sabato 27 gennaio 2018

Finalmente l'amore. 

(in foto: Cherry Kiss, Taking Care, 21Naturals.com)


   Mentre i miei genitori stavano festeggiando a loro modo (e cioè facendo l’amore tutti e tre insieme, mia mamma e i miei due papà) io ero in macchina con Berni e Romolo. Romolo era seduto dietro e Berni stava guidando, e io gli avevo tirato giù la lampo dei jeans e glielo avevo tirato fuori, e gli stavo facendo un succulento pompino, con tanto di risucchi e schioppetii delle labbra. Romolo si gustava tutta la scena in religioso silenzio, e Berni mi teneva una mano sulla testa facendomi andare su e giù con la bocca. Non ero riuscita ad aspettare di ritornare a casa, avevo voluto farlo godere subito. E d’altronde anche lui era troppo arrapato per poter aspettare, e così non aveva opposto resistenza quando glielo avevo tirato fuori, nonostante ci fosse Romolo che ci guardava.
   “Moana, sei divina” mi disse Berni. “Hai una bocca fantastica. Non immagini neppure quanto mi sono mancati i tuoi pompini”.
   “E a me è mancato il tuo meraviglioso cazzo”.
   In effetti non lo facevo godere con la bocca da quando ero partita per la Sicilia. Era passato circa un mese, e adesso ne avevo così tanta voglia che lo avrei tenuto sotto pressione per tutta la notte. Lo avrei prosciugato per quanta voglia c’avevo. Era chiaro che Romolo sarebbe rimasto a guardare mentre mi riappropriavo del cazzo del mio Berni, e questo mi eccitava ulteriormente. Il mio fedele schiavo avrebbe assistito a tutte le porcate che avrei fatto con il mio futuro marito.
   “Oh, Moana! Non vedo l’ora di vederti diventare mia moglie”.
   “Così diventerò tua a tutti gli effetti. È per questo che lo vuoi, non è così?”.
   “Oh sì, così sarai soltanto mia, e potrò sfoggiarti come un trofeo, la moglie più porca che un uomo possa desiderare”.
   “Mi sa che ti sbagli” risposi irritata. “Ti prometto che sarò una moglie fedele, ma da qui a dire che sarò una moglie oggetto c’è una bella differenza”.
   “Non volevo dire questo, tesoro” Berni cercò di correre ai ripari. “Volevo soltanto dire che sarò molto orgoglioso di averti come moglie”.
   “Berni, non mi piace affatto questa cosa che hai detto” dissi rimettendomi seduta sul mio sedile, incrociai le braccia e guardai in direzione del suo cazzo ancora in erezione e quasi in procinto di sborrare. Ci mancavano ancora alcuni dei miei colpi ben assestati di lingua per farlo venire, ma mi rifiutai di farlo, almeno fino a quando Berni non avesse chiarito ciò che intendeva dire. “Fatti una sega se vuoi sborrare. La mia bocca ormai te la puoi pure scordare”.
   “Dai Moana, non puoi lasciarmi così! Stavo quasi per venire”.
   “Non me ne frega niente” risposi. “Tu pensi che sposandomi diventerò una tua proprietà privata. Tu hai una considerazione di me pari a quella che hai per la tua macchina o per la tua attrezzatura da lavoro”.
   “Moana, non dire stupidaggini. Forse non te l’ho mai detto, ma tu sei la cosa più bella che mi sia capitata nella vita. Io sono l’uomo più fortunato del mondo, per il semplice motivo che tra tanti uomini tu hai scelto me. Ma non ho mai pensato a te come ad un mio oggetto personale” con una mano mi accarezzò il viso. “Dai, ritorna a fare quello che stavi facendo”.
   “Tanto a te solo questo importa” dissi, ero piuttosto irritata, ma nonostante questo ritornai giù e gli ripresi il cazzo in bocca. “Sborrare. Dei miei sentimenti non te ne frega niente”.
   “Tesoro, sai che questo non è vero”.
   Infatti, lo sapevo che non era vero. Stavo solo esagerando. Sapevo che per Berni non ero solo uno sborratoio. Per questo avevo deciso di sposare lui. Ormai dovreste saperlo, non ho mai avuto problemi in fatto di uomini, nel senso che ne ho avuti tantissimi, ma solo da lui avevo ricevuto il rispetto che meritavo. Molti degli uomini con cui ero andata a letto si erano accontentati soltanto di scoparmi, lasciandomi i loro schizzi di sborra sul viso, e mi avevano trattata come una bambolina del sesso. Berni invece mi vedeva sotto un’altra prospettiva; lui mi vedeva come la donna che avrebbe portato in grembo i suoi figli. Ed era questo che mi rendeva sicura di quello che stavo per fare, ovvero diventare sua moglie.
   In ogni modo mi bastarono altri quattro risucchi e qualche mulinello con la lingua per farlo eiaculare copiosamente, e la sua sborra invase la mia bocca, me la riempì tutta, e io la ingoiai fino all’ultima goccia. Mi ricomposi sul sedile e guardai verso Romolo, che intanto si era tirato fuori il suo insignificante cazzetto e se lo stava segando.
   “Lurido porco, ma che cavolo fai?!” urlai e gli diedi uno sganassone sul viso che avrebbe ricordato per tutta la vita.
   Ma il mio schiaffo ebbe su di lui l’effetto che fa la benzina sul fuoco, e quindi la sua eccitazione salì vertiginosamente fino alle stelle, e quindi iniziò a schizzare dappertutto. Intanto eravamo arrivati a casa; la camera da letto ci attendeva, perché Berni ce l’aveva ancora duro, nonostante lo avessi già fatto venire con la bocca. Quindi mi sfilai il mio striminzito vestitino da zoccola che avevo indossato quella sera e mi misi sul letto con le gambe aperte, in attesa che il mio futuro marito si facesse strada dentro il mio corpo. E lui non perse tempo, si mise sopra di me e iniziò a scoparmi di brutto. Dopo aver eiaculato diventava un animale da letto, e dava il meglio di se, e poteva andare avanti anche per un’ora di fila, e infatti era una furia, mi stava letteralmente devastando. E Romolo era seduto di fronte a noi e ci guardava, ma non faceva niente. Forse la sega che si era fatto in macchina gli era bastata. Invece a me e a Berni quella notte sembrava non bastare mai. Ne avevamo sempre voglia. Alle cinque del mattino però fummo costretti a fermarci. Berni aveva sborrato ben quattro volte, ormai era privo di forze. Io avrei potuto anche andare avanti ancora un po', ma mi rendevo conto benissimo che le palle del mio fidanzato ormai si erano letteralmente prosciugate.
   Era ora di mettersi a nanna; l’indomani sarei dovuta andare al negozio di intimo per riprendere in mano la gestione dell’attività. Quindi ordinai a Romolo di lasciare la nostra camera da letto e di andare a dormire sul divano, perché ormai non c’era più nulla da guardare, e lui da buono schiavo ubbidiente ci lasciò soli.
  
Moana.

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