giovedì 30 novembre 2017

martedì 28 novembre 2017

È tutto ok.


   Io e Giuliano ci rivestimmo frettolosamente, e mentre cercavo di infilarmi i vestiti (in modo goffo e impacciato, perché quando vai di fretta ti riesce tutto male) cercai di dare una spiegazione a mio figlio, che mi aveva beccata a fare l’amore con un uomo che non era il suo papà. Ma più parlavo e più mi rendevo conto che mi stavo arrampicando sugli specchi, nel disperato tentativo di fargli capire che quello che stavo facendo non era un qualcosa di irregolare. Ma sproloquiavo senza dire nulla di sensato, cioè girando attorno alla questione.
   “Tesoro, non è come credi” dissi. “Io e Giuliano non stavamo facendo niente di male. È normale se tua madre ogni tanto si concede ad altri uomini, e questo non vuol dire che non amo più tuo padre. Anzi, lo amo moltissimo, e lui lo sa che ogni tanto faccio l’amore con Giuliano. Quindi è tutto ok”.
   “Mamma, non c’è bisogno che mi dici le bugie. Tutto questo riguarda solo te e papà”.
   “Tesoro, non è una bugia. Tuo padre è davvero a conoscenza della relazione che ho con Giuliano” nel frattempo avevo infilato le maniche della camicetta, e senza abbottonarla andai verso mio figlio. Avevo le tette di fuori ma non era certo un problema che Rocco potesse vedermi in quel modo, dal momento che mi aveva vista nuda centinaia di volte.
   Gli presi il viso con entrambe le mani e me lo portai sul seno. Era un gesto che facevo a entrambi, sia a Rocco che a Moana, fin da quando erano piccoli. E continuavo a farlo anche adesso che erano grandi. Era il mio modo di dimostrargli il mio amore, e di fargli capire che nonostante tutto io ero sempre la loro mamma. Era un gesto che li faceva sentire meglio ogni volta che li vedevo un po' giù di morale, forse perché inconsciamente gli ricordava il periodo dell’allattamento, quando con le loro piccole bocche succhiavano il latte dalle mie tette. Ma questa volta Rocco si divincolò, quasi rifiutando il mio corpo.
   “Lascia stare, mamma. Va tutto bene”.
   Allora capii. Rocco non stava rifiutando il mio seno, era semplicemente in imbarazzo per la presenza di Giuliano, che in qualche modo avrebbe potuto considerare quel gesto un po' infantile. Ma che male c’era? Io ero sua madre, e lui aveva tutto il diritto di accoccolarsi con il viso sulle mie tette.
   “Rocco, sai benissimo che non ti mentirei mai. Sono sempre stata molto sincera sia con te che con tua sorella, quindi devi credermi quando ti dico che tuo padre lo sa bene che io e Giuliano ogni tanto andiamo a letto insieme. Ma questo non cambia niente. Io continuo ad essere sua moglie e lui mio marito”.
   “Rocco, lo so che è difficile accettarlo” Giuliano mi venne in soccorso, “ma tua madre è una donna come tutte le altre, con le sue esigenze e i suoi desideri di natura sessuale. Ed è naturale che cerchi di appagare le sue pulsioni”.
   “Smettetela di trattarmi come un ragazzino. Sono abbastanza adulto da accettare ciò che ho appena visto. Mia madre si stava facendo una bella scopata extraconiugale. Punto. Tutto il resto non mi riguarda. L’importante è sapere che mia madre è felice”.
   “Oh sì tesoro, lo sono eccome” risposi. “Come potrei non esserlo avendo al mio fianco due uomini come tuo padre e Giuliano? E poi ho te e Moana, i miei due angeli, la cosa più preziosa della mia vita. Insomma sono la donna più felice del mondo”.
   “Senti un po', disgraziato” disse Giuliano, “invece tu cosa ci fai qui? Non dovresti essere a lavoro?”.
   “Oggi no. È il mio giorno di riposo, e sono passato a salutare Beatrice, che mi ha detto che mia madre era qui in ufficio con te, e allora ho pensato di venirla a salutare e vi ho trovati a fare l’amore”.
   “Adesso che ci siamo chiariti, mica ti dispiacerebbe lasciarci concludere quello che avevamo cominciato?” gli chiese Giuliano. “Avevamo quasi finito, tua madre stava quasi per venire, e anche a me mancava poco per sborrare”.
   “Ok, vi lascio finire” rispose mio figlio e mi diede un bacio su una guancia. “Ciao mamma. Ti voglio bene”.
   “Anche io ti voglio bene, tesoro”.
   A quel punto uscì dall’ufficio e ricominciammo a fare l’amore, e Giuliano riuscì a riportarmi al punto in cui eravamo stati interrotti, e mi fece venire alla grande, poi toccò a lui, il quale mi svuotò tutta la sua sborra in figa.
   Dopo aver ottenuto ciò che avevamo entrambi desiderato, indossai i miei vestiti e me ne andai. Quella sera Stefano avrebbe portato a casa degli amici, e io avrei fatto di tutto per far su di loro una buona impressione, cucinando qualcosa di speciale. Quindi andai a fare la spesa e poi direttamente a casa per mettermi all’opera.
   Erri non c’era. Gli avevo fatto un bello scherzetto. Infatti gli avevo promesso una punizione severa, e io mantengo sempre le promesse; avevo cambiato la password di Internet senza dirgli nulla, così adesso se voleva collegarsi alla rete era costretta a uscire di casa. C’era infatti la biblioteca di quartiere con il wi-fi libero, e quindi Erri doveva andarsene lì quando voleva spararsi la sua dose giornaliera di porno. E poi la notte era fregato, perché la biblioteca chiudeva alle sette di sera. E infatti lo vidi rientrare alle sette e mezza; lo feci cenare e poi se ne andò in camera sua a giocare al suo solito videogioco di guerra.
   Ero molto fiera di quello che avevo fatto, così almeno uscendo di casa per raggiungere la biblioteca avrebbe avuto l’occasione di confrontarsi con il mondo esterno e quindi di crescere.
   Intanto si fecero le dieci e la cena era pronta, e Stefano rientrò a casa in compagnia dei suoi nuovi amici. Non potevo sapere che in realtà conoscevo bene la Cinzia di cui mi aveva parlato. Come potevo immaginarlo che era proprio lei?
   Conoscevo Cinzia fin dai tempi della scuola, e avevo sempre avuto un pessimo rapporto con lei. E sua figlia a sua volta aveva frequentato la stessa scuola della mia Moana, e anche tra di loro, proprio come tra me e Cinzia, c’era stato un rapporto burrascoso. Era una storia che si ripeteva; spesso se ne erano date di santa ragione, e nella maggior parte dei casi i motivi erano stati veramente futili. Proprio come tra me e Cinzia.
   Io avevo sempre avuto una pessima considerazione di lei, la consideravo una sorta di escort, che si concedeva ai ragazzi in base al loro reddito. E lei invece considerava me come una zoccola di basso livello, perché a me non me ne fregava niente di fare i conti in tasca ai ragazzi con cui andavo a letto. Ma se ci penso il motivo reale di questo rapporto conflittuale in fin dei conti era davvero stupido; il fatto è che eravamo entrambe le ragazze più desiderate della scuola, e questa cosa ci trasformò di conseguenza in rivali senza scrupoli, pronte a utilizzare qualsiasi arma pur di sottrarci a vicenda la corona di reginetta della scuola. Perché si sa che di reginetta ce ne può essere soltanto una.

