giovedì 31 maggio 2018

Il cuore

brucia.


   Quando tornai a casa dal lavoro trovai una piacevole sorpresa ad attendermi. In cucina c’era Antonella che stava dando la pappa alla mia piccola Cleopatra. Fin qui tutto regolare. Fu quando entrai nel bagno che mi si presentò “la sorpresa”. L’acqua scrosciava nel box doccia, dove al suo interno c’era uno stallone da monta con un fisico da dio, la carnagione olivastra e alcuni tatuaggi sparsi qua e la, e poi vidi la sua bestia. Un cazzo chilometrico che prometteva ore di intenso piacere anale e vaginale. Uno gnocco di prima categoria a cui mi sarei data via in modo incondizionato, semplicemente dicendogli: “prenditi i miei buchi, sono tuoi di diritto”.
   Dopo aver contemplato quel corpo divino per un arco di tempo indefinibile, ma obiettivamente molto lungo, mi accorsi che anche lui stava guardando me. Ma la mia presenza non lo imbarazzava per niente, anzi sembrava divertirlo, e infatti continuò a insaponarsi come se nulla fosse, percorrendo con la saponetta le sue forzute braccia e poi i suoi addominali scolpiti, come quelli degli atleti.
   Ma da dove veniva questo fenomeno della natura? E soprattutto cosa ci faceva nel mio bagno? E poi cosa avrei dovuto inventarmi per andarci a letto insieme e trascorrere con lui un’intensa notte di sesso senza limiti? Perché ovviamente era questo che volevo. Volevo il suo peccaminoso corpo sopra il mio, e il suo sorprendente cazzo piantato nel mio caldo condotto anale. Lui mi disse semplicemente “ciao”, ma io non gli risposi e ritornai in cucina da Antonella a chiedere spiegazioni.
   “Tesoro, c’è uno stallone da monta nel mio box doccia” le dissi.
   “Oh sì” mi rispose. “Si chiama Enrique. È il mio fidanzato”.
   “Devo assolutamente farti i complimenti. Non c’è che dire, è proprio un gran bel pezzo di manzo. Ma cosa ci fa nel mio bagno?”.
   Antonella mi spiegò che Enrique era appena uscito dal lavoro (Enrique era un istruttore di capoeira, ecco spiegato il motivo del suo corpo perfetto) e quindi era passato a prenderla per portarla a cena fuori. E dopo cena ovviamente sarebbero andati a casa di lui, e Antonella avrebbe goduto di quel corpo fantastico, facendosi montare senza ritegno. Beata lei. Avrei dato qualunque cosa pur di passare la notte con loro, tutti e tre nello stesso letto, a fare cose porchissime fino all’alba del giorno dopo.
   Mezz’ora dopo li vidi andare via e io rimasi da sola con Cleopatra. Ma devo dire che non riuscivo a togliermi dalla mente quello che avevo appena visto, e cioè Enrique sotto la doccia con quel suo corpo divino. Verso le dieci di sera, dopo aver messo Cleopatra a nanna, fui investita da un’ondata di malinconia e di infelicità. In cosa mi ero trasformata? Mi chiedevo. Dov’era finita la Moana di una volta, che si esibiva intorno al palo di uno strip bar? Prima ero il sogno erotico di tutta la città, e adesso ero qualcos’altro. Ero una mamma. Per carità, non mi fraintendete, era stupendo essere diventata madre, e Cleopatra era la cosa a cui tenevo di più al mondo. Ma la mia vita era cambiata in modo radicale in breve tempo, e probabilmente era la presa di coscienza di questo cambiamento ad avermi gettato nello sconforto.
