domenica 30 agosto 2015

Un bagnetto innocente.


   Forse non vi ho ancora detto che Marica era una cantante reggae che riscuoteva un certo successo locale. Quando cantava si faceva chiamare Mama Marica, le sue serate, di solito in riva al mare, attiravano un sacco di gente. E  quel giorno in cui mi lasciai montare dal suo fidanzato la sera avrebbe cantato in una località balneare lì in zona. Prima di andare l'aiutai a indossare i suoi vestiti di scena. Aveva degli hot pants neri di pelle, abbottonati davanti con dei bottoni bianchi a vista. E di sopra aveva una camicia di canapa abbastanza scollata da mostrare un reggiseno a fascia. Ai piedi aveva dei vertiginosi tacchi a spillo. Mentre l'aiutavo ad abbottonarsi gli hot pants, infilando i bottoni nelle asole, decisi di vuotare il sacco per quanto riguarda la monta di quella mattina.
- Marica, io devo dirti una cosa.
- Spara.
- Non credo di essere stata molto corretta nei tuoi confronti.
- In merito a cosa?
- Stamattina io e Rachid abbiamo fatto una nuotata fino a raggiungere una grotta. Lui era nudo, aveva un erezione, capisci? Ce l'aveva duro per me. E allora non so cosa mi è preso, ma lui ha cominciato a sfilarmi il costume, e io non ho saputo oppormi. Ce l'aveva troppo duro, capisci? Sono una gran troia, lo so. Ma sappi che mi dispiace un casino.
- Ti sei fatta scopare da Rachid?
- Sì, amore mio. Lo so che stai pensando che sono una grandissima troia. Hai ragione, e ti chiedo di perdonarmi. Non succederà più.
   Marica mi sorrise bonariamente, intanto avevo finito di abbottonargli gli hot pants e ero passata a sistemargli la camicetta di canapa come voleva lei, aperta davanti.
- Amore, quello che fai con Rachid non me ne frega niente - mi disse.
- Cosa?! Ma è o non è il tuo fidanzato?
- Il mio fidanzato, accidenti Moana, che paroloni. Mica me lo sono comprato. Sì, stiamo insieme, ma questo non vuol dire che il suo cazzo è una proprietà privata. E neppure la mia vagina lo è.
- Insomma, siete una coppia aperta.
- Una coppia aperta? Moana, ma come parli? Sembra di sentir parlare mia nonna. Dai, cerchiamo di non perdere altro tempo. Il concerto inizia tra mezz'ora.
   Anche se non voleva accettare quella definizione, Marica e Rachid erano proprio una coppia aperta. Quindi era tutto ok. Non avevo niente da recriminarmi. Ma mi rimaneva ancora un pò di rimorso, perchè con Marica avevo risolto, ma con Berni? Cosa avrei raccontato al mio fidanzato di quella scopata nella caverna con Rachid? Certo, lui ormai era abituato alle mie scappatelle, magari avrebbe fatto una sfuriata di gelosia e sarebbe finita lì. Era sempre stato così comprensivo, e lo sarebbe stato anche questa volta.
   Il concerto di Marica, anzi Mama Marica, era in uno stabilimento balneare. Il palco su cui si sarebbe esibita era un piattaforma di legno collocata sulla sabbia, e il gruppo (composto da tre musicisti) era lì ad accordare gli strumenti. C'era un discreto numero di ragazzi che aspettavano che il concerto cominciasse. Diedi un bacio su una guancia a Marica per augurarle buona fortuna, dopodichè ci separammo. Lei sul palco e io tra la folla a ballare. Marica era davvero brava, il genere in verità non era vero e proprio reggae, ma una sua variante, il reggaemuffin, una specie di fusione tra reggae e rap, e Marica andava come un treno, le parole delle sue canzoni uscivano fuori a raffica, come una mitragliatrice. Era inarrestabile.
   Mentre ero lì che stavo ballando mi sentii le mani di qualcuno prendermi i fianchi, Conoscevo bene quella presa. Mi venne subito in mente la scopata di quella mattina con Rachid, le sue mani decise e sicure sui miei fianchi. Era lui. Mi voltai a guardarlo e lui mi sorrise. Aveva il cazzo premuto contro il mio culo, e lo spingeva avanti e indietro, come se mi stesse penetrando.
- Ciao bella puledra - mi disse.
- Ehi, ciao - non avevo tanta voglia di continuare quella storia con Rachid. Ci eravamo divertiti, tutto lì, era stato molto bello, ma non era nelle mie intenzioni dare un seguito a quella follia. E allora decisi di rivolgermi a lui senza lasciarmi prendere dalle emozioni, nella speranza che avrebbe capito come stavano le cose. Quello che c'era stato tra noi non poteva avere un seguito, soprattutto perchè io avevo Berni, e non sarebbe stato giusto nei suoi confronti.
