martedì 29 settembre 2015

Acrobazie anali.

(in foto: Jynx Maze & Casey Calvert, Anal Acrobats 9, EvilAngel.com)


   Intanto continuavo a lavorare allo strip bar. La sera ero sempre la, e la mattina andavo a seguire i corsi all'università. Devo dire che in quel periodo la mia vita era diventata piuttosto frenetica. Non avevo un attimo per rilassarmi. Non vedevo Berni da molti giorni, però lo sentivo al telefono. Era lui a chiamarmi, accusandomi in continuazione di non amarlo abbastanza. Ma in verità non è che non lo amavo abbastanza, non lo amavo proprio più. Volevo da lui una prova d'amore, e doveva essere pure bella grossa. Se voleva riavermi come prima doveva stupirmi. Doveva fare qualcosa per farmi ritornare ad amarlo. Perché onestamente il mio amore per lui vacillava molto.
   Una sera che stavo andando allo strip bar incappai in Carlo mano nella mano alla sua fidanzata, che intanto aveva avuto un cambiamento improvviso. Infatti in principio non la riconobbi, ed ebbi l'impressione che il buon Carlo avesse lasciato la sua fidanzata per un'altra decisamente più gnocca. Infatti non so se vi ricordate quando vi parlai della fidanzata di Carlo, che mi venne a trovare al bar per dirmene quattro. Ebbene, in quell'occasione conobbi una ragazza molto trasandata, con dei vestiti davvero indecenti. Castigatissimi, oserei dire. E invece quando poi la rividi, insieme a Carlo, ebbi l'impressione di trovarmi di fronte ad un'altra persona. Aveva un vestitino corto viola, molto scollato, che metteva in risalto le sue eccitanti forme. Era uno spettacolo di femmina che tutti gli uomini non potevano fare a meno di girarsi a guardare. Un paio di cosce carnose, un culo burroso e delle tette che non finivano più. Qualsiasi cosa le fosse successa, decisi di far finta di non essermi accorta di loro e tirai dritto, ma era troppo tardi. Loro si erano accorti di me eccome, e mi chiamarono.
- Ciao Moana! - stranamente fu lei a salutarmi per prima, anche con una certa dose di entusiasmo, nonostante fossi stata la trombamica del suo fidanzato.
- Ciao ragazzi - dissi, e cercai di fingermi sorpresa per fargli intendere che non mi ero accorta di loro. - Che piacere vedervi. Come state? Accidenti come sei bella.
- Mai quanto te, Moana - rispose. - Sai, io e Carlo dovremmo proprio ringraziarti.
- E perché?
- Perché adesso siamo una coppia felice. E in parte è anche merito tuo. Ti sembrerà strano che dica queste cose, dopo quello che c'è stato tra te e Carlo, però è così.
- Ragazzi, mi fa davvero piacere. Purtroppo non ho molto tempo, devo scappare a lavoro. Però mi ha fatto davvero piacere rivedervi.
   Ci salutammo e poi scappai via. Se ero stata d'aiuto ad una coppia in crisi, questo non poteva che farmi piacere. Però un po mi dispiaceva, perché mi sarebbe piaciuto se la storia con Carlo fosse andata avanti. Nei giorni in cui ci vedevamo di nascosto non vi nascondo che avevo provato nei suoi confronti un sentimento molto vicino all'amore. Ma ormai era finita. Dovevo rassegnarmi. Lui apparteneva ad un'altra. E dire che avrei potuto distruggerlo il loro rapporto, per impossessarmi di lui, e invece avevo fatto tutt'altro. Non sapevo se essere fiera di come mi ero comportata oppure se maledirmi. Me lo domandai per tutta la serata.
   Allo strip bar mio zio mi prese da parte per dirmi una cosa. Quella sera non toccava a me fare lo spettacolo. E proprio di questo voleva parlarmi. Mi chiese di cambiare numero.
- Ma perché? - gli chiesi. - Il pubblico lo adora.
- Lo so, non lo metto in dubbio. Però guarda anche le tue colleghe. Anche loro di tanto in tanto cambiano. In questo lavoro bisogna sapersi rinnovare Moana. Per non parlare del fatto che ogni volta che fai il tuo numero il palco diventa un orinatoio, e il personale delle pulizie inizia a spazientirsi.
- Va bene zio, vedrò cosa posso fare.
   Insomma dovevo inventarmi qualcosa di nuovo, ma non mi veniva in mente niente. Chiesi consiglio a Jay, la mia collega trans. Lei ne sapeva una più del diavolo. Di certo mi avrebbe aiutata. Ma anche lei era a corto di idee. Però mi propose di andare da lei dopo la serata e parlarne. Ci saremo sicuramente inventate qualcosa. E così a serata conclusa ce ne andammo a casa sua. Prima bevemmo qualcosa per schiarirci le idee. Jay aveva un liquore niente male, ma purtroppo non ci venne nessuna idea, piuttosto parlammo di tutt'altro. E sarà la stanchezza o l'alcol, ma a un certo punto ci venne a entrambe un sonno pazzesco e ce ne andammo a letto. Eravamo entrambe nude, e cercammo di ragionare su quello che potevo inventarmi, e intanto le tenevo il suo grosso cazzo in mano, ovviamente era eretto. Non so come fosse possibile, ma ce l'aveva sempre duro. In ogni modo glielo smanettai lentamente, scoprendo e ricoprendo il glande, ma in modo distratto. Cioè era una cosa che facevo sovrappensiero, non lo facevo per farla godere o per farla schizzare.
- Come sei messa di culo? - mi domandò ad un certo punto.
- Che vuoi dire?
- Come te la cavi col sesso anale?
- Qualche volta l'ho fatto. Ma perché me lo chiedi? Mica posso farmi impalare sul palco del bar?
- Non ho detto questo - rispose Jay. - Girati, fammi vedere una cosa.
   Mi girai e mi misi a quattro zampe sul letto. A quel punto Jay iniziò ad accarezzarmi le natiche, poi me le allargò e mi infilò un dito su per il retto.
- Accidenti, sei abbastanza stretta - disse. - Ci vuole un pò di olio, di quello per i massaggi.
- E tu ne hai?
- Certo che ne ho.
   Jay prese un flacone dal cassetto del suo comodino e mi inondò il culo di quel liquido oleoso. Poi cominciò a infilarci le dita dentro, prima una, poi due, tre, quattro. Il buco iniziò ad allargarsi mostruosamente, tanto da permetterle di infilarci dentro tutta la mano. Era incredibile, era tutta dentro. Non credevo che il mio culo potesse accogliere qualcosa di così grosso. E a dirla tutta non provavo nè dolore nè fastidio. La mano era dentro il mio corpo, nella sua interezza. Poi lentamente la fece uscire fuori, e proprio mentre usciva provai un immenso piacere anale, molto simile ad un orgasmo. E allora mi abbandonai lanciando un grido di gioia e affondai la faccia nei cuscini del letto. A quel punto scoppiai a ridere, perché quel piacere che avevo provato mi sembrava assurdo. Godere con una mano nel culo. Era davvero incredibile pure solo immaginarlo. Eppure era stato così. In principio, mentre entrava non avevo sentito granché. Era quando Jay aveva cominciato a farla uscire che il piacere si era impossessato di me. Smisi di ridere soltanto quando sentii qualcosa contro l'orifizio anale. Jay mi ci stava infilando qualcosa di freddo, e il contatto con quell'oggetto mi fece tremare tutta.
- Che cos'è? - domandai.
- Non preoccuparti, è solo una palla da biliardo.
- Cosa?! No Jay, non scherzare!
- Smettila di frignare. Se ci è entrata la mia mano, non vedo perché non possa entrarci una palla da biliardo.
   La palla iniziò a entrare, ma avevo molta paura e allora ebbe non poche difficoltà a farsi strada. E Jay continuava a ripetermi che dovevo rilassarmi e lasciarla entrare. Ma era più forte di me. La mia maggiore preoccupazione era che mi si incastrasse dentro, e che poi saremmo state costrette a correre all'ospedale. Ve lo immaginate che figuraccia? Jay intanto la spingeva verso dentro con le dita e ci riuscì. Una volta dentro mi disse di non muovermi.
- È dentro tesoro! Sei stata bravissima. Ora tienila lì. Cerca di controllare i muscoli. Brava, così. Tienila ferma con le pareti del retto, così. Bravissima. Adesso sputala fuori con tutta la forza che hai. Al mio tre. Uno, due tre... vai!
   Feci forza e la palla schizzò fuori finendo dall'altra parte della stanza.
- Che spettacolo! - esclamò Jay. - Se farai questa cosa sul palco dello strip bar, il pubblico cadrà letteralmente ai tuoi piedi.

Moana.

lunedì 28 settembre 2015

Il torello.


