martedì 30 ottobre 2018

Il boss delle

cerimonie. 


[postato da Moana]

   Il pranzo al ristorante fu veramente imbarazzante, sul livello di quelli del boss delle cerimonie. Insomma, very trash. Basti pensare che c’era un cantante napoletano che cantava tutte le canzoni neomelodiche preferite di Beatrice. Sì perché non tutti lo sanno, ma Bea era appassionata di canzoni napoletane. A casa aveva una collezione sterminata di cd di canzoni strappalacrime, storie di amori non corrisposti, di latitanti e guappi di quartiere dal cuore tenero. I testi ovviamente lasciavano molto a desiderare, arricchiti da doppi sensi non proprio velati e da banalità imbarazzanti.
   E quindi il tizio cantava e Beatrice gli andava dietro, insieme alle sue amiche transgender che erano riunite tutte insieme a battere le mani e a cantare in coro. Conoscevano tutte le parole, tutte le virgole, ogni maledetta nota. Le mie orecchie non ne potevano più. Cercavo di non pensarci bevendo, e ogni tanto guardavo Berni che anche lui era esausto.
   Guardai verso i miei genitori; c’era mia madre in mezzo ai miei due papà che si stava divertendo da morire, e probabilmente la musica non la disturbava affatto. Anche in quell’occasione, e cioè il matrimonio di mio fratello, mia madre non aveva potuto fare a meno di presentarsi con un vestito oscenamente scollato e così stretto che mi chiedevo come facesse a contenere le sue forme così generose. E c’era il mio papà biologico che la punzecchiava in continuazione palpandole energicamente il sedere. Ad un certo punto vidi mia madre alzarsi dal suo posto per raggiungere il bagno, e dopo qualche attimo mio padre le andò dietro. Era evidente che stavano per farsi una sveltina. Infatti uscirono dieci minuti dopo; mia madre aveva il vestito tutto stropicciato e i capelli in disordine, ma un espressione sul viso che denotava un evidente appagamento. Poi uscì anche mio padre; anche lui sembrava decisamente contento. Si vede che mia madre era stata molto brava.
   La giornata comunque fu piuttosto lunga, perché si sa come vanno questi eventi: le portate non finiscono mai. E quando pensi di aver finito ecco che ti viene servito il dolce, e dopo mezz’ora si ricomincia d’accapo, con un’altra serie di primi e di succulenti secondi a base di carne e pesce in tutte le salse.
   Comunque era la prima volta che vedevo il ristorante di mio fratello dopo i lavori di restauro. Ci ero stata quando i lavori erano ancora in corso, e la struttura non era che un edificio decadente. Adesso invece era tutto sistemato e a breve avrebbe aperto le porte al pubblico. Rocco aveva pensato bene di dare alla sala un aspetto marinaresco; sembrava infatti l’interno di un galeone dei pirati o qualcosa del genere. E poi c’erano le finestre che davano direttamente sul mare, e sulla spiaggia nudista dell’Ultimo Scoglio. Sulle pareti c’erano alcuni dipinti di pirati illustri e mappe geografiche antiche. Dai soffitti pendevano dei lampadari ricavati da vecchi timoni di navi, e i tavoli erano invece delle botti che probabilmente una volta contenevano vino e olio.
   Intanto il cantante neomelodico continuava tenacemente la sua sequela di canzoni patetiche, e Beatrice che stava al centro della sala insieme alle sue amiche (che non conoscevo, ma ero quasi certa che facessero il suo stesso mestiere, e cioè il mestiere più antico del mondo) continuava a dimenarsi e a battere le mani, e a cantare in coro quelle lagne. Una cosa era certa, si stava divertendo un mondo. E io ero felice per lei. In fin dei conti era un giorno molto speciale. E poi non facevo che pensare a quanto fosse bella con quel vestito bianco, con le spalle nude, con le guance piene di brillantini, con le labbra cariche di rossetto. Semplicemente stupenda. Mio fratello aveva sposato una vera gnocca.
   Tutto finì verso mezzanotte, quando ad un certo punto Beatrice propose di andare tutti a fare il bagno nudi. Così ci trasferimmo in spiaggia, e iniziammo a spogliarci. Non c’era molta luce, per cui vedevo soltanto un gran numero di sagome intente a togliersi via i vestiti quasi strappandoseli di dosso, e poi la corsa verso l’acqua, che a quell’ora era calma e tiepida. Non si riusciva a distinguere nessuno, soltanto ombre che si dibattevano in modo confuso, e voci indistinte, risate, e il suono della risacca che si infrangeva delicatamente sulla riva.
   Io presi la mano di Berni per non rischiare di perderlo, e poi anche noi andammo incontro a quella distesa nera di acqua, su cui si rifletteva il biancore della luna piena. Nonostante la confusione era tutto molto romantico. E infatti si iniziarono a vedere le prima coppie appartarsi un po' ovunque; alcuni si lasciarono cadere sulla sabbia, abbandonandosi a effusioni decisamente peccaminose. Altri invece decisero di farlo in acqua, e quindi comparvero le prime erezioni, e le voci indefinite di prima si trasformarono in inequivocabili rantoli di piacere.
   I miei occhi cominciarono ad abituarsi al buio, e quindi i corpi avvinghiati l’uno all’altro incominciarono ad apparirmi più chiari, e quindi vidi mio fratello e Beatrice stretti in un abbraccio, immersi nel mare con l’acqua che gli arrivava alle ginocchia. Erano entrambi in erezione. Un po' più lontano, ma sempre immersi nell’acqua fino alle ginocchia, c’erano i miei genitori; mia madre era in mezzo ai miei due papà, e la stavano penetrando, uno davanti e uno dietro. Adesso vedevo tutto senza difficoltà; vedevo loro due che se la facevano, e lei che stava ferma e li faceva fare.
   Non avevo mai assistito ad una cosa del genere. Era un’enorme orgia, e io ci ero dentro. E ad un certo punto sentii le labbra di Berni sul mio collo; era dietro di me e aveva iniziato a baciarmi. Mi teneva le mani sui fianchi, e la sua erezione premuta in mezzo alle natiche. E quindi anche io, come mia madre stava facendo coi miei due papà, lo lasciai fare. Anzi, lo lasciai “farmi”. D’altronde lo stavano facendo tutti.

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