venerdì 30 ottobre 2015

Laura super porca.


   Era tutto pronto. Laura aveva contattato il suo ex e gli aveva proposto di uscire a cena con noi. Non credo che Christian immaginasse cosa avevamo in mente. In ogni modo avevo prenotato un tavolo in un ristorante un pò periferico, perchè Laura temeva di essere vista da qualcuno, e non voleva che si parlasse male di lei, insomma che si diffondesse la voce che faceva cose da puttana. Per me non c'era nessun problema, e l'accontentai. Poi prenotai anche una camera d'albergo, sempre abbastanza periferico. Insomma, il treno era partito e non si poteva più tornare indietro.
   Passai a prendere Laura a casa sua. Quando la vidi uscire dal portone mi mancò il fiato. Aveva indossato un vestito porchissimo, con una lunga apertura davanti fino all'ombelico, e anche di dietro, l'apertura arrivava fino al culo, da cui spuntava l'elastico del perizoma. Camminava su dei lunghi tacchi a spillo, con non poche difficoltà. Laura non era abituata a quelle altezze vertiginose. Sul viso i suoi soliti occhiali da vista con la montatura della Rey-Ban, e subito mi immginai Christian che le sborrava sul viso, e il suo sperma che si posava sulle sue lenti.
   Vederla vestita in quel modo mi disorientò parecchio. In principio pensai che non era lei, ma semplicemente una topa che abitava nel suo stesso stabile, e che magari stava uscendo col suo fidanzato. Ma poi quando la vidi venire verso di me realizzai. Era la mia ragazza, vestita come una cagna in calore. Una vera e propria trasformazione improvvisa. Mi chiedevo chi l'avesse spinta a mettersi in gioco in quel modo. Forse si era lasciata consigliare da qualcuno. In ogni modo era bellissima e te lo faceva venire duro soltanto a guardarla. Laura entrò in macchina, e nel sedersi si tirò su il vestito fino ai fianchi per non sgualcirlo, scoprendo il perizoma nero semitrasparente, dietro il quale si vedeva la peluria scura della fighetta.
- Quanto sei gnocca - fu il mio commento.
- Beh, non è che stiamo andando ad una partita a carte con gli amici. Visto e considerato quello che dovrò fare, ho pensato bene di vestirmi in modo provocante. E' stata una tua idea, ricordi? O hai cambiato idea e vuoi tirarti indietro?
- No no. 
   Era strano vederla in quel modo. Laura aveva sempre detto che indossare vestiti succinti la metteva in imbarazzo. E quel vestito che indossava non era soltanto succinto, ma era ai limiti dell'osceno. Era chiaro che nel ristorante conciata in quel modo avrebbe dato scandalo, e tutti gli uomini le avrebbero messo gli occhi addosso, provocando l'ira delle proprie mogli. Tutti avrebbero pensato: "guarda quella zoccola come si è conciata". E la cosa mi eccitava un casino, perchè la "zoccola" in questione era la mia fidanzata.  
   Lungo la strada ebbi non pochi ripensamenti. Stavo per consegnare la mia donna nelle mani di un altro uomo. Era giusto tutto questo? Non era forse irrispettoso nei confronti della donna che probabilmente un giorno sarebbe diventata mia moglie? Condividerla con un altro uomo per appagare le mie voglie porche. Stavo quasi per mettere la freccia e fare un inversione a u, per ritornare a casa e dirle che mi ero sbagliato. Ma in quel modo avrei fatto la figura del pazzo. Provai comunque a dirle qualcosa affinchè fosse lei a chiedermi di ritornare indietro.
- Senti Laura, non è che devi farlo per forza. Quello che stiamo facendo necessita del consenso di entrambi. Se non sei d'accordo con quello che stiamo facendo possiamo anche tornarcene a casa. Che dici? Magari ci guardiamo un film e a questa storia non ci pensiamo più.
- Che c'è? Ci hai ripensato? Potevi dirmelo prima. Lo sai quanto mi è costato questo vestito? Eh no Rocco, adesso usciamo con Chrisian, e una volta in albergo non voglio sentire storie. A proposito, li hai portati i preservativi? Non vorrai mica che mi faccia penetrare senza protezione?
- No no, li ho portati - gli feci vedere la scatola, lei la prese e se la rigirò tra le mani per vedere se era tutto ok.
- Confezione da sei? - domandò. - Speriamo che basteranno, sennò ci tocca proseguire a bocca.   
   Arrivammo al ristorante e Christian era lì ad aspettarci, vestito in modo molto elegante, con addirittura la cravatta. Era strano vederlo in quel modo. Quando l'avevo conosciuto indossava dei vestiti da lavoro. Per chi non lo ricordasse Christian faceva l'operaio. Quindi vi lascio immaginare quanto appariva strano con quel completo elegante. In ogni modo quando vide Laura fece un gesto con entrambe le mani come a dire: "mamma mia, che gran pezzo di figa!". I due si abbracciarono e lei gli baciò le guance. Lui le accarezzò un fianco, e vidi chiaramente la sua mano sfiorare i suoi glutei.
   Entrarono nel ristorante tenendosi mano nella mano e io dietro di loro, come uno spettatore passivo. Mi domandavo se Christian avesse intuito quali erano le nostre intenzioni. D'altronde era così chiaro, da come era vestita Laura lo avrebbe capito chiunque il motivo di quell'invito a cena.
   Appena entrammo nel ristorante constatai quello che avevo immaginato, e cioè che tutti guardarono verso di noi, e l'attenzione dei clienti era rivolta soprattutto su Laura, che era vestita come una mignotta. Ci mettemmo a sedere e mi guardai intorno, notando che ad ogni tavolo non si faceva che parlare di noi, con disprezzo e indignazione. Era chiaro che stavano dicendo della mia fidanzata le cose peggiori, e cercai di immaginarmi cosa dicevano: "ma tu guarda queste ragazze d'oggi! Vanno in giro come delle mignotte". "Se fosse mia figlia le farei passare la voglia di andare in giro come una puttanella a forza di schiaffoni". Ero sicuro che in linea generale era quello che pensavano.
   La nostra conversazione con le solite domande di rito: cosa stai facendo, che progetti hai, che farai questa estate e cose di questo tipo. Io mi limitai ad ascoltarli. Era molto eccitante vederli flirtare. Col passare dei minuti la loro conversazione cominciò a farsi sempre più piccante, perchè cominciarono a ricordare i tempi in cui stavano insieme, fino a quando Laura se ne uscì con una frase che spiazzò sia me che lui.
- Ti ricordi quanti pompini che ti facevo? E tu poi alla fine mi schizzavi sempre in faccia. Per ripulirmi il viso dalla sua sborra mi ci voleva un pacchetto di fazzoletti.
   Christian rimase senza parole, e mi guardò con la coda dell'occhio, quasi come se si sentisse in imbarazzo per quello che la mia fidanzata aveva appena detto.
- Dai Laura - disse. - Non dire queste cose davanti al tuo ragazzo.
- Non ti preoccupare. A lui piace se dico queste cose - poi si rivolse a me: - non è così?
   Avevo il cuore che mi batteva alla velocità di un treno e non riuscivo neppure a parlare, così lei continuò raccontando delle cose che facevano lei e Christian.
- Però un rimorso ce l'ho - disse. - Mi dispiace di non averti mai dato questa - Laura allargò le gambe fugacemente facendogli vedere il suo perizoma semitrasparente, da cui si potevano ben vedere le labbra della sua fighetta premute contro il tessuto. Poi richiuse le gambe per non dare spettacolo. - Nonostante tu me l'abbia chiesta innumerevoli volte. Ma io ti dicevo sempre di no, ti ricordi? Perchè non mi sentivo pronta. Se potessi tornare indietro te la darei senza troppe esitazioni. Anzi, ti darei anche l'altro buco se tu me lo chiedessi.
   Io e Christian eravamo senza parole. Laura era proprio scatenata. Credo che ad un certo punto se ne fosse resa conto, e allora cercò di calmarsi, e disse che doveva andare in bagno. La vedemmo andare via, e a quel punto toccava a me fare la prossima mossa. Era d'obbligo da parte mia spiegare a Christian cosa stava succedendo.
- Sai, credo che Laura nonostante sia passato del tempo ha ancora una cotta per te. Non fa che parlare di quando stavate insieme.
- Ah sì?
- Eh sì. Credo che il rimorso di non averti mai avuto "completamente" la fa stare molto male. Io la amo molto, e pur di accontentarla sono pronto ad accettare il fatto che tu e lei facciate quello che non avete fatto quando era il momento. Per questo motivo ho prenotato una camera d'albergo, non molto distante da qui. Ti sarei molto grato se tu soddisfassi la sua voglia di averti. Puoi anche rifiutarti, ovviamente.
- Per quanto questa storia sembra molto surreale, accetto volentieri. Darò alla tua donna quello che vuole.
   Era fatta. Dopo cena saremo andati in albergo e avrei assistito alla monta della mia ragazza.

