sabato 25 marzo 2017

Il debutto della Vacca.


   Mio fratello Rocco mi aveva invitato al debutto della sua donna. A quanto pare aveva chiesto al mio papà biologico di farla assumere nel suo strip bar. Così decisi di accettare l’invito, e ci andai insieme al mio Berni. Per l’occasione indossai un vestitino porchissimo, molto corto e con uno scollo sul davanti che mi arrivava fino all’ombelico. Le mie tette ci provavano continuamente a fare capolino fuori, e io ero costretta a coprirle per non dare spettacolo. In macchina Berni ebbe voglia di succhiarmele, infatti lungo il tragitto per andare allo strip bar dovemmo fermarci, e lui con la bocca agguantò i miei capezzoli succhiandoli avidamente. C’aveva proprio voglia. Gli dovetti fare un pompino per farlo calmare. Dopo averlo fatto sborrare con la bocca ripartimmo.
   Arrivammo alle dieci, il locale era già bello pieno. Per fortuna avevo telefonato al mio papino biologico per farmi riservare un tavolo. Lui mi aveva risposto che io non avevo bisogno di prenotare proprio nulla, perché un tavolo per me e Berni c’era sempre. Con mia grande sorpresa la mia presenza non passò inosservata. Ritrovai molti clienti abituali di quando lavoravo lì. Molti di loro vennero a salutarmi e a chiedermi quando sarei ritornata ad esibirmi. Purtroppo dovetti deluderli dicendo loro che ormai avevo cambiato lavoro, e che ormai soltanto il mio futuro marito poteva vedermi nuda.
   Tutte quelle attenzioni verso di me mi fecero sentire una diva. Avevo dimenticato quanto era bello essere coccolata da tutti quegli uomini.
   “Tesoro, ti va se ordiniamo da bere?” mi chiese Berni.
   “Assolutamente sì. L’unica cosa che ho bevuto fin’ora è stata la tua sborra in auto. Lo sai che adoro farlo, ma sarei felice se potessi bere anche qualcos’altro” Berni scoppiò a ridere, poi chiamò una delle cameriere e ordinò due bicchieri di vino bianco.
   Dall’altra parte della sala vidi Rocco seduto su uno sgabello davanti al bancone del bar. Lo chiamai e lui venne al nostro tavolo.
   “E allora” gli dissi, “lei chi è?”.
   “È quella lì”.
   Mi indicò una delle ragazze che servivano ai tavoli. Veramente niente male. Aveva un completino intimo di pizzo nero e i tacchi a spillo. Il suo spettacolo cominciò alle undici; era molto in imbarazzo, non sapeva precisamente cosa fare. Ricordo che anche io la prima esibizione mi sentii davvero in difficoltà. Tutto stava nell’abituarsi e nel conoscere il proprio pubblico.
   Comunque se mio fratello Rocco era in cerca della mia approvazione, posso dire tranquillamente che gliel’avrei data. Di positivo c’era soprattutto che non avremmo più rivisto Elena. Non l’avevo mai potuta digerire quella lì. Ogni volta che veniva a cena da noi mi guardava con quegli occhi da inquisitrice, quasi come se volesse farmi capire che io ero il male e lei il bene. Io che mi davo via con tanta facilità ero la perversione incarnata, lei invece era quella buona, che si preservava per il grande giorno, il giorno del matrimonio. Che si cercasse un altro fidanzato, perché mio fratello non andava bene per lei. Trovavo insopportabile il suo modo di giudicarmi; lo faceva di continuo. Lo capivo dal suo modo di guardarmi che aveva una pessima considerazione di me. Ai suoi occhi ero la puttana che si faceva trapanare da chiunque. Per carità, capivo benissimo la sua scelta di rimanere vergine fino al matrimonio, anche se non la condividevo, ma in quel modo avrebbe mandato mio fratello al manicomio. Ero certa che con Beatrice sarebbe stato diverso. Ero sicura che lei poteva dargli una vita sessuale appagante, che poi è quello che vorrebbe ogni uomo, credo.
   Io e Berni ce ne ritornammo a casa prima di mezzanotte. Il giorno dopo dovevamo svegliarci presto. Avevamo prenotato un fine settimana in un agriturismo per starcene un po' per conto nostro e coccolarci fino allo sfinimento. Avevamo pianificato quella vacanza già da qualche settimana. Per quanto riguarda l’organizzazione me ne ero occupata io. Avevo detto a Berni che volevo fargli una sorpresa, quindi non gli avevo anticipato nulla riguardo alla nostra destinazione.
   Volevo che fosse una vacanza davvero speciale, perché era la nostra ultima vacanza da fidanzati. Quella successiva poi l’avremmo fatta da sposati. E così avevo prenotato un piccolo appartamento in un agriturismo unico nel suo genere, era infatti un agriturismo naturista. Questo voleva dire potersene stare nudi all’aria aperta tutto il giorno, magari insieme ad altre coppie di innamorati come noi. Questo ci avrebbe dato l’occasione di dedicare del tempo a noi stessi, ma anche conoscere altre persone dedite alla pratica del nudismo.
   Forse Berni avrebbe avuto non poche difficoltà a stare nudo di fronte ad altre persone, d’altronde la naturista della coppia ero io. Lui era troppo insicuro, ogni volta che lo spingevo ad andare in una spiaggia dedicata al naturismo lui mi diceva che si sentiva un po' in imbarazzo, perché magari vedeva gli altri uomini che erano più muscolosi di lui, oppure che c’avevano il cazzo più grosso, e allora entrava in competizione. Ma io gli ripetevo sempre che gli altri uomini potevano avere anche il cazzo lungo trentacinque centimetri, nonostante questo io rimanevo innamorata solo di un cazzo, cioè il suo. Certo, non vi nascondo che magari qualche volta mi poteva venire l’acquolina in bocca nel vedere un bel cazzo enorme, ma poi alla fine era sempre il cazzo di Berni che adoravo maggiormente, perché sapevo che era il cazzo che un giorno mi avrebbe fecondata. Era il cazzo dell’uomo che mi sarebbe stato accanto tutta la vita. Quindi per me tutti gli altri cazzi non avevano alcun valore, se non un valore puramente ricreativo. Ma poi alla fine nel mio cuore c’era spazio solo per un cazzo, cioè quello di Berni.
   Ero sicura che sarebbe stata una vacanza indimenticabile. Inoltre avevo una gran voglia di sbizzarrirmi in fatto di sesso. Le mie intenzioni con Berni erano inequivocabili: alla fine di quella vacanza volevo ritornare a casa coi buchi rotti.
   E così partimmo alle dieci del mattino. Avevo deciso di viaggiare comoda, quindi con degli hot pants di jeans e un top smanicato con una scritta all’altezza delle tette che diceva: “sono la tua maiala”. Beh sì, ammetto che era una scelta molto azzardata, ma era proprio quello che volevo far capire a Berni, e cioè che in quei giorni sarei stata la sua maiala, e di me poteva fare ciò che voleva. In realtà Berni poteva fare di me ciò che voleva tutti i giorni dell’anno, perché era il mio uomo. Ma durante quel weekend volevo che tutto fosse lecito, anche l’inimmaginabile.

Moana.

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