   Il giorno dopo mi svegliai alle sette e uscii nel corridoio. Rocco venne fuori dalla sua stanza e mi palpò il sedere, e io gli diedi uno spintone.
- Tieni giù le mani.
- Dai, diciamo le cose cose stanno, è stato bello. E scommetto che hai goduto anche tu.
- Ti sbagli di grosso. Non ho goduto per niente.
   Proseguii lungo il corridoio e lui mi venne dietro, fino a quando arrivammo in cucina. Qui trovammo nostra madre che stava preparando la colazione al suo giovane stallone da monta. Adesso che c'era luce potevamo vederlo bene, e restammo senza parole. Aveva all'incirca la nostra età ed era bello come un dio. La notte precedente l'avevo intuito che doveva essere molto giovane, soprattutto per l'enorme energia che aveva a letto, ma non avrei mai immaginato che fosse un nostro coetaneo.
- Buongiorno ragazzi - esultò mia madre. - Stavo giusto preparando la colazione per tutti.
- Mamma, chi è lui? - domandai.
- Lui è Lucio. Lucio, loro sono Moana e Rocco, i miei figli.
   Lo stalloncino ci salutò stringendo la mano a entrambi, ma senza dire una parola. Era un tipetto molto taciturno. Noi, d'altronde, non fummo molto espansivi, perché vederlo lì in compagnia di nostra madre, e sapendo benissimo che la notte prima si erano fatti una gran scopata, ci fece sentire molto in imbarazzo. Per fortuna c'era mia madre a rompere quel silenzio che c'era nella cucina. Sproloquiava a raffica. Lo faceva ogni volta che era di buon umore. Si vede che il giovane Lucio la notte prima l'aveva resa davvero felice. Mangiammo le frittelle in religioso silenzio, e intanto mia madre continuava a parlare come una mitragliatrice, dicendoci che oggi l'aspettava proprio una giornata faticosa in negozio e descrivendoci per filo e per segno quello che avrebbe fatto.
   Dopo la colazione Lucio andò via. Nostra madre lo accompagnò alla porta. Quando ritornò da noi io e Rocco eravamo pronti per farle un interrogatorio degno di un film poliziesco.
- Mamma, quanti anni ha? - domandai.
- Ne ha venti.
- Venti? Due più di noi. Potresti essere sua madre.
- Ma cosa vi prende, ragazzi? Ho forse commesso un crimine?
- Dai mamma davvero - disse Rocco, - non ti senti a disagio a frequentare un ragazzo della nostra età?
- Parlate come due vecchi - rispose lei. - Dov'è il problema? Ci siamo conosciuti e ci siamo subito piaciuti. Ecco tutto. Che differenza fa se ha vent'anni oppure settanta. Davvero non capisco.
- E se io mi presentassi a casa con un uomo di quarant'anni, e ti dicessi che è il mio fidanzato? - le chiesi.
- Non vedo dove potrebbe essere il problema.
- Vabbè mamma, abbiamo capito - dissi. - Ti sei fatta il toy boy.
- Ma quale toy boy? Non avete capito niente. Io e Lucio ci vogliamo molto bene.
   A quel punto decidemmo di non dire altro. Se davvero provava qualcosa per quel giovane torello, in fondo non c'era niente di male.
   Quella mattina mi sarei dovuta vedere con mio padre, perché aveva promesso di accompagnarmi a fare l'iscrizione all'università. Ebbene sì, avevo deciso di iscrivermi a fisioterapia. Non è che potevo lavorare allo strip bar dello zio per tutta la vita. Dovevo darmi una mossa e costruirmi un futuro serio. Quando lo dissi ai miei furono entusiasti di quella decisione. Perché proprio fisioterapia? Non lo so di preciso. Forse perché quando avevo quindici anni mi ero rotta un piede cadendo dalla bicicletta, e dovetti fare terapia motoria presso una struttura privata. E provai per i fisioterapisti che mi curarono un certo fascino. Si muovevano nei corridoi dell'ospedale come delle star, e poi erano sempre così cordiali con i pazienti. E con le loro mani facevano delle vere e proprie magie. Insomma, in quei giorni passati in clinica pensai che mi sarebbe piaciuto tanto essere come loro.
   Mi vidi con mio padre in un bar del centro. Era lì l'appuntamento, ma lui non era solo. Era in compagnia di Manuela. Erano davanti al bancone del bar a prendere il caffè e sembravano proprio due innamorati. Manuela guardava mio padre con due occhi accesi dalla passione.
- Ciao papà, ciao Manuela - dissi avvicinandomi a loro.
- Ciao Moana - mio padre mi baciò le guance, e Manuela fece lo stesso.
- Papà mi ha detto che oggi ti iscrivi all'università - fece lei. - Mi fa molto piacere. Sei una ragazza molto in gamba, vedrai che otterrai molti risultati buoni, e darai molte soddisfazioni ai tuoi genitori.
- Grazie.
   Certo, era pur sempre la causa del litigio tra i miei genitori, però Manuela era davvero una donna molto affettuosa e dolce. Su questo infatti non le si poteva dire niente. Dopo esserci salutati lei prese la strada per il negozio, e io e mio padre quella per l'università. In segreteria c'era una fila chilometrica, e toccava prendere un numero e aspettare un eternità che ti chiamassero. Ci mettemmo a sedere su una panchina e mio padre si mise a messaggiare con Manuela, e ogni volta che lei le diceva qualcosa di dolce (o forse di porco, dal momento che era da poco che si frequentavano, e quindi immagino che la voglia di fare porcate era tanta) mio padre sorrideva.
- È una storia seria, quindi - dissi.
- Cosa? - domandò mio padre distrattamente.
- Tra te e Manuela. Non è solo un capriccio. È proprio una relazione importante.
- Non lo so Moana. Sono molto confuso. Non sono mai arrivato a questo con tua madre. Ho davvero paura che siamo ad un punto morto.
- Beh, comunque se ti interessa, anche mamma è molto confusa. Tanto confusa che si vede anche lei con un altro.
- Ah sì? - a quel punto mise via il cellulare per ascoltarmi attentamente. - E chi è?
- È uno stalloncino di vent'anni.
- Vent'anni? Accidenti, se l'è trovato proprio di primo pelo. E... cosa fanno? Voglio dire... quando sono a casa. Cosa fanno?
- Papà, secondo te cosa fanno? Ieri sera la vostra camera da letto sembrava un campo di battaglia.
   Mio padre fece un gran sospiro. Poi finalmente arrivò il mio turno per andare allo sportello e consegnare i documenti per l'iscrizione. Era fatta, a breve sarebbe cominciato un lungo cammino che mi avrebbe portata chissà dove. Forse da nessuna parte, pensai, visto i tempi che correvano. Ma non dovevo scoraggiarmi, sennò davvero non avrei mai fatto un cazzo nella vita.

Moana.

domenica 27 settembre 2015

venerdì 25 settembre 2015

Arringa difensiva.

(in foto: Janet Mason, Honey Im Home, PureMature.com)


   A questo punto, visto che mia figlia ha tirato fuori la storia del tradimento di mia moglie, è il caso che spenda due parole anche io. Era da parecchio tempo che non scrivevo un post sul blog, e speravo che fossero soltanto Rocco e Moana a farlo. Invece, essendo stato chiamato in causa, ho ritenuto giusto darvi delle spiegazioni su quanto era accaduto. Ha ragione mia figlia quando dice che non ero di certo un bull. Io appartengo a quella categoria di mariti che preferisce vedere la propria donna a letto con un altro uomo, e credo che ormai questa cosa la sapete bene. Non sono mai stato un grande scopatore. Anzi, certe volte mi era anche capitato che alcune donne me l'avevano sbattuta in faccia, ma io avevo fatto finta di non accorgermene, per il semplice motivo che a letto ero molto impacciato, e non mi andava di fare brutte figure.
   Con Manuela era successo per caso. Quando quel giorno mi fermai a parlare con lei al suo negozio, e Moana era fuori ad aspettarmi, non la vedevo da diversi anni. E lei mi propose di vederci per un caffè. Beh, cosa c'era di male? Era una proposta tutto sommato carina. E così qualche giorno dopo ci vedemmo in un bar del centro. Parlammo dei nostri rispettivi lavori, ma nessuno di noi due tirò fuori argomenti che facevano riferimento al passato. Rimanemmo nel bar per qualche oretta, e si fecero le sette di sera, e lei mi propose di andare a cenare insieme da qualche parte. Anche in questo caso, non ci trovavo niente di male. Eravamo due vecchi amici che si erano ritrovati. Tutto qui.
   Il ristorante lo decise lei. Era un po fuori mano, ma era caratteristico. A dire il vero avevo l'impressione di esserci già stato. Non appena varcai la soglia subito capii dove mi trovavo. In effetti già ci ero stato con Sabrina. Eravamo in compagnia di un amico (bull). Era un ristorante sulla falsa riga de La parolaccia di Roma. Anche qui infatti il personale addetto alla sala era piuttosto sboccato con la clientela. Non appena entrammo, il cameriere che ci portò al tavolo non risparmiò Manuela con un commento molto volgare.
- Ammazza che rossa! Chissà se è rossa pure la figa.
- È rossa pure quella, tranquillo - rispose lei stando al gioco. - Solo che mica la faccio vedere a te.
- Perché, c'hai paura che te la rompo?
- Ce ne vuole per rompermela, mio caro. Ce ne vuole.
   Ci andavano veramente pesante con i clienti, ma Manuela era un osso duro. Non era facile metterla sotto. A dire il vero detestavo quel ristorante. Non mi piaceva di essere trattato di merda e poi dover pagare un conto salato. Invece a Manuela piaceva molto. Mi disse che lo trovava divertente. Ad ogni portata il cameriere non disdegnava mai di lanciarle qualche battutina zozza. In ogni modo cominciai a bere proprio perché mi sentivo molto in imbarazzo. E alla fine ero distrutto. Tanto è vero che crollai come uno straccio. Manuela si offrì di accompagnarmi a casa con la sua macchina, e non so quando ma mi addormentai come un sasso. Ma non mi svegliai a casa mia, bensì nel suo appartamento. Erano le otto del mattino, ero completamente nudo nel suo letto, e mi guardai in giro senza trovarla. Poi sentii un rumore che proveniva da un'altra stanza, probabilmente dalla cucina. Era probabilmente lei che stava friggendo qualcosa. Dopo qualche minuto entrò in camera con un vassoio con sopra delle frittelle e due tazze di latte macchiato.
- Ieri sei crollato - disse. - Non riuscivi neppure a dirmi il tuo indirizzo di casa. Così ho pensato di portarti qui. Se ti stai chiedendo del perché sei nudo, beh sono stata io. Ma non ho nessun pigiama da prestarti.
   Manuela aveva una giacca da camera di seta leggermente aperta, quanto bastava per vederle le tette. Si mise a sedere al mio fianco appoggiando il vassoio sul letto, e a quel punto scoprì che avevo un erezione. Forse era il fatto di trovarmi nel letto di un'altra donna, per di più nudo, e metteteci anche il fatto che Manuela era veramente bella, per non dire arrapante. Insomma, il cazzo mi era diventato di pietra e lei se n'era accorta, perché il lenzuolo era molto sottile, e la forma del mio attrezzo duro era molto evidente.
- Mi dispiace, non volevo... - dissi.
- Non c'è problema - mi rispose sorridendomi. - È del tutto normale, non devi vergognarti. Può succedere. Dopotutto sei un uomo. Ti ho portato la colazione, ma a quanto pare in questo momento hai voglia di fare ben altro.
   A quel punto Manuela mise via il vassoio e si allentò la cintola della giacca e la fece cadere a terra. Adesso era completamente nuda. Aveva un corpo perfetto, era chiaro che faceva molta palestra. Ritornò sul letto e con le mani tirò via il lenzuolo che avevo addosso scoprendomi del tutto. La mia erezione venne fuori in tutta la sua magnificenza e allora lei avvicinò la sua bocca alla mia e ci baciammo, mentre con una mano raggiunse il mio cazzo e cominciò a segarmi. Era così brava con le mani che mi fece sborrare dopo un paio di minuti, e gli schizzi finirono dappertutto.
- Scusami, non volevo.
- Non c'è problema. Si vede che avevi tanta voglia e tanta fretta di venire. Adesso che ti sei calmato possiamo fare sul serio.
   Manuela si attaccò con la bocca al mio cazzo e iniziò a lavorarmelo con la lingua in modo davvero esemplare. E lo sapevo benissimo che la cosa che stavo facendo non era poi tanto giusta nei confronti di Sabrina. Avrei voluto dirle di fermarsi, ma era troppo brava nel fare quelle cose, infatti non mi azzardai a fermarla. Era ovvio che aveva imparato tutto da Giuliano. Giuliano in questo senso era stato un maestro anche per Sabrina. Era stato lui infatti a iniziarla al sesso anale e orale, e probabilmente era stato così anche per Manuela, anche se avevo dei grossi dubbi sul fatto che Manuela fosse aperta anche dietro. Questa era una delle cose che Giuliano cercava in Sabrina e che Manuela non gli aveva mai dato: il culo.
   Dopo cinque minuti di sesso orale sentii che stavo per venire un'altra volta, ma non potevo, dovevo cercare di controllarmi, e così ribaltai la situazione, e feci stendere Manuela sul letto, le aprii le gambe e avvicinai la bocca alla sua vagina. Manuela si faceva la ceretta, lasciandosi soltanto un triangolino di peli, rossi come il fuoco. La leccai con passione, pensando al fatto che quella figa aveva accolto più volte il grosso cazzo di Giuliano, il quale aveva penetrato anche mia moglie. Manuela ansimava, il lavoro che stavo facendo doveva piacerle molto, e mi incitava a non fermarmi, perché tra poco mi sarebbe venuta in bocca. Allora cominciai a succhiarle la zona del clitoride e a quel punto andò in estasi.
- Dio mio, mi fai impazzire - disse. - Ora però voglio che mi fotti.
   A quel punto Manuela si mise in ginocchio sul letto e con le mani si aggrappò alla testiera di ferro battuto, offrendosi di spalle, e io le andai dietro mettendole le mani sui fianchi e indirizzando il mio cazzo contro la sua figa, ormai bagnata fradicia per via della mia saliva. Con una mano prese il mio cazzo dal glande e lo accompagnò dentro il suo corpo, e io lo feci entrare tutto dentro, fino alle palle. Cominciai a montarmela, ma senza fretta, e ogni tanto le baciavo il collo, che lei mi offriva piegando la testa di lato, quasi invitandomi a riempirla di baci. Dopo un pò mi propose di cambiare posizione, e allora si distese sul letto e allargò le gambe, e io mi ci misi sopra, dapprima strofinandole il cazzo contro le labbra della figa, e poi con un movimento del bacino lo feci entrare tutto fino in fondo, e nel frattempo ci baciammo, e le nostra lingue si incontrarono. Lei si teneva ancorata alle mie spalle con le mani, e le sue lunghe unghie smaltate di rosso mi entravano quasi nella pelle. Cominciai a sentire quella sensazione che proviamo noi uomini prima di venire, quella brevissima scossa che preannunciava la sborra, quel brivido che ti prendeva per mezzo secondo dalle palle fino alla gola.
- Vengo - sussurrai.
- Sì, riempimi tutta col tuo sperma dai.
   A quel punto accellerai il ritmo del mio bacino fino a quando cominciai a sentire il mio seme schizzarle dentro la vagina. Gli ultimi estenuanti affondi e poi mi accasciai su di lei, prima di scivolare di lato, con il cazzo ancora mezzo eretto da cui colava ancora una goccia di sborra.
- Mi sa che quello che abbiamo appena fatto non è una cosa molto corretta nei confronti di Sabrina - disse. - Glielo dirai?
- Credo di sì - risposi. - Non le ho mai nascosto niente.
- Donna fortunata. Vedrai che saprà perdonarti.
   E invece, come sapete, Sabrina non la prese per niente bene, tant'è che mi disse di andarmene di casa, perchè non voleva più vedermi. Forse se l'avessi tradita con un'altra donna, e non con Manuela, sarebbe stato diverso. In effetti mettetevi nei panni di Sabrina, e provate a immaginare quello che era successo. Aveva tutto l'aspetto di una vendetta da parte di Manuela, cornificata in passato da Giuliano con la complicità di mia moglie. E adesso sembrava fosse proprio arrivata l'ora dei conti.

