lunedì 17 agosto 2015

Sempre duro. 

(in foto: Bailey Jay, ts-baileyjay.com)


   Quando finii lo spettacolo ritornai nel camerino, e zio Giuliano colse l’occasione per invitare la clientela il prossimo sabato allo strip bar Biancaneve, e di non perdersi per nessuna ragione al mondo lo spettacolo tanto atteso di una star d’eccellenza. Una diva del porno che si sarebbe esibita soltanto per la clientela dello strip bar Biancaneve. Niente poco di meno che Ramona Centofoglie. Accidenti, pensai. Una diva del porno nel nostro strip bar.
   Jay mi spiegò che almeno una volta al mese venivano lì allo strip bar delle star del porno, e quando succedeva c’era la fila per entrare e il servizio d’ordine veniva rinforzato. 
- Che ne dici di venire da me stasera? – mi domandò Jay.
- Volentieri, grazie.
- Ma grazie di che? Tu sei mia amica. Anzi, se ti serve qualcosa, dimmi pure.
- Un paio di mutande, Jay. Le mie le ha prese qualcuno del pubblico.
- Ah, guarda… lascia che ti dica che sei stata fantastica. Geniale. Molto classica. Il gesto di tirare le mutandine al pubblico è un po’ fuori moda, ma “classicheggiante”, capisci? Stai migliorando tantissimo. Hai fatto un gesto di grande passione e di grande amore verso il pubblico. E poi complimenti per il pratino. Ho notato che te lo stai lasciando crescere. Io, al tuo posto, sai cosa avrei fatto? Mi sarei avvicinata ai margini del palco, avrei allargato bene le gambe e avrei cominciato a pisciare su di loro.
- Ma cosa dici, Jay? Hai sempre voglia di scherzare.
- Non sto scherzando. Dico davvero. Li avresti resi degli uomini felici. Avresti dato loro dei brividi di piacere molto intensi. Non voglio scherzare. La prossima volta fallo, vedrai che diventerai la diva indiscussa del bar.
- Ma io non voglio diventare proprio niente.
- Se non lo fai sei una cretina.
- Va bene va bene. Con te non si può discutere, Jay. Vuoi sempre avere ragione. Ma lo farò solo per accontentarti.
- Bene.
   Raggiungemmo l’uscita e c’era qualcuno ad aspettarci nello spiazzo antistante. Qualcuno che aspettava me. L’amministratore. Mi raggiunse e Jay gli si rivolse in modo brusco, chiedendogli del perché non ritornava a casa a dormire, invece di dare fastidio alle ragazze? L’amministratore non le rispose.
- Moana, stasera ti tratterò come una principessa – mi disse. – Perché è quello che sei. Una principessa.
- Ma falla finita! – Jay lo allontanò con una mano.
- Jay, lasciaci in pace, non sono cose che ti riguardano – gli disse lui.
- Io non ci voglio venire con te - continuai.
- Come sarebbe a dire? – mi chiese.
- Hai sentito, stupido? Non ci vuol venire con te.
- Ma perché? Moana, abbiamo una camera d’albergo tutta per noi, a pochi chilometri da qui. Moana, non dirmi di no. Ti prego. Ti darò mille euro.
- Mille euro, accidenti.
- Non starlo a sentire! – Jay mi prese per il polso e mi portò via.
   L’amministratore delegato non ci seguì, ma imprecò e insultò pesantemente Jay, dicendogli frocio e rottinculo. Jay si girò e gli fece vedere il dito medio, e quello si mise l’anima in pace e se ne ritornò a casa.
   Andammo a casa di Jay con un taxi, che in cinque minuti ci portò a destinazione. Jay abitava in una palazzina di quattro piani di nuova costruzione. Lei stava al secondo. Salimmo con l’ascensore, e lei mi domandò se quello lì mi aveva spaventata. Gli dissi di no. Lei mi guardò in modo severo.
- Non starai pensando mica a quei mille euro? Non te li avrebbe mai dati, fidati. Quello è innamorato perso di te, e se non ci stai alla larga inizierà a darti dei seri problemi.
