martedì 30 agosto 2016

Un desiderio chiamato "Spagnola". 


   E così accompagnai mio suocero di nuovo a letto. Non avevo molto tempo, perché tra meno di un’ora avrei dovuto raggiungere il negozio. Di solito la mattina era Moana ad occuparsi di suo nonno, poi io tornavo nel pomeriggio e le davo il cambio.
   Il padre di Stefano si mise sul letto, ma senza coprirsi con le coperte. Voleva che vedessi bene la sua erezione, e d’altronde come potevo non vederla? Gli slip riuscivano a stento a contenerla. La mia attenzione fu presto catturata da una serie di fotografie che stavano sulla scrivania. Le presi e le guardai ad una ad una, accorgendomi con grande stupore che erano fotografie di Moana tutta nuda in pose porchissime. Erano fotografie scattate con una vecchia polaroid; mio suocero ne aveva una, per cui era facilmente ipotizzabile che gliele avesse scattate lui. In una di quelle foto c’era Moana seduta sul divano del salotto, con le cosce oscenamente aperte e con un sorriso di complicità rivolto a chi aveva scattato la foto, e cioè mio suocero. In un’altra c’era Moana a novanta, col culo spalancato, e il suo orifizio anale offerto all’obiettivo.
- Cosa sono queste porcherie? – domandai al padre di Stefano in tono severo. – Voglio farti presente che Moana è tua nipote. Lo capisci questo? 
- E allora? Cosa c’è di male se le ho scattato qualche foto? Le ho dato dei soldi per farlo.
- L’hai pagata?
- Sì, le servivano per comprare delle scarpe, e in cambio le ho chiesto di farsi fotografare nuda. E lei ha accettato senza fare obiezioni.
   Mio suocero era un gran porco, ma mia figlia era proprio una gran puttana. Misi via le fotografie senza sapere cos’altro dire. Avrei fatto i conti con Moana in un secondo momento. Intanto era venuto il momento di chiedere a mio suocero quali erano le sue intenzioni. Allora mi misi coi pugni contro i fianchi, proprio lì davanti alla testiera del letto, ben consapevole di indossare una vestaglia trasparente che mi copriva poco e niente, e lui mi guardava con occhi accesi di desiderio. Mi fissava le tette, che a lungo aveva desiderato senza mai nascondermelo, come già vi ho detto in precedenza. Stavo per dirgliene quattro, perché c’era davvero bisogno che qualcuno lo mettesse in riga.
- Ti ho visto mentre ci spiavi la scorsa notte, sai? – dissi. – Ti sembra giusto spiare tuo figlio mentre fa l’amore con sua moglie?
- Sì, però ho notato che la cosa ti ha eccitato molto. Non negare. Quando hai scoperto che vi stavo spiando ti sei accesa come un camino.
   Cazzo, era vero. Infatti non ci provai neppure a difendermi. Non so dirvi con certezza il motivo, ma sapere che lui era lì a guardarci, mentre Stefano mi montava, mi aveva fatto perdere la brocca. Sono sempre stata un po’ esibizionista, e questo penso che ormai lo sapete, probabilmente era stato questo il motivo di quella folle eccitazione. In più c’era anche che a guardarci non era una persona qualsiasi, ma il padre di Stefano, il quale aveva avuto sempre un debole per me. Quindi lasciare che ci spiasse in un momento così privato era un modo per farmi desiderare ancora di più. Perché parliamoci chiaro, in fin dei conti il fatto che mio suocero mi desiderava era un fatto che mi eccitava da impazzire.
- Beh, spero che ti sia piaciuto guardarci mentre lo facevamo – dissi facendo finta di essere un po’ risentita per l’accaduto.