   Avevo tutto, eppure mi mancava qualcosa. Avevo una figlia bellissima, una casa grande e ricca di comfort, gestivo un negozio di intimo che incassava soldi a palate, eppure mi sentivo insofferenze per via del fatto che mi mancava qualcosa. Andai a prendere un po' d’aria sul balcone e allora capii cos’era. Di fronte casa c’era un’altra palazzina, e all’ultimo piano c’era un appartamento il cui proprietario affittava a coppie di turisti che venivano a visitare la città. E io potevo vederli benissimo, perché erano appunto lì di fronte. Di solito non mi metto a guardare, ma quella sera la mia attenzione fu catturata dalla coppia di turisti che occupava l’appartamento semplicemente perché erano entrambi nudi. In verità era lui che era completamente nudo, lei invece aveva solo il perizoma, e stava cucinando, quindi la vedevo di spalle e devo riconoscere che aveva un culo mozzafiato. Un culo che non lasciava di certo il suo fidanzato indifferente, il quale aveva una mezza erezione e non vedeva l’ora di fare l’amore, e infatti non faceva che smanacciarle i glutei e baciarla sul collo, e ovviamente a lei piacevano da impazzire le sue attenzioni, infatti gli lasciava fare tutto ciò che voleva, però senza mai lasciare i fornelli su cui stava preparando la cena.
   Senza accorgermene ero diventata una guardona, e non riuscivo a fare a meno di distogliere lo sguardo, e sentivo il cuore battermi in modo spasmodico, perché guardare quella scena mi stava eccitando un casino. E mi venne quasi istintivo mettermi una mano tra le gambe e iniziare ad accarezzarmi le labbra di sotto, che intanto avevano già prodotto un modesto laghetto che aveva iniziato a sgocciolare nel mio interno coscia.
   Intanto la coppia di turisti, i quali avranno avuto all’incirca la mia stessa età, si erano messi a tavola. L’amore che esprimevano coi loro gesti e con il loro modo di guardarsi negli occhi mi stava tormentando il cuore. Stava bruciando e io lo sentivo urlare nel mio petto, sentivo i suoi lamenti e il suo pianto. E allora capii il motivo per cui quella sera mi sentivo infelice e malinconica. Perché anche io volevo quello che avevano quei due turisti che stavo spiando. Dovevo averlo. Non potevo vivere senza. Ovviamente sto parlando dell’amore, non intendo il sesso, perché quello obiettivamente potevo averne quanto ne volevo. Mi sarebbe bastato uscire di casa con una t-shirt con su scritto “la do gratis” e mi sarebbero saltati addosso in cento. Ma non era questo che mi interessava. Io volevo lo stile di vita che avevano quei due turisti, il piacere di trascorrere una serata nuda insieme al mio fidanzato, stuzzicarlo con dell’intimo provocante, e poi fare l’amore dopo cena, in mille modi diversi, con ogni cazzo di buco. Volevo poter girare il mondo insieme a lui, e fare l’amore ogni notte in una città diversa.
   Ma obiettivamente non potevo farlo, perché mi mancava la materia prima, e cioè un fidanzato. Avevo Berni una volta, e come una stupida me l’ero lasciato scappare. Berni era l’unico che mi aveva amata per davvero. Avevo avuto un numero incredibile di uomini, neanche li ricordo più tutti, eppure quanti di loro mi avevano amata per davvero? Solo Berni. Per gli altri ero stata soltanto un buco da riempire.
   Dopo mangiato la coppia di turisti si mise a fare l’amore. Vidi lui alzarsi da tavola con un erezione pazzesca. Si avvicinò a lei e le prese una mano invitandola ad alzarsi. Lei si mise in piedi e gli diede le spalle, e allora lui le tirò giù il perizoma e avvicinò il suo caldo pezzo di carne alla sua fighetta, la afferrò saldamente per i fianchi e iniziò a penetrarla. E io lì a sgrillettarmi, con il cuore che batteva in modo spasmodico, sofferente perché quei due erano felici, e io invece no. O comunque non del tutto.