Rocco.  

  

giovedì 29 ottobre 2015

I consigli di mamma Sabrina. 

(in foto: Sabina, Only-Opaques.com)


   Non sapevo come comportarmi. La cosa che Rocco mi chiedeva di fare era davvero una richiesta fuori dal comune. Voglio dire, a quale ragazzo piacerebbe vedere la propria fidanzata andare a letto con un altro uomo? Insomma, cosa ci trovava di eccitante nel vedermi fare l'amore con un altro? Io credevo che una cosa del genere avrebbe fatto infuriare qualsiasi uomo. E invece a quanto pare no. Andai su Internet a informarmi, e devo dire che fui molto sorpresa nello scoprire che, diversamente da quanto credevo, molti uomini avevano fantasie erotiche di quel tipo. Su molti forum che parlavano di sesso si trovavano spesso discussioni di questo genere, e molte ragazze dicevano di aver provato questa esperienza traendone grande piacere. Ma nonostane questo continuavo ad essere preoccupata.
   Io credevo che con quello che avevo fatto con Sabi, cioè andare a letto con lui per vendicarmi del tradimento di Rocco, avrei dato una bella lezione al mio fidanzato, così ci pensava due volte prima di rimettermi le corna. E invece no, avevo soltanto alimentato ulteriormente le sue fantasie sessuali. Paradossalmente vedermi fare l'amore con un altro gli era piaciuto. Ricordo che mentre eravamo nella camera d'albergo con Sabi, mentre lui mi penetrava, non facevo altro che pensare alla vendetta. Ero accecata da tale sentimento. Per me non c'era niente di sessualmente rilevante in quello che facevo. Era pura e semplice ripicca. Pensate che talmente tanta era la mia voglia di dare una lezione a Rocco che non ero neppure riuscita a godere. Era stata una cosa puramente meccanica, e devo dire di essere rimasta sorpresa di me stessa. Non credevo di essere capace di fare una cosa del genere, cioè fare l'amore in modo meccanico, quasi come una pornodiva, con la piccola differenza che io non l'avevo fatto per ricevere dei soldi in cambio, ma per fare un torto a Rocco.
   Sinceramente pensavo che la faccenda si fosse chiusa lì, nel senso che lui mi aveva messo le corna, io mi ero vendicata, adesso eravamo pari. Potevamo ritornare ad essere una coppia felice. E invece no. La nostra relazione aveva preso una strada sconosciuta, e io non ero sicura di volerla percorrere. Se io avessi accettato di esaudire quel desiderio di Rocco, di rivedermi a letto con un altro uomo, in cosa si sarebbe trasformata la nostra storia? Quale sarebbe stata la prossima perversione, se di perversione di può parlare? Erano tante le mie domande, e non c'era nessuno a cui potevo rivolgermi per ottenere delle risposte. Alle mie amiche di certo non potevo raccontarlo. Mi vergognavo troppo. Non so per quale motivo pensai di andare a raccontare tutto alla madre di Rocco. Con lei mi sono confidata spesso quando ho avuto problemi di natura sessuale, molto di più che con mia madre. Con mia madre certi argomenti erano tabù. Una volta ho avuto problemi di secchezza vaginale. Lo confidai a Rocco, il quale mi fece parlare con sua madre che mi aiutò volentieri, come se fosse una seconda mamma. Da quel momento mi sono rivolta sempre a Sabrina per problemi "intimi", e ho ottenuto sempre ottimi risultati. Chissà, magari poteva aiutarmi anche in questo caso, anche se la cosa riguardava suo figlio e i suoi desideri erotici. Rivolgermi a lei avrebbe potuto mettere in imbarazzo Rocco, ma che altro potevo fare? A chi potevo rivolgermi se non a lei? Sabrina è sempre stata una donna molto aperta per quanto riguarda il sesso. Avevo anche sentito delle storie sul suo passato. Non so se erano vere, ma pare che in passato aveva avuto una vita sessuale molto attiva, tanto che in giro era conosciuta come Sabrina Bocca e Culo.
   Così decisi di andare al suo negozio di intimo "Una notte speciale". Lei non c'era. Mi rivolsi ad una commessa e chiesi di lei. Mi disse che era andata al bar a prendere un caffè, e che sarebbe rientrata a momenti. Mi guardai in giro. Gli scaffali erano forniti di lingerie porchissima. Vidi dei perizomi che non avevo mai visto prima. Ce n'era uno che all'apparenza era come un perizoma comune, ma che sotto, all'altezza delle labbra, c'era una fessura. In principio pensai che fosse rotto, poi però capii. Non era rotto. Era fatto apposta. Chi lo indossava poteva essere penetrata anche senza doversi togliere lo slip. Me lo immaginai addosso e diventai rossa come un peperone. Mi sarei sentita molto in imbarazzo a indossare uno di quei cosi.
   La commessa a cui mi ero rivolta prima mi stava guardando. Si era accorta delle mie perplessità riguardo a quel perizoma e mi sorrise.
- Non è poi tanto malvagio - mi disse. - A me e al mio fidanzato ha regalato momenti di intenso piacere.
   La commessa era molto bella, sembrava una diva del porno. Su di lei ero certa che quella roba stava a meraviglia. Io, nonostante Rocco cercava in tutti i modi di invogliarmi a mettere su della lingerie porca, non mi sentivo molto a mio agio con cose di quel tipo.
- Tesoro mio! - Sabrina era appena rientrata in negozio e venne subito verso di me ad abbracciarmi. Ogni volta che mi vedeva mi ricopriva sempre di attenzioni, e mi faceva sentire davvero speciale. Mi piaceva molto la madre di Rocco, le volevo davvero un gran bene. - Come sono contenta di vederti! Accidenti, come sei bella. Fatti guardare.
- Anche tu sei bella Sabrina. Come sempre - risposi.
   Sabrina sprizzava erotismo da ogni centimetro del corpo. Aveva forme che avrebbero fatto morire d'invidia qualsiasi donna, e il fatto è che le metteva ben in risalto con vestiti succinti e scollacciati fino all'inverosimile, ai limiti dell'indecenza. Sabrina era, e questo lo sapevano tutti, una delle donne più desiderate della città. E ogni volta che la vedevo capivo il motivo.
- Come mai da queste parti? - mi domandò.
- Sono venuta a chiederti un consiglio su una questione davvero molto delicata che riguarda me e Rocco.
- Amore mio, sono tutta tua. Se posso aiutarti lo faccio volentieri.
   Le spiegai tutta la storia dall'inizio, cioè da quando Rocco mi aveva tradita con la sua collega di lavoro, e poi della mia vendetta. Infine arrivai alla conclusione. Invece che ferire Rocco avevo scatenato le sue passioni più segrete.
- E ora mi ha chiesto di rifarlo. Vuole vedermi di nuovo a letto con un altro uomo. Sabri, tu cosa ne pensi? Non credi che sia una cosa insana?
   Sabrina fece un mezzo sorriso, come se quella faccenda la divertisse. Di certo non trovava in quella storia alcun motivo di preoccupazione. Non c'era nulla di che allarmarsi.
- Hai capito il mio Rocco! Tutto suo padre.
- Cosa? In che senso?
- E' una lunga storia. No, comunque non c'è niente di insano in tutto questo. Sai, è giusto avere delle fantasie erotiche sulla propria donna. E immaginare di vederla fare l'amore con un altro uomo è una fantasia come tutte le altre. L'amore è una specie di gioco, e non c'è niente di male se una coppia decide di far partecipare a questo gioco anche altre persone. E io e il papà di Rocco ne sappiamo qualcosa.
- Cosa?
- Magari poi te lo racconto. Adesso concentriamoci su di te. Avrai di certo bisogno di qualche completino intimo per il grande momento. Vieni - Sabrina mi prese una mano e mi portò verso i camerini.
   Mi fece indossare centinaia di completini intimi, tutti porchissimi, e ad ognuno le dicevo che non mi sentivo a mio agio, e lei puntualmente mi diceva che mi sbagliavo, e che ero bellissima. Confidarmi con Sabrina mi aveva fatto davvero molto bene. E inoltre adesso avevo un guardaroba intimo tutto nuovo, e senza aver sborsato neanche un centesimo. Speravo solo di trovare il coraggio di indossare quella roba. Prima di andare via lei mi diede un ultimo consiglio:
- Lasciati andare. Vedrai, sarà bellissimo.

