato un compito molto importanza, e cioè prendersi cura della mia piccola. E io le stavo facendo una cattiveria davvero enorme. Ma l’idea di fare l’amore con il suo fidanzato era davvero un tormento. Era la mia ossessione da quando lo avevo visto nudo sotto la doccia, con quel corpo roccioso che prometteva ore e ore di puro piacere. Ma quello che stavo facendo non era giusto, così salutai Enrique e chiusi la telefonata.
   Non mi era mai capitato di fare una cosa del genere, cioè fare la maiala con il fidanzato di un’altra. Mi spiego meglio; mi era capitato molte volte di andare a letto con ragazzi impegnati o addirittura con uomini sposati, ma nella maggior parte dei casi non conoscevo le loro partner, o addirittura era capitato che loro non mi avevano detto di essere impegnati, e poi lo avevo scoperto dopo. Quindi non avevo mai avvertito il senso di colpa che stavo provando in quel momento.
   Quella sera, dopo il lavoro, tornai a casa e c’era Antonella che stava leggendo un libro. Cleopatra era nella sua culla che dormiva come un angioletto. Quindi colsi l’occasione per parlare con lei e confessarle tutte le cose cattive che avevo fatto con Enrique. Ma non ci fu verso. Non ebbi il coraggio di farlo. Per fortuna fu lei a tirare fuori l’argomento.
   “Ti piace il mio fidanzato, vero?” mi chiese con un tono incredibilmente amichevole.
   “Ebbene sì, lo trovo irresistibile. Mi dispiace, non posso farci nulla, ma  non faccio che pensare a lui. Non riesco a darmi pace. Sarà perché non faccio l’amore da molti mesi ormai, e quindi sto perdendo la ragione. Non mi era mai capitato un periodo di astinenza così lungo”.
   Antonella iniziò a fissarmi con un’aria che mi sembrava di compassione, ma forse stava fingendo, forse stava pensando: “che stronza”. Non potevo saperlo. Era così difficile leggere le sue emozioni. Aveva sempre un sorriso spensierato sulle labbra che ti rendeva impossibile l’interpretazione di ciò che stava provando.
   “Vedrai che presto troverai un fidanzato anche tu” mi disse.
   “Può darsi. Ma cosa ne pensi se nel frattempo prendessi in prestito il tuo?” la sfacciataggine della domanda mi annebbiò la testa e quasi ebbi la sensazione che stavo per perdere conoscenza.
   “Cosa?!” Antonella non riusciva a credere a quello che avevo appena detto. “È uno scherzo, vero?”.
   “Ascolta, sono disposta anche a pagarti. Dimmi tu il prezzo”.
   “Ma non se ne parla proprio!” sbottò. “Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo?”.
   Adesso Antonella era veramente arrabbiata. Era la prima volta che la vedevo in quel modo. Ci mancava soltanto di vedergli il fumo uscire dal naso. In effetti io ero proprio fuori di me se ero arrivata fino a quel punto, chiedere ad una ragazza di affittarmi il fidanzato per farci l’amore. Però allo stesso tempo mi era sembrata la cosa più giusta da fare, perché farlo di nascosto sarebbe stata una cosa molto cattiva nei confronti di Antonella. Certo, magari non avrebbe mai saputo nulla, e io avrei ottenuto quello che volevo, e cioè il suo stallone di razza. Ma non sarebbe stato giusto. Invece in questo modo potevamo raggiungere un accordo e quindi fare tutto alla luce del sole.
   “Duecento euro vanno bene?” le chiesi.
   “Smettila Moana, ti prego” mi rispose abbassando lo sguardo. “Mi stai mettendo in imbarazzo”.
   “Cinquecento?” a quel punto Antonella alzò di nuovo gli occhi verso di me, facendomi intuire che in fondo le possibilità di concludere l’affare non erano poi così remote.

Moana.
   

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