Moana.
  

sabato 26 maggio 2018

La dea del sadismo

e della perversione.


   Dovevo necessariamente chiedere a qualcuno di badare a Cleopatra mentre io potevo dedicarmi appunto alle mie esigenze fisiche. Avrei potuto chiederlo a Berni, che tra l’altro era suo padre, quindi era più che giusto che ogni tanto pensasse lui a nostra figlia. Ma ultimamente non c’era mai. Stava pianificando il suo nuovo film e questo gli assorbiva un sacco di tempo. E poi non mi andava di chiederglielo, perché nonostante la nostra relazione fosse finita da un bel po' non mi andava di dirgli: “ascolta, prenditi cura di nostra figlia perché io ho bisogno di tempo per essere montata come una vacca”. Dovevo inventarmi qualcos’altro. Una babysitter sarebbe stata perfetta.
   Assumerne una non fu difficile. Mi bastò cercare su Internet in uno di quei siti di annunci di lavoro. Lei si chiamava Antonella, era una studentessa e stava cercando un lavoro appunto come babysitter. La contattai e fissai un appuntamento per conoscerla. E quando venne a casa devo dire che fui subito colpita dal suo aspetto. D’altronde chiunque sarebbe rimasto colpito nel vedere una ragazza coi capelli azzurri. Era certamente una tipetta molto eccentrica, ma in fin dei conti mi sembrò molto affidabile, anche perché coi bambini ci sapeva fare. Aveva già avuto numerose esperienze, per cui potevo stare tranquilla.
   Comunque pensai di dirle subito il motivo per cui la stavo assumendo. Solo in questo modo potevo assicurarmi il suo appoggio ogni volta che ne avessi avuto il bisogno. Quindi le spiegai il problema e lei mi sorrise bonariamente facendomi capire che comprendeva benissimo.
   “Stai tranquilla” mi disse. “Sono qui per risolvere tutti i tuoi problemi”.
   Per cui mi misi subito alla ricerca di qualcuno con cui godermi le gioie della camera da letto, ma paradossalmente adesso che avevo l’aiuto di Antonella erano spariti tutti dalla circolazione. Sembra assurdo, ma non trovai nessuno disponibile a passare una notte d’amore con me. Così decisi di lasciare perdere. Tanto ero sicura che a breve lo stallone da monta che cercavo sarebbe venuto da solo. Dovevo solo aspettare. Ma vi garantisco che non fu affatto facile.
   Al negozio (perché intanto avevo ricominciato a lavorare) la mia fighetta mi dava il tormento, perché avevo così tanta voglia di fare l’amore che ce l’avevo perennemente bagnata. E questa specie di astinenza mi rendeva nervosa e ancora più irritabile del solito. Già quando ero tranquilla era una specie di tiranna sul posto di lavoro, ma adesso ero diventata proprio una stronza. Non facevo che abbaiare e sbraitare contro le mie commesse, e solo perché avevo la fighetta in fiamme. E allora provai a telefonare a Romolo, il mio schiavetto.
   Forse non tutti ricorderanno questo mio aspetto da dominatrice. Ebbene Romolo era un amico schiavo con cui ogni tanto mi divertito, ma senza alcuna penetrazione, perché semplicemente come uomo lo trovavo semplicemente rivoltante. Un essere ripugnante e viscido, su cui sfogare la mia rabbia e le mie depravazioni da mistress. Perché infondo un po' di sadismo è in ognuno di noi. E Romolo mi aiutava a soddisfare questo aspetto della mia personalità. E ci godeva a farlo, perché lui era uno schiavo patentato, e soprattutto era innamorato dei miei piedi, e quindi gli piaceva quando glieli mettevo in faccia, e lui li leccava, e gli veniva sempre un erezione spettacolare, anche se purtroppo aveva un cazzetto di dimensioni irrilevanti. E poi come già vi ho detto non sapevo che farmene del suo piccolo batocchio, perché prima di tutto da lui non mi sarei mai e poi mai lasciata penetrare, e poi era lui stesso che non si era mai mostrato interessato a farlo.
   La cosa che lui voleva da me era solo essere il mio schiavo. Per cui lo telefonai pensando al fatto che forse giocando con lui avrei alleviato i miei bollori. Lui ovviamente alla mia richiesta d vederci quella sera stessa mi disse che ogni mio desiderio era un ordine. Non potevo farci l’amore però intanto Romolo era l’unico su cui potevo fare sempre affidamento. Io ero la sua padron per cui lui non poteva assolutamente dirmi di no. Forse avrei dovuto sposarlo, e avrei avuto un marito zerbino sempre pronto ad assecondare i miei capricci.
   E così dopo il lavoro passai a prenderlo alla galleria d’arte; Romolo infatti aveva una galleria e vendeva quadri d’autore, e spesso faceva sfoggio in modo pedante della sua conoscenza in campo artistico. Lo faceva anche con me, ma lo faceva soprattutto per adularmi, paragonandomi alle madonne dei quadri del Rinascimento. E io spesso mi divertivo a smorzare il suo entusiasmo e allora magari dopo faceva uno dei suoi pipponi sull’arte gli dicevo: “chiudi il becco, segaiolo”, e lui ci godeva da morire perché gli piaceva essere sottomesso anche psicologicamente. Oppure gli dicevo: “sì sì, bravo, ma resta il fatto che hai il cazzo piccolo”. Più ero offensiva verso di lui e più la sua eccitazione arrivava alle stelle.
   Lo portai a casa con me; nel soggiorno c’era Antonella seduta sul sofà che stava leggendo una rivista. Gli presentai Romolo dicendole che era “un amico”, e allora lei mi strizzò l’occhio per farmi capire che aveva capito, e allora io le spiegai che non era come credeva lei, che appunto era soltanto un amico, e con il quale sarei rimasta in camera da letto per un paio d’ore, per cui avevo bisogno che lei restasse con Cleopatra ancora un po'.
   “Ma ci tengo a precisare che è solo un amico” le dissi.
   “Moana, non devi darmi alcuna spiegazione. Io posso rimanere qui anche fino a domani mattina. D’altronde è il mio lavoro”.
   “Antonella, sei un angelo” le risposi. “Dov’è Cleopatra?”.
   “Al momento dorme. Non preoccuparti, è tutto sotto controllo”.
   A quel punto me ne andai in camera da letto con Romolo e mi preparai a sottometterlo. Mi tolsi i vestiti e indossai qualcosa di più appropriato a ciò che mi stavo apprestando a fare: stivali lunghi fino alle ginocchia, perizoma e corpetto in lattice così stretto che quasi mi stavano per esplodere le tette.
   Romolo si mise a sedere in un angolo e mi fissò per tutto il tempo, con quegli occhi da pervertito carichi di eccitazione. Seguì minuziosamente ogni attimo di quella mia trasformazione, fino a quando vide comparire di fronte ai suoi occhi la padrona che lui adorava come una dea, la dea del sadismo e della perversione.