Sabrina.

domenica 26 novembre 2017

Beccata sul palo. 

(in foto: Ava Addams, Survey My Pussy, Brazzers.com)


   L’aver risolto con mio marito la questione della relazione che avevo con Giuliano mi riempiva di gioia. Finalmente mi sentivo libera di poter godere della mia duplice condizione sentimentale. Potevo essere sia la donna di Giuliano che la donna di Stefano, senza dover sentire dentro quel rimorso terribile di chi sta facendo qualcosa di scorretto. E non appena Stefano era uscito di casa mi era venuta una gran voglia di condividere questa emozione con Giuliano. Volevo dirgli che finalmente potevamo amarci alla luce del sole, e fare l’amore ogni volta che ne avevamo voglia, perché Stefano era un marito speciale, un uomo fantastico, che sapeva mettere da parte il suo orgoglio maschile pur di rendere felice la propria donna.
   Stefano aveva dimostrato di amarmi davvero, perché pur di continuare ad avermi accanto a se era disposto anche a condividermi con un altro uomo. Se questo non è amore allora non lo so il significato di questa parola. Altri uomini probabilmente mi avrebbero messa all’angolo obbligandomi a fare una scelta, e pronunciando le famose parole: “o lui o me”. Per fortuna Stefano era diverso, e proprio per questo motivo avevo deciso di sposarlo, perché sapevo che lui sarebbe stato sempre comprensivo con me, e mi avrebbe considerata non come una proprietà privata, ma come una donna libera di vivere le proprie esperienze.
   E così quel pomeriggio andai allo strip bar di Giuliano per raccontargli ogni cosa, e per dirgli di quanto ero felice adesso che potevo avere entrambi. Non mettevo piede al Biancaneve Strip Bar da qualche anno, cioè da quando ci lavorava anche nostra figlia Moana. Ricordo che fui io a obbligare Giuliano a licenziarla. Non mi piaceva affatto che mia figlia fosse preda di pervertiti e che si esibisse nuda sul palco di un locale di spogliarello. Non era quello che speravo per lei. Moana meritava di più, non certo uno squallore simile. E infatti dopo averle affidato la gestione del negozio di intimo era diventata un’impeccabile amministratrice di un’attività molto remunerativa. Moana si era dimostrata molto capace ed abile nella gestione dell’attività. Converrete con me che era sprecata per il lavoro di spogliarellista, dal momento che aveva delle doti commerciali nascoste che adesso stavano facendo andare a gonfie vele il nostro negozio.
   Però ricordo che in quel periodo, quando lavorava allo strip bar, Moana si era guadagnata una certa popolarità. Posso dire con orgoglio che era stata la vera reginetta del palco, desiderata ardentemente da tutti i clienti del bar. Forse anche per via delle sue esibizioni a dir poco fantasiose. Il numero con cui si era fatta conoscere era quello che tutti chiamavano “la fontana”; dopo essersi spogliata allargava le gambe dall’alto del palco e iniziava ad annaffiare con la pipì il suo pubblico.
   Poi si era inventata il numero con le palle da biliardo; praticamente si infilava delle palle da biliardo su per il condotto anale e poi le risputava fuori. Ne riusciva a infilare anche tre alla volta, sotto gli occhi imbambolati dei clienti dello strip bar. Mia figlia è una vera acrobata del sesso anale, questo devo riconoscerlo; con il retto riesce a farci di tutto. Bisogna ammettere che io e il suo papà eravamo riusciti a tirare su una vera macchina per far godere gli uomini.
   In ogni modo, come dicevo poco fa, non mettevo piede nello strip bar da qualche anno, ma mi sembrò identico a come lo avevo lasciato, con la differenza che Moana non c’era più. Però c’era comunque una ragazza che in qualche modo era lì in rappresentanza della nostra famiglia, ovvero Beatrice. Per chi non lo ricordasse, Beatrice era la fidanzata di nostro figlio Rocco, e lavorava nello strip bar di Giuliano da quasi un anno, e ormai era diventata una sorta di celebrità per i clienti abituali. In qualche modo aveva colmato il vuoto che aveva lasciato Moana.
   A rendere Beatrice così preziosa agli occhi di quella platea di arrapati che frequentavano il locale era che Beatrice in realtà era una trans bellissima, con un corpo che avrebbe fatto invidia ad ogni donna, e con i lineamenti del viso molto delicati e un sorriso che ti catturava in un’istante.
