martedì 7 marzo 2017

Il primo "bacio".


   Dopo aver assistito a quella scena davvero misera Fabio era veramente a pezzi, e ogni tanto sbottava a piangere. Però io in fin dei conti pensavo che se l’era meritato. Insomma, non puoi fare lo stronzo con un’altra ragazza e poi pretendere che la tua fidanzata te la faccia passare liscia. E così ce ne andammo a casa, ma siccome Fabio non se la sentiva di rimanere da solo chiese a Moana se poteva andare a dormire da lei, e lei disse di sì. Ma a quel punto la mia gelosia si fece sentire. Fabio a dormire a casa della mia fidanzata? E allora mi impuntai e dissi che se ci andava lui ci sarei andato anche io. Non li avrei lasciati da soli per nulla al mondo, soprattutto dopo aver visto Fabio in erezione sulla spiaggia insieme a Moana. Era chiaro che provava nei suoi confronti una certa attrazione, e quindi era impossibile che non ci avrebbe provato con lei. Quindi se voleva andare a dormire a casa della mia fidanzata potevo pure accettarlo, ma dovevo esserci anche io per tenerlo sotto controllo.
   E così ce ne andammo tutti e tre a casa sua. I suoi genitori dormivano, d’altronde erano le tre del mattino. Per non fare rumore ce ne restammo in terrazza, seduti su delle sdraio ai bordi della piscina, dove Fabio potette sfogarsi per tutto il tempo, piangendo e continuando a ripetere che non riusciva a capire del perché Carla si fosse comportata in quel modo. Moana cercò di tranquillizzarlo accarezzandogli i capelli, e lui le teneva una mano su una gamba e ogni tanto gliel’accarezzava. Con la scusa di aver avuto una bella batosta poteva accarezzare le cosce della mia fidanzata indisturbato.
   “Credi che il fatto di accarezzare le cosce della mia fidanzata possa farti sentire meglio?” gli chiesi indispettito.
   “Berni, non è come credi” mi rispose. “Non lo faccio con malizia. Ho soltanto bisogno di affetto”.
   “Quello che è successo è tutta colpa tua” gli dissi. “Sei stato tu a portare Carla a fare quel gesto estremo. Oggi in spiaggia non facevi altro che abbracciare e toccare Moana dappertutto. Cosa credi, che io e Carla non ce ne siamo accorti?”.
   “Sai Berni, io credo di essere ancora molto innamorato della tua fidanzata. Ogni volta che facevamo l’amore lei riusciva sempre a rendermi felice. E io avevo sempre voglia di farlo, e lei mi accontentava sempre. Lei è stata la prima a concedermi anche il suo condotto anale, e io l’ho reso mio, penetrandolo più e più volte” mentre diceva queste cose allungò una mano verso la figa di Moana palpandola con decisione, e lei ebbe un sussulto balzando in piedi.
   “Ehi ehi!” urlò. “No Fabio, non è giusto quello che stai facendo. Adesso appartengo ad un altro ragazzo, e quindi non puoi avermi più. Mettitelo bene in testa”.
   “Moana, ti prego. Ho tanta voglia di montarti”.
   “Fabio, non insistere” continuò lei. “Non costringermi a metterti alla porta”.
   “Ma allora non ti rendi conto? Me lo devi. È colpa tua se Carla si è comportata così. Sei stata tu a farla ingelosire, e adesso devi accontentarmi se vuoi farti perdonare”.
   A quel punto Moana lo prese per il braccio e lo portò con la forza verso l’entrata di casa, e gli disse di non farsi più vedere. Lui cercò di riparare dicendo che lo aveva frainteso, ma ormai era troppo tardi. La mia fidanzata aveva preso la sua decisione. Doveva andarsene.
   “Come ti permetti di incolparmi di una cosa di questo genere?” gli domandò, e lo fece uscire di casa sbattendo la porta, e poi ritornò sul terrazzo visibilmente inferocita. “E io che gli ho dato anche il culo. Non posso credere che abbia detto una cosa del genere”.
   Ero incantato da tanta determinazione da parte di Moana, e anche dal suo modo di difendersi. Aveva messo Fabio alla porta senza problemi. Moana non aveva bisogno di nessuno, era totalmente indipendente, capace di farsi rispettare, e lo aveva appena dimostrato. Ero proprio sorpreso dalla sua capacità di tirare fuori le unghie quando ne aveva bisogno, e allora capii che era sì una gnocca colossale, ma non era docile e ammaestrabile come una di quelle bamboline bionde tutte cosce e niente cervello. Moana oltre alle cosce aveva anche un carattere che era davvero sconsigliabile mettere alla prova.
