martedì 24 novembre 2015
domenica 22 novembre 2015
Sborrata e fuga.
(in foto: Eva Notty, Jizz on Those Jugs, DDFNetwork.com)
Non mi aspettavo che Paola fosse così calcolatrice. Io le avevo chiesto soltanto di uscire con mio figlio Rocco, senza prometterle niente in cambio. E invece lei chissà cos'era andata a pensare. E mi chiedevo chi avesse messo in giro quella voce dell'apertura di un nuovo negozio. Anche perchè non era proprio nelle mie intenzioni farlo. Già averne uno era una bella preoccupazione, figuriamoci accollarsene un altro. Non era proprio nei miei interessi, anche perchè non ne vedevo il motivo. In ogni modo non credevo che Paola avesse avuto il coraggio di ripresentarsi a lavoro dopo quello che mi aveva detto. E invece me la ritrovai in negozio. Era davvero giù per quello che era successo. Mi disse che era dispiaciuta e mi chiese di perdonarla.
- Ma certo che ti perdono Paola - le risposi. - Ma mi dici cosa ti ha fatto pensare che io volessi aprire un altro negozio?
- Sono voci che girano.
- Ti assicuro che sono tutte falsità. Dai, ora torna a lavoro che c'è tanto da fare oggi.
Io sono una donna che non porta rancore. Sono capace di perdonare e lo faccio volentieri. Paola in fin dei conti non aveva fatto nulla di grave. In ogni caso speravo che quell'esperienza fosse servita a qualcosa, cioè speravo che i buchi di Paola erano stati in grado di distrarre un pò Rocco, che in quel periodo era davvero triste per via del fatto che Laura l'aveva lasciato.
Nel pomeriggio Stefano mi fece una bella sorpresa passandomi a trovare. Io ero al bar per un caffè e ad un certo punto mi sentii qualcuno dietro, ma non diedi molta importanza a questa cosa, dopodichè le sue mani scivolarono sui miei fianchi fino a salire e a raggiungere le mie tette. A quel punto mi girai di scatto, pronta a tirare uno schiaffone al porco che mi stava molestando. Quando mi accorsi che era Stefano scoppiai a ridere. Ci abbracciammo e mi accorsi che ce l'aveva duro da morire. Mi chiedevo quale fosse il motivo di tanta eccitazione. Da quando eravamo ritornati insieme era come se il nostro rapporto fosse ritornato pieno di energia. Avevamo tanta voglia entrambi di fare l'amore, di fare porcate, di provare nuove emozioni. Stefano mi accarezzò il viso infilandomi la mano nei capelli, e io aspettai la sua bocca sulla mia, la sua lingua e il suo calore. Non mi fece aspettare e mi baciò in modo appassionato.
- Sei bellissima - mi disse.
- Grazie - risposi divertita. - Ma cos'è tutto questo affetto? Sei arrapato?
- Da morire. Sei tu che mi fai arrapare.
- Ah sì? E come mai? - decisi di stuzzicarlo un pò affinchè mi dicesse qualche porcata. Lo adoravo quando lo faceva.
- Perchè non faccio altro che pensarti mentre ti fai montare da un altro uomo.
- E poi?
- E poi ti penso mentre ti fai schizzare sul viso. Ti immagino piena di sborra, che ti cola da tutte le parti.
- Che maiale che sei.
Sì, c'avevo un marito maiale, e non potevo essere più felice. Andavo al manicomio quando mi diceva delle porcate, perchè sapevo che mi desiderava e che la sua passione per me non si era spenta. Una donna certe dimostrazioni d'amore le pretende. Poi ultimamente Stefano aveva cominciato anche a farmi una marea di regali, principalmente gioielli, di ogni genere, collier, orecchini, bracciali. Non vorrei sembrarvi retorica, ma in quel periodo mi faceva sentire davvero speciale.
