mercoledì 26 agosto 2015

Il colloquio.

(in foto: Aubrey Gold, CastingCouch-X.com)


   E così Berni mi accompagnò al colloquio con il produttore di film hard. L'appuntamento era presso un ufficio al centro. Suonammo al campanello dell'ingresso e una segretaria ci fece accomodare dentro, ma ci disse che al momento il produttore era impegnato, così dovemmo aspettare nell'ingresso. Ci mettemmo a sedere su una panca di legno; la segretaria ritornò al suo posto, e cioè dietro una scrivania, dove si mise a scrivere delle cose sulla sua agenda. L'ufficio non aveva nulla di diverso da un comune studio di un medico. Le pareti erano bianche, e sulle pareti c'erano attaccati dei quadretti che ritraevano dei paesaggi di campagna. Io ero molto nervosa, perchè non sapevo cosa sarebbe successo di lì a poco, e soprattutto non sapevo come avrebbe reagito Berni. Mi avrebbe messo alla prova, in qualche modo? Chi lo sa. Addirittura pensai che probabilmente mi avrebbe chiesto di fargli un pompino, per vedere come me la cavavo con la bocca. E a quel punto ero più che sicura che Berni, di fronte a quella richiesta, avrebbe fatto un casino. Erano tante le congeture che mi feci in quei dieci minuti, prima di entrare nell'ufficio del produttore. E ogni tanto sentivo Berni che sospirava di insofferenza.
- Stiamo facendo una pazzia - disse ad un certo punto. - Ma che ci siamo venuti a fare qui? Se quello prova a metterti le mani addosso, ti giuro che...
- Ma no, vedrai che sarà solo un colloquio innocente.
- Sì ma io non capisco. Se quello ti dice che sei perfetta per un suo film, tu che fai?
- Dai, non lo so. Vedremo. Intanto voglio vedere cosa mi dice. Sono solo curiosa. Tutto qua.
   Il produttore uscì dall'ufficio. Era un uomo di mezza età, messo bene di corpo se devo essere onesta. Molto imponente. Ci disse di accomodarci nel suo studio. Una volta dentro chiuse la porta alle nostre spalle. Nell'ufficio c'era una scrivania, e sopra c'era una videocamera accesa che stava già filmando tutto. Quindi tutto quello che ci saremmo detti sarebbe stato registrato. Ci fece accomodare su un sofà, proprio di fronte alla videocamera. Il produttore iniziò con le presentazioni di rito, e quindi ci parlò della sua casa di produzione, che esisteva da ben dieci anni e aveva un discreto successo presso gli amanti del genere. Certo, ci tenne a precisare, il mondo dell'hard era in grosse difficoltà economiche, eppure c'era ancora un'imponente numero di appassionati.
- Ma cosa vogliono questi appassionati? - domandò, e io e Berni ci guardammo negli occhi, perchè non sapevamo cosa rispondere, e allora lui andò avanti. Gli appassionati, ci disse, volevano il made in italy, vere ragazze italiane. Merce rara nel settore del porno. Proprio per questo motivo, quando Ramona Centofoglie gli aveva parlato di me, che avevo diciotto anni ed ero italiana puro sangue, lui si era subito detto interessato ad incontrarmi. - E devo dire che Ramona ci ha visto bene. Moana, tu saresti davvero perfetta per questo settore. Sei davvero molto carina.
- La ringrazio.
- Moana, parlami un pò di te. Raccontami delle tue esperienze. Pratichi il sesso anale? - mi domandò, non curante della presenza del mio fidanzato.
- Sì, io e il mio fidanzato lo abbiamo fatto. Ma solo una volta - sì, però mi dimenticai di dire che l'avevo fatto anche altre volte con altri uomini. O meglio, non lo dissi perchè c'era Berni lì accanto a me.
- Quindi non sei molto pratica. E con la sborra che rapporto hai?
- In che senso?
- Ti piace?
- Oh sì, mi piace.
- Voglio dire... ti piace riceverla in faccia?
- Non ho nessun problema a farlo.
- Molto bene. Senti, cosa ne dici di toglierti il vestitino? Così mi fai vedere come sei fatta.
   Guardai Berni, il quale fece un grande sospiro di insofferenza. A quel punto si intromise nel colloquio e si rivolse al produttore dicendogli che io ero la sua fidanzata, e che il fatto che mi spogliassi di fronte ad un estraneo era una cosa totalmente inopportuna.
- Io credevo che Moana lavorasse in uno strip bar - disse.
- Sì, è così - rispose lui seccato.
- E allora dov'è il problema? Il fatto di spogliarsi di fronte ad estranei chiaramente è una cosa che fa di frequente.
- Sì, ma qui si tratta di un colloquio per un porno.
- Io credo che solo Moana può decidere se farlo o meno - poi si rivolse a me. - Moana, e allora?
   A quel punto mi alzai dal sofà e senza pensare al fatto che c'era Berni davanti mi sfilai il vestitino, restando in perizoma e reggiseno. Aveva ragione il produttore. Solo io potevo decidere se farlo, e se a Berni non andava bene poteva trovarsi anche un'altra fidanzata. Io ero fatta così. Volevo fare quell'esperienza. Non sapevo dove mi avrebbe portata, ma intanto volevo provarci. Solo io potevo decidere. Aveva proprio ragione. Chi era Berni per decidere delle mie sorti?