- Non era mica la prima volta che lo facevo.
   Cadevo davvero dalle nuvole, e così lui mi ricordò di quando io e Stefano eravamo fidanzati da poco, avevamo diciotto anni e vivevamo ancora a casa dei nostri genitori. E spesso andavo a dormire a casa sua, e quindi facevamo l’amore nella sua stanzetta. Mio suocero mi confessò che molte volte ci aveva spiati dal buco della serratura.
- Come potevo non spiarvi? Mio figlio era fidanzato con la leggendaria Sabrina Bocca e Culo, di cui tutti parlavano, e non potevo non godermi lo spettacolo di vederti montata.
- Cosa?! Tu sapevi che io ero Sabrina Bocca e Culo?
- Io l’ho sempre saputo, fin dal primo giorno che sei entrata in casa nostra. Sabri, non so se te ne rendi conto, ma tu eri il sogno erotico di tutti gli uomini della città. E quando Stefano ti ha portata a casa non potevo crederci. Mio figlio è davvero un uomo fortunato. Certo, molti hanno avuto la fortuna di averti, soprattutto nel buco di dietro, da quello che si dice in giro, ma è a mio figlio che hai permesso per la prima volta di entrarti in figa.
- Sì, questo è vero. La mia bocca e il mio culo hanno fatto godere centinaia di uomini, ma solo a Stefano ho dato questa – dissi sfiorandomi l’inguine con il palmo della mano.
- Ogni volta che venivi a pranzo da noi la domenica per me era un vero tormento, e tu lo sapevi. Mi facevano impazzire le tue grosse tette, e tu facevi di tutto per sbattermele in faccia con le tue scollature ai limiti dell’osceno.
   Sì, infatti lo sapevo che mi aveva sempre desiderato. Per questo andavo a casa dei genitori di Stefano sempre vestita come una zoccola. Perché sentirmi gli occhi di mio suocero addosso mi faceva perdere la testa.
- Spesso mi facevo le seghe pensando a te che mi facevi una spagnola – disse, - in città lo sapevano tutti che le spagnole erano una delle tue specialità.
- Infatti. E lo sono tutt’ora – risposi.
- Sai, il fatto che tu abbia scelto mio figlio mi rende davvero molto orgoglioso.
   Quella frase mi fece sciogliere come un ghiacciolo al sole. Così mi avvicinai e gli diedi una carezza sul viso, e lo ringraziai di cuore. Vidi che il suo cazzo era ancora oscenamente dritto sotto le sue mutande. Pensai a quel punto che se gli avessi dato quello che aveva sempre sognato non ci sarebbe stato nulla di male. D’altronde non è che dovevo dargli uno dei miei buchi, ma soltanto una spagnola. Cosa mi costava, in fin dei conti? Ne avevo fatte così tante che avevo perso il conto. E poi era stato molto dolce ad aprirsi con me. Così, senza pensarci troppo, con le dita gli tirai giù gli slip e il suo enorme cazzo schizzò fuori come un missile pronto al decollo. Poi mi allentai la cintola della vestaglia e feci uscire fuori le mie tette. Ci misi il suo attrezzo in mezzo e iniziai a segarlo premendogli i seni intorno alla sua erezione. Continuai fino a farlo sborrare copiosamente. Gli schizzi saltarono da tutte le parti, principalmente sul mio viso.
- Sei stata fantastica – sussurrò. – Proprio come nei miei sogni.
- Ora cerca di riposare – gli dissi. – Io devo andare a sistemarmi, altrimenti faccio tardi al negozio.
   Non avrei mai pensato che un giorno avrei fatto una spagnola al padre di Stefano. Ma dal momento che era una delle cose che più desiderava, perché avrei dovuto negargliela?