   Quando mi vide corse verso di me ad abbracciarmi calorosamente e urlando: “mamma Sabri!”.
   La accolsi tra le mie braccia come una figlia. Beatrice era la donna che mio figlio amava, e di conseguenza era a tutti gli effetti una di noi, parte della nostra famiglia.
   “Tesoro!” esclamai tenendomela stretta. “Come sei bella!”.
   Una cosa che mi aveva sempre colpito di Beatrice era il suo profumo; odorava di ciliegie e frutti di bosco ventiquattro ore su ventiquattro. Era indubbiamente lo shampoo che utilizzava. E poi la pelle, quando gliela toccavo mi dava sempre una piacevole sensazione; era porosa, come quella degli uomini.
   “Fatti guardare” gli dissi, e allora le presi la mano e gliela alzai in alto e poi le feci fare un giro su se stessa. Accidenti quanto era gnocca. Era ovvio che mio figlio ci aveva perso la testa. Beatrice indossava un completino in pvc nero, con il pezzo di sotto a culotte che metteva in risalto le deliziose forme del suo bel culo. Ai piedi portava i tacchi a spillo su cui lei sapeva muoversi con una certa padronanza, e quando camminava le donavano una postura altamente erotica e allo stesso tempo elegante. Beatrice certe volte mi faceva pensare ad un felino, forse per l’incredibile sensualità che aveva nel muoversi.
   “Che ci fai qui, mamma Sabri?” mi chiese.
   “Devo dire una cosa importante a Giuliano” risposi. Le diedi un bel bacio su una guancia e mi avviai verso l’ufficio. Entrai e mi chiusi la porta alle spalle. Lui era dietro la sua scrivania a sbrigare le faccende burocratiche che tanto danno sui nervi a chi gestisce un’attività.
   Dopo avergli raccontato ciò che era accaduto, e cioè che avevo messo Stefano a conoscenza della relazione che avevo con lui, e che quindi si era dimostrato disponibile a condividermi, Giuliano ebbe una reazione inaspettata; infatti volle scoparmi subito. Si alzò dalla sedia e venne verso di me e mi prese il viso con entrambe le mani.
   “Tesoro, questo è bellissimo. Vuol dire che possiamo amarci senza doverlo fare di nascosto”.
   “Esatto! Non è meraviglioso?”.
   “Tu sei meravigliosa” con le mani raggiunse le mie natiche e me le palpò energicamente, poi mi alzò la gonna scoprendomi il culo e iniziò a baciarmi il collo, e io alzai la testa per lasciarlo fare e chiusi gli occhi perché ogni volta che mi baciava in quel modo mi venivano dei piacevoli brividi. Con le mani raggiunse i bottoni della mia camicetta bianca e iniziò a farli uscire tutti dalle asole, e le mie tette uscirono fuori e lui iniziò a succhiarmi i capezzoli.
   Ci spogliammo in fretta e furia; avevamo troppa voglia di farlo. Poi Giuliano mi spinse verso la scrivania e con un braccio spazzò via tutto quello che c’era sopra per fare spazio a me, a quel punto mi fece distendere sulla schiena, mi afferrò le caviglie e mi spalancò le cosce. Ero sua, stava per dimostrarmelo, ero completamente nelle sue mani, e il suo cazzo duro mi entrò dentro. Iniziò a scoparmi ed era bellissimo, ed era ancora più bello sapere che era tutto lecito. Stavo facendo l’amore con Giuliano, ma questo non equivaleva ad un tradimento di mio marito.
   Eravamo così eccitati che nessuno di noi due si accorse che qualcuno aveva appena aperto la porta dell’ufficio. Giuliano era troppo impegnato a penetrarmi con il suo grosso cazzo, facendolo entrare dentro fino all’ultimo centimetro, fino alle palle, e io… beh io quando facevo l’amore con Giuliano perdevo completamente la ragione. Quindi ad un certo punto una voce familiare interruppe quel sensazionale amplesso, proprio mentre stavo per venire.
   “Mamma, che ci fai qui?” era mio figlio Rocco, a cui probabilmente adesso avrei dovuto dare delle spiegazioni. D’altronde non è una cosa che capita tutti i giorni a un figlio di beccare la propria mamma distesa su un tavolo con le cosce aperte mentre si sta facendo scopare da un uomo che non è suo marito.

Sabrina. 
     

venerdì 24 novembre 2017

mercoledì 22 novembre 2017

lunedì 20 novembre 2017

Cumshot al buio.