Comunque, vista la sua incredibile eccitazione, pensai che l'unica cosa da fare fosse dargli quello che voleva. Di solito quando avevamo poco tempo e Stefano era arrapato lo accontentavo con una spagnola. Così lo portai al negozio; uno dei camerini sarebbe stato l'ideale per l'operazione che mi apprestavo ad eseguire. Andammo dritti verso la nostra destinazione e una volta dentro il camerino mi inginocchiai davanti a lui e gli tirai fuori il cazzo oscenamente eretto. Era duro come la pietra, e non avrei dovuto lavorarlo molto per farlo sborrare, mi sarebbe bastato fargli fare un pò di su e giù tra le tette e l'avrei fatto schizzare come una fontana. Così mi sbottonai la camicia e le feci uscire fuori, e senza perdere tempo Stefano mi ci mise in mezzo il suo bel cazzone duro. Con le mani schiacciai le tette contro di lui e cominciai a segarlo. Ma Stefano non era venuto esclusivamente per godere, piuttosto aveva qualcosa da dirmi. Quella mattina infatti aveva sentito nostra figlia Moana al telefono. Io ormai era da quando avevamo litigato che non avevo più sue notizie. Moana era diventata un argomento delicato da affrontare. Mi sentivo certamente in colpa per come l'avevo trattata, ma allo stesso tempo ero consapevole di essere stata portata allo stremo da lei. Quindi rimpianti di quello che aveva fatto non ne avevo moltissimi.
- Ho sentito Moana - mi disse.
- Ah sì? E allora? - gli domandai continuando la sega. - Come sta?
- Bene. Abbiamo parlato molto. Sai, il fatto di essersi lasciata con Berni è stato un duro colpo.
- Già. Quel ragazzo era una specie di punto di riferimento. Senza di lui è come una barca alla deriva.
- Infatti. Ma io credo che anche tu eri un punto di riferimento. Io credo che sia il caso che voi due cerchiate di riappacificarvi.
Stefano mi disse che aveva chiesto a Moana di trascorrere del tempo con noi, e lei aveva accettato volentieri. Il piano era il seguente: il prossimo sabato saremmo partiti tutti e tre per una giornata al mare. Trascorrere del tempo insieme avrebbe sicuramente rinsaldato il nostro rapporto. L'idea di Stefano era quella di ritornare in una spiaggia naturista che eravamo soliti frequentare quando Rocco e Moana erano bambini. I sabati e le domentiche lì erano d'obbligo, e rivivere quei momenti di serenità sarebbe stato di certo un incentivo per Moana a ritornare a stare da noi (e forse a mettere la testa a posto). E mentre mi raccontava il suo piano sentii il suo cazzo pulsare in mezzo alle mie tette, e dopo qualche secondo cominciò a sborrare copiosamente, e il suo caldo seme iniziò a colarmi sul seno. Farlo venire per me era una gioia indescrivibile. Lui era il mio uomo, e mi piaceva farlo godere e accontentarlo ogni volta che c'aveva una voglia porca. Ma per ripulirmi dal suo sperma ogni volta mi ci voleva una confezione di clinex. Magari Stefano non era uno stallone da monta, ma quando veniva sembrava un idrante.
Uscimmo dal camerino e lo accompagnai all'uscita del negozio. Stefano mi baciò e mi diede appuntamento a casa, e prima di andarsene mi diede uno schiaffo sul sedere.
- Mi sa che stasera ti tocca darmi anche questo.
- Puoi prendertelo quando voi, è sempre a tua disposizione - risposi, dopodichè rientrai in negozio.
Sabrina.
- Ma certo che ti perdono Paola - le risposi. - Ma mi dici cosa ti ha fatto pensare che io volessi aprire un altro negozio?
- Sono voci che girano.
- Ti assicuro che sono tutte falsità. Dai, ora torna a lavoro che c'è tanto da fare oggi.
Io sono una donna che non porta rancore. Sono capace di perdonare e lo faccio volentieri. Paola in fin dei conti non aveva fatto nulla di grave. In ogni caso speravo che quell'esperienza fosse servita a qualcosa, cioè speravo che i buchi di Paola erano stati in grado di distrarre un pò Rocco, che in quel periodo era davvero triste per via del fatto che Laura l'aveva lasciato.