Laura.

     

mercoledì 28 ottobre 2015

La passione di Laura.

(in foto: Ava Taylor, Father Figure 6, SweetSinner.com) 


   Mi rividi con Laura due giorni dopo la monta. Lei era convinta di avermi dato una bella lezione, ma in realtà non sapeva che vederla fare l'amore con un altro uomo mi aveva eccitato da morire. E sentivo di doverglielo dire. Quando la rividi non potetti fare a meno di immaginarmela ancora con il viso imbrattato di sborra. Ora ovviamente era pulito, ma su quelle guance, su quella bocca, due giorni prima c'era stato lo sperma di un altro uomo. E quel pensiero mi faceva diventare matto.
   Nonostante quello che era successo, Laura si comportava come se niente fosse. Passeggiammo mano nella mano nella villa comunale di fronte al municipio, come una coppia qualsiasi. Laura non sembrava volerne parlare di quello che era successo, allora ci provai io, ma ogni volta che introducevo l'argomento lei sviava il discorso, quasi come se si vergognasse a farlo. Quasi come se quello che avevamo fatto appartenesse al passato, e ora era il momento di andare avanti, e ritornare ad essere una coppia normale, immune da corna e scappatelle. Per me invece era necessario parlare di quanto era successo. Sentivo che da questo potevano dipendere un sacco di cose. Sentivo il bisogno di emozioni forti, di fare cose che le altre coppie non fanno. E volevo farlo insieme a Laura. Volevo che fosse la mia complice, che facessimo delle porcate insieme, senza vergogna. Quello che era accaduto due giorni prima non poteva essere una parentesi chiusa per sempre.
   Ad un certo punto incrociammo un ragazzo di carnagione olivastra, abbastanza muscoloso, con un tatuaggio di un tribale sul braccio. Era un amico di Laura, anche se a dirla tutta per un periodo si erano frequentati. Laura per un periodo aveva lavorato in un negozio di souvenir al centro, e lui, si chiamava Christian, era uno degli operai che stavano ristrutturando il negozio accanto. Ci fu da subito una grande attrazione, e così cominciarono a frequentarsi. Ebbi l'impressione che nel rivederlo Laura provò una forte emozione, perchè iniziò ad arrossare tutta e non riusciva neppure a parlare tanto che balbettava. Era chiaro che provava ancora qualcosa per lui, e che quella attrazione che c'era tempo addietro non era mai sparita.
- Lauretta! Come stai? - domandò lui. - Accidenti, sei sempre più bella!
- Beh, anche tu - bofonchiò lei.
   Laura era davvero nel panico. Pure uno stupido avrebbe capito che era ancora innamorata di lui, e nonostante questo cercava di nasconderlo goffamente. La vidi addirittura tremare per la forte eccitazione. E il fatto che fossi lì al suo fianco, di fronte a quella sua vecchia fiamma, la fece sentire sicuramente in difficoltà.
- Lui è Rocco - a quel punto decise di presentarci. Ma vorrei farvi notare come mi aveva presentato a lui; non come il suo fidanzato, bensì semplicemente come Rocco. Adesso la cosa si faceva spudorata. Laura subiva ancora un'attrazione incredibile per Christian. Altrimenti non capisco perchè non mi aveva presentato come il suo ragazzo. Si era limitata a dire il mio nome, quasi facendomi passare per un amico. Christian mi strinse la mano. Poi disse che doveva scappare via, ma che gli aveva fatto molto piacere incontrarci.
   Laura cominciò a riprendere fiato e il suo viso riprese il colore naturale. Continuammo la nostra passeggiata, ma lei fece scena muta per tutto il tragitto. Non disse una parola. Io invece pensai per tutto il tempo a come poter girare quella faccenda a favore mio. Da come aveva reagito Laura sembrava che il fuoco della passione che c'era con Christian non si fosse mai spento. Le chiesi di lui, ma senza sembrare paranoico. E lei mi disse che era semplicemente uno con cui si vedeva tempo fa. Ma non mi bastava. Mi sarebbe piaciuto cosa facevano, quando si vedevano. Di certo non scopavano, perchè Laura la verginità l'aveva persa con me. Di certo non se ne stavano con le mani in mano. Forse lo faceva godere soltanto con la bocca? E se sì, lui dove sborrava?
- Perchè tremavi tutta davanti a lui? - le chiesi. Ma credetemi, non lo feci per fare polemica. Glielo domandai soltanto perchè volevo sentirmi dire che ancora provava una certa attrazione per lui. Invece ottenni un'altra cosa. Laura si inviperì di brutto. 
- Rocco, si può sapere cosa ti prende? Sei geloso di lui per caso? Ti sbagli, non tremavo.
- Laura non ti arrabbiare. Non l'ho detto con cattiveria. Era una semplice constatazione. Tu stavi tremando, e mi piacerebbe sapere perchè. Ti piace ancora?
- Ma cosa stai dicendo? Basta Rocco, non ne voglio più parlare.
- Dai, ammettilo. Ti piace ancora. E scommetto che ti piacerebbe molto uscirci insieme. Non mi da fastidio, sai? Anzi, mi fa piacere se magari qualche volta usciamo insieme a lui.
- Fammi capire, ti piacerebbe se io uscissi con un mio ex? Ma sei matto?
- No, forse non hai capito bene. Mi piacerebbe soltanto se ci fossi anch'io.
- Ho capito - disse lei. - Ho capito che sei un porco.
   A quel punto mi girò le spalle e se ne andò via. Rimasi senza parole. Forse avevo sbagliato. Forse Laura non era ancora pronta per esperienze di quel tipo. Mi venne un groppo alla gola che quasi scoppiavo a piangere. E pensai addirittura che forse non l'avrei più rivista, perchè l'avevo fatta davvero grossa. Una volta un amico mi ha detto che ci sono certe fantasie che alla propria donna non vanno confessate. Certe fantasie vanno tenute nascoste, devono rimanere appunto delle fantasie. Forse quel mio desiderio di rivederla insieme ad un altro uomo dovevo tenermelo per me. E tutto il giorno non feci che pensare al grande errore che avevo fatto. Me ne ritornai a casa e mi misi sul letto a cercare di dormire. Ma non ce la facevo. Pensavo sempre a lei, e sentivo in continuazione la sua voce incazzata che mi diceva: ho capito che sei un porco. Era davvero finita? Dopo un pò arrivò la risposta. Il telefono di casa iniziò a squillare. Andai a rispondere ed era lei.
- Allora è così? Ti piacerebbe condividermi con altri maschi? Ma che razza di uomo sei?
- Laura, io credo che non ci sia niente di male. Tutti noi abbiamo delle fantasie, e questa è la mia. Forse ho sbagliato a parlartene e spero che saprai perdonarmi.
- Vuoi vedermi montata da un altro uomo? E va bene. Ti accontento. Chiamerò Christian per un appuntamento. Però poi di questa storia non ne parliamo più. Intesi?

Rocco.

martedì 27 ottobre 2015

Ricordi di un'esperienza cuckold.