   Era mezzanotte. Ero da sola nel letto, completamente nuda. Ormai penso che conosciate bene le mie abitudini, e una di queste è appunto andare a dormire senza alcun indumento sul corpo, d’estate perché c’è caldo, d’inverno perché c’è caldo lo stesso (perché in casa ci sono i riscaldamenti accesi quasi tutta la notte, e quando poi si spengono la casa è un forno). E poi perché dormire nudi è un piacere senza paragoni.
   Ero lì nel buio della camera da letto, con gli occhi chiusi in attesa di addormentarmi. Lex, il mio possente amico a quattro zampe, aveva deciso di dormire in soggiorno, e Erri, il figlio di mia sorella che era venuto a stare da noi per qualche tempo, stava nella sua cameretta a guardare probabilmente un video porno, perché ogni tanto mi giungevano alle orecchie delle grida orgasmiche di eccitanti pornostar straniere che si facevano montare e impalare analmente da aitanti stalloni da competizione.
   Quella notte Giuliano probabilmente non sarebbe venuto, perché al suo strip bar (per chi non lo ricordasse Giuliano era il proprietario di uno strip bar) c’era una pornodiva americana che andava ad esibirsi live, e quindi mi aveva detto che avrebbe fatto tardi, ma che forse sarebbe passato a spettacolo concluso. Ma ormai era mezzanotte e io ci aveva perso le speranze, e quindi mi ero messa a letto con l’intenzione di addormentarmi al più presto. E devo dire che non mi ci volle molto. Ci sono certe volte che ci passo una buona mezz’ora prima di addormentarmi, e di solito per farmi venire sonno mi faccio una camomilla, oppure altre volte (quando sono un po' arrapata e non  c’è nessuno a farmi compagnia) mi sgrilletto un po', oppure gioco con uno dei miei vibratori. Ne ho una ricca collezione gelosamente conservata in un cassetto, quindi ho solo l’imbarazzo della scelta. Di solito dopo essere venuta finalmente riesco ad addormentarmi.
   Quella notte, come vi dicevo, collassai nel giro di pochi minuti. Ma un’ora dopo qualcuno si infilò nella camera da letto; mi svegliai, ma non abbastanza per capire se stavo sognando oppure c’era qualcun’altro in camera con me. Era certamente Giuliano, che come mi aveva promesso, era venuto a portarmi la mia dose giornaliera d’amore. Allora mi stiracchiai nel buio e allargai le gambe, in attesa di essere penetrata dal grosso cazzo duro del papà di Moana.
   “Finalmente sei arrivato” dissi con un filo di voce. “Non ne potevo più di aspettare. Ho voglia di sentire il tuo grosso cazzo dentro il mio corpo”.
   Con una mano cercai l’interruttore della lampada che stava sul comodino. Ho sempre odiato fare l’amore al buio. Non ha senso se non posso vedere chi è che mi sta penetrando. Ma non ci fu verso, non riuscivo a trovarlo. E poi finalmente quando le mie dita riuscirono a trovare quello che sembrava l’interruttore Giuliano si impossessò letteralmente del mio corpo, salendomi sopra, premendomi la sua eccezionale erezione contro la figa, e afferrandomi i polsi quasi come se volesse immobilizzarmi e impedirmi di accendere la luce.
   “Aspetta tesoro” lo pregai. “Lo sai che non mi piace farlo al buio. Voglio poterti guardare negli occhi mentre mi scopi”.
   Ma Giuliano sembrava non essere d’accordo, infatti non me lo lasciò fare, e iniziò a spingermi il cazzo dentro; lo sentii entrare un po' per volta, in tutta la sua interezza, fino alle palle. Era la prima volta che lo facevamo in quel modo, al buio, e davvero non riuscivo a capirne il motivo.
   Lui continuò in quel modo per tutto il tempo, tenendomi i polsi bloccati e facendo salire e scendere il suo cazzo nella mia vagina, con un ritmo costante e privo di quella voracità sessuale che aveva sempre caratterizzato il modo di fare l’amore di Giuliano. Il papà di Moana infatti quando lo faceva dimostrava una certa padronanza a letto; con la sua potenza da maschio dominante riusciva a sottomettere qualsiasi donna. E in parte era ciò che da sempre lo rendeva irresistibile.
