sabato 5 gennaio 2019

Il regno del peccato.

Le acrobazie anali di Beatrice.

(in foto: Bruna Butterfly, Shemale-Club.com)


[postato da Erri]

   Era la prima volta che mettevo piede in uno strip bar, e all’ingresso mi fecero pure storie. Il buttafuori non ci credeva che avevo diciotto anni. In effetti me lo dicono tutti che sembro un ragazzino, eppure non lo sono più. E infatti fui costretto a fargli vedere un documento d’identità e lui mi lasciò passare. E dentro le luci erano soffuse e i tavoli erano occupati da uomini di ogni estrazione sociale a cui veniva servito da bere da ragazze porchissime vestite come delle zoccole da statale. E tra di loro c’era pure Beatrice, che si aggirava tra i tavoli con una certa sicurezza, e ogni tanto qualche cliente le palpava il sedere e le lasciava una banconota nel perizoma, e lei sorrideva compiaciuta da tutte quelle attenzioni.
   Quando si accorse di me venne a salutarmi e mi prese per mano e mi accompagnò ad un tavolo. Mi disse che a breve avrebbe fatto una “performance” e che io sarei rimasto senza parole da quello che avrei visto. Dopo un po' mi portò un cocktail con un ombrellino dentro, e poi mi mostrò la palma della mano e mi disse che erano sette euro, e allora io li tirai fuori senza fare storie, anche se in verità io non avevo ordinato proprio niente. E allora lei mi baciò una guancia e poi a quel punto non la vidi per circa venti minuti, fino a quando poi riapparve sul palco dello strip bar e gli uomini che affollavano il locale proruppero in un boato di approvazione, quasi come se non aspettassero altro.
   Beatrice iniziò a fare una specie di danza intorno al palo, e a poco alla volta si sbottonò il corpetto di lattice che indossava e poi lo lasciò scivolare a terra, e allora i suoi ammiratori più accesi cercarono di afferrarlo, come se fosse una specie di reliquia, ma lei glielo impedì mettendoci un piede sopra e spingendolo dietro le quinte, e poi fece di no con la testa, facendo capire ai suoi fans che non potevano farlo, non potevano prendere la sua roba.
   Poi continuò la danza di prima e si tolse anche il perizoma e si divertì a farlo penzolare sulle teste dei clienti dello strip bar, i quali cercarono di afferrarlo ma lei lo tirò via. La sua lingerie, a differenza del suo corpo, non era in vendita. Adesso che era completamente nuda uscì un tizio da dietro il sipario, un tizio grande e grosso che probabilmente era uno della sicurezza, e gli diede i suoi giocattoli. Ne aveva tanti, enormi, di ogni colore e di svariati colori, e a breve avrebbe iniziato a usarli in diretta, davanti agli occhi di noi arrapati cronici. Cominciò con un dildo rosso di una cinquantina di centimetri, cinquanta centimetri di puro piacere anale tutto per lei. E i suoi movimenti erano accompagnati da una musica tamarra con un ritmo ossessivo che i clienti del bar seguivano battendo le mani, incitandola a infilarsi il serpentone di gomma dentro il corpo.
   E nel frattempo, mentre ballava strofinandosi addosso quell’enorme giocattolo di gomma, il suo batocchio penzolava a destra e a sinistra in un movimento quasi ipnotico. Era una bella bestia, e non riuscivo nemmeno a immaginare le dimensioni effettive che avrebbe raggiunto in erezione.
   Dopo averci fatto attendere il momento che tutti stavamo aspettando finalmente si decise a infilarsi lo spropositato serpente di gomma su per il buco del culo, e quello che vidi fu decisamente sorprendente. Beatrice riuscì a infilarselo tutto dentro. Non credevo che fosse possibile, ma quei cinquanta centimetri di gomma adesso erano dentro di lei, e tutti i suoi ammiratori erano in delirio. Poi dopo alcuni minuti lo risputò fuori e il giocattolo schizzò tra la folla e ci fu una specie di ammucchiata di mani che cercarono di accaparrarsi di quell’oggetto così speciale, perché era stato nel corpo di Beatrice. Poi continuò infilandosi nel condotto anale anche altri attrezzi, alcuni più piccoli, altri enormi. Fui enormemente sorpreso dalla capacità di Bea di fare del suo culo ciò che voleva. Una vera e propria acrobata del sesso anale.
   Dopo lo spettacolo scese dal palco e venne verso di me, nuda, sfilando attraverso quel plotone di maschi arrapati che allungarono le mani verso di lei, anche soltanto per un brevissimo contatto, ma Beatrice non si fece trattenere e venne direttamente verso di me, e si mise coi pugni premuti contro i fianchi e il suo bel cazzone, che adesso era completamente eretto, piantato davanti alla mia faccia, e mi chiese se lo spettacolo mi era piaciuto.
   “Sei stata bravissima” dissi soltanto, e non facevo che guardargli il suo attrezzo così maestoso, così imponente.
   “Che ne dici di uno spettacolo privato?” mi chiese. “Ti va? Ce li hai cinquanta euro? Di solito ne chiedo cento, però tu sei uno di famiglia, per cui ti faccio lo sconto”.
   Cinquanta euro erano davvero tanti, però ce li avevo. E poi a parte quelli non avevo nient’altro. Quindi gli dissi di sì, ma adesso non avevo più niente. Praticamente ero in mutande. E allora mi disse di aspettarla nel privè, lei poi mi avrebbe raggiunto a breve. Nello strip bar infatti c’erano dei privè dove le ragazze si esibivano privatamente. E quindi entrai in quello che mi aveva indicato Beatrice e mi tolsi in fretta e furia tutti i vestiti. Avevo un erezione pazzesca e non vedevo l’ora di fare l’amore anale e orale con lei. Ero così eccitato che mi sembrava di essere già in procinto di sborrare.
   Mi misi a sedere sul divanetto e aspettai, e intanto mi contemplavo l’erezione, che a breve sarebbe entrata nel condotto anale della donna di mio cugino. Non me ne fregava niente se era la sua donna. D’altronde era lei che si stava offrendo a me. E poi Beatrice lo faceva di continuo, con tanti altri uomini, per cui era meglio se lo faceva con me, che ero “uno di famiglia”, come aveva detto lei stessa.
   Finalmente vidi la tenda del privè aprirsi e apparve lei, che quando mi vide completamente nudo spalancò gli occhi dallo stupore e mi gridò che non potevo stare così. Nei privè era vietato fare sesso; se qualcuno ci beccava per Beatrice erano guai, rischiava addirittura il licenziamento.
   “Ma allora cosa ci si va a fare nel privè?” domandai.
   “Ascolta, non puoi stare così qui, mi farai passare dei guai. Se vuoi scopare allora andiamo a casa mia. Ma ti costerà di più di cinquanta euro”.

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