sabato 30 dicembre 2017

L'eccezionale rarità del video porno di Sabri. 


   Finalmente la videocassetta finì nelle nostre mani. Chiesi a Sabrina se potevo vederla e lei mi disse che potevamo vederla insieme.
   “Che ne pensi?” mi chiese. “Possiamo organizzare una cena con i nostri mariti e poi potremmo vedere il nastro tutti insieme. Non la trovi una cosa molto eccitante?”.
   “Preferisco vederla subito” le risposi, “da sola. Muoio dalla curiosità, e soprattutto muoio dalla voglia di farmi un ditalino come si deve”.
   “Come vuoi Cinzia. Però chiaramente quando avrai finito dovrai restituirmela. Anche il mio Stefano muore dalla voglia di vederla”.
   “Ma è naturale! La videocassetta è tua di diritto, e Stefano potrà farsi tutte le seghe che vuole guardando la sua mogliettina che si fa montare dai suoi amici”.
   Ma forse è meglio se vi dia alcune delucidazioni sulle mie vere intenzioni. Ebbene, non volevo affatto sgrillettarmi guardando quel nastro. Le mie intenzioni andavano ben oltre la semplice soddisfazione sessuale. Io miravo piuttosto a soddisfare la mia sete di denaro. Vi spiego meglio: ricordate quando Sabrina vi disse che io sono una donna di estrazione popolare, attratta in modo morboso dal denaro? Ebbene, diceva la verità. Il denaro mi eccita, anche se non ne ho bisogno, perché essenzialmente io e mio marito ne abbiamo abbastanza. Ma a me non basta mai, ne voglio sempre di più, anche se poi alla fine non so che farmene, ma anche soltanto il fatto di averli mi basta ad avere una scossa come quando si ha un orgasmo.
   Il sesso e il denaro erano per me i principali motori che azionavano la mia eccitazione. Io vengo dal nulla, vengo da una famiglia di contadini e quindi sono cresciuta in un contesto fatto di privazioni, e non voglio più tornarci, e l’unico strumento in grado di evitare che questo accada è proprio il denaro. Proprio per questo motivo quando mi si è presentata l’occasione di poter ricavare del denaro dalla videocassetta di Sabri ho colto al volo questa possibilità e mi sono messa a lavoro per cercarla.
   Tutto è avvenuto una notte; era il primo giorno che avevo cominciato a lavorare al ristorante di Stefano. Il giorno prima infatti avevo rilevato il cinquanta per cento dell’attività e mi ero messa subito a lavoro. Erano le undici e mezza ed eravamo quasi in chiusura, e io ero andata a fumare una sigaretta nel retro del locale, che spuntava in un vicolo buio dove di solito si portavano i rifiuti della giornata che poi quelli della nettezza urbana venivano a prendere.
   Ebbene, mentre stavo fumando vidi un’ombra avvicinarsi verso di me, e si fermò ad una distanza di sicurezza tale da permettergli di rimanere nel buio, quindi senza che io potessi vederlo in faccia. Infatti non saprei neppure descriverlo. Posso dirvi soltanto che aveva un’impermeabile e un borsalino sul capo.
   “Sei tu Sabrina?” mi chiese.
   “No” risposi. “Sabrina è la moglie del mio socio in affari. Tu chi sei? Fatti vedere in faccia”.
   “Sto cercando una videocassetta” continuò.
   “Che videocassetta?”.
   “Esiste una videocassetta di una gangbang amatoriale di Sabrina. La voglio. A qualsiasi prezzo”.
   A quel punto cominciai a pensare che quella discussione stava diventando molto interessante, e quindi mi venne subito un’idea per cercare di ricavarci del denaro. Dovevo solo trovare quel nastro e venderlo a quel personaggio misterioso. Sembrava un gioco da ragazzi, e non mi interessava quanto fosse losco quell’affare, sapevo soltanto ai soldi che avrei potuto ricavarci.
   “A qualsiasi prezzo?” gli chiesi. “Cosa intendi dire?”.
   “Diecimila euro”.
   “Non bastano baby” feci la sfacciata. Quella faccenda era molto contorta, ma dal momento che avevo deciso di buttarmici dentro tanto valeva alzare la posta in gioco. “Ventimila e la videocassetta è tua”.
   “Affare fatto. Quando sarai pronta lo scambio avverrà al quinto piano del parcheggio a livelli di via Steele”.
   Via Steele era nella zona periferica della città, dove una volta c’erano le acciaierie e che adesso era diventato un luogo di spaccio e di prostituzione. Era la zona peggiore della città, dove nessuno ci andava se non aveva una buona motivazione per farlo. E ventimila euro erano un motivo molto valido.
   Sabrina non avrebbe saputo nulla di quell’affare; non sono così stupida, quindi duplicai il nastro e la copia originale l’avrei restituita a lei e l’altra l’avrei data a quell’uomo senza volto ma tanto folle da voler sborsare ben ventimila euro per un filmetto porno amatoriale.
   E così mi misi in macchina e guidai fino a via Steele. E devo dire che me la stavo anche rischiando molto; quella strada non era certamente l’ideale per una donna sola, con tutte le brutte facce che ci giravano. Non c’era una volante della polizia a pagarla oro. Era il degrado totale, dove avvenivano le cose più inenarrabili. Le persone sane di mente si tenevano sempre alla larga da quella strada. Io invece, accecata dal denaro, avrei fatto qualunque cosa. E così imboccai il parcheggio multi livelli e iniziai a salire verso l’ultimo piano. Notai che c’erano poche auto, e in alcune di queste mi accorsi della presenza di sagome indefinite che nel buio del parcheggio stavano facendo chissà che porcate o chissà quali affari loschi.
   Arrivai al punto designato per lo scambio e lui era lì, sempre nel buio per non farsi riconoscere; era fuori dalla sua macchina e mi stava aspettando con la valigetta piena di denaro che a breve sarebbe stata mia. Spensi il motore della macchina e uscii dall’abitacolo. Gli feci vedere che avevo la videocassetta e lui mi disse che ero stata molto brava e che era stato molto bello fare affari con me.
   “Adesso me lo dici chi sei?” gli chiesi.
   “Che importanza ha?”.
   “Hai ragione. L’importante è aver concluso l’affare. Devi essere proprio pazzo di Sabrina”.
   “Sì, Sabrina è da sempre il mio sogno erotico. La donna che ogni uomo vorrebbe avere come moglie”.
   “Può darsi. Secondo me non è nient’altro che una vacca. Ma questo è solo il mio parere”.
   Dopo lo scambio scappai letteralmente via da quel posto maledetto. E una volta che mi fui allontanata abbastanza mi misi a contare i soldi che c’erano nella valigetta. Erano ventimila euro esatti. Quel folle era stato onesto. Forse ero stata io a non esserlo abbastanza, dal momento che avevo duplicato la videocassetta e quindi adesso ce n’erano in giro due copie, e quindi il nastro aveva perso la sua caratteristica principale: la sua incredibile rarità. Ma lui non poteva saperlo. Lo sapevo soltanto io.

Cinzia.  

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