   Certo che ci pensai a quei mille euro. Ma a lei non lo dissi. Mille euro era lo stipendio di un operaio (quando andava bene), e io li avrei guadagnati in una notte. Chi me l’aveva fatto fare di stare a sentire Jay? Non dovevo ascoltarla, e dovevo dirle di impicciarsi degli affari suoi. Ma ormai era troppo tardi. Ormai eravamo nel suo appartamento, un monolocale spazioso, con una cucina con un terrazzino che dava su di una strada al momento buia e inospitale. Ma, mi disse Jay, di giorno era tutta un’altra storia. Vedevi passare i ragazzini che andavano a scuola, le persone che andavano a lavoro e sentivi il vociare del mercato, che stava proprio lì di fronte.
- Andiamo a letto, tesoro, che sarai parecchio stanca. Aspetta che adesso ti do un paio di mutandine.
   Jay mi diede un paio di mutandine a perizoma col disegno di un panda sopra. Ci mettemo subito a letto, e Jay si strinse a me, mi baciò una guancia, poi me la baciò di nuovo e di nuovo ancora.
- Come sei affettuosa Jay - sussurrai.
   Sentii il suo cazzo in erezione premuto contro la mia gamba. Gli chiesi in tono scherzoso come mai il suo cazzo era sempre duro, e lei mi rispose che c’aveva sempre voglia di fare l’amore, e allora sorrisi e glielo accarezzai un pò, da sopra il tessuto dei suoi slip, e lei continuò a baciarmi le guance. Passammo quasi mezz’ora in quel modo, io ad accarezzargli il cazzo, e lei a baciarmi di tanto in tanto la guancia. Poi ci addormentammo e mi svegliai alle nove del mattino con la mano tutta impiastricciata del suo sperma secco.
   Jay dormiva ancora. La lasciai dormire e scesi giù in strada. Attraversai la strada e entrai nel mercato rionale, aperto anche di domenica mattina, pensate un po’ che fortuna. Così feci un po’ di spesa per Jay. Comprai i fagiolini, e poi un filone di pane e della mortadella. Presi tutta la roba, tutte le buste e salii su. Staccai le punte dei fagiolini una ad una e le buttai via, e li misi a bollire in una pentola. Nel giro di una mezz’oretta erano pronti. Jay entrò in cucina, si stropicciò gli occhi e poi mi abbracciò, baciandomi una guancia.
- Buongiorno tesoro – mi disse.
- Buongiorno Jay. Ho preparato i fagiolini. Ne hai fame? È quasi ora di pranzo, sai? Dormigliona!
- Odio i fagiolini, Moana – mi disse.
- Perché li odi?
- Perché una volta li ho mangiati, poi mi sono ubriacata e il giorno dopo ho vomitato un fagiolino. Uno solo. E mi ha fatto talmente schifo che da quel giorno non li ho mangiati più. Dovevi vederlo quel fagiolino nel lavandino del bagno, tutto solo, in mezzo alla mia bile. Era osceno. Immondo. Non posso mangiarli, mi dispiace.
- Va bene va bene. Risparmiami i dettagli. C’è anche della mortadella, e ho comprato anche il pane.
   E così mangiammo; io feci un abbuffata di fagiolini, Jay si concentrò principalmente sulla mortadella. Tagliò due fette di pane e ce la mise in mezzo e iniziò a darci dentro coi denti. Poi prese una lattina di birra dal frigo e bevve senza neanche versarsela nel bicchiere. Mi incuriosì tutta quella voracità e le sorrisi, lei invece mi guardò appena, e poi ritornò ad addentare il suo pane. Mi disse che quel giorno avremmo fatto un sacco di soldi. Io non capii. E lei allora mi disse di non preoccuparmi. Presto avremo avuto un pacco di soldi e ce la saremo spassata. Dovevo solo fidarmi di lei.

Moana.

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