Sabrina.

domenica 28 agosto 2016

venerdì 26 agosto 2016

Un nonno iperprotettivo.

(in foto: Cadence Lux, Lick of the Clit, NubileFilms.com)


   Badare a mio nonno, quando mia madre era al negozio, non era un’impresa difficile. Voglio dire, era un uomo autosufficiente, aveva soltanto bisogno che gli preparassi da mangiare e che lo aiutassi a fare la doccia. Poi tutto il resto del tempo ero libera di fare quello che volevo fino al pomeriggio, cioè fino a quando mia madre rientrava e io andavo a sostituirla in negozio.
   In quel periodo mi vedevo con un ragazzo, un modesto stallone da letto. La mattina veniva spesso da noi. Il tempo di sistemare mio nonno davanti alla tivù e poi andavamo in camera mia a fare l’amore. Questo fino a quando un giorno mio nonno mi prese in disparte e mi disse che in quel modo non si poteva andare avanti, e che a lui non gli stava più bene quello che facevo con quello lì.
- Ma nonno, cosa dici? – non capivo dove voleva andare a parare. – Io e Claudiano ci vogliamo bene. E non c’è niente di male se ogni tanto ci coccoliamo un po’.
- Sì sì, ho sentito come vi coccolate. Ho sentito mentre gridavi di fare più piano, perché ti stava sfondando il culetto. Ascoltami Moana, io ti voglio molto bene, e non permetterò che qualche stallone arrapato abusi della mia nipotina.
- Ma nonno, qui nessuno sta abusando di me. Se io e Claudiano lo facciamo è perché sono anche io a volerlo.
- Da oggi in poi, fin quando sarò in questa casa, lo farete sotto la mia supervisione.
- Ma ti rendi conto di quello che dici?
- Niente “ma”. Quando avrete voglia di farlo ci sarò anche io, e controllerò che lui tratti la mia nipotina con il rispetto che merita.
   Sembrava irremovibile e io non avevo molta scelta. Se dicevo a Claudiano che per qualche tempo gli avrei negato i miei buchi, probabilmente si sarebbe cercato un’altra. E un’altra di sicuro la trovava, perché faceva il personal trainer in una palestra che pullulava di gnocche, e bello com’era Claudiano gli bastava schioccare le dita che le ragazze gli si inginocchiavano ai piedi, pronte a esaudire tutte le sue voglie porche. Quindi dovevo tenermelo stretto prima che se ne impossessasse qualcun’altra. Ma come avrei fatto a dirgli che da quel giorno avremmo dovuto farlo in presenza di mio nonno?
   Il giorno dopo quando Claudiano arrivò a casa cercai d spiegarglielo. Era bello, aveva un cazzo enorme, ma non era molto intelligente, quindi dovetti spiegarglielo due volte.
- Amore, le cose sono cambiate – gli dissi. – Da oggi se vogliamo fare l’amore dovremo farlo davanti a mio nonno.
- E perché?
- Perché è molto protettivo nei miei confronti, e vuole essere sicuro che tu mi tratti con il dovuto rispetto. Se per te è un problema, lo capisco.
- Ma posso continuare a incularti?
- Certo che puoi! – gli sorrisi amorevolmente e gli accarezzai una guancia. – Anzi, devi. L’unica cosa è che ci sarà lui a guardarci.
- Se al nonnetto piace vedere come monto la sua nipotina, a me sta bene.
   E allora cominciammo subito. Mio nonno era seduto sul divano del soggiorno a guardare la tivù. Andai da lui e gli dissi quello che ci stavamo apprestando a fare.
- Nonno, io e Claudiano stiamo andando a fare l’amore. Vieni?
- Certo tesoro mio, vengo subito.
   Mio nonno spense la tivù e ci seguì nella mia stanza. All’inizio mi vergognai un po’ a farlo di fronte a lui, ma allo stesso tempo c’avevo una voglia terribile. Non avrei rinunciato per niente al mondo al grosso cazzo di Claudiano, anche se non era un vero e proprio amore. Dentro di me covavo sempre la speranza che un giorno io e Berni saremmo ritornati insieme. Ormai era da molto tempo che non lo vedevo. E sono sicura che anche Claudiano non mi amava. Stava con me soltanto perché gli permettevo di incularmi e di sborrarmi in faccia, cose che le altre ragazze di solito non facevano.
   Comunque mio nonno fu appagato; cominciò a controllarci ogni volta che facevamo l’amore. Ma una volta successe una cosa che scoraggiò Claudiano, ovvero mio nonno se lo tirò fuori dai pantaloni, era in evidente stato di eccitazione, in poche parole si era arrapato come un toro a guardarci e voleva farsi una sega. Ma come già vi ha raccontato mia mamma, mio nonno ce l’aveva enorme, il doppio di quello di Claudiano. Io già lo sapevo, me ne ero accorta la prima volta che lo avevo aiutato a farsi la doccia. Ricordo che quando lo vidi rimasi lì a fissarlo con gli occhi spalancati; fui letteralmente scioccata da quella visione.
   Ebbene, mio nonno se lo tirò fuori mentre Claudiano mi stava penetrando. Quando anche lui lo vide mi disse che non poteva più continuare. Da quel giorno non lo vidi più. Forse mio nonno, con le dimensioni del suo attrezzo, lo aveva messo in imbarazzo, chissà. Forse si era spaventato. Certo è che non era facile competere con le dimensioni di mio nonno. Anche il più dotato degli stalloni da monta in confronto a lui si sarebbe sentito inferiore. Nei giorni successivi mi chiesi se fosse proprio quello il suo intento, e cioè allontanare Claudiano. Mio nonno era sempre stato molto protettivo nei miei confronti, magari aveva tentato in qualche modo di proteggermi da quello lì, che per carità era bello, ma mi trattava pur sempre come uno sborratoio. Molto probabilmente aveva ritenuto che non fosse l’uomo giusto per me.

Moana.

mercoledì 24 agosto 2016

Qualcuno ci spiava. 