   Quella sera invece sembrava diverso, quasi fiacco, e mi penetrava timidamente, senza la spavalderia che dimostrava ogni volta che mi montava. Sì perché Giuliano aveva un qualcosa di spavaldo quando lo faceva, cioè mi girava e mi rigirava come voleva lui, facendomi mettere spesso in posizioni assurde che solo un professionista del sesso poteva permettersi. Ma d’altronde Giuliano era a tutti gli effetti un professionista del sesso, il re indiscusso. Certe volte senza che me ne accorgessi mi metteva sottosopra, con la nuca contro il pavimento e il busto piegato verso l’alto e le gambe aperte, e lui mi penetrava stando in piedi sopra di me con le gambe ad arco, in una posizione che si chiama piledriver. Se puoi permetterti di fare una posizione del genere vuol dire solo una cosa, e cioè che sei un vero stallone da monta.
   Invece quella notte sembrava così poco fantasioso, come se gli mancasse l’esperienza per scoparmi in altre posizioni ben più creative. Cioè, voglio dire, stavamo facendo l’amore in una posizione davvero classica, io sotto e lui sopra. Avrei voluto dirgli: “tutto qui quello che sai fare?”. Però poi non dissi nulla, perché forse Giuliano era solo stanco, e quindi non era in condizione di dare il massimo.
   Poi mi venne un dubbio, e pensai: non è che non riesce a fare di meglio perché ha già fatto l’amore con qualcun’altra? E allora mi ricordai del fatto che mi aveva detto che quella sera allo strip bar c’era l’esibizione di un’affermata pornodiva americana. Iniziò a montarmi una inaspettata gelosia; non ero mai stata una donna molto gelosa, però quella notte provai per la prima volta un furioso attacco di gelosia, perché mi venne il sospetto che forse Giuliano e quella pornodiva dopo lo spettacolo potevano aver aver fatto qualcosa. Il papà di Moana era sempre stato un predatore, quindi come facevo a sapere che non era andato a letto con quella diva dell’hard?
   Cercai di chiederglielo buttandola sullo scherzo:
   “Senti un po', ma non è che quella diva del porno ti ha prosciugato tutte le energie? Mi sembri un po' spento”.
   Ma non mi rispose, però mi accorsi che stava per sborrare, perché sentivo le vene del suo cazzo gonfiarsi dentro di me e l’asta che si irrigidiva maggiormente, e a quel punto lo sfilò fuori e si mise a cavalcioni sul mio corpo e iniziò a schizzarmi sul viso una quantità impressionante del suo seme. Non potevo vederlo perché ero al buio, ma sentivo chiaramente i suoi fiotti caldi e densi posarsi sul mio viso. E forse proprio perché non potevo vederla mi sembrava una quantità davvero notevole. Sembrava non finire mai; ne contai senza dubbio otto, ma forse furono di più. Otto furono certamente quelli più copiosi, ma poi di certo ne erano seguiti altri più deboli. Mi sentivo il viso completamente inondato.
   “Ehi! Stai cercando di affogarmi per caso?” chiesi divertita. Mentre con le mani cercai di portarmene un po' via dagli occhi sentii Giuliano scendere dal letto furtivamente e uscire dalla stanza. “Tesoro, ma dove stai andando?”.
   In quello stesso momento il mio i-phone iniziò a vibrare e lo schermo si illuminò di luce azzurra facendo apparire la foto di Giuliano. Mi stava telefonando. Ma come era possibile dal momento che era appena uscito dalla mia camera da letto?
   Afferrai il telefono e risposi:
   “Amore...”.
   “Sabri, tesoro mio, ti chiedo scusa, ma stanotte davvero non ce la faccio a passare da te”.
   “Come sarebbe a dire? Ma se eri qui un attimo fa!” risposi, rendendomi conto dell’assurdità di quella faccenda. Infatti Giuliano scoppiò a ridere.
   “Tesoro, hai sicuramente sognato. Come potevo essere lì da te e allo stesso tempo qui allo strip bar?”.
   Non avevo sognato, perché la sborra che mi ricopriva il viso era ancora calda, e soprattutto era reale, come reale era la rabbia che mi stava montando dentro, perché iniziavo a capire ciò che era appena successo. Chiusi la conversazione con Giuliano e mi misi a urlare nel cuore della notte, nel buio cieco della camera da letto:
   “Erriiii! Brutto figlio di una cagna! Sei un porco schifoso!”.