Nel pomeriggio Stefano mi fece una bella sorpresa passandomi a trovare. Io ero al bar per un caffè e ad un certo punto mi sentii qualcuno dietro, ma non diedi molta importanza a questa cosa, dopodichè le sue mani scivolarono sui miei fianchi fino a salire e a raggiungere le mie tette. A quel punto mi girai di scatto, pronta a tirare uno schiaffone al porco che mi stava molestando. Quando mi accorsi che era Stefano scoppiai a ridere. Ci abbracciammo e mi accorsi che ce l'aveva duro da morire. Mi chiedevo quale fosse il motivo di tanta eccitazione. Da quando eravamo ritornati insieme era come se il nostro rapporto fosse ritornato pieno di energia. Avevamo tanta voglia entrambi di fare l'amore, di fare porcate, di provare nuove emozioni. Stefano mi accarezzò il viso infilandomi la mano nei capelli, e io aspettai la sua bocca sulla mia, la sua lingua e il suo calore. Non mi fece aspettare e mi baciò in modo appassionato.
- Sei bellissima - mi disse.
- Grazie - risposi divertita. - Ma cos'è tutto questo affetto? Sei arrapato?
- Da morire. Sei tu che mi fai arrapare.
- Ah sì? E come mai? - decisi di stuzzicarlo un pò affinchè mi dicesse qualche porcata. Lo adoravo quando lo faceva.
- Perchè non faccio altro che pensarti mentre ti fai montare da un altro uomo.
- E poi?
- E poi ti penso mentre ti fai schizzare sul viso. Ti immagino piena di sborra, che ti cola da tutte le parti.
- Che maiale che sei.
Sì, c'avevo un marito maiale, e non potevo essere più felice. Andavo al manicomio quando mi diceva delle porcate, perchè sapevo che mi desiderava e che la sua passione per me non si era spenta. Una donna certe dimostrazioni d'amore le pretende. Poi ultimamente Stefano aveva cominciato anche a farmi una marea di regali, principalmente gioielli, di ogni genere, collier, orecchini, bracciali. Non vorrei sembrarvi retorica, ma in quel periodo mi faceva sentire davvero speciale.
Comunque, vista la sua incredibile eccitazione, pensai che l'unica cosa da fare fosse dargli quello che voleva. Di solito quando avevamo poco tempo e Stefano era arrapato lo accontentavo con una spagnola. Così lo portai al negozio; uno dei camerini sarebbe stato l'ideale per l'operazione che mi apprestavo ad eseguire. Andammo dritti verso la nostra destinazione e una volta dentro il camerino mi inginocchiai davanti a lui e gli tirai fuori il cazzo oscenamente eretto. Era duro come la pietra, e non avrei dovuto lavorarlo molto per farlo sborrare, mi sarebbe bastato fargli fare un pò di su e giù tra le tette e l'avrei fatto schizzare come una fontana. Così mi sbottonai la camicia e le feci uscire fuori, e senza perdere tempo Stefano mi ci mise in mezzo il suo bel cazzone duro. Con le mani schiacciai le tette contro di lui e cominciai a segarlo. Ma Stefano non era venuto esclusivamente per godere, piuttosto aveva qualcosa da dirmi. Quella mattina infatti aveva sentito nostra figlia Moana al telefono. Io ormai era da quando avevamo litigato che non avevo più sue notizie. Moana era diventata un argomento delicato da affrontare. Mi sentivo certamente in colpa per come l'avevo trattata, ma allo stesso tempo ero consapevole di essere stata portata allo stremo da lei. Quindi rimpianti di quello che aveva fatto non ne avevo moltissimi.
- Ho sentito Moana - mi disse.
- Ah sì? E allora? - gli domandai continuando la sega. - Come sta?
- Bene. Abbiamo parlato molto. Sai, il fatto di essersi lasciata con Berni è stato un duro colpo.
- Già. Quel ragazzo era una specie di punto di riferimento. Senza di lui è come una barca alla deriva.
- Infatti. Ma io credo che anche tu eri un punto di riferimento. Io credo che sia il caso che voi due cerchiate di riappacificarvi.
