giovedì 28 giugno 2018

La maialata

LIVE.

(in foto: Cherry Kiss, All Natural Blonde, 21Naturals.com)


   In cosa consisteva esattamente la maialata di cui parlava Moana? Praticamente nel fare l’amore in presenza del nostro caro dirimpettaio. Avevamo infatti un tizio che ci spiava in continuazione, o meglio in realtà spiava Moana. Era sempre lì al balcone (certe volte munito di un sofisticato binocolo) che guardava nella nostra camera da letto. E siccome Moana era sempre stata un po' esibizionista lo lasciava spiare tutte le volte che faceva l’amore, oppure quando si vestiva o quando si spogliava per mettersi a nanna. Tutte le volte che si accorgeva che quell’uomo era alla finestra a spiarla lei lasciava le tende spalancate per permettergli di vedere ogni cosa.
   Era un uomo sulla sessantina, forse scapolo, forse vedovo, non lo sapevamo con certezza, ma in ogni caso era evidente che era innocuo, e che il suo principale obiettivo era soltanto guardare. E quindi Moana lo accontentava. D’altronde a lei le era sempre piaciuto sentirsi desiderata, e quel guardone con le sue attenzioni verso di lei la faceva sentire una specie di star, di icona del sesso, proprio per tutto il tempo che passava incollato alla porta finestra del suo balcone, con gli occhi incollati su di lei.
   Per noi era sempre stata una presenza fissa, fin da quando avevamo deciso di trasferirci in quella casa. Ogni volta che avevamo fatto l’amore lui era sempre stato lì a godersi lo spettacolo. Una volta provai a dire a Moana che forse era meglio chiudere le tende prima di fare l’amore, ma lei mi rispose che ero un insensibile e anche un po' egoista, perché chiudere le tende voleva dire privare un uomo di uno spettacolo unico al mondo, lo spettacolo dell’amore. Uno spettacolo della natura di inestimabile valore. Perché chiudere le tende?
   “Ti vergogni del tuo corpo?” mi chiese. “Io no, neanche un po'. E se è il mio corpo che vuole vedere io glielo faccio vedere volentieri. E gli faccio vedere anche come faccio l’amore. Che male c’è? È una cosa naturale come tutti i fenomeni di questo mondo, tipo l’aurora boreale, il tramonto e gli arcobaleni”.
   Come sempre Moana aveva sempre ragione. E poi, mi disse ancora, che io non riuscivo neppure a rendermi conto dell’importanza che ormai le nostre vite avevano assunto per quell’uomo; noi (ma in verità soltanto lei) gli offrivamo l’opportunità di una vita più emozionante, che altrimenti sarebbe stata certamente piatta e noiosa.
   “E cosa c’è di più bello di rendere la vita di un uomo annoiato una vita ricca di emozioni e piaceri?” Moana se ne uscì con questa frase che secondo me riassumeva meravigliosamente il suo pensiero, e forse anche quello di sua madre. In quelle parole era racchiusa la sua filosofia di vita (e quella di Sabrina). Una filosofia indubbiamente altruista e generosa.
   Insomma, Moana lasciandosi guardare era certa di dare a quell’uomo una vita migliore. E forse non aveva tutti i torti. Eppure nonostante ci spiasse da anni, noi non sapevamo neppure il suo nome, e lui non conosceva i nostri, perché i fin dei conti che importanza aveva? L’importante era poter guardare lo spettacolo della natura.
   Ma questa volta le intenzioni di Moana erano diverse; per suggellare il nostro amore, che aveva resistito all’ennesima battuta di arresto (ne avevamo già avute altre, e probabilmente ne avremmo avute ancora), aveva deciso che avrebbe regalato un’altra esibizione al nostro dirimpettai guardone, ma questa volta lo avrebbe fatto “live”, davanti ai suoi occhi.
   E allora mi prese per mano e iniziò a correre verso la palazzina di fronte alla nostra. Per fortuna, data la tarda ora, non c’era nessuno. Devo precisare che lei era ancora nuda, con la pelle tempestata di brillantini per via del fatto che eravamo reduci dalla festa in maschera di cui vi ho parlato nei post precedenti.
   “Moana, sei sicura di volerlo fare?” le chiesi. “D’altronde sono le due di notte, magari è a letto che dorme”.
   “E allora? L’amore è una manifestazione che non ha limiti di orario. Può avvenire alle cinque del mattino come alle quattro del pomeriggio. Il bello è anche questo, e cioè che è imprevedibile”.
   E così ci trovammo di fronte al citofono dello stabile, ma senza conoscere il nome a cui suonare. Per fortuna ogni appartamento aveva il numero dell’interno. E Moana ipotizzò che quello del nostro dirimpettaio era l’interno quattro, per cui schiacciò il tasto e dopo un po' lui ci venne a rispondere. Una voce cavernosa, certamente provata dal sonno.
   “Salve” disse Moana con una voce carica di calda sensualità, quasi da centralinista di una hotline. “Siamo la coppia che vive dall’altra parte della strada. Potremmo salire da lei per qualche minuto? Abbiamo una cosa urgente da farle vedere”.
   A quel punto seguirono degli attimi di silenzio, in cui Moana mi guardò negli occhi con un sorriso di complicità; quello che stavamo facendo la divertiva molto. Io invece ero sicuro che il nostro guardone ci avrebbe mandato via, minacciandoci di chiamare la polizia. E invece dopo qualche manciata di secondi il cancello si aprì e noi entrammo nell’androne della palazzina, e Moana corse verso la rampa di scale che portava su, e io dietro di lei. Era eccitata e divertita allo stesso tempo, e aveva l’affanno, dovuto appunto all’eccitazione per quello che stava per accadere, e alla consapevolezza che quella cosa era obiettivamente una follia.
   Dopo aver percorso tutta la rampa di scale arrivammo all’ultimo piano, dove c’era il suo appartamento, ma la porta era chiusa, quindi Moana bussò ma senza alcun esito, però era certa che lui era lì dietro a guardarci dallo spioncino. E allora si prese le tette tra le mani e iniziò a smanacciarsele proprio nella sua direzione, verso quell’occhio di vetro che stava al centro della porta.
   “Sono proprio io” disse palpandosi energicamente il seno, “la biondina tutto sesso che abita di fronte a lei. Io e Berni siamo ritornati insieme, e abbiamo intenzione di fare l’amore, per cui le conviene aprire se vuole assistere alla monta. Ma questa volta le offriamo l’opportunità di farlo in diretta, davanti ai suoi occhi”.
   La porta a quel punto si aprì. Lo spettacolo poteva cominciare.

Berni.

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