mercoledì 20 dicembre 2017

L'eroe del sesso. 


   Io e Cinzia, dopo aver consultato Giuliano, decidemmo di andare a fare visita a Slotty, che a quanto pare era in possesso della videocassetta. Soltanto che era mezzogiorno e probabilmente non era neppure in casa. Di solito a quell’ora le persone sono a lavoro. Ma essendo in zona tanto valeva provarci. E come volevasi dimostrare ci venne ad aprire la porta la sua domestica; la donna non ci fece entrare, ma ebbi modo comunque di dare un’occhiata dentro e mi resi conto che Slotty se la passava piuttosto bene. D’altronde era pur sempre un produttore vinicolo, e i suoi affari andavano alla grande. La domestica ci informò che Slotty (ovviamente non lo chiamò così, lo chiamò col suo vero nome) era a lavoro e che probabilmente sarebbe rientrato dopo pranzo. Quindi a quel punto a me e a Cinzia non rimaneva che andarcene a pranzo, e poi magari ritornare nel pomeriggio.
   Ce ne andammo a mangiare in una trattoria tipica. C’era un televisore acceso che stava trasmettendo il telegiornale: la notizia del giorno era che il governo aveva varato una nuova legge con la quale prometteva di erogare mille euro alle famiglie che avrebbero accolto un rifugiato politico in casa propria, e duemila euro nel caso in cui al rifugiato fosse concesso di andare a letto con la moglie della coppia, e tremila euro invece in cambio del talamo della figlia (ammesso che quest’ultima abbia compiuto la maggiore età). Nel caso in cui il nucleo familiare fosse composto da più di sei donne allora lì sarebbe scattato il bonus “harem”, e allora si parlava di cifre davvero considerevoli. In collegamento con lo studio televisivo c’era il ministro dell’economia che interrogato sulla questione diede la sua opinione in merito alla questione: “con questa legge il governo vuole finalmente dare una risposta concreta al problema della crisi economica delle famiglie”.
   “Un vero affare” disse Cinzia.
   “Già” risposi divertita. “Si potrebbero tirare su dei bei soldi”.
   “Infatti. Com’è che nessuno ci ha pensato prima?”.
   L’altra notizia del giorno era che quella sera sulla rete nazionale sarebbe stata trasmessa la prima puntata di Susburra, una nuova fiction finanziata coi soldi pubblici che affrontava il tema della criminalità organizzata vista da una prospettiva amorosa; anche i criminali hanno un cuore, questo era il senso della fiction, e quindi storie di epiche sburrate si mescolavano agli affari legati alla droga e al traffico di armi. Nel trailer si vedeva un criminale grasso come uno scaldabagno che si zompava una tizia più cicciona di lui, e si sentiva lui che diceva: “te piace ‘o cazz, è?”.
   “Certo che gli autori di fiction sono proprio a corto di idee” dissi.
   “Sì. Io la tivù non la guardo più da un pezzo” rispose Cinzia.
   E infine il telegiornale diede una notizia di carattere culturale-letterario. Era appena uscito un romanzo che era diventato già un best seller, scritto da un tizio che a causa di un incidente gli erano state amputate gambe e braccia, e lui aveva scritto il romanzo in questione (già eletto capolavoro dell’anno) usando il suo cazzo in erezione, quindi pigiando sui tasti del suo portatile con la cappella turgida. Il libro si chiamava: “Scusa ma ti voglio montare”. La storia era una cagata pazzesca, però il fatto che fosse stata scritta con il cazzo aveva attirato migliaia di persone nelle librerie, obbligando la casa editrice a realizzare una seconda ristampa, e probabilmente ne sarebbero seguite altre.
   “Secondo te come li firma gli autografi?” mi chiese Cinzia.
   “Non voglio neppure pensarci”.
   Dopo pranzo ci avviammo nuovamente verso casa di Slotty. Era appena rientrato dal lavoro, e quando mi vide rimase imbambolato a fissarmi, senza sapere con precisione cosa fare. Non era cambiato di molto, era sempre brutto e buffo, ma ben piazzato, con un corpo da lottatore, però adesso non era più un diciottenne vestito in modo trasandato; adesso era un importante produttore di vini, quindi sembrava più curato e più autorevole. Aveva nonostante tutto un certo fascino. Ci fece entrare facendoci strada verso il soggiorno. Mi accorsi che la nostra presenza lo turbava molto, quasi come se fossimo per lui una minaccia. Mi domandavo del perché fosse così teso. Gli presentai Cinzia e dopo i soliti convenevoli gli dissi del perché eravamo lì, e cioè per la videocassetta.