Moana.

giovedì 24 maggio 2018

martedì 22 maggio 2018

Il porno secondo me...

Il porno secondo me...

(in foto: Jill Kelly, Naughty Nurse, Suze.net)


   Gli amici di Rocco e Beatrice erano davvero strani. Ma io avevo capito subito cosa cercavano. Cercavano emozioni forti. Ma io invece cercavo soltanto aspiranti attori per il mio prossimo film. Quello era il mio lavoro. La mia passione. Ma soprattutto il mio lavoro. Per chi segue questo blog da sempre saprà bene che ormai da tempo mi ero dedicato a questo tipo di attività. E i film che realizzavo venivano poi venduti da una piattaforma online a cui bisognava iscriversi. Ormai il porno funzionava così.
   Il mercato delle videocassette e dei DVD era andato un po’ scemando, l’industria del porno, che sicuramente non era stupida, aveva pensato bene di adeguarsi all’andazzo generale. Negli anni Ottanta, quando Internet ancora non era utilizzato in larga scala, ma solo dall’intelligence americana, il mercato degli home video era rigoglioso e florido. Le pornostar erano delle dive olimpiche che vivevano in ville faraoniche; è il caso di Jill Kelly, Charisma, Tori Welles e Asia Carrera. Attrici che avevano fatto la storia dell’industria pornografica. Poi ad un certo punto era arrivata questa brutta bestia: Internet.
   Per carità, Internet ha messo in collegamento migliaia di pensieri, concetti democratici, ideologie. Internet è un elemento fondamentale del nostro secolo, ma allo stesso tempo si è dimostrato un grande ostacolo per il mondo del porno. Eh sì, perché con i siti di file sharing e streaming, la gente ha cominciato a fare a meno degli home video e poi dei DVD che, parliamoci chiaro, erano molto più complicati da nascondere. Invece un file MP4 o AVI è più semplice da tenere lontano dalla portata delle mogli, che potrebbero pensar male di noi. E allora le pornodive hanno cominciato a guadagnare di meno.
   E così, l’industria del porno, si è rimboccata le maniche e ha messo su un nuovo sistema per fare soldi. Cosa è successo? Gli home video continuavano a circolare, per un ristretto pubblico di collezionisti insaziabili. Ma allo stesso tempo, sono nati dei siti Internet in cui, inserendo le coordinate del proprio conto corrente bancario, era possibile scaricare i video direttamente dalla fonte, dalla casa produttrice, per intenderci. E qui entravo in gioco io. Per questo motivo avevo affittato un appartamento al centro dove fare i casting e quindi cercare aspiranti attori e attrici per i miei film, che poi appunto sarebbero finiti in rete.
   Il porno è sempre stata una delle cose più importanti della mia vita. Prima vi avrei detto che la cosa più importante era la musica. Andavo a cercarmi le band più sconosciute degli anni Settanta in poi, e quindi mi piaceva scoprire quali collaborazioni aveva realizzato quel tale sassofonista o quel batterista che tanto picchiava e che per questo meritava di essere ascoltato e seguito.
   Poi questa passione, un bel giorno, è scemata. E la musica è diventata un qualcosa di secondario. Prima, quando sentivo un power chord dei Rammstein, avevo i brividi e chiudevo gli occhi, come se stessi assaporando un piatto dal sapore molto intenso.
   Ora invece mi lascia indifferente. Quello che non mi lascia indifferente è il porno. Ma mi rendo conto che, anche con il porno, utilizzo lo stesso metodo di selezione che utilizzavo con la musica.