Stefano. 

giovedì 24 settembre 2015

L'amante di papà. 

(in foto: Carter Cruise, Forbidden Affairs, SweetSinner.com)


   Era da qualche giorno che avevo notato che mio padre non dormiva più da noi. Chiesi spiegazioni a mia madre, la quale mi rispose che in quel periodo era molto impicciato col lavoro. Diedi per buona quella balla. Qualche giorno dopo poi lo sentii rientrare. Io ero in camera mia, e tutto a un tratto sentii mia madre che imprecava poderosamente. Allora capii. I miei avevano litigato. Non lo avevano mai fatto, e quindi mi sembrò una cosa molto strana. Mia madre gli stava rinfacciando una scappatella, da quello che avevo capito.
- Che ci fai qua? Perché non ritorni da quella zoccola? - urlò lei.
- Sono venuto a prendere la mia roba - rispose mio padre.
- Ecco, bravo. Prendi la tua roba e vattene.
   Più chiaro di così... mio padre si vedeva con un'altra. Quando se ne andò mia madre scoppiò a piangere, e allora decisi di andare da lei a cercare di consolarla. Era seduta in cucina e aveva le mani sugli occhi e le lacrime le fecero sciogliere l'eyeliner. Le chiesi se le andava di dirmi cosa era successo, ma lei mi disse che andava tutto bene. Era chiaro che non voleva che entrassi in quella storia.
- Dai, sputa il rospo - le dissi. - Raccontami tutto.
- Tuo padre si vede con un'altra, OK?
- E scommetto che non riesci a perdonarlo.
- Tesoro, ti sembrerà strano, ma non è il tradimento in sé che mi brucia, ma è l'aver scoperto con chi mi tradisce.
   Quella sera me ne stetti buona buona nella mia stanza a chattare con un amico inglese, da cui mi lasciavo vedere spesso in cam, chiaramente nuda. Era il mio giorno libero e quindi mi dedicai a lui tutta la notte. Era da parecchio che non ci si sentiva. Col lavoro era così. Non avevo mai tempo. Patrick, così si chiamava, mi chiedeva sempre di fare uno spogliarello in cam, e io lo accontentavo. Mi divertiva farlo, e poi mi eccitava vederlo smanettarsi guardando me nuda. E poi mentre mi spogliavo mi diceva un sacco di cose porche, in inglese ovviamente, ma io mastico bene l'inglese. A scuola ero la prima della classe in questa materia. Beh, comunque ve lo traduco; mi diceva che m'avrebbe volentieri sbattutto il suo cazzo in culo e cose di questo genere. Poi mi chiedeva di toccarmi, perché voleva che venissi con lui, e allora mi masturbavo e facevo finta di avere un orgasmo. In verità non riuscivo mai a raggiungerlo in quel modo, però a lui piaceva sentirmi godere, e allora io simulavo alla grande. Ci riuscivo benissimo, e lui sborrava copiosamente. Una volta con uno schizzo di sborra prese la sua cam in pieno e non vidi più niente, e la cosa mi fece piegare in due dalle risate.
   Ovviamente non lo facevo con tutti, cioè non è che mi mostravo nuda in cam al primo che capitava. Lo facevo solo con le persone di cui mi fidavo, e con cui avevo instaurato un rapporto di amicizia abbastanza duraturo. E soprattutto non lo facevo a pagamento, ci tengo a precisarlo questo. Non ero una camgirl, e nemmeno mi interessava esserlo. I soldi non mi interessavano, e se qualche volta lo facevo era solo perché lo trovavo eccitante.
   In ogni modo mentre ero lì che mi sgrillettavo davanti alla cam, mio fratello Rocco entrò nella mia stanza, come suo solito senza bussare e senza chiedere il permesso.
- Ma che cazzo fai? - urlai cercando di afferrare la prima cosa che c'era nei paraggi per coprirmi quanto meno le tette e la figa. - Non vedi che sono occupata?
- Sì, a fare la maiala in cam.
- Vaffanculo Rocco. Che vuoi?
   Mio fratello mi aveva già visto altre volte nuda, ma il fatto che mi aveva beccata mentre mi sgrillettavo in cam mi mise un po in imbarazzo.
- Vorrei parlarti di mamma e papà.
- Ti sembra un momento opportuno questo? - domandai, riferendomi alla cam che intanto continuava a riprendere tutto.
- Dai, è importante.
   A quel punto salutai Patrick e chiusi la videochat.
- Papà si vede con un'altra - mi disse Rocco.
- Bella scoperta. E tu sei venuto qui a rompermi le scatole sul più bello per dirmi questa cazzata?
- No, in verità sono venuto a dirti una confidenza. So chi è lei. Ha un negozio di oggetti per la casa al centro commerciale. Si chiama Manuela.
   A quel punto non ci volevo neppure credere. Mi sembrava una cosa del tutto surreale. Cioè, mio padre andava a letto con l'ex di mio zio Giuliano. E io ero stata pure a casa sua. Avevo preso un caffè con lei, lei si era aperta e mi aveva confidato la peggio cose. Eppure mi sembrava strano soprattutto perché se c'era una cosa che avevo capito di mio padre era che più che un bull era un cuck. Con questo cosa voglio dire? Che più che un uomo a cui piace mettere le corna alla propria moglie mio padre era uno che preferiva farsele mettere le corna. Era come se si fossero invertiti i ruoli. Insomma, mio padre non era proprio quello che si definirebbe uno stallone da monta. Per questo motivo mi sembrava strano che potesse vedersi con un'altra donna. Mio padre era un buon marito e un buon padre, certamente non un amante porco. A questo punto l'unica cosa che potevo pensare era che Manuela, inchiavicata di corna da Giuliano, con la complicità di mia madre, si stava vendicando. Era passato tanto tempo da quei fatti, ma si sa, la vendetta è un piatto che va servito freddo.

Moana.

mercoledì 23 settembre 2015

Figlia di una gangbang. 

(in foto: Luciana Foxx, Full Body Latex, TSLatex.com)