   Ormai era da parecchio che non vedevo mio padre. Da quando i miei si erano separati lo vedevo una volta la settimana. E dopo quello che era successo avevo proprio bisogno di confrontarmi con lui, il quale di esperienze cuckold era abbastanza pratico. Mio padre e mia madre si erano dedicati a lungo a tale pratica. Quindi a chi potevo raccontare quello che era successo con Laura, se non a lui. Solo lui poteva capirmi.
   Ci incontrammo in un bar del centro. Lui sembrava in ottima forma e abbastanza rilassato. Ero sicuro che con la sua nuova fiamma ci dava dentro alla grande. D'altronde Manuela era una gran bella MILF, e secondo me era anche molto brava a letto. Certo, anche mia madre lo era. Avevo avuto modo di constatarlo spiandola più volte mentre faceva l'amore, e vi posso assicurare che era una vera bomba, una professionista del sesso. E credo che Manuela grosso modo fosse allo stesso livello. Ero sicuro che fosse un'amante molto focosa. Ma mi chiedevo, mio padre condivideva Manuela con altri uomini, come aveva sempre fatto con mia madre? Oppure con lei era diverso?
   Mio padre nel vedermi mi mise subito un braccio sulle spalle, tirandomi affettuosamente a se. Mi fece le classiche domande di rito: come stai, come sta tua sorella, come va il lavoro. Le classiche domande a cui rispondevo freddamente con un: tutto a posto. Bevemmo un caffè e poi ce ne andammo in giro senza meta, e io aspettavo la domanda fatidica che ancora non mi aveva rivolto. Ogni volta mi chiedeva se con Laura andava bene. Era una delle prime cose che mi chiedeva. A mio padre piaceva molto la mia fidanzata. Non mi fraintendete, non in quel senso là (o almeno non credo). Gli piaceva perchè, mi diceva, era una brava ragazza, e poi perchè aveva un viso ingenuo e degli occhi in cui era leggibile una bontà d'animo difficile da trovare nelle persone. Hai trovato un angelo caduto dal cielo, mi ripeteva spesso. Per lui era un vero e proprio angelo. E io avrei dovuto, secondo il suo parere, amarla e rispettarla. Perchè non era facile trovare un angelo come lei. Sembrava più innamorato lui che io.
- Tutto bene con Laura? - finalmente mio padre fece la famosa domanda.
   A quel punto gli raccontai dell'accaduto, cominciando dall'inizio, quindi dal mio tradimento. Tutto era cominciato da lì. Poi avevo deciso di confessare tutto a Laura, e questo aveva causato una conseguenza inaspettata.
- E sarebbe?
- Sarebbe che lei si è vendicata.
- E cosa ha fatto?
- Mi ha tradito anche lei. Ma lo ha fatto davanti ai miei occhi. Si è fatta rimorchiare da un tipo, e poi siamo andati in albergo, ed è lì che è avvenuta la cosa. Con me presente. E il fatto è che mi è piaciuto, capito? Vederla fare l'amore con un altro mi ha eccitato tantissimo.
   Mio padre non sapeva cosa dire, ma la cosa non lo stupì tantissimo. Soltanto non sapeva cosa consigliarmi. Lo vidi per un attimo pensieroso, poi bofonchiò qualcosa nei confronti di Laura, ma come se stesse pensando a voce alta. Disse: accidenti, una ragazza da sposare! E non so dirvi se lo disse in modo ironico o lo pensava per davvero.
- Papà, ho deciso di confidarti questa cosa perchè... beh perchè tu e mamma... avete avuto esperienze simili se non sbaglio.
- Vedi Rocco, non c'è niente di male nel desiderare di vedere la propria donna insieme ad un altro uomo. È anche questa una forma d'amore. Chiaramente questa è una cosa che deve partire da entrambi. Lo devono volere entrambe le metà della coppia. E allora lì si crea un rapporto fatto d'amore, con la complicità di altri uomini. Non c'è niente di male a condividere la propria donna con altri maschi.
   Sembrava che stesse dicendo quelle cose soltanto per giutificarsi di quello che faceva con mia madre. Ma non ce n'era bisogno. Lo sapevo benissimo che non c'era niente di male, d'altronde se i miei in passato si erano divertiti insieme ad altri uomini era perchè era stata anche mia madre a volerlo. Quindi che male c'era?
- Qual'è l'esperienza che ricordi con più piacere? - gli domandai.
- Beh ce ne sono tante - mio padre guardò un punto indefinito della strada e sorrise. Quella domanda gli aveva rievocato centinaia di ricordi meravigliosi. E forse gli aveva riacceso la passione che aveva per mia madre, chi lo sa. Ma quello che credo veramente è che la passione che c'era tra i miei non se ne fosse mai andata. Quella che stavano vivendo era solo una piccola parentesi, che presto si sarebbe richiusa. - Forse il ricordo più bello che ho fa riferimento ad un incontro avvenuto in estate. Ricordo che io e tua madre eravamo soliti frequentare una spiaggia nudista molto ambita da scambisti e coppie cuckold, con relativi bull in cerca di avventure. Tua madre era la più desiderata di tutte, d'altronde con le sue forme non poteva essere altrimenti. Le persone che frequentavano la spiaggia erano sempre le stesse, ma ricordo che quel giorno venne uno nuovo. Un motociclista con un Harley venuto da chissà dove. Un bull in cerca di una preda. E tra le tante donne, lui scelse tua madre.
- Era un bell'uomo?
- No, per niente. Anzi, a vederlo era un tipo davvero poco raccomandabile. Aveva la barba lunga, i capelli coperti da una bandana rossa, e aveva un fisico abbastanza tozzo. Però... sotto era messo davvero molto bene. Ad un certo punto si è avvicinato a noi. Dopo essersi guardato a lungo intorno aveva trovato la sua preda, tua madre.
- E come ha fatto a rimorchiarla?
- In modo molto stupido, ci si è avvicinato e le ha chiesto: ti piacerebbe fare un giro su una vera Harley? Tua madre, non so per quale motivo, era affascinata da quell'energumeno, come se fosse "l'uomo" per eccellenza. E non seppe dirgli di no. Forse anche perchè si era sentiva lusingata del fatto che tra tante donne lui avesse scelto proprio lei. In ogni modo la vidi salire in sella alla sua moto, nuda, insieme a lui, e poi li vidi partire. Non ho mai saputo cosa sia successo, perchè tua madre non ha mai voluto raccontarmelo. Però posso solo immaginarmelo. E il fatto di poterlo solo immaginare mi rende questo episodio ancora più eccitante di nostre altre avventure.
- Secondo te mamma e quel tizio cos'hanno fatto?
- Beh Rocco, di certo non si sono raccontati le barzellette. La cosa che mi sarebbe sempre piaciuto sapere è "dove" l'hanno fatto, e "come". Forse... non è il caso che continui a parlare con te di queste cose.
- Ma no, anzi. Il problema è che quando parli di mamma lo fai con nostalgia. Ti manca molto, vero?
- Tantissimo. Ci penso in continuazione.
- E allora perchè non provi a riconquistarla? Dimostrale che l'ami.
- E come?
- Come hai sempre fatto.
   Mio padre mi disse che con Manuela andava bene, ma allo stesso tempo era chiaro a entrambi che non poteva essere altro che una relazione tutta puntata sul sesso. Solo con mia madre poteva esserci amore. Era per questo che pensava a lei in continuazione. L'ostacolo, quello che fino a quel momento lo aveva frenato da ogni iniziativa, era il toy boy. Ma probabilmente il toy boy, gli dissi, poteva giocare in qualche modo in suo favore. Un cuckold come mio padre non poteva non capirlo.
   E comunque il mio problema non era risolto. Come avrei dovuto comportarmi con Laura?

Rocco. 

lunedì 26 ottobre 2015

Il sabotatore.

(in foto: Remy LaCroix, Interracial Vacation for Cheating Girlfriend, Blacked.com)