(in foto: Ava Addams Fucked by James Deen, ArchAngelVideo.com)


   Stefano in quel periodo lavorava come cuoco in un centro termale fuori regione, e quindi rientrava a casa soltanto nei week end. E quando rientrava avevamo entrambi molta voglia di fare l’amore. Così, quel sabato, dopo essermi accertata che suo padre dormiva, andai in camera da letto dove lui già mi aspettava nudo e in piedi al centro della stanza, con il cazzo durissimo. Io indossavo una vestaglia di satin rosa, e me ne restai lì sulla porta a guardare la splendida erezione di mio marito. Poi mi slacciai la cintola della vestaglia e la lasciai scivolare a terra. Adesso ero nuda anche io, prontissima per farlo godere. I miei buchi erano suoi e poteva farne ciò che voleva.
- E allora tesoro – dissi. – Cosa aspetti a montarmi?
   Stefano si impossessò letteralmente del mio corpo; venne dietro di me e mi circondò con le braccia, e con le mani iniziò a palparmi le tette, strizzandomele e premendole una contro l’altra, e nel frattempo mi baciava sul collo. Sentivo la sua grossa erezione piantata in mezzo alle mie natiche, me la spingeva contro il buco del culo; era chiaro che avrebbe preteso anche quello. C’aveva proprio tanta voglia di incularmi, e io lo capii benissimo. E dal momento che ero anche io a volerlo, glielo avrei dato molto volentieri.
- Fai piano amore – dissi ridendo della sua fretta di avermi. – Abbiamo tutta la notte.
- Non ci posso fare niente, ti voglio troppo – con una spinta fece entrare il cazzo nella mia vagina, e intanto mi aveva immobilizzata tenendomi le braccia dietro la schiena. Cominciò a fottermi senza ritegno, in piedi, al centro della stanza. Era proprio ingrifato di brutto. Dovevo essergli mancata proprio tanto. Certo, anche lui mi era mancato, ma mi credete se vi dico che non avevo avuto neanche un momento per pensare al sesso? Era stata una settimana davvero pesante. La mattina ero al negozio, e poi il pomeriggio ritornavo a casa a fare la crocerossina di mio suocero. Per fortuna c’era Moana che mi aiutava; quando io ero a casa al negozio ci andava lei. Stava cercando di imparare il mestiere. Ero certa che un giorno sarebbe diventata molto abile ad amministrare il negozio di lingerie. E poi, quando io ero al negozio, a casa col nonno c’era lei. Mi domandavo se anche Moana aveva scoperto che suo nonno aveva un cazzo gigantesco. Era molto probabile di sì. Le era capitato sicuramente di aiutarlo a farsi la doccia o cose del genere, e volete che non abbia notato quell’enorme attrezzo che aveva tra le cosce?
   Ma ritorniamo a noi; Stefano, come mi è già capitato di dire in passato, non è mai stato uno stallone a letto, e così iniziò a sborrarmi dentro quasi subito.
- Tesoro, sei già venuto? Io credevo che volessi farmi anche il culo.
- Infatti non ho mica finito – mi rispose e mi diede una gran sculacciata sul sedere. - Sali sul letto.
   Non me lo feci ripetere due volte. Mi misi a quattro zampe sul letto, col culo rivolto verso l’alto, le natiche oscenamente aperte e lui venne a prendermi. Si mise dietro di me, con le gambe aperte, mi afferrò per i fianchi e indirizzò il suo cazzo ancora bello duro contro il mio buco del culo. Iniziò a spingere fino a quando il suo membro non fu completamente dentro il mio condotto anale. A quel punto iniziò a pomparmi di brutto. Ma c’era qualcosa di strano. C’era qualcuno che ci guardava. Guardai verso la porta finestra del balcone; di solito il nostro dirimpettaio amava guardarci quando facevamo l’amore. E noi non avevamo mai avuto niente da ridire, e avevamo sempre tenuto le tende aperte affinchè potesse guardare bene le porcate che facevamo. Ma quella sera lui non c’era. La finestra del nostro dirimpettaio era chiusa. Però sentivo comunque la presenza di due occhi che ci spiavano. Stefano non si era accorto di niente, era troppo preso a incularmi e a sculacciarmi per accorgersene. Io invece ero troppo nervosa perché sapevo che c’era qualcuno, ma non sapevo dov’era. E per colpa di questa cosa non riuscii a concentrarmi, e quindi non riuscii a godermi quell’inculata. Cominciai a guardare da tutte le parti, mentre il cazzo di Stefano faceva su e giù nel mio ano. Poi mi accorsi che la porta della camera da letto non era del tutto chiusa. Chiunque ci stesse guardando era lì fuori. Era forse Moana? Oppure Rocco? Avevo sempre avuto il sospetto che ai nostri figli piacesse spiarci mentre facevamo l’amore, anche se non ne avevo le prove. Ma Rocco non era a casa, e Moana molto probabilmente stava dormendo. No, non erano i nostri figli. Era lui. Era mio suocero. Riuscivo a vederlo tramite lo spiraglio della porta. Lo guardai in cagnesco, come a dirgli di lasciarci in pace. Ma poi pensai: ma chissenefrega! Che guardi pure! Non avevo voglia di farmi rovinare quella fantastica inculata. Allora mi lasciai andare e cominciai a gridare di piacere e a dire un sacco di porcate.
- Ti è mancata la tua mogliettina zoccola, vero? – gridai. – Dimmelo, dimmelo che sono la tua zoccola!
- Sì tesoro, lo sei – mi rispose Stefano sculacciandomi per l’ennesima volta.
- Sì! Hai una moglie zoccola, e lo sanno tutti. C’ho il culo sfondato. Completamente rotto.
   Insomma, ne dicevo di tutti i colori. Sapere che lui era lì fuori a spiarci mi fece eccitare in modo incontrollato. Poi Stefano mi venne in culo e a quel punto ci afflosciammo sul letto. Eravamo esausti, soprattutto lui che era la seconda volta che godeva. Guardai verso la porta; mio suocero non c’era più. Certo che era proprio un gran porco; mettersi a spiare suo figlio e sua moglie che fanno l’amore è una cosa davvero da pervertiti di alto livello.