   Ero figlia di una gangbang. O perlomeno era quello che diceva la gente. Non credevo che le persone parlavano in questo modo alle mie spalle. Eppure, da quello che diceva Manuela, sembrava che io e mio fratello eravamo un argomento di discussione molto diffuso. E continuavo a pensarci a quella cosa. Quel pensiero mi distraeva in continuazione. E anche quando andai a lavoro, me ne restai in camerino per una buona mezz'ora a riflettere, e non me ne resi neppure conto. Ad un certo punto mi accorsi che qualcuno mi stava chiamando. Era Jay, la mia collega trans, vestita completamente di lattice. Tra un po sarebbe salita sul palco per il suo spettacolo. Era bellissima. I pantaloni di latex erano così stretti che le si vedeva chiaramente la forma ben definita del suo grosso cazzo duro, che avevo avuto più volte l'occasione di vedere, e che una volta avevo anche avuto dentro. Era una vera bestia.
- Moana - Jay mi stava chiamando già da un pezzo senza alcun esito. Poi finalmente mi destai da quel sonno profondo.
- Che c'è Jay?
- Ma a cosa cazzo stavi pensando?
- Al fatto che potrei essere figlia di una gangbang.
- Cosa? Tu ultimamente non ci stai molto con la testa. Ascolta, c'è uno che vuole vederti. Dice di chiamarsi Carlo.
   Dissi a Jay di farlo entrare. Non vedevo Carlo da parecchi giorni, e già sapevo cosa era venuto a fare da me. Certamente aveva saputo della visita della sua fidanzata. Si fece avanti come un fantasma. Era evidentemente imbarazzato per quello che era successo e non sapeva come dirmelo.
- Ebbene sì - dissi, - la tua fidanzata è stata qui.
- Mi dispiace molto.
- Per quale motivo? Il suo è stato un atto di grande amore nei tuoi confronti, infatti non dovresti essere qui, ma lì da lei.
- Ma io amo te.
- Tu non ami me, tu ami soltanto quello che io ti do e che lei non ti ha mai dato. Vedrai che le cose cambieranno. E adesso se non ti dispiace devo ritornare a lavoro.
   Carlo fece un sacco di storie. Disse che non voleva lasciarmi. Mi chiese di abbandonare il mio lavoro e di partire con lui, e di restare insieme fino alla fine dei nostri giorni. Sarebbe stato bello, perché anche io provavo nei suoi confronti un sentimento molto vicino all'amore, ma allo stesso tempo non mi andava di mettermi in mezzo ad una relazione che stava andando in pezzi. Cioè, non volevo essere io il colpo di grazia. Non volevo accollarmi quel peso. Alla fine riuscii a convincerlo a tornare da lei. Ma non fu facile.
   Ritornai nella sala dello strip bar a servire ai tavoli, ma al momento il lavoro era fiacco, perché erano tutti concentrati sullo spettacolo di Jay, che vestita di lattice e con una frusta in mano dominava i clienti come un manipolo di leoni addomesticati. Poi scese dal palco e si immerse nella folla, e a quel punto tutti cominciarono a toccarla, soprattutto il suo voluminoso pacco duro. In effetti era una tentazione notevole. Quella forma spropositata in rilievo sotto quei pantaloni di lattice sembrava promettere ore e ore di goduria anale. Gli uomini impazzivano per il cazzo di Jay, e glielo toccavano come se fosse un oggetto da venerare. Ma Jay ne scelse soltanto uno. Prese un uomo a caso dal pubblico e lo fece salire sul palco insieme a lei. A quel punto lo fece mettere in ginocchio davanti a lei e poi si abbassò i pantaloni, piazzandogli la sua erezione sulla faccia. L'uomo si trovò circa vinticinque centimetri di carne praticamente davanti alla bocca, che spettavano soltanto di essere lavorati per bene con la lingua. E non se lo fece ripetere due volte; lo mise in bocca e cominciò a fargli un colossale pompino, proprio davanti agli occhi estasiati del pubblico del bar. E Jay gli teneva la testa con una mano, e gli spingeva la testa avanti e indietro, facendogli arrivare il cazzo fino in gola. Dopo circa venti minuti di sesso orale Jay lo fece uscire dalla bocca del cliente e iniziò a fiottare sborra come una fontana. L'uomo aveva lo sperma di Jay dappertutto, e lei invitò il pubblico a fargli un caloroso applauso.
   Il locale, dopo lo spettacolo, cominciò a svuotarsi. Io me ne tornai a casa che erano le due di notte. Sotto casa ci trovai Berni. Mi disse che mi stava aspettando. Ma in quel periodo ero molto confusa, soprattutto dopo le rivelazioni di Manuela. E poi con Berni non sapevo molto bene cosa dovevo fare. Lo amavo ancora? Lui mi disse che era da molto tempo che non facevamo l'amore. E in effetti era vero, ma questo era il male minore. Ma, nonostante fosse tardi, gli dissi che se voleva poteva avermi, ma soltanto per una sveltina. E così salimmo a casa mia e mi feci montare. Per fortuna venne subito. Ero davvero molto stanca. Praticamente mentre lui me lo sbatteva in figa io non facevo altro che sbadigliare. Credo di essermi anche addormentata ad un certo punto. Sentivo lui che spingeva il suo cazzo dentro e io intanto sonnecchiavo. Praticamente fece tutto da solo, senza alcuna partecipazione da parte mia, come se si stesse scopando un oggetto inanimato, tipo una bambola gonfiabile. Alla fine lo tirò fuori dal mio corpo e mi schizzò sulle natiche.
- Fantastico! Che sborrata!
- Infatti - risposi sbadigliando. - Bravo amore, sembravi proprio un toro.
   Poi mi addormentai e non so per la precisione Berni cosa fece. Sta di fatto che quando mi svegliai lui non c'era più.

Moana.

martedì 22 settembre 2015

Quello che dice la gente.


   Io e Manuela uscimmo dal centro commerciale e camminammo per un pò. Prima di parlarmi del passato dei miei genitori volle sapere qualcosa sul mio conto, e allora io le raccontai qualcosa della mia vita. Le dissi che avevo un fidanzato di nome Berni, e che lavoravo in un bar. Però non le dissi che il bar era in verità uno strip bar, e che per di più era di Giuliano, il suo fidanzato di un tempo. Le raccontai anche di quello che avevo visto pochi giorni prima, e cioè di mia madre che faceva l'amore con un altro uomo. Ma anche in questo caso decisi di omettere un particolare, e cioè che l'uomo che avevo beccato con mia madre era proprio il suo Giuliano.
   Camminammo per un pò fino a raggiungere casa sua. Manuela abitava in un appartamento al centro, e mi invitò a salire da lei. Avrei preferito andare in un bar, ma probabilmente quello che voleva dirmi era davvero qualcosa di molto delicato, e voleva dirmelo in un posto più riservato. E probabilmente dovette pensare che non c'era posto più riservato di casa sua. L'appartamento di Manuela era davvero bello, molto spazioso, anche se arredato in modo molto freddo, con un arredamento molto moderno. Entrando in casa non protetti fare a meno di vedere la porta della camera da letto aperta, e dentro, avvolto in un lenzuolo bianco, c'era un uomo di circa vent'anni che dormiva. Era nudo, bello da morire, un vero stallone da monta.
- È tuo figlio? - domandai.
- No - Manuela sorrise. - Non lo è.
   E allora capii. Non era il figlio, bensì quello che in gergo chiamano il toy boy. Manuela mi fece accomodare nel salotto, e allora cercò di giustificarsi per quello che avevo visto e che forse avrei fatto bene a ignorare. Ma la mia curiosità certe volte era davvero terribile, e voi cari lettori, ormai dovreste saperlo benissimo.
- Sono divorziata - mi disse. - Che male c'è se ogni tanto mi concedo un pò di divertimento?
- Infatti, che male c'è? Anzi, fai benissimo e ti appoggio pienamente.
   Manuela andò a prendere due caffè. Aveva la macchinetta di quelle con le cialde. Si mise a sedere su una poltrona di fronte a me e accavallò le gambe. Aveva un paio di cosce molto belle e le osservai per un pò, e mi venne quasi voglia di toccargliele. Dovevano essere molto lisce, quasi come la seta. Dopo aver bevuto il suo caffè cominciò a raccontarmi di quando Giuliano l'aveva rimorchiata in discoteca. Non seppe resistergli, e due ore dopo erano già a casa di lui a fare l'amore. Con mia madre invece erano amiche da sempre. Praticamente erano state nello stesso banco dalle scuole elementari fino alle superiori. Erano come sorelle. Infatti, mi disse, non se la sarebbe mai aspettata da lei una cosa del genere. Una vera pugnalata alle spalle.
- Tua madre era molto bella. Molto più bella di me, non ho problemi a dirlo. A sedici anni già aveva tutte le forme di una vera donna. Io invece sono sempre stata piatta.
- Non direi - dissi facendo riferimento alle sue tette. 
- Queste? Queste non sono mie. Sono un regalo del mio ex marito.
- Cioè, sono...
- Finte. Sì, proprio così. Da quando Giuliano mi ha tradito con tua madre, il seno è sempre stato la mia ossessione. Desideravo avercele come lei. Ma sapevo che era impossibile se non con un intervento. E grazie al mio ex marito, chirurgo plastico di una certa bravura, ho avuto ciò che sognavo da anni.
   Manuela continuò dicendomi che poi con suo marito era finita, perché lui aveva una passione segreta per i trans, che aveva cominciato a frequentare abitualmente a pagamento. Poi ritornò a parlarmi di mia madre. Giuliano trovava in lei tutto quello che non le dava Manuela.
- Per esempio?
- Lo vuoi sapere davvero? Il culo, per esempio. Da me non lo ha mai avuto, e allora si prendeva quello di tua madre. Sabrina era desiderata da tutti gli uomini della città, perché con lei potevano fare cose che con le altre donne non avrebbero potuto fare. Lei era una delle poche che permetteva agli uomini di eiacularle sul viso. Anzi, si dice che fosse l'unica. Ma chissà se è vero. Forse ce n'erano anche altre. Ma solo di lei lo si sapeva per certo.
   Manuela poi mi parlò anche di mio padre. Mi disse che quando era fidanzato con mia madre, lei per un periodo si era messa con impegno a fare la fidanzata fedele. Quindi per gli altri uomini era finita la pacchia di Sabrina Bocca e Culo (come la chiamavano tutti a quei tempi). Però ad un certo punto, e Manuela non seppe dirmi il motivo, mia madre ritornò ad essere quella di prima, con il beneplacito di mio padre, il quale aveva scoperto di provare un certo piacere nel vedere la propria compagna a letto con altri uomini. A quel punto Manuela mi guardò in modo dubbioso. Si era accorta che quello che mi stava dicendo non mi stupiva affatto, e allora me ne chiese il motivo.
- Lo so benissimo che mio padre è un cuckold.
- Bene, quindi saprai anche quello che la gente dice in giro.
- Riguardo a cosa?
- Riguardo a te e a tuo fratello.
- Cosa?
- Non so se dovrei dirtelo.
- Devi.
- Dicono che tu e tuo fratello siete sì figli di Sabrina, ma non di Stefano. Siete stati concepiti da altri uomini. Forse non avrei dovuto dirtelo, ma è questo che si dice in giro. Certo, però devi prendere questa cosa sempre col beneficio del dubbio, come le centinaia di balle che si raccontano sul conto di tua madre. Si narra infatti di un epocale gangbang che pare che Sabrina abbia fatto con cento uomini. Ma questa è chiaramente una balla. Non credo che sarebbe sopravvissuta ad un rapporto con cento uomini contemporaneamente. È una balla, e potrebbe esserla anche quella sul vostro conto. È probabile che sia solo una diceria, tutto qui. Una diceria messa in giro da qualche moglie tradita, o da qualche uomo che Sabrina ha rifiutato.
   Non c'erano dubbi. Era una balla. E se invece fosse la verità? E se fossi stata concepita durante quella gangbang di cui parlava Manuela? Mio padre sarebbe potuto essere uno qualunque di quei cento maiali che avevano avuto mia madre. Ammesso e non concesso che fosse una storia vera, e non una cattiveria messa in giro da un uomo che mia madre aveva respinto. Manuela comunque mi disse che era inutile restare lì a parlare delle voci che giravano sul conto della mia famiglia, perché appunto la maggior parte erano voci. E poi lei doveva rientrare al negozio, quindi mi stava dicendo in modo gentile che la nostra conversazione era ormai terminata.

Moana.

lunedì 21 settembre 2015

La fidanzata di zio Giuliano.