Stefano mi disse che aveva chiesto a Moana di trascorrere del tempo con noi, e lei aveva accettato volentieri. Il piano era il seguente: il prossimo sabato saremmo partiti tutti e tre per una giornata al mare. Trascorrere del tempo insieme avrebbe sicuramente rinsaldato il nostro rapporto. L'idea di Stefano era quella di ritornare in una spiaggia naturista che eravamo soliti frequentare quando Rocco e Moana erano bambini. I sabati e le domentiche lì erano d'obbligo, e rivivere quei momenti di serenità sarebbe stato di certo un incentivo per Moana a ritornare a stare da noi (e forse a mettere la testa a posto). E mentre mi raccontava il suo piano sentii il suo cazzo pulsare in mezzo alle mie tette, e dopo qualche secondo cominciò a sborrare copiosamente, e il suo caldo seme iniziò a colarmi sul seno. Farlo venire per me era una gioia indescrivibile. Lui era il mio uomo, e mi piaceva farlo godere e accontentarlo ogni volta che c'aveva una voglia porca. Ma per ripulirmi dal suo sperma ogni volta mi ci voleva una confezione di clinex. Magari Stefano non era uno stallone da monta, ma quando veniva sembrava un idrante.
Uscimmo dal camerino e lo accompagnai all'uscita del negozio. Stefano mi baciò e mi diede appuntamento a casa, e prima di andarsene mi diede uno schiaffo sul sedere.
- Mi sa che stasera ti tocca darmi anche questo.
- Puoi prendertelo quando voi, è sempre a tua disposizione - risposi, dopodichè rientrai in negozio.
Sabrina.
venerdì 20 novembre 2015
martedì 17 novembre 2015
domenica 15 novembre 2015
sabato 14 novembre 2015
mercoledì 11 novembre 2015
martedì 10 novembre 2015
Un'emozione nuova.
(in foto: Jessie Rogers, HardcoreGangbang.com)
Lo spettacolo a cui stavo assistendo era del tutto nuovo. Era la prima volta che vedevo un'orgia gay, e io mi sentivo come un pesce fuor d'acqua. La mia presenza in mezzo a quegli stalloni era del tutto inutile. Infatti me ne restai lì sul divano a guardare e a procurarmi piacere da sola, con le mie dita. Tutto quel sesso anale però mi stava facendo impazzire. Non potevo accettare che io fossi l'unica ad avere il culo ancora immacolato. E poi avevo la fighetta in fiamme. Non facevo l'amore da circa un mese, cioè da quando mi ero lasciata con Berni.
Ebbene sì, io e Berni ci eravamo lasciati, per incompatibilità di carattere. Lui ad un certo punto venne da me con una pretesa assurda; voleva che lasciassi lo strip bar e mi dedicassi esclusivamente a lui. Era stanco del fatto che mi esibissi nuda di fronte ad altri uomini. Per un certo periodo aveva ingoiato il rospo senza dire niente, però poi ad un certo punto era sbottato. Non poteva accettare che mezza popolazione della città vedesse la sua donna così come mamma l'aveva fatta, e quindi mi diede un ultimatum: o lui o lo strip bar. Ci fu una terribile discussione, in cui gli dissi che non mi erano mai andati a genio gli ultimatum, e che quella era la mia vita, e ne lui ne mia madre potevano dirmi cosa fare. Quindi l'ultimatum alla fine glielo diedi io: o accettava il mio lavoro oppure poteva pure andarsene. Berni decise di lasciarmi. E da quel giorno non avevo più fatto l'amore, un pò perchè non mi era capitata nessuna occasione degna di essere presa in considerazione, e un pò perchè la rottura con Berni mi aveva lasciata molto scossa. Stavamo insieme da molti anni, e adesso trovarmi da sola mi aveva un pò disorientata. Ma quella sera, la sera della cena, avevo proprio voglia di rifarmi. Ma i miei amici non ne volevano sapere di riempire anche me. Era chiaro che la mia "merce" così ben esposta non era di loro gradimento. Ma stavo per impazzire. Toccarmi non mi dava alcuna emozione. Volevo un cazzo. Anzi, li volevo tutti. Così ad un certo punto decisi di far presente che mi avevano lasciata da sola.
- Ehi! E a me nessuno ci pensa? - domandai allargando le labbra della vagina per mostrarla a tutti.
A quel punto si fermarono e mi guardarono divertiti.