   Mi spiego meglio; non ascoltavo tutta la musica, ma solo quella che ritenevo piacevole. E non l’ascoltavo solo come semplice intrattenimento. Piuttosto la contemplavo e ne traevo piacere, ove lo ritenessi opportuno. Proprio come si fa con l’arte, coi quadri dei grandi maestri del Rinascimento, i grandi maestri del Barocco e della Pop Art. Ecco, allo stesso modo seleziono il porno e lo contemplo.
   La cosa che mi fa stare sveglio è la seguente: la Brazzers avrà pubblicato qualcosa di nuovo? Brazzers, secondo me non si batte. Ritengo che la qualità dei loro film sia incomparabile. La Brazzers.com è una casa di produzione di video hard. La numero uno.
   Poi c’è BangBros.com, che però non è all’altezza di essere messa a confronto con la precedente da me citata. Innanzitutto la qualità dei loro video è scadente, e le riprese non mettono adeguatamente in risalto la bellezza del rapporto sessuale. Ovviamente tranne rare eccezioni. Costumisti e truccatori poi credo siano del tutto assenti, e ove lì ci sono, del tutto incompetenti.
   Ma d’altronde, il sito BangBros.com, aspira chiaramente ad una visione più amatoriale del genere. Non è così invece per Brazzers.com, dove spesso le riprese seguono una precisa storia, con chiari riferimenti al mondo del cinema classico; è il caso di The Serxorcist con una Sophie Dee davvero molto in forma.
   Vogliamo parlare di SensationalVideo.com? Ebbene, è un sito Internet tutto dedicato alle misure larghe. Donne abbondanti, per non dire ciccione, che si arrabattano su letti matrimoniali o in idilliaci giardini, insieme a partner molto ben dotati. Ebbene, la SensationalVideo.com, ha l’onore di avere nel suo elenco di star donne angeliche come Charlie Cooper, Angelina Castro, Adriana Avalon e Scarlett Rouge (solo per citarne alcune, ma la lista sarebbe molto lunga).
   Bisogna dire che, rispetto a Brazzers.com, qui ci troviamo di fronte a delle pornodive sicuramente più vicine alla vita reale; con quel filo di cellulite che ti fa pensare che, quella lì che sta avendo un orgasmo insieme a quel mandingo, potrebbe essere tua moglie. Sì, perché sono donne semplici, belle ma semplici. Le classiche donne della porta accanto. Ciccionissime, è vero, ma belle. Io ce l’ho a morte con quei maschi che pensano che la cellulite sia la morte dell’erotismo. Ma chi l’ha detto? Andate al diavolo, della vita non capite un cazzo.
   Ma ritorniamo al casting. In genere io facevo così: facevo delle domande e mi rendevo subito conto che tipo di persone avevo davanti. E come vi dicevo all’inizio, ebbi una pessima impressione di Anna e Marzio. Erano lì soltanto per divertimento, per provare un emozione nuova. A Beatrice invece non feci alcuna domanda. Già la conoscevo abbastanza bene. E se era lì era soltanto perché gliel’aveva chiesto la sua amica Anna. Non credo che sarei riuscito a fare grandi cose, né con Anna né con Beatrice.
   Come ben sapete (o almeno quelli che seguono il blog da molto tempo) avevo cominciato questa attività insieme a Moana. Ebbene, lei si era dimostrata una vera professionista in questo. Il film che ne era venuto fuori era stato molto apprezzato, ma se non avessi trovato un’attrice che era al suo stesso livello difficilmente sarei riuscito a ricavare qualcosa di concreto. Per Moana fare l’amore, anche di fronte ad una videocamera, era un qualcosa di incredibilmente naturale. Moana era il porno. Difficilmente sarei riuscito a fare un video hard di alta qualità senza il suo aiuto.

