lunedì 1 gennaio 2018

Sabrina mi manda al manicomio. 

(in foto: Angela White, Madison's Go Down Under "Backstage", PornFidelity.com)


   Io sono colui che ha sborsato la bellezza di ventimila euro per il video porno amatoriale di Sabrina Bocca e Culo. Come mi chiamo? Poco importa il mio nome. La cosa più importante da sapere è che Sabrina mi aveva sempre mandato al manicomio. Quando la vedevo o quando sentivo parlare di lei perdevo completamente la ragione.
   Sono innamorato fradicio di Sabrina fin da quando avevamo diciassette anni; sì perché siamo coetanei, e spesso abbiamo frequentato anche gli stessi luoghi di aggregazione, anche se lei in realtà non si era mai accorta di me, perché sono sempre stato un ragazzo molto timido. Ma ho fatto cose di cui non vado molto fiero, per esempio ho spiato spiato più volte Sabrina al centro commerciale, facendo dei veri e propri appostamenti degni di un agente segreto. Come sapete Sabrina era proprietaria di un negozio di intimo ubicato al secondo piano di un grosso centro commerciale, e per molti anni sono andato lì con la speranza di poterla vedere, di potermi incantare guardandola armeggiare con la lingerie più provocante che c’era in commercio, e osservarla mentre con il suo atteggiamento amorevole si occupava dei suoi clienti.
   Poi ad un certo punto lei se n’è andata, e la gestione del negozio è passata nelle mani di sua figlia Moana, che per carità era una bambola del sesso al pari di sua madre, una bionda col potenziale di una pornodiva, ma Sabrina per me era l’apoteosi dell’erotismo. Quando la vedevo passeggiare nel centro commerciale, per esempio quando si allontanava dal negozio per andare a bere un caffè al bar, mi assaliva un eccitazione incredibile, era come se mi stesse per venire un attacco cardiaco, perché lei era il sesso in persona, una specie di divinità, e mi bastava di vedere le sue forme per capirlo, le forme che lei valorizzava e metteva in mostra per soddisfare il suo lato esibizionista. Perché diciamocelo, Sabrina un po' esibizionista lo è. I suoi leggings stretti (qualche volta di pelle) che mettevano in risalto le forme del suo culo burroso e le sue generose scollature parlavano chiaro. Le sue enormi tette erano spesso alla mercé di tutti, e non indossava mai il reggiseno, per cui quando camminava potevi vedere le sue tette cozzare l’una contro l’altra, e spesso avevi l’impressione che potessero uscire fuori da quelle scollature oscene e da quelle camicetta abbottonate solo a metà.
   Guardare Sabrina faceva lo stesso effetto che guardare un film hard rigorosamente vietato ai minori di diciotto anni; ti veniva subito duro. Io la guardavo, è vero, ma non ho mai tentato un approccio, perché non avevo abbastanza coraggio per farlo. Però non potete neppure immaginare quanto mi sarebbe piaciuto farlo. Mi sarebbe piaciuto avvicinarmi e dirle: “ciao Sabrina, tu non mi conosci, ma io quando ti vedo perdo la ragione. Tu sei la donna dei miei sogni, il mio desiderio proibito da sempre”. E certe volte chiudevo gli occhi e immaginavo lei che dopo aver ascoltato queste parole mi prendeva per mano e mi portava a casa sua, e facevamo l’amore, e lei per farmi venire mi faceva una colossale spagnola con le sue meravigliose tette. Poi riaprivo gli occhi e mi rendevo conto che quella cosa non sarebbe successa mai.
   Tutto sarebbe rimasto invariato, lei per me non poteva che essere un desiderio irraggiungibile. Eppure Sabrina non era una moglie fedele, quindi un tentativo avrei pure potuto farlo, ma il guaio è che non riuscivo a farmi avanti. Ogni volta che ci pensavo, per esempio quando ero al centro commerciale e lei era al bar a prendere un caffè, mi bloccavo diventando come una statua di granito. Avrei potuto avvicinarmi a lei e magari abbordarla con qualche sistema frivolo, per esempio offrendomi di pagarle il caffè, ma ogni volta mi paralizzavo e non riuscivo a farmi avanti.
   Il fatto che mi faceva più male è che sarebbe bastato veramente poco per farlo, perché mi accorgevo che gli altri uomini ci riuscivano, e lei si lasciava abbordare con una facilità incredibile, tanto che mi veniva da chiedermi come facesse suo marito a sopportare questa cosa. Sabrina era una donna molto socievole, quindi al primo tentativo di rimorchio lei ti dava già il suo numero di telefono, e se ti giocavi bene le tue carte potevi aspirare di certo a una delle sue spettacolari spagnole.
   Sì, Sabrina era una po' puttana, tanto è vero che l’avevano ribattezzata Sabrina Bocca e Culo. Ma questo non intaccava neppure un po' la passione che avevo per lei, anzi, mi confermava maggiormente il fatto che lei era una specie di dea del sesso. Forse era per questo che suo marito sorvolava sull’aspetto zoccolesco (perdonatemi questo neologismo) di sua moglie, perché in fin dei conti a una donna come Sabrina perdoneresti qualsiasi cosa, anche il fatto che non riusciva a fare a meno di andare a letto con altri uomini. La monogamia era per lei un concetto sconosciuto. Ma pur di averla come moglie, a quanto pare suo marito era disposto anche ad accettare questa cosa.
   Ma in fin dei conti, come dargli torto? Anche io al posto suo avrei fatto lo stesso. Avrei accettato volentieri di vederla farsi montare da altri uomini; il fatto di sapere che poi alla fine lei sarebbe rimasta l’angelo del mio focolare mi sarebbe bastato a passarci su.
   Come dicevo all’inizio, io e Sabrina eravamo coetanei, e spesso abbiamo frequentato gli stessi luoghi di aggregazione, e abbiamo avuto anche molti amici in comune, ma lei non si è mai accorta di me, perché io a causa della mia insicurezza sono sempre stato una specie di fantasma, nel senso che seppure stavo in un contesto con altre persone neppure ti accorgevi di me, perché me ne stavo in un angolino buono buono senza dire nulla, soprattutto poi se in questo contesto c’erano delle ragazze. Andavo nel panico più totale. Forse è per questo che non ho mai avuto una donna in vita mia.
   Non so se qualcuno di voi si ricorda di un episodio che ha raccontato il marito di Sabrina, e che si chiama “La prima pasquetta insieme”. È forse uno dei primi racconti pubblicati su questo blog, e risale al lontano duemila e dodici. Ecco il link:
    

   Ebbene, quel giorno c’ero anch’io. Ero stato invitato da un amico che avevo in comune con Sabrina, ma lei probabilmente era troppo impegnata a porcheggiare con tutti i maschietti presenti per accorgersi di me, che me ne ero rimasto in disparte (a causa della mia maledetta timidezza) a guardare la mischia di mani che si accalcavano con voracità sul suo corpo. Sabrina, nonostante alla festicciola ci fossero altre ragazze, dimostrò di essere la vacca ufficiale della situazione, permettendo ai ragazzi di farle cose (tipo sculacciate e palpate energiche alle tette) che le altre ragazze non avrebbero permesso mai e poi mai.

Anonimo.
  

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