- Moana, ma cosa fai? - mi domandò.
- Amore, io voglio farlo. Se non vuoi vedermi mentre lo faccio, allora aspettami fuori.
- D'accordo - disse alzandosi dal sofà e raggiungendo la porta. - Non voglio vederti cadere così in basso.
   Berni uscì sbattendo la porta, così rimasi da sola con quell'uomo, praticamente nuda ad eccezione della lingerie. Lui mi guardò con una certa insistenza e ad essere onesta mi fece sentire molto in imbarazzo. Ero molto turbata, anche perchè continuavo a pensare a Berni che era appena uscito, e che mi aveva lasciata da sola nelle mani del produttore di film hard. E pensai al fatto che quando il colloquio sarebbe finito, probabilmente sarei uscita e non avrei più trovato il mio fidanzato. Solo all'idea mi veniva da piangere, ma cercai di trattenermi, ma nonostante tutto sul mio viso si leggeva chiaramente la mia amarezza.
- Sei davvero molto bella - mi disse. - Hai davvero un bel corpo. Adesso però vorrei che togliessi anche il perizoma e il reggiseno.
   Lentamente tolsi anche quelli. A quel punto ero completamente nuda. Il produttore mi disse di girarmi perchè voleva vedere com'ero messa di culo, e allora mi girai di spalle e gli feci vedere. Lui mi disse che era un capolavoro e me lo colpì con uno schiaffone molto energico che mi fece sussultare. Da quella posizione non potevo vederlo, ma ad un certo punto sentii il suono di una cerniera, e mi disse di voltarmi. Aveva appena tirato fuori dai pantaloni il suo cazzo. Era in erezione, lo teneva in mano, lo impugnava con un certo orgoglio. In effetti era una gran bella sventola.
- Mi piacerebbe molto vedere cosa sai fare con la bocca. Ti va?
   Mi inginocchiai davanti a lui e mi ritrovai la sua grossa mazza puntata sulla faccia. Glielo presi in  mano e cominciai a masturbarlo, poi lo misi in bocca e cominciai a sbocchinarlo. Con la lingua gli solleticai il frenulo e gli accarezzai i bordi della cappella, e lui mi disse che ero proprio una pompinara, e allora continuai, non curante del fatto che Berni poteva essere lì fuori, e che magari poteva rientrare da un momento all'altro. Però ormai mi ero buttata in quella situazione, e non potevo più tirarmi indietro. Dovevo andare fino in fondo. E forse chissà, sarei diventata una pornodiva molto famosa. Forse grazie a quel pompino che stavo facendo sarei diventata celebre in tutto il mondo. E così decisi di dare il meglio. Lo feci uscire dalla bocca e con la punta della lingua percorsi tutta l'asta. Poi lo presi con le dita alla base e me lo picchiettai sulle guance, e lui mi disse che ero proprio una troia nata. Quel pompino forse mi sarebbe costato caro nel senso che avrebbe rovinato la relazione che c'era tra me e Berni. Forse Berni meritava una fidanzata migliore, e non una "troia nata". Mentre pensavo quelle cose il produttore si prese il cazzo in mano e cominciò a masturbarsi, proprio davanti al mio viso, fino a fiottarmi sulla faccia. I suoi schizzi densi e copiosi mi coprirono tutta. Ce l'avevo ovunque.
- Che maiala - disse.
   Dopo essere venuto si rimise il cazzo nei pantaloni e mi disse che potevo rialzarmi e rivestirmi. Mi parlò di un film che stava pianificando dal titolo "Sorche d'assalto", e mi disse che mi avrebbe dato una parte, ma dovevo fare il test dell'HIV. Quello era d'obbligo. Lo facevano tutti gli attori porno, e quindi avrei dovuto farlo anche io. Una volta ottenuti i risultati allora avremmo cominciato a girare. Ma all'improvviso dissi:
- No.
- Come sarebbe a dire?
- Non farò nessun film porno.
- Hai cambiato idea? Perchè?
- Perchè non sono una "maiala", come dici tu.
- Ah no? Ma se mi hai appena fatto venire con la bocca.
- Sì ma comunque non sono la "tua" maiala. Io sono una ragazza come tutte le altre. E ho un fidanzato, e lo amo. E adesso se permetti, me ne vado. Addio.
   Uscii dall'ufficio e, come avevo previsto, Berni non c'era più. Mi rassegnai. Questa volta l'avevo fatta davvero grossa. Se n'era andato, e probabilmente non l'avrei rivisto più. Uscii nell'androne del palazzo e presi l'ascensore, e scesi fino al piano terra. Fuori c'era un giardino, e mi accorsi che Berni era lì, seduto su una panchina, piegato in avanti, con la testa tra le mani. Corsi verso di lui ad abbracciarlo con tutta la forza che avevo, quasi supplicandolo di non lasciarmi, e di perdonarmi di quella grossa stronzata che avevo fatto.
- Non farò nessun film, te lo prometto.
- Dici davvero? - Berni era così contento che mi diede una raffica di baci sul collo e mi strinse forte tra le sue braccia.
- Certo che dico davvero - risposi. - Sono tua, solo tua.
- Ti amo Moana.
- Anch'io ti amo. Da morire.

Moana.   
 

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