sabato 15 settembre 2018

L'altalena

dell'amore.

(in foto: AJ Applegate, HardX.com)


[postato da Moana]

   Avere gli occhi bendati e un erezione che ti balla davanti alla bocca e che ti schiaffeggia le guance ti da l’impressione di essere indifesa e sottomessa, e ti annienta, ti fa regredire ad uno stadio animale, perché devi fare a meno di uno dei sensi più importanti, a cui siamo abituati ad affidarci, ovvero la vista. Quindi fui costretta a fare affidamento sugli altri sensi; l’olfatto e il tatto principalmente. Sentivo infatti l’odore del sesso maschile davanti al mio viso, e sentivo la potenza della punta battermi sulle guance. Era come quando da bambini si gioca alla pentolaccia, e ti bendano, e devi picchiare con un bastone su un pupazzo pieno di caramelle, con l’obiettivo di romperlo e di mettere le mani sui tanto agognati dolcetti. E per tutto il tempo ti trovi in uno stato di agitazione terribile, perché non vedi niente, eppure il tuo obiettivo, la tua ricompensa, è proprio lì davanti a te. E tu non sai con precisione dove battere, sai soltanto una cosa, e cioè che desideri ardentemente centrare il bersaglio.
   In quel momento, con lo stesso grado di agitazione, io cercavo con la bocca la trave che mi stava picchiettando sul viso. E il fatto che non riuscivo a prenderla mi stava mandando al manicomio. Ero praticamente incapace di intendere e di volere. In realtà una cosa la volevo: volevo lui. E allora lo cercavo in modo ossessivo, con la bocca spalancata, e agitandomi come in preda ad una crisi isterica. E lui me lo negava. Cercai più volte di afferrarlo con le mani, di bloccarlo, ma lui puntualmente me le allontanava facendomi capire che dovevo stare buona e lasciare che il gioco lo conducesse lui.
   “Ti prego, dammelo” lo implorai. “Mettimelo in bocca. Che stai aspettando?” ma lui non mi rispose. Non mi sembrava neppure Berni. Avevo l’impressione che non era il suo il membro che mi stava ballando davanti alla bocca, perché ogni volta che mi batteva su una guancia sentivo la sua grandezza, e avrei giurato che non era delle stesse dimensioni di quello del mio fidanzato. Ma probabilmente era una mia impressione, perché bendata tutto mi sembrava diverso. Perché quando non vedi le cose tutto ti sembra più grande.
   E poi Berni non mi avrebbe mai presa a schiaffi col suo batocchio, perché conoscendolo avrebbe certamente pensato che era una cosa irrispettosa da fare. Lui mi aveva sempre rispettata. Ero sempre stata io a chiedergli di farmi certe cose; per esempio prima di farmi una cumshot ci era voluto del tempo. Ero stata io a chiederglielo per la prima volta, i primi tempi che stavamo insieme, e lui in principio mi rispondeva che non gli andava di farlo, perché gli sembrava una cosa irrispettosa. Poi però ero riuscita a convincerlo che se ero io a chiederglielo non c’era niente di irrispettoso. E anche per quanto riguarda il sesso anale, ero stata io a convincerlo a penetrarmi il buco di dietro, altrimenti di sua iniziativa non lo avrebbe mai fatto.
   E adesso mi stava facendo quella cosa, di sua iniziativa. Era molto strano. Per questo dico che non mi sembrava lui. Ma forse il fatto che fossi bendata lo faceva sentire autorizzato a farmi qualsiasi porcata. Poi ad un certo punto finalmente mi afferrò per i capelli e mi ficcò il membro in bocca fino in gola e iniziò a chiavarmi oralmente fino quasi a impedirmi di respirare. Sentivo le spinte del suo bacino contro di me, le sue palle che sbattevano sotto il mio mento, e gli occhi sotto la benda iniziarono a lacrimarmi. Dopo un bel po' di stantuffate mi lasciò andare, così fa darmi l’occasione di poter riprendere fiato. Ero affannata come se fossi stata troppo tempo sott’acqua.
   Mi fece alzare, sempre tenendomi per i capelli. Non ci capivo nulla, il fatto di non vedere niente mi rendeva incapace di prendere qualsiasi iniziativa, e anche la mancanza di ossigeno a cui ero stata sottoposta per una manciata di secondi mi aveva resa inservibile. Però ero sua, praticamente un buco da fottere a suo piacimento, e mi diede una sculacciata, e il rumore del palmo della sua mano che si infrangeva sulla mia natica riecheggiò sulle pareti del soggiorno come uno sparo. Poi fece una cosa che mi fece dubitare ancora una volta di trovarmi di fronte a Berni; mi sollevò con le braccia e mi infilò la sua erezione nella patatina, e iniziò a scoparmi in quel modo, a mezz’aria, come se fossi una bambola di pezza. Dove caspita aveva preso tutte quelle forze per fare una cosa del genere? Insomma, era una posizione che si vedeva soltanto nei film hard, e lui la stava praticando come se niente fosse, e io ormai ero cotta, sbrodolavo tutta, e non riuscivo a dire una parola, soltanto rantoli di piacere, come quelli di un’animale agonizzante. Era proprio una dolce agonia. E dopo avermi pompato la fighetta per un paio di minuti decise di cambiare buco e di passare al condotto anale, così lo tirò fuori e lo indirizzò contro quello che io avevo ribattezzato “il buchetto del peccato”. Entrò dentro senza troppe difficoltà, ma ormai ero quasi sicura che non era lui. Era troppo grosso per essere Berni. Sentivo il suo diametro mentre saliva su per il mio buco del culo, e non poteva essere lui. Non è che Berni ce l’aveva piccolo, era nella norma, ma ciò che avevo nel retto era di dimensioni considerevoli. Per cui c’era qualcosa che non andava.
   “Amore mio, ma cosa ti succede? Hai fatto un trapianto di cazzo per caso?” gli chiesi divertita, ma lui non mi rispose. “Berni, perché non mi rispondi? Ti ho fatto una domanda”.
   A quel punto mi tolsi la benda dagli occhi e fui investita da un forte senso di smarrimento. Chi era l’uomo che mi stava tenendo a mezz’aria e che mi stava chiavando il condotto anale? Ero così sorpresa che non riuscivo nemmeno a dare un senso a quello che stava accadendo. Mi limitavo a guardare con gli occhi spalancati l’adone che mi stava possedendo, e lui mi sorrideva, e allo stesso tempo mi penetrava, tenendomi le braccia sotto le cosce e facendomi dondolare come se fossi su un’altalena. L’altalena dell’amore.
   Lui era bello, bello come un colosso di marmo, con i pettorali scolpiti, le braccia muscolose e la carnagione olivastra. Berni era lì accanto a noi, anche lui era nudo e aveva un erezione, e ci guardava, e ci stava scattando delle fotografie. E si limitò soltanto a dire: “sorpresa!”. Dopodiché venne a mettersi dietro di me e mi penetrò anche lui, anche lui nel buco del culo, e provai per la prima volta nella mia vita una doppia penetrazione anale. E sentivo che stavo quasi per svenire. Due cazzi in culo era davvero una notevole sfida per il mio corpo.

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