(in foto: Janet Mason)


   La mia ricerca della verità continuava. Volevo sapere tutto sul passato di mia madre e quindi stavo cercando di rintracciare le fonti giuste. Ma non era affatto facile. Comunque qualche giorno dopo del fattaccio (cioè quando beccai mia madre che scopava con mio zio Giuliano), mio padre mi chiese se mi andava di andare a fare un giro al centro, a guardare le vetrine dei negozi. Sapeva benissimo che era il mio hobby preferito, cioè curiosare nei negozi di vestiti e di scarpe. E lui adorava accompagnarmi a fare compere. Gli piaceva consigliarmi sui vestiti che avrei dovuto provare, e se devo essere onesta, nella maggior parte dei casi, erano vestiti piuttosto corti. Gli piaceva moltissimo vedermi con quei vestitini striminziti. O forse gli piaceva come mi guardavano gli altri uomini. Ci godeva. Ogni volta che un uomo mi metteva gli occhi addosso lui sembrava che pensasse: "ebbene sì, questa gran figa è mia figlia, e lo so che ti piacerebbe averla".
   In ogni modo, dietro quella proposta di andare a fare compere, c'era sicuramente un intenzione precisa. Voleva mettere una pezza a quello che era successo. Infatti non appena arrivammo al centro lui subito tirò fuori il discorso. In principio lo fece in modo molto vago, parlandomi di mamma e di quanto l'amava. E poi mi parlò di zio Giuliano, di quanto lo ammirasse come uomo. Perchè un uomo come lui aveva tutte le donne ai piedi. E a quanto pare anche mia madre. Era sempre stato così. Era sempre stato il figo della scuola. Si raccontavano storie epiche sul suo conto, si diceva che una volta aveva fatto l'amore con sei ragazze contemporaneamente. Ma nessuno aveva le prove per confermarlo. Se ne dicevano tante anche sul conto di mia madre, ma anche in questo caso c'erano poche fonti attendibili.
- Moana, dimmi la verità. Cosa hai pensato quando hai visto mamma e lo zio insieme?
- Papà, cosa vuoi che abbia pensato? Ho pensato che non era una cosa giusta nei tuoi confronti. Ecco tutto. Insomma, era lì con un altro uomo, e di certo non si stavano raccontando le barzellette.
- Hai ragione, ma Giuliano non è un altro uomo qualsiasi. La mamma in passato ha avuto una relazione con lui, e quindi è lecito avere un ritorno di fiamma. Può capitare. Siamo umani, siamo fatti di carne.
   Quel pomeriggio arrivammo fino al centro commerciale. In città ce n'erano due, in uno di questi c'era il negozio di lingerie di mia madre. Noi andammo nell'altro, che stava dalla parte opposta. Curiosammo nei negozi fino ad arrivare ad una boutique di cianfrusaglie per la casa. Mio padre entrò e andò incontro alla proprietaria. Si salutarono come due vecchi amici e parlarono per un fottio di tempo, e io cominciai ad annoiarmi. Doveva essere una sua vecchia amica o qualcosa del genere. Decisi di non disturbare la loro conversazione e me ne restai fuori. Mi misi a sedere su una panchina e tentarono di abbordarmi in quest'ordine: due ragazzi che mi proposero una cosa a tre, un vecchio di settant'anni che mi disse che nonostante l'età ci dava ancora dentro e infine una trans che mi propose di andare ad una gangbang che aveva organizzato insieme a degli amici. Sfanculai tutti e alla fine mio padre uscì dal negozio.
- Papà, ma che le stavi raccontando a quella? La trama della Bibbia?
- No no - mio padre scoppiò a ridere. - Quella signora è un'amica che non vedevo da molti anni. Si chiama Manuela. Pensa ai casi della vita, era la fidanzata di zio Giuliano.
- La fidanzata? Papà, ma lo zio ne avrà avute cento di fidanzate.
- No, su questo ti sbagli. Ha avuto solo lei. Tutte le altre erano solo avventure occasionali.
- Come mamma. Anche lei è stata un'avventura occasionale, vero?
- Sì e no. La relazione con mamma l'ha avuta mentre stava con Manuela. E lui era pronto a lasciare la sua fidanzata pur di stare in pianta stabile con tua madre. Soltanto che è stata lei che non l'ha voluto.
- Quindi è stata mamma a respingere lo zio.
- Sì, quando lui le ha detto che era pronto a lasciare Manuela per lei, allora la mamma gli ha detto che non era interessata a stare con lui.    
   Manuela era una bellissima donna, molto elegante, quella che volgarmente alcuni uomini definirebbero una MILF. Aveva degli occhi verdi semplicemente incantevoli, i capelli rossi e un bel corpo modellato certamente da puntuali sessioni di palestra. Era certamente con lei che avrei dovuto parlare se volevo sapere qualcosa sul passato di mia madre. Ma ci sarei dovuta ritornare da sola, senza mio padre. Ero stanca di parlare di quelle cose con lui, perchè non sapevo fino a dove potevo spingermi. Era pur sempre la loro vita privata, e avevo paura di essere indiscreta, nonostante fossi sua figlia. Ma certe cose, per pudore, ai propri genitori non si chiedono.
   E quindi il giorno dopo ritornai al centro commerciale, e mi misi a bighellonare nel negozio di Manuela, cercando un approccio con lei. Ma non avevo la più pallida idea di cosa dirle. Per fortuna fu lei ad avvicinarsi.
- Posso esserle d'aiuto?
- Forse sì - non sapevo da dove cominciare. - Intanto mi presento. Mi chiamo Moana, sono la figlia di Stefano e Sabrina - lei sembrò molto turbata e provò ad abbozzare un sorriso, ma era chiaramente un sorriso falso.
- Accidenti, questa sì che è una sorpresa! - disse. Era stranamente in imbarazzo.
- Ecco, non so come dirglielo... io sono venuta qui per sapere da lei qualcosa riguardo al passato dei miei genitori. Tutto quello che ricorda.
- Perchè ti interessa così tanto saperlo?
- In verità non lo so. Forse perchè non ne so abbastanza. E quando ne parlo con loro sono sempre molto vaghi.
- Vedi tesoro, non posso raccontarti molto. Non ne so abbastanza, capisci?
- Ah no? E se le dicessi che sono a conoscenza del fatto che lei aveva un fidanzato di nome Giuliano, che allo stesso tempo era solito incontrarsi di nascosto con mia madre?
   A quel punto il sorriso finto sul viso di Manuela scomparve per fare posto ad un espressione di stupore. Si stava certamente chiedendo come facessi a sapere quelle cose. Ma allo stesso tempo era chiaro che gli stavano ritornando alla mente tanti ricordi. Ma era molto combattuta sul da farsi. Raccontarmi tutto o tenerselo per se? Si guardò in giro e poi si rivolse ad una delle sue commesse, dicendole che si sarebbe allontanata per qualche oretta.
- Andiamo Moana, ti offro un caffè, così facciamo due chiacchiere.

Moana.

domenica 20 settembre 2015

Colti in fallo. 

(in foto: Michelle Moist, Backstage with Michelle Moist, 21Sextury.com)


   La sera in cui mi venne a trovare la fidanzata di Carlo rientrai a casa e trovai una sorpresa ad attendermi. Nel soggiorno c'erano zio Giuliano e mia mamma. Lui aveva i pantaloni abbassati, e teneva le cosce aperte di mia madre con entrambe le mani, e se la stava scopando alla grande. Anche mia madre era vestita, aveva un vestito rosso molto elegante alzato fino ai fianchi e niente mutandine. E il cazzo di zio Giuliano tutto infilato in figa. Rimasi nascosta a spiarli. Mia madre gridava come una matta, stava godendo tantissimo, e diceva un sacco di cose porche, tipo: "sbattimi! Dimmi che sono la tua vacca! Dio che moglie vacca che sono". Dovetti riconoscere che lo zio scopava proprio bene. Però era strano vederli fare l'amore insieme. Non me lo sarei mai immaginato. Iniziavo a chiedermi da quanto tempo andava avanti quella storia. E soprattutto, mio padre lo sapeva? E ripensai a quello che mia madre aveva detto allo zio quella sera allo strip bar. Gli aveva urlato: "Ma non ti vergogni? Sbattere Moana su un palco, completamente nuda. Proprio tu, Giuliano! Proprio tu". Cosa voleva dire quel "proprio tu?".
   Intanto lo zio stava letteralmente dominando mia madre. Le grida di piacere di mia mamma erano incontrollabili. Era chiaro che stava avendo un sensazionale orgasmo, ed ero sicura che anche lo zio era lì lì per venire. Infatti lo vidi sfilarsi da dentro mia madre, dopodichè iniziò a schizzarle sulla pancia. A quel punto entrai in scena.
- Mamma! Zio! Ma che state facendo?
- Moana, non è come credi - disse mia madre tirandosi giù il vestito e cercando di ricomporsi in fretta e furia. Anche zio Giuliano fece lo stesso, tirandosi su i pantaloni e rimettendo dentro le mutande la sua spropositata erezione.    
- Mamma dai, non crederai mica che sono tanto stupida da non capire cosa stava succedendo?
   Me ne andai nella mia cameretta. La cosa che mi aveva più dato fastidio era stato quel tentativo da parte di mia madre di nascondere l'evidenza, e cioè che aveva una relazione con lo zio, nonchè mio datore di lavoro. Mi misi sul letto ad aspettare, tanto lo sapevo che prima o poi sarebbe venuta alla mia porta a cercare in qualche modo di mettere una pezza a quella faccenda. Dopo un pò sentii la porta di casa che si chiudeva. Lo zio era andato via, e a quel punto mia madre bussò alla mia porta. Venne verso il mio letto e si mise a sedere al mio fianco. Mi accarezzò i capelli e mi sorrise teneramente.
- Tesoro, mi dispiace - disse. - Non credevo che saresti rientrata così presto. Giuliano ha telefonato perchè voleva parlarmi di quella sfuriata che ho fatto al night. E io gli ho detto che era meglio se veniva a casa.
- E poi, dopo aver parlato, avete pensato bene di farvi una bella scopata - conclusi. - Ma cosa vi è preso? Me lo dici?
- Vedi, io e tuo zio Giuliano, in passato, prima che conoscessi tuo padre, abbiamo avuto una relazione. E oggi, non so come spiegartelo, ma abbiamo avuto una specie di ritorno di fiamma.
- Lo dirai a papà?
- Certo. A lui dico tutto. Non te lo dimenticare mai, è tuo padre l'uomo che amo. E quindi quando ritornerà dal lavoro gli racconterò ogni cosa.  
   Ma quella storia non sarebbe finita lì. Decisi di indagare per conto mio sul passato di mia madre, e l'unico che poteva aiutarmi era Pier Vittorio, il mio amico guardone di cinquant'anni con cui ogni tanto uscivo. Pier Vittorio, come già vi ho detto in un post precedente, conosceva benissimo mia madre. Infatti, da quello che mi aveva raccontato, era la donna che gli aveva fatto perdere la verginità. Ebbene, chi meglio di lui poteva conoscere cose che io ignoravo sul suo passato? Quindi lo telefonai e gli dissi che volevo vederlo. Pier Vittorio ovviamente non se lo fece ripetere due volte. Lui stravedeva per me. Ero la sua musa ispiratrice di seghe, e non riusciva a dirmi di no. E così andammo a cena insieme, in un ristorante raffinatissimo. Per l'occasione indossai un vestito da sera molto elegante e un collier di diamanti che mi aveva regalato mio padre al mio diciottesimo compleanno. Pier Vittorio mi disse subito che era da erezioni, e io lo ringraziai. I suoi complimenti mi facevano impazzire. Anche per questo continuavo ad uscirci. Le sue attenzioni mi facevano sentire veramente la numero uno, la donna più desiderata della città.
   Nel ristorante ci guardavano tutti. Di solito, ovunque andassimo, non passavamo inosservati. Io dovevo apparire senz'altro come la classica ragazzina succhiasoldi che ha una relazione con un uomo adulto solo per una questione economica. E Pier Vittorio invece senz'altro appariva come il vecchio porco che va con le ragazzine. Era così chiaro che ci guardavano in quel modo. Ma forse Pier Vittorio non se ne accorgeva. Era troppo "folgorato dalla mia bellezza", come mi diceva spesso. Io invece me ne accorgevo eccome, ma non me ne fregava niente. Anzi, mi divertivano quegli sguardi curiosi e indignati su di me. E a volte buttavo benzina sul fuoco facendo la gatta morta con lui.
   Quella sera gli dissi che volevo sapere tutto ciò che sapeva sul passato di mia madre. A quel punto lui diventò bianco come il gesso e piombò nel silenzio. Evidentemente in quel momento una miriade di ricordi si stavano accavallando nella sua memoria. Avevo paura che il suo cervello scoppiasse da un momento all'altro. Infatti gli chiese se si sentisse bene.
- Sì - rise nervosamente. - Sì, sto bene, è solo che... wow! Quanti ricordi. Cosa vuoi che ti racconti?
- Tutto quello che sai sul conto di mia mamma. Quando... - abbassai il tono della voce per non farci ascoltare dalle persone che erano al tavolo accanto, - ...quando ti ha fatto perdere la verginità, per esempio, lei com'era? Frequentava qualcuno che tu sappia?
- Tua mamma era bella davvero. Era desiderata da tutti. E se vuoi tutta la verità, molti ebbero l'occasione di averla. In quel periodo frequentava un ragazzo di nome Giuliano.
   Mi si bloccò il cuore in gola. Volevo sapere di più. Pendevo dalle sue labbra, speravo che mi dicesse le cose come stavano, senza esitazioni. Lui mi disse che con Giuliano non era una vera e propria relazione, perchè Giuliano in realtà stava con un'altra ragazza, di cui non ricordava il nome. Ma sapeva per certo che questa ragazza era la migliore amica di mia madre. Giuliano e mia mamma si vedevano di nascosto e facevano l'amore. Era stato proprio lui a iniziarla al sesso anale.
- Ma quando sei stato portato da mia madre, in quella casa di campagna, affinchè tu perdessi la verginità, dov'era Giuliano? Non era geloso di quello che sarebbe accaduto tra te e lei?
- E come poteva essere geloso? Lui era uno di quelli che avevano organizzato quella serata.
   La prima cosa che provai dopo aver sentito quelle cose fu rabbia. Mio zio aveva trattato mia madre come un oggetto, un oggetto del piacere da scambiare con chiunque. Ma poi volli da Pier Vittorio che mi raccontasse altre cose. Ma lui mi disse che non ne sapeva abbastanza da potermi dire con certezza cose sul conto di mia madre. Conosceva solo voci messe in giro dalla gente. Ma molte di quelle voci erano sicuramente false. Decisi di non spremerlo troppo, e così mi fermai dal chiedergli altre cose. E per ringraziarlo andai con lui a casa sua e gli permisi di nuovo di guardarmi nuda, mentre lui si faceva una sega. E poi, come ero solita fare, mi feci sborrare sulla figa. Ma mentre lo faceva, non riuscivo a pensare ad altro che alla mia voglia di sapere tutto su mia madre. Volevo saperne ancora, e dovevo solo capire a chi rivolgermi. Dovevo assolutamente cercare qualche fonte attendibile.