- Ti va se facciamo un bagnetto? Magari nudi.
- Ascoltami Rachid - gli dissi allontanandogli le mani dai miei fianchi. - E' stato davvero bello quello che abbiamo fatto. Devo riconoscere che scopi proprio da dio. Ma non credo che questa cosa debba avere un seguito.
- E dai, solo un bagnetto - continuò. - Un bagnetto innocente.
- E va bene, ma non farti venire strane idee.
   E così ci allontanammo dalla folla per raggiungere un pezzetto di spiaggia appartato. Rachid iniziò a spogliarsi e io feci lo stesso. Quando si tolse le mutande mi accorsi che era in erezione. Il suo grosso palo era tutto dritto verso l'alto e reclamava i miei buchi,
- Dì un pò, ma ce l'hai sempre dritto tu?
- Quando sto con te sì. Che posso farci? Mi fai arrapare un casino.
- Che scemo.
   Eravamo entrambi nudi e entrammo nell'acqua scura della notte. Nuotammo un pò fino ad arrivare abbastanza distanti dalla riva. Da lì riuscivamo comunque a sentire e vedere il concerto, ma allo stesso tempo eravamo piuttosto lontani da tutti. Rachid mi cinse con le braccia da dietro e cominciò a baciarmi il collo, le sue mani scivolarono sulle mie tette e me le accarezzò con delicatezza. Il suo enorme palo premeva in mezzo alle mie natiche, pronto a entrare, reclamava il buco che ancora non aveva esplorato, il retto.
- Dai, stai buono. Non doveva essere un bagnetto innocente?
   Il suo glande gonfio e duro premeva contro il mio orifizio anale, si stava facendo strada dentro non senza difficoltà. D'altronde lui era troppo grosso, e io avevo sì esperienza nel sesso anale, ma non ne avevo mai accolto uno così grosso. E per questo motivo ebbi un sussulto di paura.
- No dai, dico sul serio. E' troppo grosso. Va a finire che me lo rompi.
- Ti prometto che faccio piano - rispose.
   E allora decisi di lasciarglielo fare, e lui iniziò a farsi strada dentro. Cercai di rilassare i muscoli del retto e chiusi gli occhi, e a poco alla volta sentii salirmi su per il culo quel palo enorme. Quando fu tutto dentro praticamente non riuscivo a muovermi, ne a dire una parola. Ero semplicemente paralizzata. E Rachid cominciò a farlo salire e scendere, in principio fece piano come mi aveva promesso, ma dopo un pò cominciò a fare sul serio e a pomparmi il culo di brutto come aveva fatto con la figa.
- Piano, sennò mi sfondi! - dissi, ma Rachid non ne voleva sapere di diminuire il ritmo della cavalcata. Piuttosto, per rendermi l'inculata più piacevole, con una mano raggiunse le mia fighetta e iniziò a sgrillettarmi. A quel punto fui sua. Avrebbe potuto fare di me ciò che voleva. Ci sapeva davvero fare. Iniziai a mugolare di piacere, e senza rendermene conto cominciai a dire un sacco di porcate per incitarlo a sgrillettarmi con più decisione.
- Sono tua - dissi. - Sono la tua cagna. Rompimi il culo, dai. Così.
   Rachid mi fece avere un sensazionale orgasmo. E l'intenso piacere mi fece dimenticare di avere il suo grosso cazzo piantato nel culo, fino alle palle, che saliva e scendeva. Ed ero così priva di forze che non riuscivo neppure a tenermi in piedi, e Rachid dovette tenermi su con le sue possenti braccia muscolose. Con le braccia mi teneva su e mi penetrava, spingendo il suo bacino avanti e indietro. Io avevo completamente perso i sensi. C'avevo il culo addormentato, sentivo solo un leggero formicolio, tanto che la prima cosa che pensai fu che me l'avesse rotto. Poi l'orgasmo lo raggiunse anche lui e mi fiottò nel retto. Sentii la sua sborra calda nel mio condotto anale, e a quel punto lo fece venire fuori e mi girai verso di lui, allacciandogli le braccia dietro il collo e cercando la sua bocca. Avevo voglia di baciarlo, e così le nostre lingue si incontrarono. Smisi soltanto quando ad un certo punto mi venne in mente Berni, e allora mi allontanai dalla sua bocca, e dissi che forse era meglio ritornare a riva. Mentre ci rivestivamo provai un pò di amarezza, perchè l'avevo fatto di nuovo, avevo tradito un'altra volta Berni. Ma promisi a me stessa che quella sarebbe stata davvero l'ultima volta. Sapevo benissimo che era una bugia, ma allo stesso tempo sapevo che dovevo impegnarmi, dovevo prendermi l'impegno di smetterla di farmi sbattere a destra e a sinistra, e diventare finalmente una fidanzata seria. Berni non se le meritava tutte quelle corna che gli mettevo.

Moana.

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