   Sabi stava per Saboteur, cioè sabotatore. Si faceva chiamare così nel circuito del jazz. Non tutti sanno che nel jazz molti musicisti hanno dei nomignoli che li caratterizzano. E lui era il sabotatore delle note, aveva cioè la presunzione di andare oltre la musica. Ma oltre ad essere un sabotatore della musica era anche un sabotatore delle coppie, e lo stava dimostrando con la mia fidanzata, impossessandosene, facendola sua davanti ai miei occhi. E Laura non sembrava in grado di resistergli, o comunque stava fingendo per infliggermi dolore. Io l'avevo tradita e ora dovevo pagare, guardando un altro uomo che se la faceva. Ma la cosa che non sapeva, la mia dolce metà, è che quello che stava avvenendo mi stava eccitando da morire. Forse ero anche io un cuckold, come lo era mio padre. Quella sera capii il piacere che doveva provare nel condividere mia madre con altri uomini. Era come un miscuglio di emozioni, che variavano dal piacere al terrore, dal dubbio alla certezza. Tutte emozioni che ti assalivano la testa come una tempesta di meteoriti, e alla fine ti sentivi stordito, come dopo un sogno. Ma quello che stava accadendo non era un sogno. Era la realtà. La mia ragazza tra le braccia di un afro americano, il quale a breve l'avrebbe avuta sessualmente. 
   Arrivammo in albergo, Sabi e Laura, mano nella mano, si avviarono verso l'ascensore, e io dietro di loro. La mia fidanzata aveva il vestitino tutto spiegazzato, perchè in macchina Sabi gliel'aveva alzato per infilarle una mano nelle mutandine. Entrammo in ascensore, e quando si chiusero le porte Laura si avvinghiò al corpo di lui baciandolo appassionatamente con la lingua, e Sabi le tirò su il vestitino scoprendole il culo e stringendole le natiche con entrambe la mani. Laura indossava un perizoma nero. Ero stato io a comprarglielo. Prima di metterci insieme indossava solo stupide mutandine con i disegnini di orsetti e gattini. Un giorno le dissi che ero stanco di vederla con quella roba, e che mi sarebbe piaciuto vederla indossare della lingerie più porca. Lei mi disse che indossare il perizoma la faceva sentire in imbarazzo, ma che se mi faceva piacere mi avrebbe accontentato.
   Ebbene, Laura quella sera aveva deciso di indossare il perizoma. Glielo vidi quando Sabi gli alzò il vestitino. Vidi le sue mani spremergli le natiche per bene, poi con le dita si fece strada oltre il sottile lembo del perizoma che finiva tra i glutei e le accarezzò il buco del culo. Laura ebbe un sussulto.
- Che fai!? - gli domandò sorridendogli.
- I want your fucking ass - mi ero dimenticato di dirvi che Sabi parlava soltanto la sua lingua. Comunque penso che avrete capito com'era la storia. Sabi voleva il culo della mia fidanzata.
- Puoi avere tutti i miei buchi - gli rispose. - Stasera sono tua, fai di me ciò che vuoi.
   Non avevo mai visto la mia fidanzata così puttana. Lo stava facendo apposta per farmi ingelosire. Ma purtroppo per lei mi stava facendo solo eccitare come un matto.
   L'ascensore arrivò al piano dove stava la sua stanza. Le porte si aprirono e sempre tenendosi per mano Sabi e Laura uscirono e io li seguii. Entrammo in camera e Sabi aiutò la mia ragazza a sfilarsi il vestitino. Adesso era nuda, fatta eccezione per il perizoma e le scarpe coi tacchi. Si strinsero in un abbraccio baciandosi appassionatamente, e lui fece scivolare le sue mani nuovamente sui suoi glutei. Era chiaro che trovava irresistibile il culo della mia ragazza. Io mi misi a sedere vicino alla porta finestra del balconcino e me ne rimasi a guardare come se il fatto non fosse il mio. Ma dentro i pantaloni avevo un erezione fantastica. Ed ero sicuro che pure Sabi fosse nelle mie stesse condizioni, con la piccola differenza che lui a breve l'avrebbe infilato nella fighetta della mia ragazza, mentre io mi sarei dovuto accontentare di guardare. In verità avevo voglia di farmi una sega mentre loro due facevano l'amore, ma non sapevo se potevo farlo.
   Laura si inginocchiò e gli abbassò la lampo dei jeans facendo venire fuori il suo grosso cazzo che gli finì con un balzo direttamente sulla faccia. Lo baciò tutto, dalle palle e lungo tutta l'asta, fino alla cappella. Lui lo prese alla base e le schiaffeggiò le guance, e lei rise. Era la prima volta che le facevano una cosa del genere. Dovette sembrarle una cosa insolita. La cosa che non sapeva era che per gli uomini fare così era un segno di dominazione, come a dire: "sei mia". Poi glielo puntò sulle labbra e lei lo accolse in bocca. Da dove mi trovavo non riuscivo a vedere bene cosa succedeva, perchè Laura mi dava le spalle. Vedevo solo la sua testa andare avanti e indietro su quel grosso palo, e sentivo lo schioppettio delle sue labbra inumidite dalla saliva. Sabi le mise una mano tra i capelli e la guidava nei movimenti, poi cominciò a muovere il bacino avanti e indietro, quasi come se si stesse scopando la bocca della mia ragazza, e glielo fece entrare tutto, fino in gola, quasi fino a strozzarla. Poi lo fece uscire facendole riprendere fiato. A quel punto la fece alzare e la spinse sul letto, le afferrò il perizoma con entrambe le mani e glielo strappò via. Ormai, il perizoma che le aveva comprato, era inutilizzabile. Sabi si tolse i vestiti, e una volta nudo salì sul letto insieme a lei.
   Era come avevo pensato. Niente condom. Entrò dentro di lei senza protezione, e lei non protestò neanche un pò. Se lo avessi fatto io avrebbe fatto un sacco di storie. Lei era sempre stata contraria al sesso non protetto. Ma quella sera doveva darmi una lezione, e allora si fece penetrare da Sabi senza storie. Il cazzo le scivolò dentro a poco alla volta. Era troppo grosso ed era chiaro che gli stava facendo male. Vidi sul suo viso una smorfia di dolore che, non appena il cazzo le fu completamente dentro, si trasformò in un espressione di appagamento.
- Oh sì! - disse. - Questo sì che è scopare. Dio mio, è la prima volta che prendo un cazzo vero dentro.
   Altra frecciatina velenosa che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto ferirmi. Ormai non le contavo più. Stava facendo di tutto per umiliarmi. Sabi iniziò a pomparla in modo deciso standole sopra, e lei si aggrappò con braccia e gambe al suo corpo e lo lasciava fare. Ogni tanto mi guardava per accertarsi che stessi guardando. Stavo letteralmente per venirmi nelle mutande. Vedere quel colosso nero sul corpo esile di Laura, sentire lei che godeva, osservare il suo grosso cazzo sparire completamente nel corpo della mia ragazza, e poi vederlo uscire fuori, e le sue grosse palle penzolare, belle cariche, pronte a cacciare fuori litri di sborra per riversarli... dove? Era questo che mi chiedevo.
   Ad un certo punto la prese di peso, sollevandola, e continuandola a scopare stando in piedi. La teneva su tenendola per le cosce. Era un fenomeno, non c'era che dire. Poi fece uscire il cazzo dalla sua fighetta e glielo puntò contro il buco del culo. Ebbe non poche difficoltà ad entrare, dal momento che di sesso anale Laura era poco pratica. Lo avevamo fatto solo una volta. Ricordo che quando gliel'avevo chiesto lei si era mostrata molto contrariata. Mi disse che era una cosa schifosa. Poi però ero riuscito a convincerla e si era lasciata penetrare. Ma solo per un paio di minuti, poi mi aveva chiesto di uscire, perchè quello che stavo facendo non le piaceva. E invece, con Sabi, sembrava piacerle molto. Non protestò minimamente, anche se era chiaro (dalle smorfie di dolore) che ricevere un cazzo di quelle dimensioni nel retto le stava causando un certo dolore. Ma stava facendo di tutto per non dimostrarlo, anche se non era facile.
- Sì, tutto in culo! - disse, poi si rivolse a me. - Tesoro, guarda qua che roba. Me lo sta rompendo.
   Non ce la facevo più, stavo letteralmente schizzandomi nelle mutande. E così mi bastò toccarmelo appena un pò per iniziare a sborrare. Che sborrata sensazionale. E intanto Sabi continuava a scoparsi la mia ragazza analmente, fino a quando venne il momento di godere anche per lui, e allora mise giù Laura e la fece inginocchiare. Le puntò il cazzo sul viso e le iniziò a schizzare riempiendole il viso di sborra. Per fortuna aveva avuto il buon senso di non venirle in figa. A quel punto Sabi andò in bagno dove rimase per qualche minuto, e io rimasi a guardare Laura seduta a terra, stremata, con il viso pieno di sborra calda. Lei mi guardò con un sorriso di sfida.
- E allora? Ti è piaciuto quello che hai appena visto? Adesso hai capito cosa ho provato quando mi hai detto che sei andato a letto con un'altra?    
   Avevo capito. Avevo capito di essere un cuckold.

Rocco.

domenica 25 ottobre 2015

sabato 24 ottobre 2015

venerdì 23 ottobre 2015

giovedì 22 ottobre 2015

Vuoi incularmi?

(in foto: Jasmine Webb, Classy Jasmine, WetAndPissy.com)


