sabato 22 agosto 2015

La fontana.


   E venne il fine settimana. C'era una serata speciale allo strip bar di zio Giuliano. Infatti, come aveva già annunciato, la serata sarebbe stata arricchita dalla presenza di una star del porno: Ramona Centofoglie. Ma chi era Ramona Centofoglie? Non ne avevo la più pallida idea. Devo essere onesta, non conoscevo molto bene il cinema porno. Conoscevo i nomi più famosi, tipo Franco Trentalance, ma solo perché aveva fatto l’isola dei famosi. Conoscevo Rocco Siffredi, perché tutti ne parlavano, tutti invidiavano il suo pene. Ma non avevo mai sentito parlare di Ramona Centofoglie. E quel giorno l'avrei conosciuta. Ramona era già nel camerino. Quando entrai scoprii finalmente com’era fatta e mi resi conto che non me l’aspettavo così. Immaginavo che le pornodive fossero delle donne perfette, biondo platino, slanciate, con cosce lunghe e affusolate. E invece Ramona era tozza; aveva un bel seno, certo. Ma era tozza. Aveva un naso grosso e i denti storti. Aveva dei folti capelli crespi castani, e indossava un corpetto in lattice che le stringeva le tette quasi fino a farle esplodere fuori.
   Jay me la presentò. Era molto cordiale. Non ci conoscevamo neppure e lei già cominciò a chiamarmi “tesoro”, e mi baciò sulle guance, e mi disse che ero molto bella. E poi mi disse che aveva sentito parlare molto bene di me da Jay. Ramona aveva un bell’odore, di maturità direi. Di sapone di lavanda e di sesso. Aveva parecchia ciccia sparsa su tutto il corpo. Le braccia, per esempio, erano piene di ciccia. E i fianchi, e le gambe, era bella tonda, Ramona.
- Jay mi ha detto che il pubblico ti adora – mi disse.
- Beh, questo non lo so. Io faccio del mio meglio.
- Ne sono sicura – continuò lei. – Io sono ormai dieci anni che faccio film hard, e posso garantirti che in te vedo delle qualità.
- Dieci anni? Accidenti. È tanto.
- Sì, è parecchio. Ma come vedi, faccio anche spettacoli nei strip bar, e su richiesta faccio anche feste di addio al nubilato e feste per bambini.
- Ho capito bene? Feste per bambini?
- Sì, feste per bambini – rispose. – Adoro i bambini. E loro adorano me quando metto il costume da clown. Sono brava, sai? Sono molto abile nel fare coi palloncini gli animaletti dello zoo, e quelli si divertono da morire.
- Ma come fai a conciliare le feste per bambini con le feste per “adulti”?
- Gli uomini e i bambini sono uguali. Sono immaturi allo stesso modo. Comprendi? L'importante e saperli fare divertire. Bene. E adesso che ci siamo conosciute meglio, mi faresti un favore grande come una casa?
- Certo, Ramona. Per una professionista come te farei qualunque cosa.
- Sei un amore. Ebbene, potresti prendermi una Coca al bar? Con il ghiaccio, per favore.
- Arriva subito.
- Io prendo un whisky – disse Jay, che intanto si era messa davanti allo specchio a farsi bella coi trucchi.
- Jay, forse è meglio un succo d’ananas. Cosa ne dici?
- Odio l’ananas. Voglio il whisky, tesoro. Grazie.
   E così raggiunsi il bar e ordinai una Coca e un whisky. Un uomo mi raggiunse in tutta fretta e mi si piazzò dietro le spalle tanto da sentire il suo alito caldo sui capelli.
- Sei bellissima stasera, Moana – mi disse.
   Era di nuovo lui, l’amministratore. Me ne accorsi senza neppure guardarlo. Mi bastava sentire la sua voce che mi dava subito una specie di scossa, una vibrazione negativa. Gli chiesi cosa voleva, e lui mi rispose che era venuto per me, e che dopo avrebbe voluto portarmi in albergo. Non gli risposi e allora lui insistette. Me lo disse di nuovo. Voleva stare con me tutta la notte, e fare con me tutto quello che non avevamo fatto quella volta in macchina.
- Dai, lasciami stare. Ma non ti vergogni? Potrei essere tua figlia. 
