mercoledì 6 dicembre 2017

La cosa giusta.

(in foto: 21sextury.com)


   Entrai nel bagno dei maschi con una determinazione tale da sentirmi in grado di poter fare qualsiasi cosa, e fui subito investita da una puzza nauseabonda di piscio e vomito. I bagni erano ridotti veramente male, e probabilmente avrebbero aspettato che la festa fosse finita per ripulirli.
   Seguii la voce supplichevole di Cinzia che veniva dal fondo della stanza, dove c’era l’ultimo box, che era anche quello più largo degli altri, abbastanza largo da contenere cinque maschietti arrapati e una ragazza messa in ginocchio prossima ad essere vittima di una gangbang orale non consenziente. E mi trovai proprio di fronte a questa scena; tutti e cinque con le lampo aperte e le loro erezioni puntate sul viso di Cinzia, che in qualche modo cercava di respingerli con le mani, ma loro non ne volevano sapere, e allora si accalcavano su di lei per farglielo fare lo stesso.
   “Lasciatela stare, caproni!” urlai.
   A quel punto si girarono tutti verso di me e scoppiarono a ridere.
   “Vuoi unirti anche tu alla festa?” mi chiese il fidanzato di Cinzia mostrandomi il suo cazzo dritto. “C’è spazio anche per te, fatti avanti”.
   “Vi giuro che se non la lasciate andare ve la faccio pagare” dissi, ma loro trovarono le mie parole divertenti e si fecero un’altra risata.
   “Sparisci Sabri” mi dissero. “Vai a farti fare il culo da un’altra parte, visto che ti piace tanto farti impalare. Qui siamo piuttosto impegnati”.
   “Va bene” dissi. “Me ne vado”.
   “Ecco brava, vai a farti mettere un cazzo in bocca e non dire a nessuno quello che hai visto”.
   “No, aspetta Sabri” piagnucolò Cinzia. “Non te ne andare...”.
   Uscii dal bagno dei maschi ma non perché avevo deciso di arrendermi, piuttosto perché mi era venuta una mezza idea per la testa, e ubriaca com’ero mi era sembrata un’idea davvero eccellente. Di fianco alla porta del bagno c’era infatti un quadro elettrico, e a pochi metri c’era un estintore con il quale avrei fatto giustizia. Non so a chi, ma a qualcuno lì dentro avrei spaccato la testa. Lo afferrai con entrambe le mani e ritornai all’attacco. Però poi mi fermai a ragionare per una manciata di secondi; quello era un estintore ad anidride carbonica da utilizzare sugli impianti elettrici; se lo avessi utilizzato contro il branco li avrei ammazzati tutti. Forse avrei fatto bene a rimetterlo a posto e cercare un estintore normale, di quelli a polvere. E non mi fu difficile trovarne uno; per fortuna la discoteca era in regola in quanto a norme di sicurezza, quindi erano sparsi nei punti strategici. Ne presi uno, staccai la linguetta e mi precipitai in bagno, dove la situazione non era cambiata di molto; Cinzia era ancora in ginocchio e il branco le stava ancora addosso.
   “Ragazzi, vi chiedo scusa, potete concedermi un attimo della vostra attenzione?” chiesi.
   “Che cazzo vuoi ancora, puttana?”.
   Si girarono verso di me e a quel punto azionai l’estintore e scaricai su di loro tutta la polvere bianca, e allora loro cercarono di uscire dal box del bagno imprecando, bestemmiando e parandosi il viso con le braccia e io ne fermai qualcuno battendo il culo dell’estintore sulle loro facce. Due riuscirono a scappare, però riuscii ad atterrarne tre, tra cui il fidanzato di Cinzia, quello che mi premeva maggiormente mettere fuori gioco.
   Dopo essermi appurata che non c’era più alcun pericolo allora lasciai cadere per terra l’estintore e allungai una mano verso Cinzia, che era visibilmente scossa e indifesa. Lei afferrò la mia mano e l’aiutai a rimettersi in piedi.
   “Non so come ringraziarti Sabri” mi disse.