   Mia sorella aveva deciso di andarsene per conto suo. Prese una mansarda in affitto, prese la sua roba e se ne andò. Aveva trovato un nuovo ingaggio più redditizio di quello di prima. Credo che avesse preso quella decisione anche per via del fatto che aveva litigato con mia madre. Moana aveva sempre avuto un carattere difficile. Era uno spirito libero, e quello che le aveva detto mia madre ovviamente non poteva che scatenare quella reazione. Moana mi disse che presto avrebbe fatto una festa di inagurazione, per festeggiare appunto la sua indipendenza, e mi aveva invitato, ma la data era da definirsi. Mia madre era furiosa. Diceva che quella di Moana era stata una scelta sconsiderata. Però, aveva aggiunto, lo avrebbe capito presto, quando avrebbe aperto gli occhi e finalmente avrebbe compreso che gli uomini si stavano approfittando del suo corpo per i propri porci comodi.
   Per me comunque non cambiò molto, nel senso che in casa non c'ero quasi mai. Ero sempre in giro. Avevo cominciato a lavorare nella cucina di un albergo. In questo avevo seguito le orme di mio padre. Lui era uno chef, anche molto apprezzato, e io ero un cuoco che si stava facendo le ossa. Ma ero sicuro che presto sarei diventato bravo come lui. Per chi non lo sa c'è una bella differenza tra l'essere chef e l'essere un cuoco. Il cuoco cucina, lo chef comanda il cuoco che cucina. E io ero il cuoco che cucinava, ma per fortuna lo chef che avrebbe dovuto dirigere i lavori era spesso ubriaco. Quindi in pratica avevo la cucina in mano.
   In quel periodo con Laura non andava molto bene, e cominciai a frequentare un'altra ragazza. Ma Laura ovviamente non lo sapeva. Questa ragazza si chiamava Miriam; era etiope. Era arrivata in Italia da piccola con i suoi genitori. Miriam lavorava in cucina con me, ed era bellissima. Me lo faceva venire duro molto spesso perchè portava sempre il perizoma, e quando si abbassava a raccogliere qualcosa, o a prendere una padella in uno scomparto in basso, lo vedevo. Vedevo quella sottile linea di stoffa che finiva in mezzo alle sue natiche. Quella pelle nera, quelle labbra carnose, il culo da modella, i capelli crespi, mi facevano spesso desiderare di passarci una notte insieme e fare l'amore. Me la immaginavo mentre con la bocca mi baciava l'asta, e io che gli infilavo una mano tra i capelli invitandola a prendermelo in bocca, e poi che le sborravo sul viso, copiosamente. Oppure sognavo di leccarle il buco del culo, di aprirle le natiche e tirare fuori la lingua, e leccarglielo per bene il suo orifizio anale. Questi pensieri ce li avevo di continuo.
   Tra me e Miriam si era instaurato un rapporto di amicizia fatto di scherzi e provocazioni. Lei si divertiva a provocarmi, facendo battutine a doppio senso, e io le rispondevo. Era il nostro modo di giocare, e di passare il tempo, altrimenti in una cucina si rischia di impazzire. A Miriam piaceva molto stuzzicarmi con le sue provocazioni, e lo faceva di continuo. Ma se in principio era solo un gioco, dopo un pò diventò qualcos'altro. Tipo c'era una cosa che lei faceva spesso quando io la riprendevo su qualche cosa che aveva fatto di sbagliato. Ad esempio dimenticava di preparare la base per il soffritto e io la riprendevo, e allora lei per sdrammatizzare si metteva a novanta gradi davanti a me e mi diceva: "va bene, ho sbagliato. E ora che vuoi farmi? Vuoi incularmi?". Faceva sempre così. E quando si abbassava io le vedevo il perizoma e la carne delle sue chiappette nere, e mi faceva eccitare un casino, ma la cosa finiva lì. Un giorno però Miriam si era dimenticata di mettere al fornole patate, e io l'avevo ripresa.
- Miriam! E che cazzo. Ti avevo detto di mettere al forno le patate!
- E allora? Ho sbagliato - si mise a novanta davanti a me, e vidi un'altra volta il suo bel culo nero con quel filo del perizoma che le passava tra le natiche. - Cosa vuoi farmi? Vuoi incularmi?
   Quel giorno non mi trattenni, l'afferrai per i fianchi e iniziai a simulare una penetrazione sbattendole il mio cazzo duro contro il culo.
- Sì Miriam, voglio fotterti - dissi. - C'ho una voglia di montarti che nemmeno t'immagini.
- Che fai?! - urlò lei divertita. - Sei proprio un maiale.
   Infilai le dita dentro l'elastico del perizoma e glielo tirai giù insieme ai pantaloni. Lei non si oppose minimamente e allora tirai fuori il cazzo dai pantaloni e glielo misi contro il buco del culo. Bastava solo una spinta per ficcarglielo nel retto. Mi aspettavo da parte sua una forma di resistenza, e invece niente, mi guardò con la coda dell'occhio, quasi come se non aspettasse altro che il mio cazzo dentro.
- E allora? - mi chiese. - Vuoi incularmi oppure no?
- Mimì (era il suo diminutivo, e io così la chiamavo), te lo sfondo questo bel culetto nero!
- E dai, sfonda! Fammi vedere come fai.
   Non riuscivo a capire se stesse scherzando o facesse sul serio, ma decisi di osare, così le diedi una bella sculacciata e poi spinsi il glande dentro il suo buco del culo, ma in quel momento sentimmo la porta della cucina aprirsi, e allora Miriam si tirò su perizoma e pantaloni in fretta e furia, e io rimisi dentro il cazzo duro come il marmo. Ma il discorso era stato solo momentaneamente sospeso. Ormai il treno era partito, e noi ci eravamo sopra, e non potevamo più tirarci indietro. Lei sapeva benissimo che volevo il suo culo. E io sapevo benissimo ormai che lei era ben disposta a darmelo. Bisognava solo stabilire quando sarebbe avvenuta la monta.

Rocco.

mercoledì 21 ottobre 2015

La regina.


   Salire su quel palco nuovo fu per me davvero difficile. Qui non mi trovavo al Biancaneve, qui il pubblico non mi conosceva, non mi osannava come invece faceva allo strip bar dove avevo lavorato fino a pochi giorni prima. Qui ero una sconosciuta, e in confronto alle altre ero quasi invisibile. O  perlomeno era l'impressione che avevo, e cioè di essere piccola piccola rispetto alle altre. Ma dovevo dare il meglio di me se volevo scalare le classifiche di gradimento. Potevo farcela.
   L'ingresso in scena funzionava più o meno come allo strip bar di zio Giuliano, cioè c'era un tizio che annunciava la spogliarellista di turno, e poi c'era una musica che l'accompagnava (ipotizzo scelta da chi saliva sul palco). Io ero lì dietro le quinte, completamente nuda, che aspettavo di entrare. Jeremy era dietro di me e mi teneva abbracciata da dietro con affetto, e sentivo il suo cazzo eretto premere in mezzo alle mie natiche.
- Lo so che sei nervosa - mi disse. - Ma vedrai che andrà tutto bene. Ho come l'impressione che presto diventerai la regina indiscussa del locale.
- Grazie Jeremy - dissi accarezzandogli affettuosamente il suo mostruoso cazzo.
   A quel punto una voce annunciò il mio ingresso sul palco. Era il mio momento. Chiusi gli occhi e Jeremy mi lasciò andare e io feci i primi passi in avanti, ma senza guardare. E quando aprii gli occhi mi trovai di fronte ad un pubblico sconosciuto di allupati, e io ero nuda, con le mie forme e i miei buchi esposti per soddisfare le loro voglie porche. Sul palco c'era soltanto un letto a baldacchino su cui io e Jeremy avremo eseguito la nostra performance. E io al momento non sapevo cosa fare. Mi guardavano tutti in religioso silenzio, si aspettavano da me qualcosa di molto porco, e io dovevo darglielo o altrimenti sarebbe stata la mia fine. Ma mi sentivo tutta paralizzata, incapace di muovermi.
- Dai porcellina! - urlò qualcuno da sotto. - Facci godere.
   Dovevo darmi una mossa, così feci un espressione da gatta in calore e feci qualche passo indietro fino a raggiungere il letto. Mi ci misi sopra spalancando le cosce e mostrando bene a tutti com'ero fatta lì sotto. Devo dire che il risultato fu più che soddisfacente. I clienti dello strip bar sembravano aver gradito, ma non era ancora abbastanza. A quel punto mi allargai le labbra della vagina con due dita, quasi invitandoli a entrarmi dentro tutti insieme. Erano visibilmente in un crescente stato di eccitazione, così decisi di giocarmela bene quella partita, e allora mi girai mettendomi con il culetto rivolto verso di loro, il busto piegato in giù e le natiche oscenamente aperte, e il mio orifizio anale ben in mostra. Erano cotti, ce li avevo in pugno. In quel momento entrò in scena Jeremy, con il suo cazzo gigantesco in erezione e tutti esultarono.
- Rompila! - urlò qualcuno.
- Falle il culo! - urlò un altro ancora.
   Jeremy venne sul letto con me e mi si mise sopra. Sentii la sua proboscide premere contro il mio buco del culo. Mi avvicinò le labbra ad un orecchio per sussurrarmi qualcosa.
- Stai andano alla grande - mi disse. - Ti adorano.
- Dici?
- Lavoro qui da parecchio. Conosco i miei polli.
   Jeremy iniziò a simulare una penetrazione. Sentivo il suo attrezzo duro sfregare contro il mio orifizio anale. Andava come un treno. Cambiammo spesso posizione, e lui devo dire che fu di parola. Il suo grosso cazzo non entrò mai nel mio corpo. Alla fine mi fece inginocchiare e io gli baciai le palle mentre lui si masturbava e si preparava a venirmi copiosamente in faccia. Il pubblico non aspettava altro. Voleva vedere il suo caldo seme posarsi sul mio viso. E fu accontentato alla grande. Iniziò a schizzare come una fontana e io ne fui completamente ricoperta. La nostra performance aveva avuto un certo successo e prima di congedarci facemmo un inchino come dopo una rappresentazione teatrale, e poi ce ne ritornammo dietro le quinte. Ero molto confusa, perchè era successo tutto così in fretta, e poi ero stanca, sudata e con il viso completamente coperto di sborra, tanto che dovetti portarmela via dagli occhi con le dita per vederci meglio. E mi ritrovai completamente sommersa dalle mie future colleghe, desiderose di conoscermi e di complimentarsi con me per quello che avevo appena fatto.
- Benvenuta tra noi - mi disse una di loro.
- Grazie ragazze, siete carinissime.
   Lo erano per davvero. Non sembrava esserci quella rivalità che invece c'era tra le ragazze dello strip bar di zio Giuliano. E se c'era lo mascheravano molto bene. Fui lusingata da tutte quelle attenzioni, ma allo stesso tempo avevo davvero bisogno di una doccia (viste le mie condizioni), e così ritornai nel mio camerino e mi fiondai sotto un getto d'acqua calda. Ero stata brava. Li avevo conquistati. Erano miei. Sarei diventata la regina lì dentro, ne ero sicura.