Berni.

martedì 8 maggio 2018

See you soon...

...siamo in vacanza, ma tra una settimana ritorneremo a raccontarvi le porchissime avventure erotiche della nostra famiglia. 


A presto.


martedì 1 maggio 2018

Toccare ma non montare.

Toccare ma non montare.

(in foto: Bruna Butterfly, Shemale-Club.com)


   Qualche giorno dopo la cena, Godzilla ci invitò a passare il fine settimana a casa sua. La moglie era andata a trovare dei parenti a Bolzano, per cui lui aveva la fantastica opportunità di godersi la mia fidanzata tra le mura di casa sua, in piena libertà. In realtà la proposta era rivolta soltanto a lei, però poi Beatrice gli aveva chiesto: “può venire anche il mio fidanzato?”. E lui: “preferirei stare da solo con te”. E a quel punto la mia Beatrice gli disse: “mi dispiace, ma non si può fare. Allo strip bar sì, puoi avermi anche da sola, perché lì si tratta di lavoro. Ma fuori dal contesto lavorativo io e il mio fidanzato siamo indivisibili. Quindi se vuoi chiavarmi lo devi fare in sua presenza, sennò niente”. Questo fatto la dice lunga su quanto fosse cambiato il nostro rapporto, perché una volta non avrebbe esitato ad andarci da sola, perché lei non sapeva rinunciare alle avventure con gli altri uomini. Ma da quando ci avevano rimorchiato alla spiaggia nudista era cambiato tutto; eravamo diventati inseparabili, e quindi affamati di nuove esperienze da fare insieme. Beatrice aveva capito di aver trovato in me non soltanto un fidanzato, ma anche un complice con cui condividere le proprie scappatelle  con gli altri uomini. Come se per lei fosse più appagante farlo insieme che farlo da sola.
   Godzilla non abitava in città, ma in un paese di mare a venti chilometri di distanza. Aveva un appartamento all’ultimo piano di una palazzina, con un terrazzo con una vista sorprendente che dava sul mare. L’appartamento era enorme e molto ordinato; sua moglie doveva essere una psicopatica ossessionata dalla pulizia, perché non c’era un filo di polvere nemmeno per sbaglio, e poi tutto era al suo posto, e i pavimenti erano così puliti da sembrare degli specchi. Tutto l’opposto di casa di Beatrice che invece, come già vi ho detto in precedenza, sembrava la tana di un animale selvatico.
   Quando la mia fidanzata vide il terrazzo rimase semplicemente estasiata, e in effetti potevo capirla. Da quell’altezza avevamo una visuale completa di tutto il golfo e in qualche modo sembrava di possederlo. Sembrava di avercelo ai nostri piedi. E Beatrice si avvicinò alla balaustra per guardare quello scenario in tutti i suoi particolari, e con le mani si aggrappò alla ringhiera piegando il busto in avanti, per cui io e Godzilla che eravamo rimasti dietro potevamo goderci oltre che a quel paesaggio anche la mia Beatrice che mettendosi in quella posizione (forse senza accorgersene) aveva messo a nudo il suo bel culone burroso, perché gli orli del suo vestito  a causa della posizione si erano tirati su fin sopra i glutei.
   A quel punto vidi Godzilla andarle dietro, richiamato dallo spettacolare corpo della mia fidanzata, e allora l’abbracciò da dietro premendogli la sua enorme erezione contro il culo. Perché lui era già in erezione. Lo era sempre quando era in presenza della mia Beatrice. E nel frattempo le baciava il collo, e lei piegò la testa di lato per lasciarglielo fare.
   “Già vuoi scopare?” gli chiese. “Siamo appena arrivati”.
   “Lo so ma io ti voglio subito” rispose lui. “Ti trovo irresistibile. Me lo fai diventare subito duro”.     