- Siete mai entrati dentro una donna? - domandai, e qualcuno rispose di sì, altri invece dissero di no. - Non siate timidi, fatevi avanti.
Il primo a farsi avanti fu Jeremy, il mio collega dello strip bar, il quale puntò il suo enorme cazzo (che fino a pochi attimi prima era stato nel retto di qualcuno) contro la mia vagina e iniziò a penetrarmi. Dopo dieci minuti si fece la folla intorno a me; tutti volevano provare quella nuova esperienza di entrare dentro una donna. In pochi attimi mi ritrovai tutti i buchi occupati. Non mi davano tregua, se ne sfilava uno e subito ce n'era un altro pronto a riempire il buco che si era appena liberato. E non riuscivo neppure a parlare, perchè praticamente avevo sempre la bocca occupata da un cazzo. Non appena ne usciva uno subito me ne piazzavano un altro dentro. Ad un certo punto credo di aver perso anche i sensi per via dei continui orgasmi che mi stavano donando. Mi lasciai andare esanime, mentre loro continuavano a pomparmi i buchi. Ero completamente sommersa dai loro corpi, incapace di muovermi, erano loro a fare tutto. Qualcuno mi mise le palle in bocca e io le succhiai con le poche energie che ancora mi rimanevano. Poi mi ritrovai davanti alle labbra anche un orifizio anale. Leccai anche quello. Poi altre palle e altri buchi. Qualcuno iniziò a schizzare; sentii i fiotti di sborra calda sulla pelle. A poco alla volta cominciarono a venirmi addosso, da tutte le parti. Alla fine ero stremata e avevo il corpo ricoperto del loro seme. Mi accasciai sul divano come uno straccio logorato a pancia in giù, con la faccia immersa nei cuscini. Ero distrutta ma soddisfatta. Avevo ottenuto quello che cercavo, cioè una bella ripassata. Non era stato facile convincerli a farlo, ma alla fine, vuoi un pò la curiosità di provare qualcosa di nuovo, avevano ceduto e mi avevano riempita tutta. Mi resi conto che per loro doveva essere stata un'emozione completamente nuova. A giudicare da tutta la sborra che mi avevano lasciato sul corpo, per loro doveva essere stata sicuramente un'esperienza piacevole. E il fatto di aver donato il mio corpo ai miei nuovi amici mi faceva davvero molto piacere, soprattutto perchè avevo goduto come una matta.
Mi addormentai, e qualcuno di loro mi coprì con una giacca affinchè non prendessi freddo durante la notte. Quando mi svegliai non c'era più nessuno. Però mi avevano lasciato un messaggio sul tavolo che diceva: "sei stata divina". Avevo ancora la mente annebbiata dal troppo sesso (e da qualche bicchiere di vino di troppo) e neanche avevo la forza di rivestirmi o di fare una doccia. Avevo la loro sborra appiccicata dappertutto. La casa era sottosopra e mi ci sarebbe voluta tutta la mattinata per mettere a posto. Ad un certo punto qualcuno bussò alla porta. Andai ad aprire. Ero così confusa che non mi venne neanche per la mente di indossare qualcosa, e al portinaio che mi era venuto a portare la posta a momenti gli venne un attacco cardiaco quando mi vide nuda. Il portinaio aveva una sessantina d'anni, portati malissimo, sembrava che ne avesse settanta, e aveva sempre avuto un debole per me. E ogni scusa era buona per venire a rompermi le scatole. E non dovette sembragli vero vedermi nuda. Ma non provai alcun senso di vergogna. Era innoquo, e probabilmente non gli si alzava neanche più.
- Signorina, ecco la sua posta - disse dopo aver fatto un'accurata panoramica del mio corpo. - Inoltre vorrei segnalarle che i suoi vicini si sono lamentati molto per la confusione di stanotte.
- Mi dispiace. Io e i miei amici abbiamo fatto una gangbang. Non glielo posso assicurare, ma le prometto che non si verificherà più.
- Una... una... gangbang?! - gli stavo venendo un altro mezzo attacco. - Signorina, questo è uno stabile rispettabile.