   “Lascia stare. Però una cosa devo dirtela, e cioè che dovresti sceglierteli meglio gli uomini con cui andare a letto. Selezionarli in base al reddito, come vedi, non è una scelta saggia. Questi pezzi di merda meriterebbero la castrazione” dissi.
   A quel punto uscimmo dal bagno e si era già sparsa la voce di quello che era successo, e allora vennero tutti verso di noi per accertarsi delle nostre condizioni di salute. Molti vennero a congratularsi con me, dicendomi che avevo fatto la cosa giusta, altri invece mi promisero che quei due che erano riusciti a scappare avevano le ore contate. Insomma in qualche attimo intorno a noi si era creata una mischia davvero notevole, e a quel punto non vidi più Cinzia. Delle amiche l’avevano portata via in un posto più tranquillo per farla riprendere dallo shock. Io avevo fatto ciò che andava fatto, e questo mi bastava. Adesso che avevo difeso Cinzia da quella indegna aggressione stavo più tranquilla. Ma avevo voglia di andarmene. Ero troppo disgustata e stanca. E poi ormai, dopo quello che era successo, la festa era già bella che finita. Infatti avevano spento la musica e a breve probabilmente sarebbe arrivata la polizia.
   Così cercai Giuliano nella mischia, tipo c’avete presente la scena di Rocky che dopo l’incontro di boxe cerca Adriana? Ecco, una cosa del genere. Cercai Giuliano e alla fine lo trovai e gli chiesi di riportarmi a casa. Cioè, intendevo a casa sua, non volevo essere riportata a casa mia, piuttosto volevo andare da lui, perché volevo fare l’amore e addormentarmi tra le sue braccia.
   Lungo il tragitto in vespa (perché allora Giuliano non aveva ancora la macchina, il suo mezzo di trasporto era la vespa) non dissi nulla. Il vento che mi sbatteva sulla faccia mi fece ritornare la lucidità che avevo perduto a causa del troppo alcol. E cominciai a razionalizzare ciò che era appena accaduto; iniziai a pensare che era un mondo malato quello in cui vivevo, e che non volevo averci niente a che fare. La cosa di cui ero orgogliosa era il fatto che ero riuscita a evitare che accadesse qualcosa di orribile. Per il resto mi sentivo inorridita. Avevo soltanto bisogno che Giuliano mi stringesse tra le sue braccia. Ero pronta a dargli anche la mia verginità, quella notte stessa, soltanto se fosse stato finalmente in grado di offrirmi il suo amore. Sentivo che stava per succedere, che quella notte finalmente saremmo diventati una coppia, che io avrei perso la verginità e che lui finalmente avrebbe avuto il coraggio di mollare la sua fidanzata per mettersi definitivamente con me. Ma non andò così. Come ben sapete poi la verginità (vaginale) l’ho persa con Stefano. 
   Giuliano mi riportò a casa mia. Scesi dalla vespa e lo guardai.
   “Perché mi hai riportata a casa? Ti avevo detto che stanotte mi sarebbe piaciuta passarla con te, a casa tua”.
   “In verità ho promesso a Manuela che sarei passato a salutarla, dopo la festa. Quindi il dovere mi chiama. Magari possiamo vederci domani”.
   “Certo” abbassai la fronte per lo sconforto. Non contavo un cazzo per lui. Ero solo un buco da riempire. “Come vuoi”.
   “Allora a domani” prima di partire mi diede una bella pacca sul sedere. “Tienilo ben in caldo questo bel culone, che domani te lo voglio montare per bene”.
   “Ok” risposi. Avevo il morale a terra, e se ne sarebbe accorto chiunque, ma lui no. O forse sì, ma fece finta di niente. Non aveva abbastanza palle per fare la cosa giusta, e cioè lasciare Manuela per fidanzarsi con me.
   Due giorni dopo Stefano mi chiese di uscire con lui, e finalmente si decise a fare il primo passo. Giuliano aveva perso il treno. Ormai ero diventata la ragazza di un altro.

Sabrina.

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