giovedì 2 marzo 2017

Sessoammare.


   Dopo aver insistito molto, Moana mi convinse a togliere il costume come aveva fatto lei. Ma devo confessarvi che non ero per niente a mio agio. Mi venne subito un’erezione e allora Moana scoppiò a ridere, anche perché nel tentare di nasconderla con le mani sembravo ancora più impacciato di quello che ero. D’altronde guardandomi intorno notai che nessuno degli uomini presenti in spiaggia aveva un’erezione, ce l’avevo soltanto io e non ne voleva sapere di mettersi giù. Restava dritto come un totem, e Moana trovava questo fatto molto divertente.
   “Non so che farci” dissi.
   “Io invece lo so benissimo” rispose, e a quel punto mi prese la mano e mi tirò verso l’acqua.
   “Che vuoi fare?”.
   “Ora lo vedrai”.
   Entrammo in acqua e ci allontanammo un po' fino a quando il livello del mare fu un po' più su dei nostri ombelichi, quindi fino a quando i nostri sessi non furono completamente immersi sotto l’acqua. Poi Moana mi mise le braccia intorno al collo e iniziò a baciarmi con la lingua. La mia erezione premeva contro le sue labbra di sotto, fremeva per entrare dentro, mi sarebbe bastata una spinta del bacino per farglielo entrare tutto dentro fino alle palle, ma non potevo, non senza preservativo. Intanto Moana cominciò a strofinarmi la fighetta contro l’asta e continuava ad aggredirmi la lingua con la sua, direi in modo famelico.
   “Cosa aspetti a farlo entrare dentro?” mi chiese.
   “Ma Moana, vuoi davvero farlo senza protezione?”.
   “Mi pare di averti già detto che uso la pillola. Oppure hai ancora paura di quello che ti ha detto Daniela, e cioè che potrei trasmetterti qualche brutta malattia?”.
   “No, certo che no”.
   “E allora lascialo entrare. Se non lo fai ti rimarrà duro per tutto il giorno”.
   A quel punto mi feci strada dentro di lei, ma non potetti fare a meno di notare due uomini che ci ronzavano attorno, chiaramente attirati dalle nostre effusioni. Erano lì per guardarci mentre lo facevamo, e quindi assistere allo spettacolo dell’amore. Ci guardavano senza ritegno, senza aver paura di essere invadenti, quasi come se tra loro e noi ci fosse un tacito accordo: “noi facciamo l’amore e voi ve ne state buoni buoni a guardarci”.
   Moana mi teneva le mani allacciate dietro il collo, e io tenevo le mie mani ancorate ai suoi fianchi e me la facevo, e lei come era solito fare mi guardava dritto negli occhi e mi sorrideva per farmi capire che le piaceva quello che stavo facendo. Poi ogni tanto guardava ai due spettatori che stavano assistendo, quasi come per appurarsi che si stessero godendo lo spettacolo.
   “Ma che cavolo vogliono quei due?” le chiesi.
   “Lasciali in pace. Vogliono solo guardare. Cosa c’è di più bello che guardare due innamorati che fanno l’amore? E poi qui funziona così. C’è una specie di intesa tra le coppie che fanno l’amore e i guardoni a cui piace assistere”.
   Di certo diceva la verità. Moana frequentava quella spiaggia da quando era bambina, come mi aveva detto poco fa, quindi immagino che aveva imparato a conoscere le persone che la frequentavano. Però restava il fatto che io mi sentivo molto in imbarazzo. Il fatto di sentirmi spiato mentre facevo l’amore con la mia fidanzata era una cosa che davvero non mi dava pace. Invece Moana in quella situazione sembrava a suo agio, quasi come se in lei albergasse uno spirito esibizionista che in quel momento, proprio mentre me la stavo facendo, era uscito fuori. E il fatto di sentirsi spiata non fece altro che incrementare la sua libido e di conseguenza accrebbe l’intensità del piacere che stava provando nel farsi penetrare. E allora cominciò a emettere rantoli molto intensi, anche se a dirla tutta mi sembrarono rantoli un po' forzati e innaturali, cioè ebbi l’impressione che stesse fingendo, quasi come se in quel momento la sua principale preoccupazione fosse dare ai due guardoni quello che volevano, e cioè uno spettacolo di intenso amore. E nel frattempo mi guardava negli occhi, come era solita fare tutte le volte che facevamo l’amore.
   Cominciai a sentire quella specie di brivido che preannunciava l’eiaculazione e così lo tirai fuori dalla figa di Moana e strinsi la mano intorno all’asta e iniziai a sborrare, e il mio seme si disperse nel mare. Lei mi guardò con un’espressione incuriosita, quasi come se avesse voluto chiedermi del perché non ero venuto dentro, ma non me lo chiese. Se non l’avevo fatto era per paura che potessi metterla incinta. In effetti lei mi aveva detto che usava la pillola, ma non mi andava di rischiare. Ci baciammo ancora un po', e i due guardoni cominciarono ad allontanarsi.
   Ora che la mia erezione si era placata raggiungemmo la riva. Una volta giunti sul bagnasciuga ci trovammo di fronte a due ragazzi, all’apparenza una coppia come noi, erano lì in piedi come se ci stessero aspettando. Lui sorrideva in direzione di Moana, lei invece, una ragazza un po' rotondetta e con due tette belle grosse, ci guardava con un’aria quasi annoiata. Ma chi diavolo erano? E perché non la smettevano di fissarci?
   “Moana!” esclamò lui. “Sei sempre la solita! Non riesci proprio a resistere alla tentazione di dare spettacolo”.
   “Fabio! Carla!” esultò Moana, e corse verso di lui ad abbracciarlo e poi baciò lei sulle guance. “Che bello rivedervi”.
   “Chi è il fortunello da cui ti sei appena fatta rassettare?” le chiese Fabio guardando verso di me.
   “È il mio fidanzato. Berni, ti presento Fabio e Carla”.
   Strinsi la mano a entrambi. E devo essere onesto, ma i miei occhi non riuscivano a fare a meno di cadere continuamente sulle tette di lei. Ragazzi, erano davvero enormi, e certamente dovevano essere molto morbide, sicuramente lisce come la seta e calde. Aveva delle aureole larghe con al centro dei capezzoli duri che ti veniva voglia di attaccarti con la bocca e succhiarglieli. La sua fighetta era completamente glabra, invece Moana come già mi è capitato di dirvi aveva una sottile striscia di peluria bionda, quindi tecnicamente portava il taglio alla brasiliana.
   “Piacere di conoscerti Berni” mi disse Fabio. “Sei davvero un uomo fortunato”.
   Questa frase fece indispettire la sua fidanzata, che già era abbastanza irritata dalla nostra presenza (per chissà quale motivo).
   “Cosa vorresti dire?” gli chiese, “che lui è fortunato perché ha Moana? E tu invece? Non sei fortunato ad avere me? Ti fa forse schifo quando ti faccio godere con queste?” e si prese le tette con le mani premendole una contro l’altra.
   “Tesoro, ma cosa dici?” Fabio cercò di correre ai ripari, poi si rivolse a me quasi per cercare il mio sostegno. “Carla è bravissima a fare le spagnole. D’altronde come puoi vedere è attrezzata bene per farle”.
   “Certo” risposi, ma cercai di essere discreto e di non fissargliele troppo, e soprattutto stavo cercando di controllare la mia erezione. Avevo l’impressione che a breve sarebbe ritornata a com’era prima.
   “Suvvia ragazzi, smettetela di litigare” disse Moana, “e godiamoci questa bella giornata di sole”.

Berni.

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