mercoledì 11 ottobre 2017

Lo spettacolo dell'amore.


   “Ah, Moana! Come mi piacerebbe poterti guardare mentre fai l’amore”.
   “Lo so”.
   Ivano me lo aveva detto un sacco di volte, e spesso mi aveva offerto di passare qualche notte nel suo bed and breakfast, insieme a Berni, tutto gratis, e lui si sarebbe accontentato di spiarci con le sue videocamere mentre facevamo l’amore. Però gli avevo detto che non avrebbe avuto alcun senso quella cosa, dal momento che io (a differenza delle altre coppie) sapevo benissimo della presenza delle videocamere, e quindi mi sarei comportata di conseguenza, e le mie azioni non sarebbero state spontanee. Era un po' come il reality show del grande fratello, in cui chiaramente i protagonisti sapevano di essere spiati, e quindi si comportavano con la consapevolezza che c’era un mucchio di gente che li guardava, e quindi le loro azioni non erano sincere. Non potevano esserlo.
   Ivano mi aveva dato ragione, però mi aveva fatto notare che in realtà Berni non sapeva nulla delle videocamere, quindi in qualche modo il mio comportamento privo di spontaneità sarebbe stato compensato dalle azioni del mio uomo, che avrebbe agito nell’inconsapevolezza di essere spiato.
   Comunque l’offerta di Ivano stuzzicava molto la mia fantasia. D’altronde poteva essere un’esperienza eccitante, più per me che sapevo di essere spiata che per Berni che invece non sapeva nulla, e quindi per lui sarebbe stata una scopata come un’altra.    
   “Ma sai che ti dico? La accetto volentieri la tua offerta. Io e Berni verremo nel tuo bed and breakfast e potrai vederci fare l’amore. D’altronde cosa c’è di male? Se è quello che desideri non vedo il motivo per cui non dovrei accontentarti”.
   “Dici davvero?” Ivano era davvero euforico per la decisione che aveva preso e gli si illuminò il viso per la felicità, come se quello fosse il suo desiderio più grande, potermi spiare mentre facevo l’amore. “Non è che poi cambi idea?”.
   “Ma no, tranquillo. Domani per te va bene?”.
   “Moana, va benissimo! Non so come ringraziarti”.
   “Non ci pensare, e pensa piuttosto a goderti lo spettacolo”.
   A quel punto dovevo inventarmi qualcosa da dire a Berni. Ma quello era l’ultimo dei problemi, infatti gli dissi quasi tutta la verità, e cioè che il proprietario del negozio di informatica ci aveva offerto di passare un paio di notti nel suo bed and breakfast, tutto gratis. L’unica cosa che decisi di omettere da quella storia fu il fatto delle videocamere. Però era un omissione a fin di bene, così Berni avrebbe avuto un comportamento spontaneo, e avremmo regalato a Ivano uno spettacolo di intenso amore.
   L’alloggio si trovava nella zona antica della città, su in collina, dove era arroccata una cittadina medioevale con tanto di cinta muraria. E poi c’era un castello che le persone dicevano che era infestato dai fantasmi. Purtroppo non era visitabile perché alcune stanze erano danneggiate e c’era il pericolo che cascasse addosso ai turisti. E forse proprio per questo motivo erano nate tutte quelle storie di fantasmi e di mostri che a quanto pare abitavano quelle mura. E si raccontava di strani rumori che si sentivano la notte, voci, urla, catene strascicate. Insomma, col buio era meglio non stare nei paraggi del castello se eri una persona facilmente suggestionabile.
   La città antica ogni anno attirava un numero di turisti davvero incredibile. Si sa che i turisti sono affascinati dai borghi medioevali italiani, e il nostro non faceva eccezione. Era uno dei più visitati. E poi c’era quella faccenda dei fantasmi che attirava anche un sacco di appassionati dell’occulto.
   E così presi una valigia e la riempii di alcuni dei miei vestiti da troieggio e un po' di intimo ad alto livello di scopabilità. Sarebbe stato un week-end molto interessante. Partimmo in auto verso mezzogiorno. Arrivarci era un po' scomodo, perché bisognava prendere una strada che era tutte curve e che saliva in alto, e avevi la sensazione di non arrivare mai. La città antica non era un posto che bazzicavo spesso; c’ero stata soltanto un paio di volte. Una volta c’ero stata coi miei genitori, i quali avevano deciso di portare me e mio fratello a fare la classica gita fuori porta. E poi c’ero stata anche un’altra volta con un amico di scuola; avevamo deciso di non entrare e quindi di spassarcela un po' per conto nostro, e quindi ce ne andammo in un posto isolato sotto alla cinta muraria a limonare di brutto per un paio di orette buone. 
   L’alloggio era molto accogliente; c’era addirittura un camino per rendere l’ambiente ancora più romantico. L’arredamento ricordava un po' le vecchie case contadine, sembrava infatti di entrare in un’altra dimensione, era come ritornare indietro nel tempo. A dire il vero era tutta la città vecchia che sembrava essersi fermata al milleottocento. Per farvi capire, nella piazza principale c’era ancora un esercito di signore anziane che andavano a lavare i panni sporchi alla fontana. Non potevo credere ai miei occhi, eppure era tutto vero. C’era una dimensione rurale che non avevo mai visto da nessun’altra parte. Ogni abitante aveva nel proprio cortile tre o quattro galline, o addirittura una capra e i più fortunati avevano la stalla con i cavalli e le mucche. E in effetti nell’aria c’era un odore molto forte di animali che a qualcuno avrebbe potuto dare fastidio, ma non era forse meglio l’odore delle feci di una mucca piuttosto che l’asfissiante puzzo dei gas di scarico della città?
   L’alloggio, come vi dicevo poco fa, era molto accogliente, ma nonostante continuassi a guardarmi intorno ancora non riuscivo a capire dov’era che Ivano avesse piazzato le videocamere per spiare le giovani coppiette. Guardai in ogni angolo senza trovarne neppure una. Poi dopo un’appurata ispezione ne trovai una; era stata collocata dietro un quadro che raffigurava un santone o qualcosa del genere. L’uomo rappresentato nel dipinto era piuttosto inquietante, e aveva l’aspetto minaccioso; aveva i capelli e la barba lunga, e una tunica viola, e reggeva un bastone alla cui sommità c’era una gemma o un diamante, non so dirvi con precisione. Ebbene l’occhio della videocamera era proprio lì, al centro della gemma, e probabilmente in quel momento ci stava già spiando.
   Berni stava disfacendo le valigie e allora io pensai bene di passare subito all’azione, e allora presi un bodystocking e me ne andai in bagno. Mi spogliai e lo indossai; era nero e aveva un buco sotto, un’apertura per la mia patatina, per permettere a Berni di entrarmi dentro senza dovermi togliere il body. Ero pronta per essere montata. Non dovevo fare altro che uscire dal bagno e consegnarmi nelle mani del mio uomo. Lo spettacolo poteva cominciare.

Moana.

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