Sabrina.

lunedì 22 agosto 2016

Quel porco del papà di Stefano. 

(nel fumetto: Melkor Mancin, Naughty in Law, MelkorMancin.com)


   Innanzitutto vogliamo chiedere scusa se per qualche tempo questo blog è rimasto in silenzio. Purtroppo siamo stati molto impegnati, e non potete neppure immaginare quanto ci sia mancato raccontarvi le nostre storie. Piacerebbe tanto, sia a me che a Stefano, potervi raccontare quotidianamente le nostre vicissitudini, le nostre avventure, le nostre fantasie, ma purtroppo quando meno te l’aspetti ti piomba addosso un periodo lavorativo molto intenso e molto stressante (troppo per potersi dedicare anche ad un blog). Inoltre abbiamo avuto dei problemi con il padre di Stefano; niente di grave, non mi fraintendete. Pietro, così si chiama il papà di Stefano, sta benissimo. Anzi, è fin troppo arzillo nonostante i suoi settantaquattro anni. 
   Dovete sapere che i genitori di Stefano sono divorziati a causa delle continue avventure extraconiugali di mio suocero, che alla lunga avevano stancato la mamma di Stefano, la quale aveva preteso il divorzio. Lei si era felicemente risposata con un altro uomo, e lui invece non aveva smesso di fare ciò che gli piaceva di più, ovvero scopare a destra e a manca (nonostante l’età). Purtroppo non era del tutto autonomo, e così avevamo provato ad affiancargli numerose badanti, le quali dopo qualche giorno se ne andavano, e quando chiedevamo loro delle spiegazioni ci rispondevano tutte allo stesso modo, e cioè che mio suocero era un gran porco. Allora io e Stefano eravamo giunti alla conclusione che rimaneva soltanto una cosa da fare, cioè portarlo in una casa di riposo.
   Detto fatto; avevamo trovato una casa di riposo gestita dalle suore in modo ferreo. In principio il problema pareva risolto, come se le donne di chiesa fossero riuscite a mettere in riga mio suocero. E invece ci sbagliavamo. Nemmeno un mese che ricevemmo una telefonata dalla madre superiora, la quale ci chiese di andarci a riprendere Pietro, perché il suo comportamento non era consono al decoro dell’istituto. Era stato beccato a fare sesso anale con un’infermiera. L’avevano sorpreso proprio mentre le inondava di sborra il condotto anale. Non c’erano scusanti. L’aveva fatta davvero grossa. Insomma, era fuori dall’istituto per sempre, e avremmo dovuto trovargli un’altra sistemazione. L’unica cosa che potevamo fare era quella di ospitarlo da noi, almeno fino a quando non avremmo trovato una collocazione migliore.
   È stato un periodo davvero faticoso perché ho dovuto fare un po’ da crocerossina e allo stesso tempo mandare avanti il negozio di lingerie. Per fortuna ho potuto contare sull’aiuto di nostra figlia Moana. Senza di lei non sono sicura che ce l’avrei fatta. Stefano in quel periodo in casa non c’era mai, perché il suo lavoro si era enormemente intensificato.
   La prima notte è stata davvero ricca di sorprese. Ero sola in casa, e mio suocero dormiva nella camera degli ospiti, e prima di andare a dormire ebbi la brillante idea di aiutarlo a lavarsi. Così con una bacinella d’acqua e una spugna andai da lui, ma di svegliarsi non ne voleva sapere. Cominciai a spogliarlo e a lavarlo, e quando gli levai i pantaloni spalancai gli occhi dallo stupore: non aveva le mutande, e il suo cazzo era gigantesco ed era in erezione. Mai visto niente di così maestoso. Con la spugna cercai di lavargli le palle e l’asta, ma facendo attenzione a non svegliarlo. Arrapato com’era non volevo che gli venissero strane idee. Dopo un po’ lo afferrai con decisione. Sentii il calore e la sua potenza contro il palmo della mia mano. Non potevo credere che mio suocero avesse un arsenale di quella portata. Pietro non era mai stato un adone; chi l’avrebbe mai detto che nascondeva un attrezzo di quelle dimensioni?