   “Rilassati amore, abbiamo un sacco di tempo per farlo”.
   Era quasi ora di pranzo, per cui l’idea era quella di cucinare qualcosa e mangiare in terrazzo. E l’idea era di farlo nudi, e infatti Beatrice se ne andò in bagno e ne uscì completamente al naturale, con il suo stupendo corpo mozzafiato per metà uomo e per metà donna. Anche io e Godzilla avevamo tolto i vestiti, e lui aveva già un erezione, come dicevo prima. E non gli sarebbe stato facile contenerla con la mia fidanzata che girava tutta nuda per casa. Ogni tanto, per tenerlo buono, glielo prendeva in mano e lo segava un po', ma così non faceva che peggiorare la situazione, perché ogni volta che lo faceva lui tentava di saltarle addosso e montarsela, e puntualmente lei diceva di aspettare, che non c’era fretta. Ma lui proprio non riusciva a pensare che a quello; le stava sempre addosso per smanacciarla dappertutto, e lei se lo lasciava fare con piacere, però senza andare oltre. Toccare ma non montare. Almeno per il momento.
   Ai fornelli ovviamente mi ci ero messo io. Godzilla non sapeva nemmeno mettere una padella sul fuoco, e la mia fidanzata, beh anche lei non era molto brava a cucinare. Io invece, come ben sapete, lo facevo per mestiere, per cui non era un problema. Ogni tanto Beatrice mi veniva a trovare in cucina, per chiedermi come procedeva la lavorazione, e mi afferrava il cazzo con amore menandolo un po', per tenerlo vispo. E infatti ce l’avevo sempre mezzo dritto. Non come quello di Godzilla, che era perennemente duro, ma quasi. Era come se la mia fidanzata ci tenesse affinché fossero entrambi pronti per fare l’amore, e allora ce li stuzzicava di continuo con le mani, oppure ci si strofinava sopra con i glutei. Insomma stava giocando a farsi desiderare, e questa cosa stava facendo impazzire Godzilla, che non vedeva l’ora di chiavarsela.
   Intanto avevo finito di cucinare. Avevo preparato gli spaghetti con tonno e capperi utilizzando quello che avevo trovato in dispensa. Durante il pranzo parlammo un po' di noi, anche se in realtà Godzilla non diceva niente, piuttosto si limitava a farci delle domande personali, del tipo: dove ci eravamo conosciuti, quante volte facevamo l’amore, quali erano le nostre fantasie ricorrenti. Nella maggior parte dei casi era la mia fidanzata a rispondere, perché erano sì domande che riguardavano noi, però sembravano quasi rivolte esclusivamente a lei.
   Ogni tanto vedevo la mia Beatrice allungare una mano nell’interno coscia di Godzilla per accarezzarlo, fino quasi alle palle che sfiorava appena, e poi ritornava indietro. Credo che lo facesse per farglielo tenere sempre duro e quindi farlo rimanere in quello stato di permanente eccitazione. E intanto parlava, gli diceva tutto quello che lui voleva sapere. Qual’era la sua fantasia ricorrente? Fare una gangbang con annessa super cumshot. Quante volte facevamo l’amore? Molto spesso. Posizioni preferite? Smorza candela e sessantanove.
   Dopo mangiato Beatrice si alzò da tavola e andò a mettersi davanti alla balaustra, con le mani aggrappate alla ringhiera e il busto piegato in avanti, e quindi offrendo a noi che eravamo ancora seduti lo spettacolo del suo culo burroso aperto. Aveva voglia di provocarci, perciò lo stava facendo, e probabilmente era arrivata l’ora dell’amore, quindi adesso finalmente Godzilla (dopo aver atteso pazientemente tutto quel tempo) poteva chiavarsela. Quella posizione, con il busto piegato in avanti e l’orifizio anale ben in vista, era la prova che lei era pronta e gli stava dando il via libera.
  
Rocco.