Sabrina.

sabato 18 novembre 2017

La guerra delle bambole. 

(in foto: Natalya Neidhart)


   Le mie intenzioni non erano di certo quelle di scrivere un post, infatti mi ero ripromessa di concedermi un periodo di riposo. Però siccome mio padre nel suo ultimo racconto vi ha parlato della madre della mia acerrima nemica dei tempi della scuola, allora ho pensato di raccontarvi del rapporto che avevo con Italia, la figlia di Cinzia per l’appunto.
   Italia era per me una vera rivale, infatti tutti i maschietti della scuola andavano dietro lei in egual misura di quanto venivano dietro a me. Ma c’era anche dell’altro; la nostra rivalità aveva anche qualcosa di politico. Lei infatti era di estrema destra, io invece sono sempre stata di sinistra, una sinistra certamente non estrema, ma certamente contraria a tutte le destre e a ogni forma di razzismo.
   Italia era bella davvero, era bionda come me, aveva un corpo davvero perfetto sotto ogni punto di vista. E nutriva nei miei confronti un certo odio, perché la mia presenza ostacolava seriamente il suo progetto di diventare la ragazza più desiderata della scuola. I maschietti desideravano sia lei che me, e questa cosa lei non riusciva a mandarla giù.
   Italia aveva un fidanzato, cornutissimo dal momento che lei non riusciva a resistere alla tentazione di concedersi anche ad altri maschi. In quel periodo io non stavo ancora con Berni, lo avrei conosciuto soltanto due mesi dopo, e quindi ero libera di farmi montare da chi mi pareva. E Italia non lo accettava, perché facendo così le sottraevo molti ammiratori. E allora qualche volta lo facevo di proposito a farmi ingroppare dai maschietti che le andavano dietro, così da farli diventare miei, e lei andava su tutte le furie, e quando mi incontrava nei corridoi me ne diceva di tutti i colori; diceva che ero una puttana, una maiala senza ritegno. E io per farla incazzare ancora di più le dicevo compiaciuta: “grazie, modestamente non mi posso lamentare”.
   Un giorno qualche stronzo aveva messo in giro la voce, con l’evidente intenzione di buttare benzina sul fuoco, che avevo fatto la zoccola con il suo fidanzato, e che quindi mi ero fatta montare. Era una balla, ma chi aveva messo in giro quella falsità aveva raggiunto lo scopo che si era prefissato; Italia infatti mi venne a cercare nei corridoi della scuola e me le diede di santa ragione. Io comunque non me ne stetti con le mani in mano e risposi all’aggressione, e le diedi un pugno in faccia che ancora se lo ricorda. Il sangue gli uscì dal naso per tutta la giornata.
   Ad un certo punto ci separarono e venne la preside che ci portò nel suo ufficio per farci una bella lavata di testa.
   “Non so più cosa fare con voi due” disse. “Non fate altro che azzuffarvi come due galline”.
   “Preside, è colpa sua” rispose Italia. “È una puttana. Si è fatta ripassare da tutta la scuola, e sono venuta a sapere che si è fatta montare anche dal mio fidanzato. Mi dica lei se non ho fatto bene a suonargliele”.
   “Innanzitutto non me le hai suonate affatto, tanto è vero che c’hai ancora il sangue che ti scorre dal naso, e io invece come puoi ben vedere non ho nemmeno un graffio. E poi è vero, forse sono un po' puttana, ma anche tu non scherzi. Lo sanno tutti che la settimana scorsa ti sei fatta impalare da Ricky il nero”.
   “Ah sì? E non è forse vero che tu ti sei fatta sborrare in faccia da Christian della quinta F?”.
   “Sì, infatti, ma tu hai fatto un pompino in macchina a Paolo della quinta B e poi hai anche ingoiato la sborra”.
   Andammo avanti per buoni cinque minuti a rinfacciarci tutte le porcate di cui ci eravamo rese protagoniste, e la preside era letteralmente scioccata, tanto che a un certo punto ci ordinò di smetterla.
   “Ragazze, io non posso credere che avete fatto per davvero tutte queste porcherie. Ma vi rendete conto che in questo modo gli uomini non avranno mai un briciolo di rispetto per voi? Sarete per loro soltanto degli oggetti con cui appagare le loro pulsioni sessuali. Voglio immediatamente parlare con i vostri genitori”.
   E infatti mandò immediatamente a chiamare le nostre madri. Mia madre e la madre di Italia, cioè la Cinzia di cui vi parlava mio padre nei post precedenti, si conoscevano; la città, come mi è già capitato di dire, era davvero piccola. Anche loro due erano state a scuola insieme, e proprio come tra me e Italia non c’era mai stato un ottimo rapporto, anzi, a dirla tutta se avessero potuto se le sarebbero date di santa ragione pure loro.
   “Cos’altro ha combinato quella sgualdrina di tua figlia?” chiese Cinzia a mia madre.
   Noi eravamo sedute fuori all’ufficio della preside, Italia si stava tamponando il naso con una garza.
   “A quanto pare la mia piccola le ha date di santa ragione alla tua figlioletta. E se lo ha fatto avrà avuto certamente delle buone ragioni”.
   “Sei sempre la solita, Sabrina. Sempre la solita puttana”.
   “Sarà, ma tu rimani sempre e comunque la solita stracciona” rispose mia madre.
   “Non ti permetto di chiamarmi in questo modo! Hai capito? Stronza di una puttana da marciapiede” urlò lei. Mia madre aveva appena toccato il punto debole di Cinzia e lei aveva letteralmente perso il controllo.
   A quel punto uscì la preside dal suo ufficio e ci fece entrare tutte dentro, poi richiuse la porta e si preparò a fare uno dei suoi noiosissimi discorsi.
   “Signore” disse rivolgendosi alle nostre madri. “Se vi ho convocato qui non è tanto perché Moana e Italia sono arrivate alle mani, ma per mettervi al corrente della sregolatezza delle loro vite. Mi dispiace dovervelo dire, ma le vostre ragazze conducono uno stile di vita eccessivamente libertino. A questo punto ritengo che sia vostro dovere cercare di porre un freno alle vostre figlie prima che sia troppo tardi”.
   “Beh, non c’è da stupirsi” rispose la madre di Italia. “Cosa puoi pretendere da una ragazza se ha una madre che ha rapporti con altri uomini mentre il marito compiacente se ne sta a guardare?”.
   “Vuoi veramente parlare della mia vita intima?” chiese mia madre in modo tranquillo, quasi come se avesse un asso nella manica da giocare per inchiodare Cinzia al muro. “Perché invece non parliamo della tua? Davvero credi che non so quello che fai tu? E invece lo so bene che tu e tuo marito partecipate spesso a delle eleganti feste nei salotti aristocratici dove lo scambio di coppia è lecito e dove spesso avvengono delle mastodontiche ammucchiate”.
   “Signore, per cortesia!” la preside cercò di farle smettere. “Cercate di controllarvi”.
   Quando ritornai a casa mia madre mi disse che avevo fatto bene a dare a Italia quel pugno sul naso. Se lo meritava, perché era una ragazza viziata e per di più era una fascista figlia di fascisti.
   E questo è soltanto uno degli episodi che caratterizzavano l’interminabile guerra che c’era tra me e la figlia di Cinzia. Poi dopo il diploma abbiamo preso strade differenti, e per fortuna non ci siamo più incrociate.  

