giovedì 6 settembre 2018

Le emozioni

continuano.

(in foto: Zafira & Cherry Kiss, DDFNetwork.com)


[postato da Moana]

   Io fui la prima a vedere l’imbarcazione della guardia costiera che ci era venuta a riprendere. Ma in principio non feci nulla per segnalare la nostra presenza sull’isola, perché pensai che se lo avessi fatto sarebbe finito tutto, e quindi non avrei più avuto modo di fare l’amore con Barbara, e non sarei più stata la sua schiava del sesso. Tutto sarebbe ritornato alla normalità, io sarei ritornata dal mio fidanzato e lei dal suo, e tutto questo sarebbe stato soltanto un ricordo. E io ne volevo ancora.
   Andai a dirlo a Barbara, che quando le raccontai della barca della guardia costiera e del fatto che non avevo fatto nulla per farmi vedere, lei mi diede uno schiaffone su una guancia che mi fece tremare tutta dall’eccitazione. Ormai me ne aveva dati così tanti che iniziavano a piacermi. E ogni volta che me ne dava uno, dopo un breve istante di dolore, le sorridevo e la guardavo con gli occhi a cuoricino, perché ero cotta di lei.
   “Perché non ti sei fatta vedere?” mi chiese. Era molto arrabbiata.
   “Perché avevo paura che tutto questo potesse finire”.
   “Razza di stupida!” urlò.
   A quel punto Barbara si mise a correre verso la spiaggia, dove appunto avevo visto i soccorsi, e iniziò a sbracciarsi per attirare l’attenzione. E io la raggiunsi e la saltai addosso per farla smettere, e a quel punto iniziammo a darcene di santa ragione. Io ovviamente le presi in gran quantità, perché lei era agile e scattante, e mi riempì di schiaffi, ma anche io riuscii a dargliene qualcuno. Alla fine la guardia costiera ci vide e vennero a prenderci. Era finita. Il sogno erotico si interrompeva, e tutto quello che c’era stato tra di noi sarebbe rimasto soltanto un piacevole ricordo.
   Però nei giorni che seguirono il pensiero di quello che avevo passato con Barbara iniziò a ossessionarmi. Mi svegliavo nel cuore della notte con la sensazione di sentire la sua mano infrangersi contro la mia guancia. E poi a lavoro il nostro rapporto si era completamente stravolto; adesso la stuzzicavo maggiormente, la riprendevo su tutto ciò che faceva, perché il mio intento era provocare una sua brusca reazione, che infatti non si fece attendere. Un giorno la ripresi perché il suo modo di sistemare gli scaffali non mi piaceva affatto, e lei allora mi guardò con gli stessi occhi che aveva sull’isola ogni volta che stava per colpirmi con uno schiaffo. Però non andò oltre; non poteva farlo davanti alle altre commesse. E allora mi chiese gentilmente se poteva parlarmi in privato, e io le dissi di sì. E così ce ne andammo nei locali caldaie del centro commerciale, e dopo esserci appurate di essere sole mi chiese in malo modo se c’era qualche problema.
   “Certo che c’è. Il problema sei tu”.
   A quel punto Barbara mi diede uno schiaffo terribile su una guancia, e io sentii un’altra volta quel brivido che avevo sentito sull’isola, quel calore che proveniva dalle labbra di sotto e che si estendeva fino al cuore, e dopo il dolore iniziale ero praticamente in estasi e lei avrebbe potuto fare di me ciò che voleva. E infatti mi afferrò per i capelli e avvicinò la sua bocca alla mia, e ci baciammo, come avevamo fatto lì, in quel nostro angolo di paradiso. E la mia lingua incontrò di nuovo la sua ed ebbi quella piacevole sensazione che mi dava la sua saliva. La sua bocca mi inebriava, mi dava emozioni che non avevo mai provato con Berni. Forse perché era una novità, non saprei dirvi. Era una bocca nuova, era una bocca di una femmina come me e io volevo restarci attaccata per tutta la vita. 
   Iniziai a vedermi con Barbara anche fuori dall’orario di lavoro. Spesso passavo la notte con lei, in una camera d’albergo vicino alla stazione. D’altronde a casa sua non potevamo farlo, perché c’era il suo fidanzato. A casa mia neppure, perché c’era Berni. Quindi l’unica soluzione era quella lì. Vederci un paio di volte a settimana per la nostra dose d’amore. Inutile dirvi che spesso mi riempiva di schiaffi e insulti, però poi alla fine facevamo l’amore e tutto si sistemava.
   Quella relazione era diventata il nostro piccolo segreto. Però per quanto riguarda il resto tutto rimase invariato; al negozio ero io a comandare, sotto le lenzuola invece era lei. Però poi quando facevo l’amore con Berni ritornavo ad essere io, nel senso che a letto avevo sempre avuto la tendenza a dominare. Insomma, era come se avessi una doppia identità, però la parte di me succube e remissiva veniva fuori soltanto in presenza di Barbara.
   In passato avevo già avuto altre esperienze con delle ragazze, ma più che altro per curiosità, o forse per semplice divertimento, per trasgredire e provare cose nuove. Però questa volta non era semplicemente una trasgressione. Questa volta con Barbara c’era qualcosa che non avevo mai provato prima.
   Una volta venne a trovarla in negozio il suo fidanzato. In verità ci era già venuto altre volte, prima della nostra avventura sull’isola, ma questa volta lei decise di presentarmelo. E io gli strinsi la mano e gli baciai le guance amichevolmente, ma dentro sentii una gelosia irrazionale, perché  volevo Barbara tutta per me. Se solo pensavo a tutte le volte che le leccavo la patatina, la stessa patatina che lui penetrava con il suo cazzo enorme (Barbara mi diceva spesso che il suo fidanzato ce l’aveva molto grosso), e quindi era un po' come leccare anche lui, ma lui non poteva nemmeno sospettarlo. Chissà quante volte le aveva sborrato nella vagina che io baciavo e succhiavo in modo famelico. Eppure io per lui ero soltanto la proprietaria del negozio in cui lavorava la sua fidanzata.
   E allora siccome lei mi aveva presentato il suo fidanzato, io le presentai il mio. Un giorno infatti Berni venne in negozio e gli feci conoscere Barbara. E anche lui ovviamente, non poteva nemmeno sospettare che andavo a letto con lei.
   “Sei molto fortunato” gli disse Barbara, “hai una fidanzata davvero speciale, anche se a volte per come si comporta con noi commesse si meriterebbe due schiaffi”.
   La guardai e mi morsicai il labbro inferiore; soltanto l’idea mi fece eccitare tremendamente.
   “È impossibile” rispose Berni, “perché Moana non è una ragazza che si fa prendere a schiaffi molto facilmente”.
   “Certo” continuò lei facendomi l’occhiolino, e poi mi diede una pacca sul sedere, ma discreta, in modo da non farsi scoprire da lui.
     

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