Moana.

 

sabato 19 settembre 2015

Una fidanzata da educare. 


   Ero allo strip bar che stavo facendo il mio numero. Ricordate? Stavo orinando sul pubblico. Me l'ero trattenuta tutto il giorno, e ora schizzava fuori con un getto potente sulle facce e nelle bocche dei clienti che si accalcavano sotto al palco. Ero lì che mi tenevo le labbra della vagina aperte con le dita quando ad un certo punto mi sentii la mano di qualcuno sul braccio e fui tirata giù dal palco. Un'altra volta. Pensai subito a mia mamma, che già aveva fatto una cosa del genere qualche giorno prima, e forse era ritornata per fare il bis. Ma mi sbagliavo. Non era lei. Era una ragazza che non conoscevo. Era la prima volta che la vedevo, eppure lei era incazzatissima con me. Era vestita con un castigatissimo felpone da uomo con il logo di una squadra di basket americana stampata davanti. Un felpone osceno che non dava giustizia al suo bel seno. Infatti, la ragazza, era messa piuttosto bene con le tette, eppure non faceva niente per metterle in risalto. Quel felpone la rendeva davvero poco femminile. E poi portava i jeans e le scarpe da ginnastica. Aveva anche un bel culo. Insomma, aveva tutte le carte in regola per essere una gran topa, e invece se ne andava in giro come una camionista.
- Ehi! - urlai. - Ma ce l'avete a vizio 'sta storia di tirarmi giù dal palco. Si può sapere tu chi sei? E soprattutto, che cazzo vuoi da me?
- Lo sai benissimo chi sono, puttana.
   Provai a fare mente locale, ma davvero quella faccia non mi diceva niente. Che avevo combinato? Poi la guardai meglio e pensai subito a Carlo, che mi aveva parlato della sua fidanzata, del fatto che indossava sempre dei vestiti poco femminili. Carlo ci aveva provato più volte a chiederle di indossare qualcosa di più eccitante, come un paio di leggings, o un vestitino corto, ma senza successo. Lei gli rispondeva sempre la solita storia, e cioè che i leggings erano volgari e osceni, e i vestitini corti avrebbero messo a nudo le sue cosce, e lei si sarebbe sentita in imbarazzo. Doveva essere sicuramente lei, visto e considerato com'era vestita.
- Fammi indovinare - dissi. - Sei la fidanzata di Carlo.
- Esatto. E sono venuta a dirti che devi lasciarlo in pace. Carlo e' il mio uomo, non il tuo.
   Sapevo un sacco di cose sulla loro relazione. Sapevo benissimo che lui le aveva regalato in varie occasioni della lingerie porchissima, con la speranza di rendere più trasgressive le loro notti. Lingerie che lei non aveva mai indossato, perché diceva che con quella roba addosso si sentiva in imbarazzo. Carlo aveva cercato in vari modi di rendere la loro vita sessuale meno piatta di quella di molte altre coppie. Ma ormai il declino era ad un livello preoccupante. Forse non sarebbero mai riusciti a far ripartire la loro vita intima. Il declino di una coppia e' una cosa che fa male, una cosa difficile da accettare, e proprio per questo motivo pensai di andarci piano con la fidanzata di Carlo, e quindi di parlarle col cuore in mano, come avrebbe fatto un'amica, e non una rivale d'amore.
- Ascolta, io non sono una rovina famiglie, quindi mi faccio da parte. Ma adesso tocca a te, bella mia. Se non vuoi che Carlo ritorni da me, allora prova a dargli quello che vuole. Se lui e' venuto da me e' perché cercava in me quello che tu non gli hai mai dato. Lo vuoi un consiglio? Mettilo quel perizoma che ti ha regalato tre mesi fa.
- Ma come fai a sapere del perizoma?
- Me lo ha raccontato lui. Mi ha detto che te lo ha comprato nella speranza di vedertelo addosso, e tu non lo hai mai indossato. Mettilo. Fagli vedere che anche tu puoi essere porca quanto me. Gli uomini vogliono anche questo dalle proprie donne. Ma guarda come vai in giro.
- Non mi faccio giudicare da una zoccola.
- Sarò pure una zoccola, ma tu cara mia devi cambiare guardaroba.
   La presi per mano e la portai nel camerino dove c'era soltanto la mia collega moldava che si stava limando le unghie. Le dissi di andare a lavorare, altrimenti avrei detto a mio zio che era una nullafacente, e lei se ne andò imprecando pesantemente contro di me nella sua lingua. Adesso ero da sola con la fidanzata di Carlo. Mi domandavo perché mi stessi barcamenando così tanto per lei, dal momento che mi aveva chiamato "zoccola" e "puttana". Forse perché non mi andava di vederla soffrire per una storia d'amore che stava andando in frantumi. Se era venuta allo strip bar per tirarmi con la forza giù dal palco e dirmene quattro, allora voleva dire che al suo uomo ci teneva proprio tanto, Così le dissi di spogliarsi.
- Cosa!? Ma sei matta?
- Dai, togli 'sta roba di dosso - persi la pazienza e le tolsi la felpa, nonostante lei cercasse di opporsi. Poi il resto se lo tolse da sola.
   Quando la vidi nuda constatai che era messa davvero bene. Aveva un paio di tette che non finivano più. Ce le avessi avute io come lei, avrei fatto spagnole a tutta forza. Erano addirittura più grosse di quelle di mia mamma, e mia mamma le aveva proprio grandi. La fidanzata di Carlo era un po' rotondetta, ma questo non era un male. Aveva tutte le carte in regole per diventare un gran porca. Le girai attorno per vedere com'era fatta in tutti i minimi particolari. Lei era molto in imbarazzo, tant'e che con le mani si copriva la figa per nasconderla ai miei occhi. Notai che aveva un gran bel culo, abbondante, tutto da sculacciare, e lo colpii con un sonoro schiaffone.
- Ehi! - urlò. - Ma che cazzo fai?
- C'hai proprio un bel culo, lo sai? Hai mai praticato il sesso anale con Carlo?
- Assolutamente no.
- Ah no? Per questo lo ha preteso da me.
- Avete fatto anche quello? - chiese, e quasi non ci voleva credere.
- Certo che lo abbiamo fatto. E con le tette? Come sei messa con queste meravigliose tette? Gli hai mai fatto una spagnola? - gliele presi entrambe con le mani e gliele strizzai un po'. Erano morbide, con le aureole dei capezzoli rosa e larghe. Veniva voglia di succhiarle.
- Cosa?!
- Non dirmi che non sai che cos'e una spagnola. O santo cielo, non e' possibile!
   Glielo spiegai e lei mi ascoltò attentamente, ma mi disse che non sapeva se ne sarebbe stata capace. E allora le dissi che le prime volte sarebbe stato senz'altro complicato, ma con il tempo avrebbe acquisito una certa padronanza, e Carlo sarebbe stato suo definitivamente, e non sarebbe venuto più a cercarmi. E infine le consigli di andare per negozi a comprare qualche vestitino porco, qualcosa che mettesse in risalto le sue forme generose. Qualcosa anche di volgare se necessario, ma doveva buttare via quei vestiti sgraziati da maschio che indossava. Poi, una volta a casa, le dissi, doveva indossare uno dei perizomi che le aveva comprato lui.
- E poi?
- E poi chiami Carlo, gli dici che devi parlargli. Di solito dov'e che fate l'amore?
- A casa dei miei. Loro non ci sono mai.
- Molto bene. Lo fai venire a casa dei tuoi e gli fai vedere che tipo di donna sei. Gli fai una bella spagnola come ti ho insegnato io e vedrai che lui non saprà più fare a meno di te. Però mi raccomando, dacci dentro, dai sfogo alle tue fantasie. Tira fuori la porca che è in te. Altrimenti è ovvio che quello poi torna da me. E adesso rivestiti e fila via perché devo ritornare a lavorare - le dissi sculacciandole un'altra volta il sedere.
   Quando ritornai a lavoro non feci altro che pensare a lei per tutta la serata. Ce l'avrebbe fatta? In ogni modo ero molto fiera di me. Mi ero comportata nel modo giusto. Avrei anche potuto dirle che non me ne fregava niente, e che Carlo ormai apparteneva a me e lei doveva togliersi dalle palle. E invece no. Le avevo consigliato cosa doveva fare per riconquistarlo, come se fosse stata un'amica, una sorella. Mi ero davvero comportata in modo umano. Altro che puttana, dovevano farmi santa. Santa Moana, patrona dei pompini e del sesso anale.