- Si tratta di Jay? Perché ti fai influenzare così da lei? Stai attenta a quella lì. O dovrei dire a quello lì. Jay è un uomo, come me. Jay vuole da te la stessa cosa che voglio io, e tu lo sai bene. Fai solo finta di non capirlo.
- Jay è solo un’amica. La mia migliore amica.
- Jay è una che sta facendo di te quello che vuole, e tu sei tanto stupida da non accorgertene.
   Presi la roba dal bancone e ritornai nel camerino senza neppure salutarlo. Diedi la Coca a Ramona.
- C’è qualcosa che non va, amore?
- No, va tutto bene. Sono solo un pò preoccupata.
- Vedrai, passerà.
   Andai verso Jay che si stava truccando e lei mi sorrise. Quella sera avrebbe fatto di nuovo il suo bel figurone. Ma era indubbio che tutti aspettavano Ramona. Tutti pazzi per Ramona. Faceva uno spettacolo di magia che voi neanche vi immaginate. In genere lo faceva ogni volta che si esibiva, e veniva gente da tutte le parti per vederglielo fare.
   Per quanto mi riguarda mi ero esercitata molto per il mio numero. Fui la prima a uscire sul palco e il pubblico esultò. Mi conoscevano ormai, mi chiamavano per nome, mi dicevano “faccela vedere, Moana!”. E applaudirono le mani, fecero dei fischi da stadio, mi incitarono a tirare su il mio vestitino a fiori. E io girai intorno al palo sculettando un po’, e poi tirai su l’orlo del vestitino, ma non abbastanza da fargli vedere il “cespuglietto”, come lo chiamavano loro. Il cespuglietto. Andavano matti per il cespuglietto.
- Volete vedere il cespuglietto? Eccolo qua.
   Zac! Tirai su il vestitino e si alzò un boato d’approvazione.
- Avete ragione, avete ragione! Ho ancora le mutandine. Va bene, ora le tolgo.
   Misi i pollici dentro l’elastico degli slip e feci finta di abbassarli, poi li rialzai e feci un altro giro intorno al palo. Poi di nuovo, li abbassai e li rialzai, e il pubblico si scannava, si facevano avanti, perché sapevano che poi avrei lanciato verso di loro le mie mutandine. Poi finalmente... Ta-dah! Giù le mutandine. Grande esultanza. Le feci roteare nell’aria e poi le lanciai verso di loro, i quali come una folla di affamati ci si avventarono sopra come se fosse un pezzo di carne. A poco alla volta sfilai il vestitino e lo tirai dietro le quinte.
- Quello non ve lo posso dare - dissi, ma loro da sotto il palco mi chiedevano pure quello. - No dico davvero. Non lo avrete mai. Ci sono troppo affezionata. Me lo ha regalato la mia nonna - e quelli continuarono a insistere. Volevano il vestitino. - Non posso darlo via in questo modo. Non fate gli stupidi. È mio.
   Feci dei giri intorno al palco e guardai verso di loro. Gli domandai se erano pronti per un po’ di pioggia. Loro non capirono, e allora glielo domandai ancora. E allora mi risposero di sì. Siete pronti? Allora mi avvicinai agli spalti e allargai le cosce, spinsi il bacino in fuori e il busto all’indietro. Con due dita mi allargai la vagina verso di loro e iniziai a fare la pipì, che sgorgò limpida e calda come da una fontana, come se io fossi una fontana rigogliosa, e il pubblico impazzì, si scannarono pur di mettersi con la bocca sotto il getto d’urina.
- Con calma ragazzi, ce n’è per tutti - dissi.
   Cavolo, me la stavo tenendo dalla mattina. E infatti il fiume sgorgava in modo pazzesco, e non sembrava volersi fermare, e quelli lì sotto la prendevano nelle loro bocche, come degli assetati che avevano attraversato un deserto infernale. Era il delirio. Non avrei mai pensato di renderli così felici con quel trucchetto. Jay c’aveva ragione. Era stata lei a mettermi in testa quell’idea. Jay aveva sempre ragione, cavolo. Aveva tanti difetti, ma sul sesso ci capiva meglio di chiunque altro.