   Si venne a stendere sulla sdraio accanto a me e mi guardò come spesso faceva lei, cioè fissandomi a lungo ma senza dirmi niente, quasi come se si aspettasse da me un commetto su quanto era appena accaduto. Le dissi che aveva fatto bene, e allora lei, come se già si fosse dimenticata di ciò che aveva fatto, mi domandò qualcosa che mi fece tremare tutto d’eccitazione.
   “Sai, stavo pensando che da quando stiamo insieme non mi hai mai dato neanche un bacetto”.
   “Ma se ci siamo baciati un sacco di volte”.
   “Non qui” e si toccò le labbra, “io intendo qui” e poi aprì le gambe e con un dito si toccò all’altezza della fighetta.
   Sì, in effetti non l’avevo mai fatto, e non vedevo l’ora di farlo. Così le sbottonai gli hot pants e l’aiutati a toglierglieli, poi le sfilai il perizoma.
   “Coraggio, datti da fare” mi disse.
   A quel punto mi avvicinai alle sue labbra di sotto e iniziai a leccargliele. Era una sensazione paradisiaca, Moana aveva un sapore speciale. Non so com’era il sapore che avevano le altre ragazze, perché era la prima volta che facevo una cosa del genere, ma ero certo che quello di Moana era unico, perché apparteneva al corpo di una delle ragazze più desiderate della città. Magari non ero il primo ad assaggiarla, e forse non sarei stato l’ultimo, ma ero certo che il suo odore era al di sopra di ogni altra ragazza. E mentre la facevo godere lei ansimava facendomi capire che stavo facendo un ottimo lavoro. Poi ad un certo punto mi afferrò per i capelli e mi spinse la fighetta contro il viso, quasi come se volesse soffocarmi, e mi riempì la bocca dei suoi umori e di qualche peletto biondo che aveva sull’inguine. La feci venire e a quel punto ci spogliammo del tutto in modo frettoloso, perché né io né lei avevamo voglia di perdere tempo, volevamo fare l’amore, subito. E allora Moana mi spinse sulla sdraio, e io caddi sulla schiena con le gambe oscenamente aperte e il cazzo fieramente eretto.
   “Non ti muovere” mi disse.
   E poi la vidi correre via e ritornare dopo una manciata di secondi con un profilattico. Lo scartocciò e me lo srotolò lungo tutta l’asta. A quel punto mi si mise sopra a cavalcioni infilandosi la mia erezione dentro fino alle palle. Mi mise le mani sul petto e iniziò a cavalcarmi senza ritegno, guardandomi fisso negli occhi come suo solito. Avevo una gran paura che i genitori potessero svegliarsi e beccarci mentre lo stavamo facendo, e allora guardavo continuamente in direzione della porta finestra che dava nel soggiorno. Moana invece non sembrava porsi affatto quel problema, e continuava a fare su e giù sul mio corpo. Ad un certo punto mi afferrò le mani e se le portò alle tette, invitandomi a palpargliele.
   “Che bel cazzo che c’hai” mi disse ad un certo punto. “Dimmi che sono la tua zoccola”.
   “Moana, dici sul serio? Non credi che sia un po' irrispettoso?”.
   “Dipende da come lo dici. Se lo dici con amore non lo è. Dai dimmelo. Dimmi che sono una grandissima zoccola”. 
   “Sei la mia zoccola” dissi con un filo di voce.
   “Non ho sentito bene” urlò lei avvicinando il suo viso a qualche centimetro dal mio. “Fammi sentire meglio. Cosa sono io?”.
   Sentii che stavo per cominciare a sborrare, e a quel punto urlai quello che voleva sentirsi dire.
   “Sei una grandissima maiala! Sto venendoooo!”.
   Mentre il preservativo si riempiva del mio seme, davanti a noi stava succedendo qualcosa. Sentimmo un rumore di piante che si muovevano, come se ci fosse qualcuno lì nel buio. E allora Moana si girò di scatto verso la fonte di quel sonoro fruscio, e ci accorgemmo che qualcuno aveva appena scavalcato la recinzione del giardino.
   “Rocco! Non puoi usare la porta d’ingresso come fanno tutti? Perché scavalchi?”.
   “Ho dimenticato le chiavi” era il fratello di Moana. “Scusate se vi ho interrotto”.
   “Non ti preoccupare, tanto siamo già venuti”.

Berni.

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