Moana.

martedì 20 ottobre 2015

Il diavolo in corpo.


   Il giorno dopo andai a Il Diavolo in Corpo e Carmine (il proprietario) era lì ad aspettarmi. Non vedeva l'ora di farmi vedere il suo regno. In effetti era molto in periferia. Per arrivarci dovetti prendere un taxi, ma potevo permettermelo. Il locale era situato in una lunga strada desolata. Non c'era nulla per qualche chilometro, soltanto campagne, e in lontananza si vedevano degli enormi edifici costruiti di recente che accoglievano uffici e chissà che altro. Per dirla tutta Il Diavolo in Corpo si trovava proprio in una zona di merda. Se qualche male intenzionato avesse deciso di farmi del male sarebbe stato libero di farlo, dal momento che non c'era nessuno per qualche chilometro. Questo sarebbe dovuto bastarmi per tirarmi indietro, ma invece decisi di vedere com'era dentro. E quello che provai fu subito un senso di disagio. L'aria calda che c'era, l'odore di orgasmi consumati, di sborra schizzata chissà dove, mi fece subito pensare ad un luogo dove il peccato era all'ordine del giorno. La sala era molto grande, di più del Biancaneve di zio Giuliano. Al momento era vuota. Era presto, erano solo le sette di sera, ma presto si sarebbe riempita di allupati in cerca di emozioni forti.
   Vidi il palco e più o meno era come quello su cui avevo lavorato fino a quel momento. Le luci erano soffuse e sulle pareti c'erano alcune immagini delle spogliarelliste che avevano lavorato lì da quando aveva aperto i battenti a oggi. Le guardai tutte, e tutti, perchè c'erano anche uomini. Tanti uomini, con cazzi enormi, carnosi, con vene dure e verdi che chissà quanto sangue pompavano in quei loro pezzi di carne. Erano tutti ritratti coi loro manganelli svettanti verso l'alto, insomma nel momento della loro massima erezione. Le spogliarelliste invece erano ritratte con le cosce spalancate, oppure viste da dietro, con le natiche aperte, oppure a mezzo busto (quelle con le tette più prosperose). Erano tutte molto belle, anche se molto esuberanti e un pò volgarotte. Alcune erano un pò vintage, capelli cotonati e vite larghe, sicuramente spogliarelliste che avevano solcato il palco del locale negli anni ottanta. Questo mi fece capire che l'attività del Diavolo in Corpo andava avanti da molti anni. Sicuramente da più anni del locale di zio Giuliano. Guardai tutte le fotografie come se stessi ad una mostra d'arte, poi arrivai di fronte ad uno spazio vuoto. Quasi come se fosse stata appena tolta un'immagine. Un vuoto che stonava molto.
- Qui vorrei mettere la sua immagine, signorina Moana - disse il signor Carmine, che senza che me ne accorgessi era dietro di me già da qualche minuto. - Cosa ne dice? Le piacerebbe?
- Vedremo - feci un pò la difficile. - Senta, come mai ci sono le fotografie di tutti questi uomini?
- Perchè qui, a differenza dello strip bar dove ha lavorato fin'ora, sul palco si esibiscono anche gli uomini. E spesso si esibiscono con delle partner. Lei sarebbe disposta a esibirsi con un uomo?
- Mi sta chiedendo di avere un rapporto sul palco? Di fronte a tutti? Fate anche questo?
- Sì, gli spettacoli con rapporti tra uomini e donne insieme attirano molto. Ormai lo striptease è una cosa che appartiene al passato. Adesso lo spettatore mira a emozioni più forti.
   Carmine mi portò verso un corridoio. In questo il locale era diverso da quello di zio Giuliano, nel senso che qui non c'era un unico camerino da condividere con le colleghe, ma ce n'erano vari. Erano in tutto sei, da condividere con due o al massimo tre colleghe. Entrammo in uno di questi dove c'era un uomo ben piazzato, nudo, con un cazzo enorme nonostante fosse moscio.
- Questo è il partner con cui lavorerai stasera - mi disse Carmine. Il tizio mi salutò stringendomi la mano, e io non potetti fare a meno di squadrarlo da capo a piedi. Era uno di quelli che senza troppi giri di parole normalmente verrebbe definito come uno stallone da monta. Farsi scopare da uno come lui significava esaurire tutte le proprie energie.
- E cosa dovremmo fare di preciso? - domandai terrorizzata.
- Questo dovete deciderlo voi - mi rispose Carmine. - Adesso vi lascio soli, così potete decidere come muovermi sul palco.
   Il nostro spettacolo sarebbe cominciato alle dieci. Avevamo tutto il tempo per inventarci qualcosa. Il mio partner aveva un nome inventato, si faceva chiamare Jeremy Q. Non facevo altro che guardargli il suo grosso cazzo. Era moscio, e mi immaginavo come doveva essere in erezione. E chissà quanto schizzava. Lui si accorse che glielo stavo fissando e allora scoppiò a ridere.
- Beh, dal momento che dovrete lavorare insieme - disse, - credo sia meglio che tu e lui fraternizziate un pò. Non credi? Dai, toccalo.
   Mi ci avvicinai e lo presi in mano. Cazzo quanto pesava! Non riuscivo neppure a chiudere le dita intorno.
- Quanto è grosso! - dissi.
   Cominciai a masturbarlo lentamente scapocchiandolo e ricoprendolo, e nel giro di qualche minuto diventò una bestia raggiungeno la massima erezione.
- O mio dio! - esclamai mettendomi una mano sulla bocca. L'idea di prendere quell'affare dentro mi spaventava. - Se me lo metti dentro rischi di rompermi la figa.
- Ma no! L'ho messo dentro tante donne, e non ho mai rotto la figa di nessuna. Stai tranquilla. Ora perchè non ti spogli? Fammi vedere come sei fatta.
   Provai molto imbarazzo a spogliarmi di fronte a lui, in erezione e con gli occhi puntati su di me. Mi sbottonai i jeans e li abbassai fino ai piedi. Poi giù anche le mutandine. Poi sbottonai la camicetta e liberai le tette. Adesso ero completamente nuda di fronte a lui. Mi girò intorno, ma notai che mi stava guardando non con desiderio di avermi, ma piuttosto come se stesse valutando le mie forme, e in base a quelle cosa potevamo fare sul palco.
- Magari potrei incularti - disse dandomi uno schiaffo sul sedere. - Hai proprio un bel culo.
- Incularmi?! Con quel cannone che hai in mezzo alle gambe? Non se ne parla. Senti bello, andiamoci piano, perchè è la prima volta che faccio una cosa del genere su un palco. Voglio dire, non è la prima volta che mi esibisco, ma è la prima volta che faccio uno spettacolo hard.
   Optammo per una finta penetrazione, con sborrata finale vera. Allora provammo tutte le possibili posizioni, e mi fece mettere su un divano con il culo rivolto verso l'alto e il busto in giù, e lui sopra di me che mi sfregava il cazzo contro l'orifizio anale, e nel frattempo mi teneva per i fianchi simulando una penetrazione.
- Che ne dici così? - mi domandò. - Sembra che ti sto inculando di brutto, no?
- Sì, potrebbe andare bene - risposi. - Ma non fare scherzi. Attento a non impalarmi per davvero.
- Ma no, tranquilla.
   Poi mi fece scendere dal divano e mi fece mettere in ginocchio, piantandomi il suo cazzo mostruoso sulla faccia. Avevamo stabilito che quando avrebbe schizzato io gli avrei dato qualche bacio sull'asta e sulle palle. Qualche semplice bacio a timbro, e nel frattempo lui si sarebbe segato fino a sborrare. Provammo più e più volte, gli baciai così tanto le palle che alla fine mi disse di fermarmi, altrimenti rischiavo di farlo sborrare prima dello spettacolo. E invece lui voleva trattenersi per dopo. Voleva che la sborrata fosse una vera e propria eruzione. 
   Il Diavolo in Corpo cominciò a riempirsi di gente. Non era ancora il momento per il nostro numero, e così ce ne rimanemmo in camerino a chiacchierare, e io mi premurai di toccargli di tanto in tanto l'attrezzo per tenerglielo vispo prima dello show. Devo dire che si instaurò un buon rapporto di complicità tra me e Jeremy. Non mi guardava come un buco da riempire, piuttosto come una collega di lavoro. C'era qualcosa in lui che mi tranquillizzava e che me lo faceva sentire più vicino. Non so come spiegarvelo, ma notai in lui un qualcosa di femminile, nonostante il suo corpo da maschio dominante. E non mi sbagliavo. Jeremy era gay. 