Moana. 

venerdì 18 settembre 2015

Consulto andrologico.


   Ero lì nella mia stanza che stavo parlando al telefono con Berni, il quale mi supplicava di vederci, ma io gli dissi che ero molto impegnata. E allora lui si mise a piagnucolare, diceva che non lo amavo più, e io cercai di convincerlo che non era vero. In effetti ci credevo poco. Lo amavo ancora? Da quando avevo conosciuto Carlo avevo un sacco di dubbi nei confronti di Berni. Quanto contava Berni per me? Non sapevo darmi una risposta. Era Carlo l'uomo che avrei voluto al mio fianco per sempre. Era con lui che mi sarebbe piaciuto avere dei figli, e non con Berni. E forse avrei fatto bene a dirglielo. Doveva saperlo. Meglio se si cercava un'altra fidanzata, perché io ormai appartenevo a un altro. Stavo quasi per dirglielo quando ad un certo punto mio fratello Rocco entrò nella mia stanza.
- Moana, devo parlarti.
- Berni ascolta, adesso ho da fare. Ci sentiamo più tardi.
   "No aspetta, Moana. Io...".
   Riattaccai e guardai Rocco negli occhi. Sembrava disperato. Qualsiasi problema avesse doveva essere qualcosa di molto serio.
- Ho un problema, e non so a chi dirlo se non a te. Tu sei mia sorella.
- OK, dimmi tutto. Hai messo incinta Laura per caso?
- No no, non è questo. Ho un problema con...
- Con...?
- Con il pene. Ho notato una strana macchia bianca.
- Bravo. Così impari ad andare a letto con cani e porci. A questo punto sarebbe meglio avvisare anche Berni, visto che con lui ormai siete pappa e ciccia.
- Dai Moana, c'e poco da scherzare.
- E cosa vuoi da me? Vai da un andrologo.
- Vorrei che prima ci dessi un'occhiata tu.
- Io? - che ne sapevo io di cosa poteva essere? - Va bene, andiamo in bagno e tiralo fuori.
   E così ci avviammo in bagno e mi misi a sedere su una sedia che stava vicino alla porta finestra, e mio fratello si tirò giù i pantaloni e poi le mutande. Mi trovai il suo pene moscio davanti e lo presi in mano. Lo scapocchiai scoprendo il glande e lo guardai attentamente. In effetti c'era una macchia bianca misteriosa, ma non riuscivo per niente a capire cosa fosse. Presi un pezzo di carta igienica bagnato e lo passai sulla macchia e quella a poco alla volta cominciò a venire via. Allora capii tutto. Non era niente di grave, niente che non potesse essere tolto via con un poco d'acqua.
- E' ricotta - dissi.
- Cosa?
- Ricotta, sborra secca. Devi dedicare più tempo alla tua igiene intima, caro Rocco.
   Con una mano lo tenevo stretto e con l'altra lo pulivo, ma col passare dei secondi iniziò a crescere davanti ai miei occhi, fino a quando raggiunse la massima erezione.
- Ehi! - dissi. - Cosa ti prende? Ti sei arrapato, per caso? Guarda qui che roba! Sono tua sorella, cazzo.
- No è che stavo pensando a una cosa e mi sono eccitato.
- A che stavi pensando? A Berni? Dai, stai fermo che te lo pulisco.
   Misi del sapone intimo sulla mano e iniziai a insaponarlo tutto, ma più che pulirlo sembrava che gli stavo facendo una sega. Continuai il mio lavoro di mano fino a quando ad un certo punto uno schizzo caldo di sborra mi saltò sulla faccia.
- EHI! Ma che fai?! - e intanto altri schizzi mi fiottarono dappertutto. Non avevo mai visto mio fratello sborrare, ma dovetti riconoscere che era molto copioso. - Rocco! Guarda cosa mi hai combinato! C'ho la tua sborra dappertutto.
- Scusa Moana, non volevo...
- Non volevi, ma intanto mi hai sborrato in faccia. Sei un porco!
   Mi alzai dalla sedia e c'avevo il seme di mio fratello che mi colava da tutte le parti.
- Per cortesia, almeno adesso potresti lasciarmi sola? Avrei bisogno di fare una doccia.
- OK, me ne vado, me ne vado.
- Ecco, sparisci. Maiale.
   Rocco uscì dal bagno e io mi tolsi i vestiti e mi feci una doccia per togliere via tutto quello sperma.

Moana.

mercoledì 16 settembre 2015

Osservazioni di un guardone qualunque.


   Consideratemi uno che c'entra poco con questa storia, se non come uno spettatore esterno. Il mio nome è... non importa il mio nome. Sono un testimone anonimo, e di me è bastevole sapere che sono un uomo qualunque, con una moglie con cui vivo una vita piatta su tutti i fronti. Se scrivo su questo blog è solo per raccontarvi una breve storia, ovvero di quando vidi Moana in spiaggia insieme a Carlo. Era una spiaggia nudista che Moana era solita frequentare da tanto tempo. Anche io ci andavo, di tanto in tanto, perché mi piaceva spiare le coppiette in amore, di quelle che si scambiavano delle effusioni in acqua, e che non disdegnavano la presenza di qualche spettatore che con la propria presenza rendeva le loro effusioni un pò più trasgressive. Ebbene sì, sono un guardone. Ma rispondetemi con sincerità: cosa c'è di più bello di spiare una coppia (soprattutto se giovane) mentre fa l'amore? Assolutamente niente. E' uno degli spettacoli più belli che la natura possa offrire. L'amore.
   Ebbene, quel giorno ero andato alla spiaggia nudista e di gente ce n'era parecchia. Di coppiette in verità ce n'erano poche. C'erano molti gay, ma di quello che facevano loro mi interessava poco. Quelli sì che ci davano dentro, ma non ero interessato a spiarli. C'erano inoltre molti guardoni come me. Noi guardoni ci riconosciamo subito. Siamo lì in acqua, e aspettiamo che qualche coppietta decida di andare a fare il bagnetto, poi lì di solito cominciano a scambiarsi piccanti baci e abbracci, e se tutto va bene iniziano a fare l'amore. E noi guardoni iniziamo a ronzargli attorno, ma con discrezione, facendo finta che il fatto non ci riguarda. E loro si accorgono di noi, e spesso la nostra presenza li eccita maggiormente. Altre volte invece la nostra presenza li blocca, e purtroppo decidono di fermarsi, lasciando noi guardoni a bocca asciutta.
   Quel giorno ebbi l'impressione che sarei ritornato a casa a mani vuote, perché c'era poco movimento. Inoltre l'acqua era anche un pò fredda, perché eravamo a settembre, e le coppiette erano un pò scoraggiate dal fare le proprie cose in un acqua a quelle temperature. Ma ad un certo punto vidi loro; erano Moana e Carlo, li vidi sbucare dal nulla. Lei era bellissima, quei capelli biondi da diva del porno, quel corpo perfetto in ogni dettaglio, un culo fantastico, morbido, tondo. Ragazzi, era meravigliosa. Carlo pure era un bello stallone, era messo molto bene. Aveva l'aspetto di un uomo che a letto è un vera furia (beato lui, perché io invece non sono mai stato una gran cima). Li vidi entrare in acqua mano nella mano, e io mi precipitai dietro di loro. Iniziarono a stuzzicarsi un pò facendosi il solletico a vicenda e a schizzarsi l'acqua addosso. Era chiaro da come si comportavano che si amavano molto. Poi lui la strinse da dietro e cominciò a baciarle il collo, e con le mani raggiunse le sue tette, gliele prese e le strizzò una contro l'altra. Noi guardoni, che eravamo in tutto tre, eravamo in estasi. C'erano tutti i presupposti per una sega colossale.
- Dai smettila, c'è gente! - disse lei.
- E allora? E' più eccitante.
- E dai, fai il bravo.
- Il bravo? Guarda qua come m'è diventato duro.
   Carlo si allontanò da lei e le fece vedere il suo cazzo che in effetti era eretto fino all'inverosimile. Aveva un cazzp davvero enorme, un'asta che non finiva più, un glande rosso e duro che non aspettava altro che infilarsi in qualche buco caldo. Moana spalancò gli occhi e lo prese con un mano, con l'intenzione di nasconderlo da occhi indiscreti.
- Daiiii! Mettilo via! Sei indecente. Qualcuno potrebbe vederti.
- E che me ne frega?
   Carlo non ne voleva sapere di lasciare la presa e continuò a stuzzicarla toccandola nei punti più caldi, e Moana era molto divertita da quell'atteggiamento, ma sembrava molto restia a farsi penetrare. Era la nostra presenza. La presenza di troppi spettatori. Per farlo contento lo masturbò per qualche secondo, ma non fece altro che peggiorare la situazione; adesso Carlo era solo più arrapato di prima.
- Dai, ti prego. Fammi entrare dentro - la supplicò.
- Va bene, ma solo per qualche secondo.
   Moana continuava a guardarsi intorno, la nostra presenza la disturbava un pò, ma pur di accontentare il suo Carlo gli si avvicinò e lui le infilò il cazzo in figa e iniziò a penetrarla. Ma lo spettacolo purtroppo durò soltanto qualche manciata di secondi, perché poi Moana lo fece uscire.
- Adesso basta. Voglio vedere se riesco a fare una cosa.
   A quel punto fece una cosa che a noi guardoni lasciò letteralmente allibiti. Non avevamo mai visto una cosa del genere. Ebbene, si immerse completamente sott'acqua e cominciò a fargli un pompino. Vidi chiaramente la sua testa che faceva avanti e indietro su quel palo duro, e lui che beatamente godeva di quella bocca. Poi dopo qualche secondo riemerse riprendendo fiato.
- Non ce la faccio. E' troppo difficile.
- Ci vuole solo un pò di pratica. Dai, ritorna sotto.
- No no. C'e troppa gente. Voglio ritornare a riva.
- E come faccio? Guarda qua com'e duro.
   Moana lo prese in mano come prima per nasconderlo ai nostri occhi, e poi gli si mise di spalle, e gli disse di seguirla. E così uscirono, con lui che si teneva dietro di lei per nascondersi, con la sua erezione premuta in mezzo alle natiche di Moana. Riuscirono a raggiungere i teli e si acquietarono a prendere il sole. Per noi guardoni era finito lo spettacolo. Ma io ero rimasto folgorato dalla bellezza di entrambi e mi misi a spiarli anche se non facevano niente. Ad un certo punto si alzarono e cominciarono a fare una passeggiata lungo il bagnasciuga, e io gli andai dietro. Erano bellissimi, mano nella mano, e non facevo altro che guardare il culo di Moana muoversi in modo ipnotico. Gli andai dietro per quasi un chilometro senza dare nell'occhio, poi ad un certo punto qualcuno li fermò. Era a un ragazzo, anche lui ben messo di corpo, ma aveva il costume. Cominciò a flirtare con tutti e due. Era chiaro che stava cercando di abbordarli. Era chiaramente un cacciatore di coppie in cerca di avventure.
- Cosa cercate di bello?
- Niente di che - rispose lui.
- Non ti piacerebbe vedere la tua ragazza fare qualcosa con un altro uomo?
   Moana sorrise a quella proposta. Ma era chiaramente una cosa che non rientrava nei loro interessi.
- No grazie - rispose Carlo. - Stiamo bene da soli.
- Peccato. Ci saremmo potuti divertire.
   A quel punto si salutarono e ritornarono indietro e io dietro di loro, a spiare ogni minimo movimento. Ad un certo punto però li persi di vista. Girai in lungo e in largo senza trovarli. Erano andati via. Così me ne ritornai a casa anche io, ma avevo sempre davanti agli occhi quelle immagini. Rivedevo in continuazione Moana che prendeva in mano il cazzo di Carlo, e poi che gli faceva un pompino sott'acqua. Quelle scene si erano impresse nella mia mente, mi ossessionavano, tanto che una volta tornato a casa dovetti farmi una sega per calmarmi. Ma tutt'oggi rivedo quei momenti, e soffro un pò, perché nonostante non siano andati fino in fondo a fare l'amore, credo di non aver mai assistito ad una scena d'amore cosi bella. E penso che non mi capiterà mai più di vedere una cosa così eccitante. E ci soffro anche perché penso che non c'è al mondo uomo più fortunato di Carlo. E quello che vidi quel giorno rimarrà per sempre uno dei ricordi più belli della mia mediocre vita.