   Notai che sulla punta del glande era comparsa una gocciolina trasparente che poi iniziò a scivolare giù lungo l’asta fino a raggiungere la mia mano. Senza rendermene conto avevo cominciato a segarlo, non so perché lo stavo facendo, forse perché era il mio istinto da zoccola che mi chiedeva di farlo. Forse perché non riuscivo a resistere di fronte ad un palo come quello, perché quando un uomo diventava così duro sentivo il dovere di accontentarlo, semplicemente perché ero fatta così, non per niente tutti mi chiamavano Sabrina Bocca e Culo.
   Ma forse il motivo era un altro; il fatto è che mio suocero aveva sempre avuto una cotta per me, fin dal giorno che Stefano mi aveva portata a conoscere i suoi. Ricordo, quando eravamo fidanzati, tutte le volte che andavo la domenica a pranzo dai suoi, mio suocero mi salutava sempre allo stesso modo, e cioè regalandomi una bella pacca sul sedere, e sussurrandomi cose porche all’orecchio, del tipo: “beato chi te lo rompe questo culo”. Adorava il mio culo. Però non avevo mai detto nulla a Stefano, e lasciavo mio suocero libero di fare ciò che voleva con me, per il semplice fatto che mi piacevano le sue attenzioni.
   Ricordo che ogni volta che andavo a pranzo dai genitori di Stefano indossavo sempre dei vestiti porchissimi, perché mi piaceva stuzzicare mio suocero. Le mie tette lo facevano impazzire, così mettevo sempre delle magliette scollate in modo osceno; i suoi commenti piccanti erano musica per le mie orecchie. Una volta mi sussurrò all’orecchio: “chissà come sei brava a fare le spagnole!”.
   Certo, ovviamente ogni volta che mi palpava il sedere o che faceva qualche apprezzamento spinto, si accertava accuratamente che fossimo soli. Questo è chiaro. Non lo sapeva nessuno. Ma io sapevo che era così, e cioè che lui mi desiderava ardentemente, e lui sapeva che a me piaceva farmi desiderare, e allora ne approfittava allungando le mani e sussurrandomi cose porche e oscene. Una volta, ricordo che era natale, Stefano e sua madre erano in cucina a preparare la cena, mentre io e mio suocero eravamo nel salotto a sorseggiare del vino, lui mi disse una frase che mi fece bagnare in un istante. Mi sussurrò: “mi fai venire voglia di sborrarti dentro”. Era una cosa che mi fece emozionare tantissimo, perché era come se mi stesse dicendo che mi desiderava più di ogni altra cosa. Ma nonostante questo, non gli avevo mai permesso di entrarmi dentro. Era pur sempre il padre del mio fidanzato, nonché mio futuro suocero.
   E chi l’avrebbe mai detto che mi sarei trovata a dover badare alle sue necessità come una badante?
   Intanto, senza accorgermene, la mia sega era arrivata al culmine. Pietro proruppe in una sborrata copiosa e gli schizzi saltarono dappertutto. Per fortuna dormiva ancora. Con la spugna tolsi via la sborra e me ne andai a letto, consapevole che l’indomani mi aspettava un’altra giornata di duro lavoro in negozio, e poi di corsa a casa a badare a quel porco di mio suocero.  

Sabrina.