giovedì 13 settembre 2018

Il maiale

che è in me.


[postato da Berni]

   Ultimamente Moana era molto fredda quando faceva l’amore con me. Non era più la stessa, perché prima quando lo facevamo lei era una vera esplosione di passione; ci metteva anima e corpo, e invece da un po' di tempo ci metteva soltanto il corpo, ed era quasi come fare l’amore con una prostituta. Percepivo che c’era qualcosa che non andava, che lei lo faceva solo per accontentarmi. Così decisi di parlarne con sua madre.
   A qualcuno sembrerà strano, ma con Sabrina ho sempre avuto un rapporto speciale. Con lei potevo parlare liberamente, anche per quanto riguarda la vita intima che avevo con sua figlia. Lei mi ascoltava con molta attenzione, e poi alla fine mi diceva sempre la sua opinione, che nella maggior parte dei casi era quella giusta. In quel periodo era ancora in vacanza con i due papà di Moana, per cui dovetti telefonarla. E parlai con lei molto a lungo, esponendogli i miei dubbi e le mie perplessità. Alla fine mi disse che era tutta questione di stimoli.
   “Stimoli?” le chiesi.
   “Sì, stimoli. Moana ha bisogno di essere stuzzicata. Non puoi proporle sempre il solito piatto di minestra, sennò prima o poi si annoierà e andrà a mangiare in un altro ristorante. Sono stata chiara?”.
   “Beh, più chiara di così… ma cosa dovrei fare?”.
   “Libera la tua fantasia. Rendila felice. Tira fuori il maiale che è in te”.
   Dopo quella telefonata cercai di capire cosa potevo inventarmi. Andai alla ricerca del maiale che era in me, come mi aveva detto Sabrina. E alla fine mi venne un’idea. Certo che avrei avuto bisogno di una buona dose di coraggio per farlo. E chi mi assicurava che avrebbe funzionato? L’unica cosa era provarci. E così organizzai la serata; parlai con la babysitter e le chiesi di tenersi nostra figlia per un paio d’ore. Comprai delle candele profumate, del vino buono e misi della musica jazz in sottofondo, quella dei Weather Report. Ultimamente il jazz era diventata la mia passione, una passione che Moana non capiva.
   Quando rientrò a casa io ero così teso che non riuscivo nemmeno a respirare. Forse il maiale che era in me aveva preso il sopravvento, e davvero non riuscivo nemmeno a immaginare qualche sarebbe stata la reazione di Moana. E il fatto di non saperlo mi rendeva irrequieto. E lei poi sembrava proprio non averci voglia di fare una porcata; era stanca, o perlomeno era quello che voleva farmi credere. E mi disse che non era il caso di continuare quella cosa che volevo fare, anche se in realtà non sapeva neppure di cosa si trattava.
   Stavo per tirarmi indietro e lasciar perdere, quando poi ad un certo punto ebbi l’impressione di sentire la voce di sua madre che mi diceva di tirare fuori il maiale che era in me. E allora mi alzai dal divano e tirai fuori una benda che avevo comprato in un sexy shop, una benda nera che avrei messo sul viso di Moana. Le dissi di rilassarsi, e lei mi diede l’impressione di essere un po' perplessa, e anche un po' infastidita. A quel punto iniziai a spogliarla, ma con delicatezza, senza fretta; le sbottonai gli hot pants di jeans, che avevano quattro bottoni a vista, li feci uscire dalle asole, e una volta aperti glieli feci scendere alle caviglie, e lei se ne liberò alzando prima un piede e poi l’altro. Moana sotto agli hot pants aveva un perizoma mozzafiato, verde acqua, con un esile filo che passava in mezzo alle natiche, e che si nascondeva in mezzo alla carne fino quasi a non vedersi più. Infilai due dita nei bordi e lo feci scendere alle caviglie come avevo fatto con i pantaloncini. Adesso era nuda dalla vita in giù, quindi toccava alla parte di sopra, dove c’era una camicetta bianca i cui orli arrivavano un po' più sotto dell’ombelico. Iniziai a sbottonargliela standole dietro; avevo già un erezione, che in quel momento era premuta contro il suo culo divino. Ma nonostante questo lei non mi diede alcun segnale di eccitazione. Mi stava lasciando fare tutto con una freddezza davvero inusuale.
   Arrivai all’ultimo bottone e la camicia si aprì mettendo a nudo le sue tette. Gliela tolsi e a quel punto mi allontanai da lei, lasciandola lì in piedi al centro del soggiorno, completamente nuda e con gli occhi bendati. E lei rimase ferma ad aspettare quello che sarebbe successo, con un’indifferenza che certamente non avevo preventivato.
   “E adesso cosa vuoi fare?” mi chiese.
   “Voglio fare l’amore” le risposi.
   “E allora perché ti sei allontanato?” Moana alzò le braccia invitandomi ad andare da lei. “Vieni qui”.
   “Tieni le braccia giù. Adesso arrivo”.
   “Ok”.
   Moana era indifesa, si era lasciata completamente andare e praticamente potevo farle ciò che volevo. Ma era veramente così? Potevo veramente osare tanto? Ero molto nervoso per quello che stavo facendo, perché mi chiedevo se fosse la cosa giusta. A breve un altro uomo si sarebbe impossessato di lei, facendogli credere che in realtà ero io, e lei non si sarebbe accorta di niente, perché un cazzo è un cazzo, quindi quando lo avrebbe preso in bocca e poi nei buchi non avrebbe notato la differenza. E infatti non se ne accorse. Lui le andò dietro, era nudo e aveva già un erezione considerevole, e gliela mise in mezzo alle natiche, e con le mani gli prese le tette e gliele strinse una contro l’altra, e nel frattempo con la bocca iniziò a tempestarle il collo di baci. E lei cominciò a mugolare di piacere e a strofinare il culo contro la sua erezione.
   Vidi lui afferrargli i capelli e tirargli la testa leggermente indietro e lei ebbe un sussulto. Non si aspettava di essere presa in quel modo, ma doveva essere di suo gradimento perché non cercò in nessun modo di ribellarsi. Poi la fece inginocchiare e le mise il cazzo davanti alla bocca, prima schiaffeggiandola sulle guance, e lei a quel punto sembrava aver perso completamente ogni freno, perché vedevo che con la bocca spalancata lo cercava, cercava il membro che stava battendo sul suo viso, cercò di afferrarlo con le labbra, ma gli sfuggiva in continuazione. Lo stava facendo apposta. Moana doveva guadagnarselo. Doveva dimostrargli di volerlo, più di ogni altra cosa al mondo, e allora lei lo cercò in modo famelico, quasi come un animale affamato che sente l’odore della preda. Muoveva la testa con la bocca spalancata in cerca del suo pezzo di carne che l’avrebbe saziata, ma senza trovarlo, e questa attesa non faceva che aumentarle l’appetito e l’insofferenza. Iniziò a volerlo così tanto che per lei diventò una specie di ossessione. Lo sentiva sbattere sulla faccia con tutta la sua potenza, ma non riusciva ad afferrarlo. Doveva averlo a tutti i costi, altrimenti sarebbe sicuramente impazzita. 
    

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