sabato 29 settembre 2018

Mia madre, facile preda

di ogni pervertito della società.

(in foto: Ava Addams, PureMature.com)


[postato da Rocco]

   Mia madre si accorse di noi e si avvicinò al nostro tavolo, e allora mi alzai per salutarla e lei mi strinse in uno dei suoi caldi abbracci. Sentivo le sue enormi tette premermi contro il petto; le erano uscite un’altra volta fuori dalla giacca che indossava. L’aiutai a rimettergliele dentro, e lei sbuffò dicendomi che non le davano tregua. Uscivano continuamente fuori. E allora io le dissi che vestita in quel modo era più che normale che il seno cercasse di sfilare fuori al minimo movimento.
   “Cosa vuoi che ti dica? È la divisa per lavorare in sala che tuo padre mi ha chiesto di indossare. Dice che così i clienti sono più felici”.
   “Certo che sono felici” risposi divertito. “Hanno l’occasione di vederti mezza nuda, chi non sarebbe felice?”.
   “Tesoro mio” mi disse accarezzandomi il viso, “quanto sei dolce”.
   “E poi papà pur di sfoggiarti come un trofeo farebbe qualsiasi cosa”.
   “Questo è vero”.
   A quel punto Arianna si alzò in piedi e salutò mia madre dicendole che non era cambiata per niente. Era sempre la stessa di vent’anni fa. Allora lei rimase senza parole, e si limitò a fissarla quasi come se stesse cercando di fare mente locale e quindi di capire per quale motivo Arianna  le aveva detto quella cosa.
   “Scusami, ci conosciamo?” le chiese.
   “Proprio non ti ricordi di me, vero? Sono Arianna. Abbiamo fatto le superiori insieme”.
   Dopo qualche attimo di esitazione mia madre riuscì a ricordare.
   “Ma certo!” esultò e poi le baciò le guance. “Perdonami. Come ho fatto a non riconoscerti subito?”.
   Non finirò mai di stupirmi di quanto possa essere piccola la nostra città, che era una città solo sulla carta, ma poi alla fine era un paesone dove tutti conoscevano tutti. Il discorso è che il nostro municipio, se si vuole essere obiettivi, aveva un centro molto piccolo, e poi si estendeva tutto in periferia. La periferia infatti era sterminata, però per quanto riguarda il centro, potrei dire senza troppi fronzoli che era una specie di buco di culo. E quindi non c’era da stupirsi più di tanto del fatto che Arianna conoscesse mia madre, e che addirittura avessero frequentato la stessa scuola. D’altronde erano coetanee.
   Quindi, essendosi ritrovate, colsero l’occasione per rinvangare il passato, e quindi per chiedersi a vicenda dell’evoluzione delle proprie vite. Fino a quando poi mia madre arrivò al punto della questione, ovvero chiese ad Arianna il motivo per cui era in mia compagnia.
   “Ti sembrerà strano, ma io sono stata l’insegnante di inglese di tuo figlio. Tu forse non lo sai, perché alle riunioni con i professori non ci venivi mai. Ricordo però che ci veniva tuo marito”.
   “Sì, in effetti ammetto di non esserci mai venuta, perché ero troppo impegnata col mio negozio”.
   “Che strano” disse Arianna. “Il tuo Rocco è stato un mio allievo per ben cinque anni, e io neppure lo sapevo”. 
   “Sì, è assurdo. Ma continuo a non capire il motivo per cui sei in sua compagnia”.
   Mia madre iniziò a farsi insolitamente sospettosa, e forse anche un po' gelosa. Forse perché voleva molto bene alla mia fidanzata; considerava Beatrice come una figlia, per cui l’idea che io potessi tradirla probabilmente la infastidiva. E allora Arianna le spiegò che dopo che io avevo terminato la scuola, tra me e lei era rimasto un rapporto di stima e di amicizia. Per cui ogni tanto era nostra abitudine vederci e passare qualche ora insieme.
   “E cosa fate di solito quando vi vedete?” le chiese.
   “Sabri, lo so che potrà sembrarti strano, ma io voglio bene a tuo figlio quasi come se fosse il mio”.
   “Sì, ma non lo è” l’atteggiamento di mia madre sembrava essere cambiato da un momento all’altro. Adesso sembrava quasi in posizione d’attacco. C’erano tutti i presupposti per una poderosa lite.
   “Sabri, tu non puoi comprendere quanto può legarsi un insegnante ad uno dei suoi allievi più meritevoli”.
   “No, in effetti non lo so. Ma parliamo d’altro. Cosa vi porto da mangiare?”.
   “Fai tu mamma, per noi va bene qualsiasi cosa”.
   Mia madre ritornò in cucina, dove probabilmente mio padre era sommerso dal lavoro. Quella sera il ristorante era particolarmente pieno. Arianna era un po' tesa per quello che era appena successo. Le dissi che non avrei mai immaginato che lei e mia madre fossero state compagne di scuola. E lei mi rispose che non erano mai state particolarmente legate, perché a lei non piacevano le persone di cui mia madre era solita circondarsi. Avevano sempre frequentato comitive diverse, anche se in un paio di occasioni avevano avuto modo di trascorrere del tempo insieme.
   “Perché non ti piacevano gli amici di mia madre?” le chiesi.
   “Perché non avevano alcun rispetto per lei, e per le ragazze in generale. Ma soprattutto per tua madre. Non so se dovrei parlarne con te, perché sono cose che in qualche modo potrebbero ferirti”.
   “Non ti preoccupare. Ho già sentito abbastanza storie davvero poco edificanti sul conto di mia madre, per cui sono pronto a tutto”.
   E allora mi raccontò che mia madre era solita frequentare una comitiva tutta al maschile, i quali la trattavano come un vero e proprio giocattolo con cui divertirsi. Al centro di questa comitiva c’era Giuliano, il papà biologico di mia sorella Moana, di cui mia madre era follemente innamorata. E lui consapevole di quanto lei fosse innamorata di lui, ne faceva ciò che voleva. Spesso la cedeva o comunque la condivideva con gli altri, e per lei andava bene, perché lei avrebbe fatto qualunque cosa lui le avesse chiesto di fare.
   In quel periodo mia madre si era conquistata il soprannome che conoscono tutti, ovvero Sabrina Bocca e Culo, perché appunto dava il culo e la bocca a chiunque. Ormai era entrata in un vortice che l’avrebbe segnata per sempre. Aveva cominciato ad avere rapporti anche al di fuori della comitiva. Spesso andava a letto con uomini conosciuti per caso, uomini che la abbordavano per strada, spesso erano uomini adulti e anche sposati. E si dava via senza ritegno, perché ormai era senza freni. Giuliano l’aveva trasformata in una bambola del sesso, e per lei fare l’amore anale e orale era diventata una cosa naturale, e allora aveva cominciato a farlo con chiunque, senza pensare alle eventuali conseguenze morali e soprattutto sanitarie.
   “Forse non dovrei dirtelo, ma tua madre mi faceva un po' pena. Era facile preda per ogni pervertito della società. Tua madre si era trasformata in un oggetto”.

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