Moana.

  

lunedì 19 ottobre 2015

A caro prezzo.

(in foto: Jamie, ATKArchives.com)


   Nei giorni successivi alla sfuriata di mia madre cercai di concentrarmi sullo studio. Ma a dire il vero non è che ne avessi molta voglia. Diedi qualche esame con risultati mediocri. Poi un giorno, mentre stavo ritornando a casa dall'università, una macchina mi si affiancò e mi seguì lentamente. Sentivo la sua presenza dietro di me, ma feci finta di niente. Pensai che fosse qualche porco che mi aveva notata (indossavo una minigonna così corta che quasi mi si vedeva il culo, e quel giorno avevo dimenticato di mettere le mutandine) e che stava cercando di abbordarmi. Poi ad un certo punto la macchina accellerò e mi si piazzò davanti, e scesero due uomini che sembravano, per come erano vestiti, dei servizi segreti. Avevano dei completi neri e gli occhiali da sole. Erano belli cazzuti e ebbi molta paura, tanto che pensai di scappare via.
- La signorina Moana? - mi domandò uno di loro.
- Sì, sono io.
- Potrebbe essere così gentile da seguirci?
- Ma perchè? Cosa ho fatto?
- Una persona vorrebbe incontrarla per una proposta di lavoro.
   Notai che in macchina al posto di dietro c'era un uomo sulla cinquantina che fumava un sigaro e che mi guardava con un certo interesse. Era lui la persona che voleva parlarmi. Non sapevo se potevo fidarmi, ma era chiaro che non era un rapimento, altrimenti non mi avrebbero chiesto così gentilmente di seguirli. Se fosse stato un rapimento mi avrebbero preso con la forza e caricata in macchina. E invece io avevo la possibilità di dire di no e andarmene. E invece, sapete quanto sono curiosa, decisi di affrontare quella situazione. Cosa poteva mai volere da me quel vecchio porco in macchina? E così li seguii, e uno dei due tizi cazzuti mi aprì lo sportello di dietro. Entrai e mi misi a sedere di fianco al tizio col sigaro che mi sorrise in modo gentile. Aveva anche lui gli occhiali da sole, coi vetri a specchio su cui si rifletteva la mia immagine.
- Buongiorno signorina Moana - mi disse.
- Cos'è questa storia? Cosa vuole da me? - cercai di fare la dura per fargli capire che se voleva abusare di me avrebbe dovuto sudare un pò.
- Si calmi signorina, sono qui per proporle un lavoro.
- Beh, di solito non si ferma la gente per strada in questo modo per proporle un lavoro.
   I due energumeni che mi avevano fermata erano rientrati in macchina mettendosi uno al posto di guida e l'altro al lato del passeggero. La macchina partì senza un apparente meta. Notai che il vecchio porco mi stava fissando le cosce. La minigonna, nel sedermi, era salita su fino ai fianchi, e praticamente adesso ero con la figa di fuori. L'uomo allungò una mano sulle mie gambe e me le aprì per vedere meglio com'ero fatta lì in mezzo. Glielo lasciai fare. Poi con due dita mi allargò le labbra. Iniziai seriamente a preoccuparmi e richiusi subito le cosce.
- Ma insomma, si può sapere cosa vuole da me? - domandai. - Il mio corpo non è in vendita. 
- Mi chiamo Carmine, e sono un suo grande ammiratore - mi disse. - Io la seguo da molto, sa? I suoi spettacoli al Biancaneve Strip Bar sono davvero unici. Lei potrebbe fare molti soldi.
- Davvero? Questa chiacchierata inizia a farsi interessante - a quel punto allargai di nuovo le gambe, mettendo ben in mostra la mia fighetta, offrendogliela quasi. - Però l'avverto che ho già rifiutato una proposta di girare un film porno.
- Non si tratta di questo, signorina. Deve sapere che possiedo uno strip bar proprio come quello dove si esibiva lei. Forse ne avrà sentito parlare. Si chiama "Il diavolo in corpo".
   Ne avevo sentito parlare eccome. Era il rivale dello strip bar di zio Giuliano. Era più in periferia, ma in quanto a clientela, raccoglieva una buona fetta di allupati. Un target diverso, da quello che mi avevano raccontato. Ancora più porco del Biancaneve Strip Bar. Clienti esigenti, a cui non bastavano dei semplici spettacoli di spogliarello, ma erano in cerca di emozioni ancora più porche. In verità il nome di quello strip bar mi aveva messo sempre un pò di terrore. Mi domandavo cosa succedesse lì dentro. Le mie ex colleghe del Biancaneve ne parlavano spesso. Dicevano che dentro accadevano cose assurde, difficile pure da raccontare.
- Sì, lo conosco - dissi.
- Ebbene, ho saputo che ormai lei non lavora più al Biancaneve. Cosa ne direbbe di un contratto di collaborazione con il mio strip bar?
- Non so - continuai allargandomi le labbra della figa con l'indice e l'anulare, mentre col medio cominciai a stimolarmi il clitodide. - Sa, la mia piccola la vendo a caro prezzo. Secondo lei quanto vale?
- Mi dica lei il prezzo e io sarò lieto di accontentarla.
   Contrattammo un pò, poi alla fine giungemmo ad una cifra che era il doppio di quello che prendevo da zio Giuliano. E per di più non dovevo servire ai tavoli, ma soltanto fare gli spettacoli e intrattenermi coi clienti nei privè. Mi sembrava onesto. Con quei soldi avrei potuto prendere in affitto una casa per conto mio. A quel punto mia madre non avrebbe avuto più alcun autorità su di me. Ero libera di fare quello che volevo, pure di farmi inculare da cento uomini uno dopo l'altro. Era un vero affare.
   Alla fine delle contrattazioni mi riportarono a casa, e Carmine, il proprietario del Diavolo in Corpo, mi diede appuntamento allo strip bar per il giorno dopo. Ero felice per quel nuovo ingaggio, ma non vi nascondo che ero molto preoccupata. Avevo sentito strane voci su quel posto. Mi avevano raccontato che le ragazze che ci lavoravano facevano di tutto ed erano disposte a tutto, anche a farsi inculare sul palco di fronte a tutti. Mi avevano anche raccontato che ogni tanto venivano organizzate delle serate bukkake, dove alcune spogliarelliste si mettevano in ginocchio al centro del locale e si facevano sborrare in faccia da tutti i clienti. Certo, magari erano solo voci, ma l'idea di mettermi in ginocchio davanti a un centinaio di uomini per farmi sborrare in faccia mi terrorizzava un pò. Ma comunque prima di salutare Carmine fui chiara, cercando di tirare fuori le palle, e gli dissi chiaramente che avrei fatto una settimana di prova.
- Tenga bene in mente questa cosa - gli dissi. - Farò una settimana di prova, retribuita chiaramente. Se il suo locale non dovesse piacermi o se la sua clientela dovesse risultare troppo rozza, porterò la mia fighetta da un'altra parte. Chiaro?
- Non poteva essere più chiara. Ma sono sicuro che troverà il Diavolo in Corpo di suo gradimento. E sono altrettanto sicuro che anche la clientela lo sarà. Sono un pò rozzi, questo sì, ma sono molto generosi.

Moana.