Moana.
 

giovedì 16 novembre 2017

martedì 14 novembre 2017

domenica 12 novembre 2017

venerdì 10 novembre 2017

I love BBC.

(in foto: Alura Jenson, ZTod.com)


   Ero completamente all’oscuro della faccenda che mi aveva raccontato Cinzia, e cioè che nel mio ristorante un buon novanta per cento delle coppie non erano vere coppie scambiste, ma coppie create a tavolino da uomini facoltosi accompagnati da escort ben retribuite. In effetti mi ero spesso interrogato sull’alta presenza di coppie scambiste; mi chiedevo, è possibile che ce ne siano così tante? Quasi come se la metà delle coppie della città fossero scambiste. Come avevo fatto a non accorgermi del fatto che erano tutte coppie finte, composte da uomini paganti e escort intraprendenti? Se devo essere onesto questa rivelazione mi deluse molto, perché avevo sempre pensato che se esistevano così tante coppie scambiste voleva dire che stavamo andando verso un futuro prosperoso di libertà sessuale e libero da falsi moralismi. E invece no. Era stata una mera illusione la mia. Dovevamo ancora percorrerne di strada per raggiungere una tale utopia.
   Comunque a parte le sedicenti coppie di scambisti, il ristorante era spesso frequentato da bull in cerca di coppie cuckold come Cinzia e Pippo, i quali nonostante i numerosi tentativi di rimorchio non si erano mai lasciati adescare. Glielo feci notare e Pippo mi rispose che avevo ragione, e il motivo era che Cinzia era una donna molto esigente.
   “In che senso esigente?” chiesi.
   “Guarda la sua caviglia” mi disse Pippo.
   E così guardai i piedi di Cinzia che anche questi, inutile dirvelo, esprimevano un erotismo davvero incredibile. Notai che un po' più su del malleolo del piede destro aveva un tatuaggio della grandezza di una moneta, era un cuore rosso con una scritta nera che diceva “I Love BBC”, e quel BBC per chi non lo avesse ancora capito era un acronimo di “big black cocks”. Insomma, per farvela breve Cinzia era un appassionata di grossi cazzi neri. E quindi se volevi essere il suo bull dovevi innanzitutto chiederti se ne eri veramente all’altezza.
   “E comunque anche in questo caso, mi dispiace doverti deludere, ma circolano molti truffatori” mi disse Pippo. “Infatti molti dei bull che spesso bazzicano il tuo ristorante sono dei mercenari”.
   “Mercenari?” ero molto demoralizzato. Ciò che avevo costruito, una specie di piccolo paradiso per gli scambisti e le coppie cuckold, era in realtà un volgare mercato del sesso.
   “Ebbene sì, Stefano. Chiedono denaro in cambio di prestazioni sessuali, e spesso le coppie cuckold ci cascano pur di avere un’esperienza da brivido”.
   “Quello che mi state dicendo è terribile” dissi. “Sembra che tutto ruoti intorno al denaro”.
   “Il sesso e il denaro purtroppo sono incredibilmente connessi” continuò Cinzia. “Può sembrarti triste ma è così. Una volta ci siamo cascati anche noi con uno stallone di origine albanese. Dopo avermi montata ben bene per un’ora intera ci ha presentato il conto. Ha preteso da noi duecento euro”.
   “E voi cosa avete fatto?” le chiesi.
   “Beh, siamo rimasti senza parole. Non ci era mai capitato di dover pagare un uomo per farlo venire a letto con me. Così gli abbiamo dato il denaro e basta. Ma da quel momento ci siamo ripromessi di stare alla larga dai mercenari. È molto triste dover pagare per fare l’amore”.
   Cinzia aveva perfettamente ragione. L’amore non è una cosa che si può comprare. Cioè, in verità sì, ma non è amore, è semplicemente sesso. E il sesso non è la stessa cosa dell’amore.
   Comunque con Cinzia e suo marito instaurai da subito un formidabile rapporto di amicizia, probabilmente per due motivi, perché proprio come Pippo ero sempre stato un marito cuckold, e poi perché a differenza di molti altri uomini io non aspiravo ad andare a letto con Cinzia, perché non ero un bull e quindi non sarei stato all’altezza. Soddisfare Cinzia non era una cosa che potevo permettermi. Cinzia era una macchina del sesso che aveva bisogno di veri maschi alpha per essere appagata. E quindi questo rendeva la nostra amicizia più sincera, perché nessuno di noi covava alcun interesse di natura sessuale.
   Si instaurò anche una certa complicità; una sera infatti non vennero al ristorante, ma Cinzia mi telefonò chiedendomi se avevo voglia di passare da loro non appena avrei finito di lavorare. Mi disse che avrei assistito ad uno spettacolo che meritava davvero di essere visto.
   “Che genere di spettacolo?” le chiesi.
   “Tu vieni da noi e vedrai che non resterai deluso”.
   Non sapevo davvero cosa aspettarmi, così non appena terminai il mio lavoro andai da loro. Cinzia e Pippo abitavano in centro in un quartiere esclusivo dove c’erano gli appartamenti delle persone più facoltose della città. Loro stavano in un attico con una vista davvero mozzafiato. L’arredamento era molto moderno anche se un po' freddo.
   Mi venne ad aprire lui e mi disse di accomodarmi, e mentre avanzavo nel corridoio d’ingresso iniziai a sentire la voce di Cinzia che era chiaramente impegnata nella nobile arte dell’amore. Pippo mi guidò verso la camera da letto dove finalmente ebbi modo di vederla in tutto il suo splendore, nuda, distesa sul letto con le gambe aperte e uno stallone nero sopra che la penetrava senza sosta, e nel frattempo lei si reggeva con le mani ben ancorate alle sue spalle e gli implorava di sfondargli la figa.
   Lo stallone pompava come una macchina e Cinzia finalmente aveva trovato un bull in grado ai appagarla. A un certo punto lei si accorse di me, e allora mi sorrise e mi fece l’occhiolino, poi fece mettere il bull disteso sul letto e lei ci si mise sopra a smorza candela, infilandosi nel corpo il suo enorme cazzo duro e iniziò a cavalcarlo. Cinzia era davvero fuori di se, arrapata da far schifo, e sicuramente in procinto di ricevere un sensazionale orgasmo. Pippo era in estasi di fronte a quella scena e continuava a scattare delle fotografie in modo compulsivo, immortalando sua moglie da ogni angolazione nell’istante in cui lo stava cornificando.
   La monta andò avanti per una mezz’oretta buona, e si concluse con una colossale sborrata del bull nella figa di Cinzia, dopodichè rimasero a coccolarsi sul letto ancora un po', e io e Pippo lasciammo loro un po' di meritata privacy e ce ne andammo in soggiorno a berci un amaro.

Stefano.

mercoledì 8 novembre 2017

Gli scambisti non esistono. 

(in foto: Sindy Black & Vanessa, Masked Agony, Yonitale.com)


