sabato 29 agosto 2015

La grotta.

(in foto: Sabrina, SunErotica.com)


   Ma chi si credeva di essere quel Rachid? Sfidarmi in una gara di nuoto. Gli avrei fatto vedere io. Dieci anni di nuoto non si cancellano facilmente. Mi tuffai in acqua e cominciai a nuotare. Andavo davvero forte, e raggiunsi la grotta in cinque minuti, e lui era ancora in alto mare, il pivello. Non sapeva con chi aveva a che fare. Non solo era un infedele cronico, era pure scarso nel nuoto. Mi guardai attorno, la grotta era davvero suggestiva. Le onde del mare sbattevano su un piccolo scoglio che nascondeva una rientranza di sabbia umida. Un luogo divino per fare l'amore, e chiaramente era quello che voleva Rachid. Voleva scoparmi. Lì eravamo lontani da Marica e avrebbe potuto avermi con tutta la tranquillità. Ma si sbagliava di grosso. Non glieli avrei dati mai e poi mai i miei buchi. Mi distesi sulla sabbia ad aspettare Rachid, e prendermi gioco di lui.
   Nella caverna si stava da dio. C'era una frescura paradisiaca e un venticello che mi accarezzava le gambe. Rachid riuscì a raggiungermi. Ero pronta a dirgli: "hai visto, pivello? Non puoi battermi a nuoto". Ma le parole mi si bloccarono in gola quando lo vidi uscire dall'acqua e entrare nella caverna. Non aveva più il costume e aveva un cazzo durissimo, enorme, svettante verso l'alto, con il glande gonfio e rosso. Era il prototipo di maschio alpha, e adesso stava reclamando ciò che gli spettava di diritto: me.
- Porca troia! - esclamai.
   Lui si mise lì davanti a me con i pugni sui fianchi e mi guardò, come a dire: "come vedi sono pronto. E tu?".
- Non so cosa ti sei messo in testa, ma mi sa che ti stai sbagliato di grosso.
   Rachid venne a stendersi su quel piccolo lembo di sabbia dove ero io. Cercai di mostrarmi indifferente a quel suo grosso cazzo, ma non lo ero. Il fatto che fosse lì accanto a me, bello duro, gigantesco, mi fece bagnare non poco. A quel punto Rachid prese il laccio del pezzo di sopra del mio costume e me lo tirò liberandomi le tette.
- Che fai?
   I miei tentativi di oppormi erano inconsistenti, così Rachid avvicinò la bocca alle mie tette e cominciò a succhiarmi i capezzoli, ad uno alla volta. Mugolai di piacere, era impossibile resistergli. A quel punto gli permisi anche di slacciarmi il pezzo di sotto. Ormai ero nuda come lui e allargai le cosce, senza pensarci, invitandolo a prendere possesso del mio corpo. E lui non se lo fece ripetere due volte e iniziò a sgrillettarmi con foga, e nel frattempo continuava a succhiarmi le tette.
- Non si può - dissi, ma senza crederci tanto. - Non è bello quuello che stiamo facendo. Non si può fare.
   Ma intanto lo lasciai libero di godere del mio corpo. Poi ad un certo punto smise e si alzò in piedi, piantandomi il suo grosso cazzo duro davanti alla faccia e lo usò per schiaffeggiarmi le guance. Dio mio che potenza ragazzi! Lo presi con una mano per tenerlo fermo e dritto e poi avvicinai la bocca per tempestarlo di baci, dalle palle, percorrendo l'asta fino a sopra, solcando le sue dure vene verdi, pulsanti di sangue caldo. Arrivata in cima lo feci scivolare in bocca. Mi stava dentro a stento, cominciai a sbocchinarlo, lui mi teneva una mano dietro la nuca e accompagnava i miei movimenti. Era talmente grosso che ebbi l'impressione di soffocare. Dopo averlo lavorato ben bene con la bocca mi prese un polso e mi fece alzare e mi fece mettere di spalle, con le mani contro la parete della caverna. A quel punto mi si mise dietro, mi prese per i fianchi e il suo palo si infilò in mezzo alle mie cosce. Entrò dentro il mio corpo attraverso la vagina, e quando fu completamente dentro mi abbandonai ad un lamento di piacere che rimbombò sulle pareti della caverna. Me lo sentivo in gola per quanto era grosso. Intanto aveva iniziato a pomparmi. Andava come un treno e ogni tanto mi schiaffeggiava le natiche. Stavo godendo troppo per capire che quanto stavo facendo era un tradimento nei confronti di Marica. E non me l'avrebbbe mai perdonato. Io intanto stavo impazzendo, Rachid era davvero un professionista, uno specializzato nel far godere  le donne, e io stavo avendo il privilegio di essere montata da lui. Era inarrestabile, una vera forza della natura. Ad un certo punto ebbi un orgasmo così intenso che mi misi a gridare come una matta, e Rachid mi tappò la bocca con una mano. Mi afflosciai sulla sabbia quasi svenuta dall'intenso piacere. Avevo il fiatone e chiusi gli occhi per qualche istante. Quando li riaprii vidi il grosso cazzo di Rachid davanti alla faccia. Se lo stava menando con l'evidente intenzione di sborrarmi in faccia. Non mi opposi minimamente, e a quel punto il suo abbondante seme mi schizzò sul viso. Ce n'era così tanto che mi riempì tutta e cominciò a colarmi da tutte le parti. Diversi schizzi mi erano finiti pure sui capelli. Il tempo di riprenderci e poi ripartimmo per raggiungere Marica. Avevo fatto una gran cazzata; mi ero fatta scopare dal fidanzato della mia migliore amica, che era quasi una sorella, e io l'avevo tradita. Mentre nuotavo pensavo proprio a quella cosa, e mi tormentavo, e pensavo al fatto che forse avrei dovuto confessargli le mie colpe. Aveva ragione Berni quando mi diceva che ero una gran puttana. Infatti era proprio quello che ero. Anzi, ero la regina delle puttane, che si fa scopare perfino dagli uomini delle amiche.
   Arrivammo sulla riva opposta dell'insenatura, dove era rimasta Marica. Rachid si infilò il costume che evidentemente aveva lasciato lì prima di partire per la caverna. Marica, che si era addormentata, riaprì gli occhi accorgendosi di noi e ci chiese dove eravamo stati.
- A fare una nuotata - disse Rachid.
- Una nuotata? - chiese Marica.
- Sì, solo una nuotata - confermai.
   Marica richiuse gli occhi e Rachid mi palpò il sedere, facendomi intendere che la prossima volta mi avrebbe fatto il culo. L'idea mi fece venire i brividi. Poi andò a stendersi al sole insieme alla sua fidanzata, e io mi misi a sedere su uno scoglio, scrutando l'orizzonte, e rimuginando su quello che avevo fatto. Dovevo trovare il sistema per dirlo a Marica. Solo allora mi sarei sentita in pace con me stessa.

Moana.
 

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