- Va bene, grazie - cercai di richiudere la porta, ma lui aveva ancora qualcosa da dirmi.
- Vorrei ricordarle che lei è in arretrato con le rate condominiali.
A quel punto mi guardai intorno, e vidi la mia borsetta per terra a pochi passi. La raggiunsi e mi abbassai a novanta gradi per rovistarci dentro, e il portinaio ebbe l'occasione di vedere com'ero fatta dietro. Le mie natiche si allargarono mettendo in mostra il mio buco del culo, ancora bello largo per il troppo sesso anale della notte precedente. Finalmente trovai il borsellino, presi i soldi per saldare la rata condominiale di quel mese, ma ero ancora in arretrato. Da quando mi ero trasferita non avevo mai pagato. Ero sulla lista nera dell'amministratore. Dopo aver offerto al portinaio il panorama del mio didietro lui sembrava rimasto senza parole. In ogni modo ero troppo impegnata per prestargli attenzione, e così richiusi la porta e cercai di sistemare la confusione dell'appartamento.
Moana.
Ebbene sì, io e Berni ci eravamo lasciati, per incompatibilità di carattere. Lui ad un certo punto venne da me con una pretesa assurda; voleva che lasciassi lo strip bar e mi dedicassi esclusivamente a lui. Era stanco del fatto che mi esibissi nuda di fronte ad altri uomini. Per un certo periodo aveva ingoiato il rospo senza dire niente, però poi ad un certo punto era sbottato. Non poteva accettare che mezza popolazione della città vedesse la sua donna così come mamma l'aveva fatta, e quindi mi diede un ultimatum: o lui o lo strip bar. Ci fu una terribile discussione, in cui gli dissi che non mi erano mai andati a genio gli ultimatum, e che quella era la mia vita, e ne lui ne mia madre potevano dirmi cosa fare. Quindi l'ultimatum alla fine glielo diedi io: o accettava il mio lavoro oppure poteva pure andarsene. Berni decise di lasciarmi. E da quel giorno non avevo più fatto l'amore, un pò perchè non mi era capitata nessuna occasione degna di essere presa in considerazione, e un pò perchè la rottura con Berni mi aveva lasciata molto scossa. Stavamo insieme da molti anni, e adesso trovarmi da sola mi aveva un pò disorientata. Ma quella sera, la sera della cena, avevo proprio voglia di rifarmi. Ma i miei amici non ne volevano sapere di riempire anche me. Era chiaro che la mia "merce" così ben esposta non era di loro gradimento. Ma stavo per impazzire. Toccarmi non mi dava alcuna emozione. Volevo un cazzo. Anzi, li volevo tutti. Così ad un certo punto decisi di far presente che mi avevano lasciata da sola.
- Ehi! E a me nessuno ci pensa? - domandai allargando le labbra della vagina per mostrarla a tutti.
A quel punto si fermarono e mi guardarono divertiti.
- Siete mai entrati dentro una donna? - domandai, e qualcuno rispose di sì, altri invece dissero di no. - Non siate timidi, fatevi avanti.
Il primo a farsi avanti fu Jeremy, il mio collega dello strip bar, il quale puntò il suo enorme cazzo (che fino a pochi attimi prima era stato nel retto di qualcuno) contro la mia vagina e iniziò a penetrarmi. Dopo dieci minuti si fece la folla intorno a me; tutti volevano provare quella nuova esperienza di entrare dentro una donna. In pochi attimi mi ritrovai tutti i buchi occupati. Non mi davano tregua, se ne sfilava uno e subito ce n'era un altro pronto a riempire il buco che si era appena liberato. E non riuscivo neppure a parlare, perchè praticamente avevo sempre la bocca occupata da un cazzo. Non appena ne usciva uno subito me ne piazzavano un altro dentro. Ad un certo punto credo di aver perso anche i sensi per via dei continui orgasmi che mi stavano donando. Mi lasciai andare esanime, mentre loro continuavano a pomparmi i buchi. Ero completamente sommersa dai loro corpi, incapace di muovermi, erano loro a fare tutto. Qualcuno mi mise le palle in bocca e io le succhiai con le poche energie che ancora mi rimanevano. Poi mi ritrovai davanti alle labbra anche un orifizio anale. Leccai anche quello. Poi altre palle e altri buchi. Qualcuno iniziò a schizzare; sentii i fiotti di sborra calda sulla pelle. A poco alla volta cominciarono a venirmi addosso, da tutte le parti. Alla fine ero stremata e avevo il corpo ricoperto del loro seme. Mi accasciai sul divano come uno straccio logorato a pancia in giù, con la faccia immersa nei cuscini. Ero distrutta ma soddisfatta. Avevo ottenuto quello che cercavo, cioè una bella ripassata. Non era stato facile convincerli a farlo, ma alla fine, vuoi un pò la curiosità di provare qualcosa di nuovo, avevano ceduto e mi avevano riempita tutta. Mi resi conto che per loro doveva essere stata un'emozione completamente nuova. A giudicare da tutta la sborra che mi avevano lasciato sul corpo, per loro doveva essere stata sicuramente un'esperienza piacevole. E il fatto di aver donato il mio corpo ai miei nuovi amici mi faceva davvero molto piacere, soprattutto perchè avevo goduto come una matta.