   Già era capitato altre volte che il rapporto tra me e Sabrina aveva subìto qualche duro colpo; i lettori più affezionati del nostro blog infatti ricorderanno la sua scappatella con Franco, oppure quella volta che io ero andato a letto con Manuela (la ex di Giuliano) e lei non me lo aveva perdonato e aveva iniziato un’appassionata relazione d’amore con un giovane stallone da monta che per l’età che aveva poteva essere suo figlio. O ancora come quella volta quando il nostro Rocco aveva un anno, e il nostro rapporto, soprattutto a letto, si era terribilmente logorato. Credo che è del tutto normale che una coppia abbia delle crisi. Noi non facevamo eccezione, ma ogni volta riuscivamo sempre a risolvere ogni problema.
   Mi chiedevo, mentre ero a lavoro, se ci saremmo riusciti anche questa volta. Ammetto che in quella faccenda avevo non poche colpe. Ultimamente stavo trascurando molto Sabrina per dedicarmi intensamente alla mia attività. Da qualche tempo, se ben ricordate, avevo tirato su un ristorante insieme ad un amico, Xavier. L’attività era diventata in breve tempo un luogo di incontri per coppie scambiste e mi stava facendo guadagnare parecchio denaro.
   In principio riuscivo a conciliare entrambe le cose, la famiglia e il ristorante. Poi ad un certo punto con Xavier qualcosa era andato storto, e lui aveva deciso di andarsene, lasciandomi da solo nella gestione dell’attività.
   Qualcuno ricorderà che io e Sabri avevamo coinvolto il mio socio nei nostri giochi di coppia, e devo dire che era stata un’esperienza davvero piacevole. Xavier ci sapeva fare a letto, riusciva a far provare a mia moglie delle emozioni molto intense. Ma dopo un po' io e Sabri avevamo deciso di tagliare, perché il gioco è bello quando dura poco, sennò poi subentra la routine e non ci provi più gusto. Quello che c’era stato tra noi e Xavier era stato soltanto un gioco, punto e basta, senza nessuna complicazione di tipo sentimentale. A quanto pare per lui invece il discorso era diverso. Per lui forse non era stato soltanto un gioco. Forse Xavier aveva perso la testa per mia moglie, altrimenti non si spiega la sua brusca reazione.
   Il mio socio infatti ad un certo punto si era messo in testa che io non volevo che lui e Sabri continuassero a vedersi e a fare l’amore. Ma non era esattamente così, perché principalmente la decisione di tagliare i ponti con lui era stata di mia moglie, e Xavier l’aveva presa molto male. Un giorno infatti era venuto al ristorante annunciandomi che se ne sarebbe andato, e quando gli chiesi il motivo di quella sua decisione lui mi disse che aveva scelto di andare via perché “era venuta meno la complicità che c’era tra noi due”.
   Una risposta molto vaga, non trovate? Poi a mente fredda riuscii a decifrare le sue parole. Xavier, con quello che aveva detto, mi aveva fatto capire che se ne andava perché io non gli permettevo più di andare a letto con mia moglie. Avevo provato anche a ricontattarlo per spiegargli che la nostra decisione di interrompere il nostro gioco d’amore non c’entrava nulla con la nostra attività, ma non ci fu verso, Xavier non mi rispondeva più al telefono. E quindi adesso che era sparito dalla circolazione avevo tutta la gestione del ristorante sulle mie spalle, e quindi stavo trascurando Sabrina.
   Poi però successe qualcosa; conobbi una persona che in qualche modo mi avrebbe aiutato, prendendo il posto di Xavier. E forse sarei riuscito a riavvicinarmi a mia moglie.
   Si chiamava Cinzia, ed era insieme a suo marito Pippo un cliente abituale del mio ristorante. Cinzia era una donna sui quaranta, bella da morire, formosa come Sabrina, e proprio come mia moglie sprizzava erotismo da ogni centimetro del corpo. Era bionda e aveva due occhi azzurri penetranti che potevano metterti in imbarazzo per quanto erano luminosi, e non ti stancavi mai di guardarli. Potevi starci delle ore, e perderti nella loro profondità. Per non parlare del suo sorriso; amici miei, ci sono certe donne che quando sorridono ti rubano il cuore e ti fanno sciogliere, e Cinzia esprimeva erotismo anche quando sorrideva. In verità esprimeva erotismo sempre, ma quando sorrideva ti faceva pulsare il cuore di gioia, e non potevi fare a meno di restare imbambolato come uno stupido. Lei esprimeva una classe ed un eleganza che ti facevano sembrare quasi minuscolo di fronte a lei.
   Il marito invece, Pippo, era davvero brutto; aveva il fisico di uno scaldabagno, era stempiato e sempre sudato da far schifo. Sudava pure se stava fermo, però tutto sommato era una brava persona. Era molto socievole, pacifico e appagante. Pippo e Cinzia erano una coppia cuckold, e devo dire che lo si capiva immediatamente, anche se non li conoscevi. Ce l’avevano scritto in faccia; la loro vita intima era un libro aperto. Lei bellissima, la quintessenza dell’erotismo, e lui invece un uomo qualunque, che ti veniva da chiederti come faceva a stare con una gnocca come la moglie.
   Venivano al mio ristorante per conoscere altre persone come loro, o magari un bull che fosse in grado di soddisfare l’esigente passione di lei.  Ma in tanti mesi che li vedevo lì mai mi era capitato di vederli andare via con un’altra coppia, o intrattenersi più di cinque minuti insieme ad un aspirante bull. In principio pensai che fossero una di quelle coppie con la puzza sotto il naso, poi dopo averli conosciuti meglio mi fu tutto più chiaro. Cinzia voleva solo il meglio, ma si sa, il meglio è una merce molto rara.
   Comunque strinsi una buona amicizia con entrambi; di solito quando finivo di cucinare andavo in sala e mi intrattenevo con i clienti, e quindi ormai li conoscevo tutti. Ma Cinzia e suo marito erano quelli che conoscevo meglio, quelli con cui preferivo intrattenermi di più.
   Cinzia era molto intelligente, e mi fece notare una cosa che altrimenti non avrei mai notato. Una volta infatti le chiesi come mai lei e suo marito non socializzavano con le altre coppie, dal momento che si trovavano in un ristorante dichiaratamente per scambisti. Lei mi rispose che la maggior parte delle coppie, un buon novanta per cento, erano coppie costruite a tavolino per l’occasione, e loro non erano interessati a questo genere di cose.
   “Costruite a tavolino?” non riuscivo a capire. “Cosa intendi dire?”.
   “Mi sorprende come tu non lo abbia capito. Guardati intorno. La maggior parte di queste persone non sono coppie. La maggior parte delle donne sono escort assoldate dagli uomini che gli siedono accanto, che pensano che con questo sistema possono avvicinarsi senza alcun problema alle coppie vere come me e mio marito. La maggioranza di questi uomini non si sognerebbe mai e poi mai di cedere la propria moglie ad un altro uomo, un po' per gelosia e un po' perché gli manca il coraggio di chiedere alla propria consorte di fare una cosa del genere. E allora pagano una escort e le chiedono di fingere di essere la loro moglie, con la speranza di avvicinarsi a delle vere coppie di scambisti. È un trucchetto molto vecchio, ma io e mio marito non ci caschiamo”.

Stefano.