   Il getto di urina stava finendo, diventava un rigagnolo e usciva debolmente, fino ad arrestarsi del tutto. Un uomo si sporse con la testa in mezzo alle mie cosce per riuscire a cogliere con la lingua fino all’ultima goccia. Ma arrivò la security e lo prese con la forza facendolo ritornare a posto. E così si concluse il mio numero. Salutai il pubblico e me ne ritornai dietro le quinte, sommersa da un applauso del tutto surreale, come se fossi io la star, e non Ramona, la quale era rimasta totalmente sorpresa da quello che avevo fatto, e mi si parò davanti applaudendomi e complimentandosi vivamente. Mi disse che ero bravissima, che non aveva mai visto nulla del genere, brava brava, continua così. Jay mi venne in contro con un accappatoio e me lo avvolse intorno al corpo, mi baciò una guancia con affetto e mi disse che ero stata sensazionale.
   Dopo era il turno suo. Salì sul palco vestita come una sposa, con un lungo abito rosso scollato, con le tette che cercavano di uscire fuori dal corpetto. La folla esultò e Jay si fece avanti alzandosi l’abito e facendo vedere loro il grosso pacco, il rigonfiamento sotto quelle mutande nere in lattice. Ce l’aveva duro e i suoi fans allungarono le mani, mossi da un irrefrenabile istinto di toccarglielo, quello scettro del potere, quel simbolo della potenza e della fertilità.
   Ramona Centofoglie fece un numero davvero speciale. Un numero che a raccontarvelo vi sembrerà incredibile. Ebbene, volete sapere di cosa si tratta? Va bene. Adesso ve lo dico, ma non vi darò alcuna spiegazione scientifica, perché al momento non ne ho nessuna. Ramona arrivò sul palco già nuda con una sedia e una bottiglia di Coca, si mise a sedere e allargò le cosce, infilò la bottiglia nella vagina e a poco alla volta il liquido le scompare dentro, e poi ad un certo punto lo sputò dalla bocca a grandi getti, facendola arrivare sul pubblico. Era la cosa più impressionante che avessi mai visto in vita mia. Era chiaro che era un trucco di prestigio che tutt'ora non riesco a spiegarmi. Eppure fu proprio quello che vidi coi miei occhi. Era un numero che non aveva prezzo, uno spettacolo che sbancava in ogni strip bar.
   Alla fine dello spettacolo Ramona mi chiese il numero di telefono. Ci intrattenemmo a parlare e mi disse che avrebbe voluto presentarmi un produttore di film hard che sarebbe potuto essere interessato a me. Io le dissi che non mi interessava il cinema porno, ma lei insistette. Disse che dovevo conoscerlo assolutamente, quello lì. Era un uomo estremamente capace e abile, e anche molto rispettoso. Ramona mi riempì la testa con un fiume di parole, mi disse che avrei potuto guadagnare molto bene.
- Quanto bene?
- Molto – rispose lei. - Senti, rimaniamo che ci sentiamo domani. Ti chiamo io, tu non devi pensare a niente. Non so perché lo faccio, tu sei una ragazza speciale. Forse è perché, data l’età, potresti essere mia figlia. È per questo che voglio aiutarti.
- Grazie Ramona, sei molto gentile. Ma non ti nascondo che sono molto scettica.
- No, non devi esserlo. Ti faccio diventare una regina, parola mia. A proposito, io adesso devo scappare. Ho un appuntamento. Tu intanto salutami Jay, d’accordo?
- A proposito, ma dove si è andata a ficcare Jay?
   Vidi zio Giuliano venire verso di me.
- Sono molto fiero di te - mi disse. - All'inizio, quando mi sei venuta a dire che volevi lavorare qui ho pensato che non ne saresti stata capace. Hai fatto proprio un buon lavoro. Rimanga tra me e te, ma sei meglio di tutte le altre messe insieme.
- Non esageriamo zio. C’è Jay che è davvero brava.
- Siete sullo stesso piano. Siete le protagoniste delle serate del bar. E questa – mi disse riferendosi ad una busta con del denaro dentro (il mio stipendio), - te la sei davvero meritata. Dico sul serio.
- Hai visto Jay, per caso?
- Sì, l’ho vista uscire un paio di minuti fa. È andata a fumare una sigaretta, credo.
   Non immaginate quanto ero felice! Quella busta era mia, tutta mia! Me ne andai in un angoletto del camerino e la aprii, ci guardai dentro e la richiusi subito stringendomela al petto. C'erano più di mille euro lì dentro.

Moana.

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