giovedì 28 dicembre 2017

Se ti manca di rispetto fammi un fischio.

(in foto: Kelsi Monroe, Waiting for Daddy, Tushy.com)


   E quindi mi ero spogliata, completamente, e ero a pecorina sul letto di Luca, e lui era sopra di me, anche lui nudo, con indosso soltanto un profilattico (perché in fin dei conti lo conoscevo appena), e con le dita lo aveva indirizzato verso il mio buco del culo. Ancora non lo aveva ficcato dentro, però sentivo la punta del suo glande turgido che mi solleticava l’orifizio anale. A breve avrebbe realizzato il suo sogno: incularmi.
   Cinzia era seduta fuori alla camera da letto, in attesa che il rapporto anale che stavamo consumando fosse giunto a termine. In verità non sapevo quanto sarebbe durato, perché non sapevo di quanto tempo avesse bisogno per eiaculare, però Cinzia ci aveva detto di fare con calma, di prenderci tutto il tempo che volevamo. Lei avrebbe aspettato. Però prima di lasciarci da soli si era premurata di dirmi che per qualsiasi problema potevo contare su di lei.
   “Se ti manca di rispetto fammi un fischio. Adesso vi lascio un po' di privacy” poi si rivolse a lui: “mi raccomando a te, Sabrina è una donna, non un buco da riempire, quindi attento a quello che fai”.
   Avevo deciso di accontentare Luca perché me lo aveva chiesto senza però pretenderlo; avrebbe potuto utilizzare la videocassetta come arma per ricattarmi, e quindi obbligandomi a dargli il condotto anale con la forza e contro la mia volontà, e invece non lo aveva fatto. Era stato chiaro, la videocassetta me l’avrebbe data a prescindere, anche se mi rifiutavo di dargli il culo. Ma fin dalla prima volta che aveva visto quel video amatoriale il mio posteriore era diventato il suo sogno erotico, la sua ossessione, e se io glielo avessi dato mi disse che lo avrei aiutato a liberarsi da quella specie di incantesimo erotico che lo tormentava da circa vent’anni. Era come se non mi stesse chiedendo un rapporto anale, bensì una mano a cui aggrapparsi, per liberarsi definitivamente da quel pensiero ossessivo che era il mio retto.
   Capirete che avendomelo chiesto in quel modo non mi sentii di negarglielo. E quindi adesso era lì, con le gambe aperte sopra di me e la sua erezione premuta contro il mio buco posteriore. Iniziò a spingerlo verso dentro, ma non era così facile senza un filo di lubrificante. E poi si vedeva chiaramente che non era molto espero e che il sesso anale era una cosa che aveva visto solo nei film hard. Giuliano al posto suo non avrebbe avuto alcun problema a farmelo entrare, ma Luca non aveva nemmeno un quarto dell’esperienza che invece aveva lui.
   “Ehi!” urlò Cinzia dal salotto, dove stava aspettando che fosse tutto finito. “Come va lì dentro? Quanto vi ci vuole ancora?”.
   “Non è ancora entrato” le risposi. “Per Luca è la prima volta, quindi non riesce a penetrarmi”.
   Non è che non ci riusciva perché non sapeva come fare, piuttosto era come se avesse paura di farmi male, e allora lo spingeva molto timidamente, e quindi il suo membro non riusciva a farsi strada. Sentii Cinzia sbuffare di insofferenza, e poi il suono dei suoi tacchi che man mano si avvicinavano verso di noi, fino a quando la vedemmo comparire in camera da letto.
   “Non vi muovete” ci disse. “Ora ci penso io”.
   Si abbassò con la bocca tra le mie natiche aperte e iniziò a leccarmi con decisione il buco del culo cercando di lubrificarlo il più possibile con la saliva, poi ci sputò sopra e lo penetrò con due dita, poi le dita diventarono tre, poi quattro e infine ci infilò tutta la mano. Adesso che aveva allargato il mio orifizio anale il cazzo di Luca poteva farsi strada dentro senza problemi, quindi Cinzia lo afferrò con decisione alla base e lo indirizzò dentro, e Luca con una spinta me lo fece entrare tutto fino alle palle. Era fatta. Adesso potevamo cominciare.
   “Dacci dentro, stallone” disse Cinzia dando a Luca una pacca sul sedere, dopodichè ci lasciò di nuovo soli ritornandosene nel soggiorno.
   A questo punto per Luca era come una strada in discesa, quindi mi afferrò per i fianchi e cominciò a scoparmi, e mentre lo faceva ogni tanto lo sentivo che mi palpava energicamente il sedere, fino a quando mi chiese se poteva darmi qualche sculacciata, perché aveva visto che durante la gangbang ne avevo ricevute tante dai miei partner.
   “Mica ti dispiace se lo faccio anch’io?”.
   “Dipende da come lo fai. Se lo fai in modo irrispettoso allora non mi piace”.
   “Lo faccio perché hai un culo divino” mi rispose.
   “E allora accomodati pure”.
   E ecco il primo sganassone, diretto sulla natica destra, il primo di una lunga serie. Non me ne rendevo conto ma per Luca ero una specie di diva del sesso, al pari di Sarah Louise Young o Letha Weapons, insomma una di quelle attrici del porno che avevano segnato la gioventù di migliaia di segaioli. E poter fare l’amore con me era come un sogno che si avverava.
   Ogni tanto vedevo Cinzia entrare in camera da letto per assicurarsi che fosse tutto ok, e dopo essersi accertata che Luca non stesse facendo niente di scorretto allora se ne ritornava in soggiorno. A un certo punto le dissi che se voleva fermarsi a farci compagnia poteva farlo. Non le stavo chiedendo di unirsi a noi, perché quello che stavo facendo era una cosa che riguardava soltanto me e Luca, però poteva restare in camera da letto a guardarci.
   “Ovviamente soltanto se ti fa piacere” le dissi.
   “Va bene, così posso assicurarmi che tutto vada nel verso giusto”.
   E così si mise sulla porta a guardarci con le braccia incrociate e un’espressione severa, quasi come se fosse la mia guardia del corpo. Ma era così evidente che trovava quella scena molto eccitante, quasi come se sentisse il desiderio di prendere il mio posto. Allora la vidi alzarsi la gonna fino ai fianchi, si spostò un lembo del perizoma scoprendo le labbra di sotto e iniziò a sgrillettarsi lentamente ma con decisione.
   “Sei proprio una porca” dissi divertita.
   “Senti chi parla” rispose lei. “Ti stai facendo impalare da un perfetto sconosciuto, e poi la porca sarei io”.
   Aveva ragione. Ero una puttana patentata. Avrei potuto dire a Luca di darmi la videocassetta senza fare storie e tutto sarebbe finito lì. E invece no, avevo deciso di accontentarlo senza battere ciglio. Mi aveva chiesto il culo e io gliel’avevo dato. Purtroppo era così, Stefano aveva sposato una puttana, e di conseguenza ero una moglie vacca, e lui un marito cornuto (ma in fin dei conti lui era felice di esserlo, per questo aveva deciso di sposarmi).

Sabrina.

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