venerdì 13 ottobre 2017

Il seme dentro.


   Berni diede proprio il meglio di se di fronte alle videocamere di Ivano. Anche se a dire la verità non appena uscii dal bagno con addosso il bodystocking, e non appena cominciammo a fare l’amore, lui ci mise cinque minuti a venire. Poi però glielo presi in bocca e glielo feci ritornare duro, e a quel punto ricominciò a montarmi di brutto. Berni era così; non era mai stato uno stallone da monta a letto, e infatti gli bastavano cinque minuti per sborrare, e siccome a me cinque minuti di penetrazione non mi facevano neppure il solletico allora Berni per far godere anche me mi faceva venire con la bocca. Però spesso adoperavo quel sistema, ovvero dopo che aveva sborrato gli prendevo il cazzo in bocca e lo facevo indurire di nuovo con un pompino. A quel punto riusciva a montarmi come un toro per quasi un’ora, e allora sì che riuscivo a venire anch’io. E così feci anche quella volta, e Berni sembrava una furia, un vero professionista della monta. Mi tolse il bodystocking, perché mi disse che voleva ingropparmi così come mamma mi aveva fatta, cioè completamente nuda, e allora mi fece mettere sul letto, con il busto piegato verso giù e il culo verso l’alto, e lui si mise a cavalcioni su di me, e mi teneva una mano premuta sulla schiena tenendomi ferma e praticamente impossibilitata a fare qualsiasi movimento, in una specie di posizione di sottomissione. E intanto mi pompava la patatina e ogni tanto mi sculacciava, come piaceva a me. Non sembrava neppure lui per quanta passione ci metteva, tanto che ad un certo punto mi afferrò per i capelli e mi tirò la testa leggermente indietro, e con la mano che mi teneva premuta sulla schiena avevo la colonna vertebrale curva in una posizione davvero scomoda ma che allo stesso tempo mi faceva godere come una cagna, perché mi faceva sentire completamente sottomessa a lui dal momento che non avevo la possibilità di fare assolutamente nulla. Dovevo solo starmene ferma e lasciare che lui facesse di me ciò che voleva. Berni mi aveva messa in una posizione di inferiorità e io glielo lasciai fare, perché lui era il mio uomo, il mio futuro marito. Forse ad un altro uomo non lo avrei permesso. Ma lui era l’uomo che amavo, a lui permettevo di farmi qualsiasi cosa.
   “Cosa sei tu?” mi chiese ad un certo punto.
   “La tua puttanella” risposi con un filo di voce. 
   “Non ho sentito bene” Berni era veramente fuori di se, sembrava che mi stessi facendo scopare da un pornoattore professionista.
   “Sono la tua puttanella”.
   “Dillo più forte, non capisco” mi strattonò i capelli con più decisione e allora a quel punto sentii che stavo per venire e allora mi preparai a ricevere  quello che sarebbe stato di certo uno degli orgasmi più sensazionali della mia vita.
   “Sono la tua puttanella!” urlai con tutto il fiato che avevo in gola. “Dio mio, quanto sto godendo!”.
   A quel punto cominciò a sborrare anche Berni che iniziò a eiacularmi dentro. Mi afferrò con decisione per i fianchi e mi tenne il cazzo dentro fino alle palle, fino a quando non fu sicuro che anche l’ultima goccia mi fosse rimasta dentro. A quel punto lo sfilò fuori e si accasciò sul letto stremato, e anche io mi abbandonai, a pancia in giù con gli occhi spalancati e priva di forze. Avevamo appena regalato uno spettacolo davvero speciale a Ivano, il quale ci stava spiando da chissà dove con le sue videocamere, e probabilmente si era fatto pure una sega con i fiocchi nel guardarci mentre lo facevamo.
   Per inciso, Berni mi aveva sborrato nella patatina, ma io era da un pezzo che non prendevo più la pillola. Non me ne rendevo conto perché ero troppo presa dall’eccezionale orgasmo che avevo avuto, però ero stata appena ingravidata.
   Dopo quella spettacolare monta ce ne andammo a cena fuori. Per l’occasione indossai un vestito da zoccola di prima categoria, nero, oscenamente corto e aperto davanti fino all’ombelico, e indossai un cinturino d’argento in vita che avevo trovato qualche mese fa nell’armadio di mia madre, e siccome mi era piaciuto lo avevo preso, senza dirle nulla ovviamente. Era una cosa che facevo spesso quando non sapevo cosa mettere addosso; andavo a cercare tra la roba di mia madre e prendevo quello che mi piaceva di più. E spesso erano cose che non le avrei più restituito, ma che sarebbero entrate a far parte del mio guardaroba personale. Proprio come quel cinturino d’argento, con al centro una scritta in rilievo che diceva “Fuck Me”. Non so chi gliel’avesse regalato, forse qualche amante porco che aveva avuto in passato, ma mi stava da dio e quindi l’avevo preso. E quella sera lo indossai e a Berni piacque molto, ma nel ristorante in cui decidemmo di mangiare mi guardavano in uno strano modo. Gli uomini mi guardavano come al solito, con quegli occhi affamati di sesso, come se morissero dalla voglia di fare con me delle porcate senza limiti. Le donne invece mi guardavano in modo sprezzante; sicuramente pensavano di me che ero una puttana o qualcosa del genere. Ma ormai lo sapete, non me ne frega nulla di quello che pensa la gente. La cosa più importante per me è eccitare il mio uomo, vestirmi da porca per lui. Se poi eccitavo anche gli altri uomini non poteva che farmi piacere. Adoro sentirmi desiderata, non lo nascondo, e quindi di conseguenza adoro provocare. Ma è inutile dirvi queste cose, perché credo che ormai lo sapete bene come sono fatta. Sono un po' troia.
   Per fortuna il ristorante non era uno di quei posti chic dove di portano dei piatti minuscoli e te li fanno pagare l’ira di dio. Qui si mangiava per davvero. Io ordinai un piatto di gnocchi burro e salvia e mi portarono un piatto fondo senza fine. Dopo che facevo l’amore mi veniva una fame spaventosa, e quindi quel piatto gigante era una manna dal cielo. E il vino, signori, vogliamo parlare del vino? Una brocca da un litro di vino della casa, rosso rubino, corposo, che dopo il secondo bicchiere pareva che già cominciava a girare tutto, figuriamoci dopo il quarto. Berni quando mi vide mangiare con così tanta voracità mi sorrise bonariamente.
   “Avevi fame?” mi chiese.
   “Beh, mi conosci” risposi. “Lo sai che dopo averlo fatto mi viene una fame tremenda. Comunque oggi sembravi un toro. Sei stato eccezionale”.
   “L’unica cosa è che mi dispiace se forse ti ho trattata in modo un po' brusco”.
   “Ancora con questa storia? Ma quante volte te lo devo dire che mi piace se ogni tanto mi sculacci e mi tiri i capelli mentre facciamo l’amore?”.
   A causa dell’effetto del quarto bicchiere di vino non mi ero accorta che stavo parlando a voce molto alta, e quindi praticamente mi avevano sentita tutti, e adesso mi guardavano da ogni angolo del ristorante. Berni abbassò la fronte per l’imbarazzante figuraccia che avevo fatto, io invece strozzai una risata e ritornai a infilzare i miei gnocchi con la forchetta.

Moana.

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