Mi addormentai, e qualcuno di loro mi coprì con una giacca affinchè non prendessi freddo durante la notte. Quando mi svegliai non c'era più nessuno. Però mi avevano lasciato un messaggio sul tavolo che diceva: "sei stata divina". Avevo ancora la mente annebbiata dal troppo sesso (e da qualche bicchiere di vino di troppo) e neanche avevo la forza di rivestirmi o di fare una doccia. Avevo la loro sborra appiccicata dappertutto. La casa era sottosopra e mi ci sarebbe voluta tutta la mattinata per mettere a posto. Ad un certo punto qualcuno bussò alla porta. Andai ad aprire. Ero così confusa che non mi venne neanche per la mente di indossare qualcosa, e al portinaio che mi era venuto a portare la posta a momenti gli venne un attacco cardiaco quando mi vide nuda. Il portinaio aveva una sessantina d'anni, portati malissimo, sembrava che ne avesse settanta, e aveva sempre avuto un debole per me. E ogni scusa era buona per venire a rompermi le scatole. E non dovette sembragli vero vedermi nuda. Ma non provai alcun senso di vergogna. Era innoquo, e probabilmente non gli si alzava neanche più.
- Signorina, ecco la sua posta - disse dopo aver fatto un'accurata panoramica del mio corpo. - Inoltre vorrei segnalarle che i suoi vicini si sono lamentati molto per la confusione di stanotte.
- Mi dispiace. Io e i miei amici abbiamo fatto una gangbang. Non glielo posso assicurare, ma le prometto che non si verificherà più.
- Una... una... gangbang?! - gli stavo venendo un altro mezzo attacco. - Signorina, questo è uno stabile rispettabile.
- Va bene, grazie - cercai di richiudere la porta, ma lui aveva ancora qualcosa da dirmi.
- Vorrei ricordarle che lei è in arretrato con le rate condominiali.
A quel punto mi guardai intorno, e vidi la mia borsetta per terra a pochi passi. La raggiunsi e mi abbassai a novanta gradi per rovistarci dentro, e il portinaio ebbe l'occasione di vedere com'ero fatta dietro. Le mie natiche si allargarono mettendo in mostra il mio buco del culo, ancora bello largo per il troppo sesso anale della notte precedente. Finalmente trovai il borsellino, presi i soldi per saldare la rata condominiale di quel mese, ma ero ancora in arretrato. Da quando mi ero trasferita non avevo mai pagato. Ero sulla lista nera dell'amministratore. Dopo aver offerto al portinaio il panorama del mio didietro lui sembrava rimasto senza parole. In ogni modo ero troppo impegnata per prestargli attenzione, e così richiusi la porta e cercai di sistemare la confusione dell'appartamento.
Moana.
lunedì 9 novembre 2015
Cena con dessert di cazzi.
