giovedì 18 ottobre 2018

Il nuovo lavoro

di Berni. 

(in foto: Erica Fontes)


[postato da Moana]

   Dopo essermi fatta riempire il culo di sborra da Berni ero uscita dalla stanza, e poi avevo raggiunto l’uscita dell’ufficio. Avevo aspettato dieci minuti e poi ero ritornata da lui, che stava ancora nella stanza dove era avvenuta la monta. E prima che potesse dire qualsiasi cosa gli avevo dato un bacio sulle labbra. A quel punto gli avevo chiesto se la ragazza che gli avevo mandato, ovvero Luana, si era fatta viva.
   “Sì, è andata via da poco”.
   “Di’ un po', non te la sarai mica scopata?” feci la finta gelosa.
   “No, ma che dici!”.
   “E allora perché sei così sudato?” gli domandai. “Sei sudato come quando facciamo l’amore”.
   “Ma no! È soltanto che oggi c’è un caldo boia”.
   “Che bugiardo che sei!” dissi divertita. “Secondo me te la sei scopata”.
   “Ti dico di no! Lo sai che amo soltanto te”.
   “Io infatti dico che te la sei scopata, mica che te ne sei innamorato. Ma cambiamo argomento, non ho voglia di parlare delle porcate che fai con le aspiranti sgallettate che entrano in questo ufficio. Piuttosto, passavo di qui e ho notato delle cose che proprio non capisco. Tanto per cominciare, chi sono quelle persone che stanno nell’altra stanza? Sembra di stare in un call center, o qualcosa del genere”.
   Così Berni mi spiegò ogni cosa. Qualche mese prima un tizio lo aveva contattato, che poi era il tizio in giacca e cravatta che avevo visto prima nella stanza piena di computer e telefoni. Questo personaggio misterioso era in realtà un mezzo faccendiere con le mani in pasta un po' dappertutto, ma soprattutto nel settore dell’intrattenimento, nella fattispecie quello per adulti. Organizzava serate nei più importanti night club d’Italia. E aveva contattato Berni perché aveva visto il suo primo (e unico) film, e gli era piaciuto così tanto che gli aveva chiesto di lavorare per lui. Quindi Berni aveva cominciato ad andare ai suoi spettacoli e riprendeva tutto quello che succedeva, e poi i filmati venivano caricati su un sito a pagamento.
   Poi da cosa nasce cosa, e insieme a questo personaggio stravagante Berni aveva messo su una vera e propria agenzia di spogliarelliste e attrici hard, che per il momento era ancora giovane come attività, però già fruttava un bel mucchietto di soldi.
   “Ma Berni, perché non me lo hai raccontato prima? Mi sembra una cosa meravigliosa”.
   “Beh, diciamo che è stata una cosa che ha fatto lui. È lui che ha tirato fuori i soldi, quindi a conti fatti è lui il proprietario. Io sono soltanto quello che lui volgarmente definisce il suo braccio destro. Cosa vuoi che ti dica? Mi ha preso in simpatia e mi ha trascinato in quest’avventura, e io mi ci sono trovato dentro senza neppure accorgermene. Non ti ho detto niente perché è successo tutto così in fretta...”. 
   A quel punto decise di presentarmi il misterioso uomo. Si chiamava Romualdo, aveva all’incirca l’età dei nostri genitori.
   “Ma tu non sei la ragazza del provino?” mi chiese divertito.
   “No, sono una sua amica” risposi prendendomi gioco di lui.
   “Io lo sapevo che eri Moana” disse stringendomi la mano e mostrandomi un sorriso a trecentosessanta denti tutti bianchi e tutti ben allineati come soldatini sull’attenti. “Però non ho detto nulla, perché avevo paura di essermi confuso. Ma d’altronde, come si fa a prendere una svista? Tu sei unica. Quando ti ho vista nel film di Berni ho pensato subito che saresti diventata una diva, al pari di quelle di una volta, non come le sciacquette di adesso. Peccato che poi hai deciso di mollare”.
   “Sì, beh… il porno non fa per me. Cioè, non fraintendermi, lo guardo con piacere. Però l’idea di diventare un’attrice porno non mi ha mai entusiasmata”.
   “Peccato. Peccato davvero. Saresti diventata la numero uno”.
   “Lo so ma… gestisco un negozio di intimo che assorbe gran parte delle mie energie. Per non parlare del fatto che sono diventata mamma da un anno, per cui non avrei proprio tempo per farlo”.
   “Sì, so tutto. Berni mi ha raccontato tutto di te”.
   Romualdo aveva un non so che di affascinante. Era brutto, e aveva un fisico da banana, con la schiena ricurva, e era secco che sembrava che non mangiasse da un paio di mesi. E infatti poi Berni mi disse che “il dirigente”, così lo chiamava, aveva la pessima abitudine di saltare i pasti, semplicemente perché diceva che non aveva tempo. Però nonostante il suo aspetto era un uomo che aveva un certo fascino; forse era il suo modo di fare. Era affabile, e poi era molto disinvolto, sembrava a suo agio di fronte ad ogni situazione, e sapeva mettere a proprio agio le persone che si trovavano in sua presenza. Ispirava fiducia, anche se poi Berni, una volta ritornati a casa, mi disse che era in realtà un uomo che pensava soprattutto ai propri interessi. Il suo obiettivo era racimolare quanto più denaro possibile. E infatti ne aveva fatto un bel po' da quando era nel giro dell’intrattenimento per adulti, però ne aveva anche persi molti con investimenti sbagliati. Una volta era stato pure in galera, perché era stato accusato di sfruttamento della prostituzione.
   Eppure aveva qualcosa, qualcosa di speciale. Forse era il fascino del “dirigente”. Perché Romualdo era nato per dirigere. Dirigere e amministrare qualsiasi cosa. Ce l’aveva dentro. E per farlo, per dirigere questa nuova attività (che era una delle tante, infatti in passato ne aveva avute altre che poi erano fallite) aveva sentito il bisogno di mettersi accanto il papà di mia figlia.
  

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