   “Ti ricordi quella gangbang che abbiamo fatto a casa di Giuliano?”.
   “Certo, come potrei dimenticarla?” a quel punto Slotty diventò rosso che quasi sembrava che stava per venirgli un attacco cardiaco. Era evidente che gli dava fastidio parlarne, e forse era per questo che era teso fin da quando eravamo entrate in casa sua, perché in qualche modo sapeva che avremmo finito col parlare di quella gangbang.
   “Rilassati” gli dissi divertita. “Non è mica un interrogatorio della polizia. Ti ricordi che abbiamo ripreso tutta la scena con una videocamera? Ebbene, Giuliano mi ha detto che ce l’hai tu la videocassetta. È vero?”.
   “No, mi dispiace” rispose. “Non so per la verità che fine abbia fatto”.
   “Balle” disse Cinzia in modo brusco. “Lo sai benissimo”.
   “No, ve lo giuro. È successo che il giorno dopo la gangbang ho portato con me la videocassetta a scuola e...”.
   “Non volevi mica farla girare tra i tuoi amici?” domandai con tono minaccioso.
   “No, ma che dici?” Slotty era all’angolo, e io e Cinzia avevamo assunto l’aspetto di due gatte che giocano con un topolino indifeso. “L’avevo portata con me soltanto per pavoneggiarmi un po' con i miei compagni di classe. Volevo sventolargli la videocassetta davanti agli occhi e dirgli che avevo fatto una gangbang con la mitica Sabrina Bocca e Culo. Questo mi avrebbe reso ai loro occhi un vero eroe del sesso”.
   “Tutti uguali voi maschi” dissi. “Sempre pronti a cercare l’ammirazione degli altri a danno delle femmine. Tu saresti passato come un eroe del sesso, e io invece avrei fatto la figura della troia. Lasciamo stare, piuttosto vai avanti, dov’è quella videocassetta?”.
   “Come vi dicevo, ho portato quella videocassetta a scuola. I miei amici erano in cortile e ho iniziato a sbandierare il nastro come un trofeo e gli ho spiegato di cosa si trattava. Poi a un certo punto è arrivato il preside. Lui odiava vederci bighellonare in cortile o nei corridoi, quindi ci ha fatto una bella pippa di mezz’ora. E quando si è accorto della videocassetta mi ha chiesto di cosa si trattava, e allora uno dei miei amici gli ha detto che era un video porno. E allora lui me lo ha sequestrato dicendomi che nella sua scuola non ammetteva quel genere di porcherie. Quella è stata l’ultima volta che ho visto quella videocassetta”.
   “Quindi ci stai dicendo che quel nastro ce l’ha il preside della tua scuola?” chiese Cinzia.
   Mi resi conto che quella discussione nata quasi in tono amichevole si era trasformata in una specie di processo. Misi una mano sul braccio di Cinzia e le dissi di mantenere la calma.
   “Ammesso e non concesso che sia ancora vivo” rispose Slotty. “All’epoca dei fatti aveva una sessantina d’anni”.
   “Alla grande” aggiunse Cinzia. “Quindi quella videocassetta potrebbe essere ovunque. Lo sai cosa mi fa veramente incazzare di questa storia? È che tu non hai avuto il minimo rispetto per quel nastro. Per te era soltanto un modo per dimostrare ai tuoi amici del cazzo che eri uno vero stallone da monta. Tu non ti rendevi conto che quella videocassetta avresti dovuto custodirla con cura, e non sbandierarla ai quattro venti, perché non era roba tua, era roba che apparteneva a Sabrina, era sua di diritto, e invece tu te la sei fatta sequestrare come un deficiente”.
   “Calmati Cinzia” cercai di smorzare il suo incredibile attacco d’ira. “Ormai cosa possiamo farci? E poi non vedo il motivo di scaldarsi tanto”.
   “Scusami Sabri, ma è che mettendomi nei tuoi panni questa cosa mi fa veramente imbestialire. Trovo insopportabile questa mancanza di rispetto che lui ha avuto nei tuoi confronti. Per lui l’importante era avertelo messo in culo, poi il resto non contava”.
   Ma rimanere lì a fare polemiche era inutile. Ormai Slotty la videocassetta non ce l’aveva più. Così decidemmo di andarcene via.

Sabrina.

Nessun commento:

Posta un commento