sabato 8 dicembre 2018

Ancora un po' di Miriam

prima della partenza. 

(in foto: Natalie Mars, My TS Stepmom, Transsensual.com)


[postato da Rocco]

   Era una calda notte piena di stelle, e io e Miriam eravamo sdraiati sull’amaca del giardino, abbracciati l’uno all’altro, a goderci il torpore che viene dopo aver fatto l’amore. Il suo corpo mascolino era aggrappato al mio, e ogni tanto mi baciava le labbra, e io le accarezzavo un braccio e nel frattempo guardavo verso la finestra della camera da letto della villetta a schiera che io e Beatrice avevamo preso in affitto. Lei era lì, insieme al fidanzato di Miriam, e stavano facendo l’amore, ininterrottamente da circa tre quarti d’ora. I loro rantoli di piacere giungevano fino a noi, ma senza disturbarci.
   Ad un certo punto il mio membro raggiunse nuovamente l’erezione; Miriam se ne accorse e mi sorrise, e poi con una mano lo afferrò e iniziò a menarmelo, ma delicatamente. Era più un massaggio in realtà. Avevo di nuovo voglia di entrare nel suo buco del culo, ma allo stesso tempo quella posizione, con lei avvinghiata al mio corpo che mi toccava nelle parti intime, era una cosa a cui non avrei rinunciato per nulla al mondo. Poi lei ad un certo punto mi guardò con i suoi luminosi occhi azzurri e mi chiese se avevo voglia di fare quello che stavano facendo loro, cioè l’amore.
   “Sinceramente mi va bene così” risposi, e lei mi sorrise perché anche a lei andava bene così. Se volevo fare l’amore lei lo avrebbe fatto volentieri, ma era più contenta di rimanere sull’amaca, in quella posizione a coccolarci come due innamorati.
   “In fin dei conti anche questo è fare l’amore” disse.
   Aveva proprio ragione; anche stare nudi abbracciati l’uno all’altro, distesi su un’amaca sotto ad un cielo pieno di stelle, anche questo voleva dire “fare l’amore”, anche se non vi era alcuna penetrazione. Avrei sentito molto la mancanza di Miriam. Il giorno dopo io e Beatrice saremo ritornati a casa, e quindi Miriam sarebbe stata per me soltanto un bellissimo ricordo. E allo stesso modo Marco per mia moglie. 
   “È stato bello incontrarti” le dissi.
   “È stato bello anche per me. È difficile incontrare uomini sensibili come te. La mia vita è costellata di uomini sbagliati. A parte Marco, s’intende. A diciotto anni ho avuto la mia prima relazione seria, ma anche in quel caso era l’ennesimo uomo sbagliato. Ero sempre fatta in quel periodo. Cocaina e alcol, tutti i giorni. E lui, un ricco industriale più grande di me di venticinque anni, me ne procurava in grandi quantità, e io per farlo contento gli davo il culo. È stato un anno terribile. Ero il suo giocattolo, e lui mi dava ciò di cui avevo bisogno. Poi sono riuscita a disintossicarmi, e l’ho mollato. Ero stufa di essere la sua bambolina del sesso. Ed ero stufa di essere sempre fatta”.
   “Miriam, questa è una storia davvero triste”.
   “Lo so. Ma che ci vuoi fare? Poi dopo ho avuto molte altre fugaci avventure, niente di serio, solo sesso, fino a quando poi ho conosciuto Marco. Adesso sono felice. O almeno credo. Certe volte ho come l’impressione che anche lui mi tratta come una bambolina del sesso”.
   Guardammo di nuovo verso la finestra della camera da letto; i nostri partner stavano ancora chiavando come due indemoniati. In questo si somigliavano molto. Per loro il sesso era indispensabile. Per me e Miriam forse no. Era questo che ci accomunava. Per noi l’importante era l’amore. In ogni modo finirono di darci dentro a notte fonda. Io e Miriam ci eravamo ormai addormentati sull’amaca. Mi svegliai prima io; stava albeggiando, e lei era ancora avvinghiata al mio corpo, e teneva la testa su una mia spalla, e io le baciai la fronte nascosta dai capelli. Prima di addormentarci mi aveva fatto godere con la mano, infatti avevo il mio sperma rappreso sulla pancia.
   “Mi mancherai Miriam” sussurrai, anche se lei non poteva sentirmi, perché dormiva ancora. E dormivano anche Marco e mia moglie, forse anche loro abbracciati l’uno all’altro, dopo una notte di grande passione.
   Alle dieci del mattino eravamo già sulla strada per l’aeroporto. Si ritornava a casa, e dell’avventura con Marco e Miriam sarebbe rimasto soltanto un piacevole ricordo, che per quanto mi riguarda avrei ricordato con nostalgia. Chissà, forse io e Bea avremmo avuto altre esperienze simili, ma di certo una come Miriam non l’avrei trovata da nessun’altra parte. Lei era veramente speciale, e forse non dovrei dirlo per non ferire i sentimenti di mia moglie, ma era come se lei fosse il prototipo della mia partner ideale. Era quello che avevo sempre cercato in ogni donna che avevo avuto. O forse mi sbagliavo. Forse a farmi pensare queste cose era soltanto il fugace invaghimento di una notte. Forse avevo la tendenza a innamorarmi troppo facilmente, chissà.
   In aeroporto comprai delle riviste di gossip un po' per tenermi aggiornato sullo scandalo che aveva coinvolto Beatrice, e un po' per cercare di dimenticare Miriam.
   La notizia era ancora fresca, e quindi ne parlavano tutti, anche perché il calciatore che era stato paparazzato, mentre appunto Bea gli faceva un lavoro di bocca, era uno molto stimato. E poi tutti cercavano il sex-tape. Girava voce infatti di un sex-tape in cui si vedeva mia moglie che si faceva ingroppare dal concorrente di un reality show. E quindi tutti quanti lo volevano vedere, ma nessuno ce l’aveva.
   “Ma insomma, si può sapere chi ce l’ha questo sex-tape?” domandai a mia moglie.
   “Te l’ho detto, ce l’ha Romualdo. Se vuoi vederlo vallo a chiedere a lui”.
   “Che moglie puttana che c’ho” dissi tra me e me.
   “Lo sapevi benissimo che non sarei stata una moglie fedele, quindi smettila di borbottare”.
   Aveva ragione, le regole erano state chiare fin dal principio.

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