giovedì 3 gennaio 2019

Non c'è cosa più divina

che leccare la cugina.

(in foto: Cherry Kiss, Jealousy 4, SexArt.com)


[postato da Erri]

   Mentre gliela leccavo pensavo che era quello che avevo sempre desiderato. La mia bocca che finalmente incontrava la patata più desiderata della città. Eh sì perché Moana non era soltanto mia cugina, ma era anche la ragazza che chiunque avrebbe desiderato avere almeno per una notte. Era il sogno erotico di molti uomini. E mentre avevo la bocca tra le sue cosce mi chiedevo chissà quanti cazzi avevano avuto il privilegio di entrare dentro quel caldo e accogliente corpo. E il condotto anale? Anche quello era il mio sogno da sempre. Mia cugina aveva il culo più bello che avessi mai visto. Mia zia aveva delle tette da competizione, che sembravano fatte apposta per fare le spagnole, ma Moana invece aveva un culo divino, e quindi pensavo spesso a quant’era fortunato Berni che poteva averlo ogni volta che voleva. Questa è un’altra cosa che di solito caratterizza le cugine di tutto il mondo, e cioè che hanno tutte un gran bel culo da rompere ben bene. Chissà perché. Eppure il culo di Moana era al di sopra di ogni altro culo che avevo visto fino a quel momento. Era “il culo” per eccellenza.
   In ogni modo cercai di fare del mio meglio. Era la prima volta che leccavo una figa, e soprattutto era la prima volta che la leccavo a mia cugina, e forse non sarebbe ricapitata un’altra occasione, per cui cercai di farla godere il più possibile. In verità non sono sicuro di essere riuscito a farla venire, però lei ad un certo punto mi fermò e mi disse che tutto ciò di cui avevo bisogno era fare della pratica.
   “Hai ancora molto da imparare, ma secondo me hai tutte le potenzialità per diventare un discreto stallone da monta”.
   “Aspetta, non te ne andare. Non puoi lasciarmi così” le dissi e mi abbassai i pantaloni del pigiama facendogli vedere la mia pazzesca erezione. Moana spalancò gli occhi.
   “Dio, quanto è grosso!” esclamò. “Ascolta Erri, non vorrai mica penetrarmi con quell’affare?”.
   “No, però...” non sapevo come dirglielo, ma leccandola mi era venuto talmente duro che se adesso non sborravo sarei andato al manicomio. Così cominciai a menarmelo di brutto, tanto c’ero quasi, era così duro che mi sarebbe bastato poco per schizzare.
   “Ma che fai?” mi chiese divertita.
   “Voglio sborrare”.
   “Non vorrai mica sborrarmi addosso?”.
   “Dai, cosa ti costa? Soltanto un paio di schizzi sul viso”.
   “Ok, ma vacci piano. Sono pur sempre tua cugina”.
   Così Moana si mise in ginocchio davanti a me e io procedetti con l’operazione cumshot. La mia sborra schizzò sul suo viso in modo copioso; ero sempre stato molto abbondante in fatto di sborra, ma Moana ovviamente non poteva saperlo, perché non mi aveva mai visto eiaculare, e infatti rimase piacevolmente sorpresa. Anzi, più che sorpresa devo dire che sembrava quasi divertita. Non avrebbe mai immaginato che potessi sborrare così tanto, infatti gli inondai il viso quasi fino a renderla irriconoscibile.
   “Cazzo, avevi detto soltanto un paio di schizzi” disse, “e invece sembra che mi stai pisciando in faccia”.
   “Tranquilla, è quasi finita” ma intanto continuava a zampillare fuori altro sperma, anche se in quantità minore rispetto a quando avevo iniziato. Il viso di Moana ne era così ricoperto che non riusciva neppure ad aprire gli occhi. Ero completamente in estasi nel vedere mia cugina in quello stato, e la cosa bella era che ero stato io a combinarle quel casino.
   A quel punto andò via; mi disse che sarebbe andata a fare una doccia per togliersi via “tutto quello schifo”, così disse, riferendosi ovviamente al mio sperma. E così io rimasi in camera a godermi quel torpore che segue dopo l’eiaculazione.
   Come potevo guarire dalla mia ossessione erotica in casa di zia Sabri? Era impossibile. Era un figaio che mi obbligava a pensare esclusivamente al sesso.
   A tormentarmi era anche la presenza di Beatrice, la moglie transgender di mio cugino Rocco. Quando la vedevo rimanevo senza fiato. Di solito veniva a casa di zia Sabri la domenica, quando tutta la famiglia si riuniva per pranzare insieme. Una volta ricordo che avevamo appena finito di mangiare e lei era uscita sul terrazzo e si era spogliata completamente e si era distesa al sole con il suo corpo divino e con quell’affare di dimensioni considerevoli in mezzo alle gambe. Ero sicuro che Beatrice avrebbe fatto perdere la testa anche a mio padre, il quale come già ho avuto modo di dire aveva un debole per le transgender.
   E ricordo che in quell’occasione sono uscito anche io sul terrazzo e mi sono messo a spiarla; era bellissima, aveva delle cosce che non finivano più, un culo divino che prometteva caldi momenti di piacere. Poi ad un certo punto lei si era accorta di me, e senza guardarmi mi aveva detto che potevo avvicinarmi, se volevo.
   “Non essere timido, puoi avvicinarti”.
   Allora io mi feci coraggio e andai verso di lei. Avevo già un erezione pazzesca e lei se ne accorse dal rigonfiamento che avevo nei jeans, e allora mi sorrise, ma non diede molto peso alla cosa. Piuttosto se ne rimase lì distesa sulla sdraio ai bordi della piscina, e io mi misi accanto a lei, seduto su una sedia di vimini, e iniziai a fissarla con un certo desiderio.
   “Che c’è?” mi chiese. “Non hai mai visto una donna con il cazzo?”.
   “Solo su Internet” risposi.
   “E ti piace?” mi chiese afferrandosi la sua considerevole proboscide e esibendomela con un certo orgoglio. Io feci di sì con la testa. Mi piaceva così tanto quello che stavo vedendo che non avevo neanche la forza di parlare. “Vienimi a trovare allo strip bar qualche volta” continuò, “vedrai che rimarrai molto soddisfatto dalle mie performance. Se poi vuoi uno spettacolino privato allora dovrai pagare un’extra, ma a te ti faccio lo sconto, dal momento che sei il cugino di Rocco”.
   Insomma, mi stava offrendo il suo corpo, e a me sarebbe piaciuto molto averlo. E non dovevo fare altro che andare da lei allo strip bar, e per me si sarebbero spalancate le porte del paradiso. 

Nessun commento:

Posta un commento