Anonimo. 

martedì 15 settembre 2015

Equivoci eccitanti.


Papà e mamma ci chiesero di restare a cena all'Oasi quella sera. Moana sbuffò come al suo solito non so se perchè doveva rinunciare a qualche serata piccante o perchè era costretta a cenare con suo fratello ma dovette accettare. Io al contrario ero davvero contento di passare del tempo con lei, dopo quella volta in cui mi aveva avuto sentivo sempre più forte l'attrazione nei suoi confronti e questo mi aveva portato anche ad allentare i rapporti con Berni, anche perchè diciamocelo, farsi inculare da una donna non ha nulla a che vedere con quello che facevo con lui. Ma non era questo il punto, io mi stavo innamorando di mia sorella e quella cena al tramonto me lo confermò.
Era la prima sera di apertura dell'Oasi anche se c'erano pochi ospiti mamma e papà avevano bisogno di una mano per fare bella figura e mi sembrò giusto così.
Vicino al nostro tavolo avevamo una coppia che osservavamo con curiosità. Lui è oltre i 40 anni, con i capelli già brizzolati, non si può dire che sia un bell’uomo ma ha una certa eleganza e un certo fascino. L’abbigliamento è sicuramente molto costoso. Con lui c’è una bellissima ragazza dai lunghi capelli biondi. Dimostra una età tale da poter essere sua figlia, ma le effusioni che si scambiano tolgono qualsiasi dubbio a riguardo. Per il resto non si scambiano molte parole.
Il giorno dopo li vediamo anche in piscina e abbiamo modo di ammirare il fisico statuario della ragazza che si mostra nuda senza problemi.
La sera dopo lei scambia alcune parole con noi, che ci dimostriamo disponibili. Lui coglie al volo l’occasione e si dimostra estremamente loquace. Fa discorsi da intellettuale, appare felice di trovare in noi degli interlocutori, anche se non seguiamo tutte le sue dissertazioni su letteratura e arte. Con le parole sa essere molto affascinante. E' un seduttore, conduce la conversazione l’eros, l’amore, il proibito, la bellezza. Si rivolge molto più a Moana e io intanto mi perdo negli occhi azzurri della ragazza che lo accompagna, che ricambia seducente.
Ci ritroviamo, rapiti dai suoi discorsi, nella sala ormai vuota, con mamma e papà che sparecchiano. Ci dirigiamo, di comune accordo, verso la piscina per una passeggiata al chiaro di luna. Lui, senza esitazioni, prende mia sorella sotto braccio. Moana appare molto colpita dal personaggio, gli da corda. Io ne approfitto per fare lo stesso con la donna di lui. In un attimo spariscono nel buio.
“Hai capito cosa sta succedendo?” mi chiede lei, finora piuttosto silenziosa.
“No” dico io, capendo che mi sta sfuggendo qualcosa.
“Lui fa sempre così, gli piace sedurre, gli piacciono le donne degli altri. Gli piacciono soprattutto se sanno stare al suo livello, come la tua ragazza ha dimostrato di saper fare. Con me al fianco poi gli è più facile tenere buoni gli eventuali mariti o fidanzati.”
Fa una pausa. Io non so cosa dire, solo ora capisco di essere nel bel mezzo di un equivoco, ci hanno scambiati per una coppia ma dato che è un equivoco che mi piace decido di farlo durare, almeno per godermelo nella mia mente.
“Te lo dico perchè spesso non tutti sono consenzienti.”
“Cioè, vuoi dire che…”
“In questo momento le starà facendo discorsi sulla bellezza del tradimento, la starà riempiendo di complimenti. Tanto a decidere è poi sempre la donna, ma, senza offesa, la tua donna mi è parsa tutt’altro che ritrosa.”
Devo ammettere che sentir chiamare Moana la mia donna mi riempie di orgoglio, tanto è solo un gioco che faccio di male?
Quando la serata finisce e torno a casa con Moana mi metto nudo sul letto non so perchè.
Le chiedo di cosa hanno parlato in piscina. Moana, impegnata in bagno a struccarsi, mi guarda dallo specchio.
“Nulla di particolare, sai, discorsi da intellettuali.”
Esce dal bagno, e viene verso di me e resta nuda anche lei.
“E tu, con quella puttanella, di cosa hai parlato? Eh?"
Devo confessarle l'equivoco e Moana appare piuttosto divertita tanto che mi afferra il cazzo e gli da alcune leccate.
“Dimmi la verità hai pensato tutta la sera a come scopartela?”
A questo punto se anche lei vuole stare al gioco di sembrare una coppia, voglio la parte che mi spetta, prendo mia sorella per i capelli e la zittisco, infilandole il cazzo in bocca.
Il giorno dopo ancora, quando risalgo da una lunga nuotata, non trovo Moana sotto al nostro ombrellone. Mentre mi asciugo vedo che è di nuovo insieme a lui, sotto al loro ombrellone. Stanno parlando, lei ogni tanto fa una risata. Una di quelle risate da donna fintamente imbarazzata. Lui ha in mano un libro, sembra le faccia leggere dei pezzi. Non vedo la donna di lui, poi mi accorgo che è stesa dietro di loro a prendere il sole ovviamente nuda. Ne approfitto per raggiungerli così intanto me la guardo più da vicino e così mia sorella impara a fare la smorfiosa con un vecchio intellettuale.
Quando arrivo lì rimango spiazzato dalla prima frase che lui mi dice, senza neanche salutarmi:
“Bene, eccoti qui, sai stavo proprio ora proponendo alla tua donna uno scambio di coppia, che cosa ne pensi?”
Mi viene un colpo di tosse. Vedo la sua donna che si gira e mi guarda, abbassandosi gli occhiali da sole, con una espressione del tipo: “che cosa ti avevo detto?”
Mentre ci prepariamo per la cena ripenso alla battuta con la quale mi sono cavato di impaccio. Sono riuscito a chiudere il discorso in quell’istante, ma lo ho lasciato ancora completamente spalancato.
Moana canticchia sotto la doccia. Mi chiama e mi chiede di passarle il rasoio. Per chi se la starà depilando?
Guardo fuori dalla finestra. Vedo la donna di lui nel giardino dell’Oasi. E' appoggiata ad una ringhiera e guarda verso la piscina, mentre parla al telefonino. E' piegata in avanti e mette in bella mostra le lunghe gambe e il culo fasciato da una gonna aderente. Il mio cazzo in erezione mi sta dicendo qualcosa.
Poche ore dopo mi trovo nello stesso punto in cui era mentre la osservavo dalla stanza. E' buio e sono in sua compagnia. Mia sorella e il tipo sono spariti di nuovo, verso la piscina. Nessuno ha detto niente di chiaro, non ci sono stati accordi o richieste di assenso, eppure tutti e quattro abbiamo capito.
“Cosa ti ha convinto? Sono stata io?” mi chiede lei. Sembra divertita, chissà quante altre volte si è trovata in questa situazione.
“Devo ammettere che tu sei un argomento difficile da contrastare, però devo dirti una cosa, Moana non è la mia donna.”
Lei fa una risatina, non credendomi e non mi lascia terminare la frase. 
“Bene, vedo che sei sportivo. Allora adesso forse ti ecciterai ancora di più: la tua ragazza si fa dei problemi a concedere la sua entrata posteriore? Perchè lui è ossessionato da quello. Di solito lo fa anche capire e non procede se non è sicuro di averlo. Se si accorge che una non è solita concederlo le promette sensazioni mai provate. E' il caso della tua ragazza?”
“A me non lo ha ancora concesso” mento pur dicendo la verità. “Perchè mi dici questo? Vuoi farmi fermare tutto?”
“Lui è un appassionato della sodomia, e io sono la sua donna, e stasera sono tua. tutta tua.”
Dopo aver detto così si è incamminata verso la camera ed io sono rimasto a fissarle il culo fin quando si è girata e con il dito mi ha fatto segno di seguirla.
"Tu perchè stai con lui?” sono in piedi alla finestra, mentre fumo una sigaretta. La mia amante per una notte è ancora nel letto, con le lenzuola stropicciate da tutte le nostre posizioni.
“Conosce gente importante. Spero che mi aiuti ad entrare nel mondo dello spettacolo. Finora ho fatto tanti pompini sotto le scrivanie e solo qualche particina in qualche film.” sembra quasi divertita nel dirlo.
“E lui perchè sta con te?”
“Sono bella, Rocco. Mi può sfoggiare, gli do una mano quando si vuole scopare qualche signora. Ho un bel culo e glielo concedo tutte le volte che vuole”
“Sono d’accordo, riguardo al culo.”
Incontro Moana a colazione. Mi da un bacio sulla guancia, da sorellina amorevole. Peccato che il gioco della finta coppia sia già finito. Ci sono alcuni momenti di imbarazzo, parliamo della bella giornata. Poi si avvicina e mi parla nell’orecchio.
“Sai, non mi è dispiaciuto essere la tua ragazza. Chissà qualche sera dovrei esserlo davvero e concederti qualcosa che da tempo so che vorresti.”
“Cioè?” fingo di non avere capito.
“Qualche sera  voglio che me lo metti nel culo. Voglio essere sodomizzata, inculata. Voglio sentire il tuo cazzone su per l’intest…”
“Ok, ho capito.” La interrompo “Come mai questa voglia?”
“Lo sai benissimo” fa una pausa “e poi hai fatto pratica. Ora sarai diventato bravo.”

Rocco.