sabato 19 gennaio 2019

Una mamma con la

spagnola facile.

(in foto: Lorna Morgan, ScoreClassics.com)


[postato da Rocco]

   Mia madre aveva ragione; era da parecchio che non ritornavo a casa. Ma ero sempre troppo impegnato, o forse era soltanto pigrizia, non lo so, però obiettivamente il tempo che passavo con lei ultimamente era veramente scarso. E quando la vidi lì alla spiaggia nudista dell’Ultimo Scoglio mi si riempì il cuore di un calore che solo lei riusciva a trasmettere. La mia bella mamma, sogno erotico di molti uomini, con quel corpo così prosperoso e quelle tette enormi che avevano tanto “spagnoleggiato” e fatto godere mio padre (e non solo lui, come ben sapete). Sì, mia mamma aveva la spagnola facile, nel senso che era ben consapevole che le tette erano il suo forte, e allora le utilizzava come arma per sedurre gli uomini e farli godere. Per questo era così desiderata.
   La sua visita inaspettata alla spiaggia dell’Ultimo Scoglio ci diede modo di trascorrere del tempo insieme. E ovviamente per me fu un notevole piacere farlo. E riuscii a convincerla a fare una cosa che di solito facevo da solo; una cosa che era anche abbastanza pericolosa, però ne valeva la pena, ovvero scalare l’Ultimo Scoglio. Ogni tanto quando volevo starmene per conto mio salivo fin lassù e guardavo l’orizzonte come una specie di eremita.
   Mia madre non era sicura di riuscire a farcela, perché effettivamente la grande roccia era piuttosto ripida. Ma le dissi che l’avrei aiutata io, perché conoscevo ogni punto d’appoggio come le mie tasche. E allora feci andare avanti lei, e iniziai a indicarle i vari punti su cui poteva fare presa con mani e piedi. E mentre le davo indicazioni non potetti fare a meno di contemplare il suo corpo formoso da sotto, il suo bel culone burroso, che ad un certo punto vidi aprirsi e mettere a nudo il suo buco della passione (come lo chiamava Beatrice), il caldo ingresso del condotto anale che aveva accolto così tanti uomini da farle guadagnare l’appellativo che tutti conoscevano, ossia Sabrina Bocca e Culo. E più sotto invece vedevo chiaramente le labbra della sua figa, contornate da una fitta peluria crespa e di colore castano. Le labbra in cui mio padre aveva riversato il suo sperma per generarmi. Dio, quanto era bella mia madre! Era la quintessenza della femminilità e dell’erotismo, con il suo corpo divino che non avrebbe mai smesso di far perdere la testa agli uomini. Mio padre era davvero fortunato ad averla.
   “Sto andando bene?” mi chiese una volta arrivata a metà dell’arrampicata.
   “Stai andando benissimo mamma, sei bravissima”.
   “Grazie tesoro mio. Sto facendo del mio meglio”.
   Una volta arrivata su mi arrampicai anche io, ma al contrario di lei mi ci vollero una manciata di secondi per arrivare in cima. Io lo avevo già fatto altre volte, per cui già sapevo dove mettere le mani e i piedi. Sulla vetta dell’enorme masso nero si aveva la panoramica di tutto il litorale, e inoltre si vedeva il mio ristorante, l’attività che ero riuscito a tirare su non senza l’aiuto di mia moglie Beatrice. E mia madre mi disse che adesso capiva il motivo per cui ogni tanto salivo fin lassù. Poi iniziò a fischiare in direzione di Lex, il suo fedele alano nero che era rimasto giù a correre come un matto sulla sabbia. Mia madre fischiava e lui alzava le orecchie e abbaiava nella nostra direzione, e poi continuava la sua folle corsa. Mia madre lo aveva chiamato in quel modo in onore di un attore porno che le aveva sempre fatto perdere la brocca, ovvero Lex Steele; la sua verga di ventotto centimetri era la sua fantasia proibita fin da quando aveva cominciato ad appassionarsi ai film hard. Più di una volta le avevo sentito dire che il suo sogno era diventare la sua schiava del sesso, farsi fare il servizio completo, davanti e dietro, e poi magari farsi mettere incinta. Insomma, questo per farvi capire che mia madre era proprio innamorata persa di Lex Steele.
   “Guarda come corre” mi disse riferendosi al suo alano. “Non è un amore? Senza di lui mi sentirei molto sola. Ci sono certi giorni che la solitudine mi divora, però con lui è diverso. Avere lui mi fa stare meglio”.
   Mia madre iniziò a sfogarsi raccontandomi del suo senso di inutilità. Da quando io e Moana ce n’eravamo andati da casa per starcene per conto nostro era cambiato tutto, e inoltre mio padre e il papà di Moana stavano fuori tutto il giorno, per cui lei si sentiva sola e inutile, dal momento che la sua vita non aveva più una funzione, se non quella di soddisfare sessualmente sia mio padre che il papà di mia sorella. Prima del nostro allontanamento il suo scopo era stato quello di badare a noi, e poi aveva anche il negozio di intimo, per cui era piena di impegni. Invece adesso il negozio era diventato a tutti gli effetti di Moana, anche se nominalmente era ancora suo. Però, mi disse, lei ne aveva preso il pieno potere, e praticamente aveva tagliato fuori mia madre. Per cui lei non sapeva cosa fare. Si sentiva appunto inutile e inappagata.
   E mentre mi raccontava queste cose eravamo seduti sull’enorme scoglio, e lei mi accarezzava una gamba e sentivo le sue dita che mi esploravano l’interno coscia, e ogni tanto mi sfioravano il sesso, il quale non rimase indifferente a quel contatto e iniziò ad indurirsi raggiungendo la massima erezione. Cercai di trattenermi, ma le carezze di mia madre erano davvero intime e delicate che trattenere l’erezione era impossibile. Lei ovviamente se ne accorse e allora iniziò ad accarezzarlo con tenerezza e amore in tutta la sua lunghezza, dalle palle alla cappella. Non lo faceva con malizia, d’altronde era pur sempre mia madre, ma lo faceva per il piacere di farlo, per l’affetto che provava per me. Il suo scopo non era farmi sborrare, ma darmi piacere.
   “Come sei bello” sussurrò ad un certo punto, forse facendo riferimento alla mia possente erezione.
   Ero molto dispiaciuto per quello che mi aveva raccontato. Avrei voluto fare qualcosa per lei, per renderla di nuovo felice, ma non sapevo proprio cosa inventarmi.
   “C’è qualcosa che posso fare per farti stare meglio?” le chiesi.
   “Forse sì. Potresti passare del tempo insieme alla tua mamma. Che ne dici? Potremmo prenderci una vacanza, solo io e te”.
   Era un’idea meravigliosa e le dissi subito di sì, senza pensarci troppo. Ma resistere alle carezze di mia madre era impossibile, per cui mi lasciai andare e iniziai a fiottare come una fontana.
   “Bravo tesoro, non trattenerla” mi disse amorevolmente e continuando a toccarmi con tenerezza.

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