(in foto: AJ Applegate, DP My Wife With Me 8, RealityJunkies.com)
Mio fratello mi aveva telefonato per darmi le ultime notizie. Da quando mi ero trasferita Rocco mi aveva chiamato poche volte, e se lo aveva fatto era per dirmi qualcosa di importante. Quella volta mi chiamò per dirmi dei nostri vecchi; nostro padre aveva fatto un'altra delle sue follie. Era partito per le vacanze con mia madre e il suo toy boy. Non credete sia una faccenda alquanto strana? E oltre a dirmi questo mi aveva anche raccontato delle sue nuove eccitanti avventure con Laura. Quello che mi disse mi stupì non poco. Non credevo che Laura fosse capace di fare cose del genere. L'avevo sempre vista come una ragazza acqua e sapone, a cui il massimo che un uomo poteva chiederle era di dare una leccatina al proprio cazzo. Mi sbagliavo. Laura a quanto pare nascondeva anche lei un pò di porcume, come ognuno di noi, e a quanto pare era riuscita a tirarlo fuori.
La faccenda dei nostri genitori era davvero forte. Era chiaro sia a me che a Rocco che al loro rientro sarebbero ritornati come marito e moglie, e non più come una coppia separata. Qualsiasi cosa avessero deciso di fare comunque non era un mio problema. Io mi godevo la mia meritata indipendenza. Da quando mi ero trasferita, e soprattutto da quando avevo litigato con mia madre, non avevo fatto altro che dedicarmi a me stessa. Con il nuovo lavoro allo strip bar potevo permettermi il lusso di una mansarda tutta mia, dove potevo fare quello che volevo senza dare conto a nessuno. E infatti feste e cene tra amici erano all'ordine del giorno.
Proprio quella sera infatti avevo organizzato una cena tra amici. Ultimamente avevo cominciato a frequentare un collega di lavoro, quel Jeremy Q di cui vi ho parlato in precedenza. Eravamo diventati molto amici, e lui mi aveva spalancato le porte del suo mondo gay friendly. Se non sbaglio vi ho detto anche questo, cioè che Jeremy Q era gay, e lo erano anche tutti i suoi amici con cui spesso uscivo la sera, e con cui condividevo delle serate magiche nei locali gay e lesbo più conosciuti della città. Jeremy Q e i suoi amici mi facevano sentire speciale, nonostante fossi l'unica del gruppo ad essere etero. Con loro mi divertivo davvero.
Ebbene, quella sera sarebbero venuti da me a cena. In tutto erano otto, e mi ero data da fare ai fornelli per tutto il giorno. Mio padre mi aveva insegnato a cucinare qualche specialità, e quella sera avevo sfruttato tutti i suoi insegnamenti per fare colpo sui miei nuovi amici. Ci tenevo a fare bella figura. Fin da quando ero entrata in quella comitiva ero sempre stata trattata come una regina; mi adoravano, mi riempivano di lusighe, e ogni volta che uno di loro lo faceva io mi scioglievo, perchè non lo facevano con l'intento di venire a letto con me (non era nei loro interessi, erano tutti gay), ma se mi facevano un complimento era perchè lo pensavano davvero. E quella sera avevo voglia di stupirli, dimostrandogli che potevo essere anche una cuoca sopraffina. La cosa strana sapete qual'era? Era avere tutte quelle attenzioni da parte di otto bei stalloni da monta. Eh sì perchè erano davvero degli adoni. Vederli faceva venire l'acquolina in bocca, coi loro corpi muscolosi e atletici. Non vi nascondo che una volta mi ero anche masturbata pensando a loro, e ero venuta come una fontana, e avevo schizzato umori dappertutto, perchè pensavo a loro, tutti insieme su di me a riempirmi i buchi. Ho goduto così tanto che non potete neanche immaginare. Ma sapevo che poteva essere solo una fantasia. Sapevo benissimo che loro non erano attratti dai miei buchi, ma dai buchi degli uomini come loro.
In ogni modo la cena ingranò bene come mi aspettavo. Furono tutti colpiti da quello che avevo preparato da mangiare, e come loro solito mi coprirono di complimenti. Jeremy addirittura disse:
- Sei bella da morire, sai cucinare benissimo, sicuramente a letto sarai una bomba del sesso, insomma Moana, sei proprio una donna da sposare.
E tutti gli altri applaudirono divertiti in segno di approvazione, e io come mio solito diventai tutta rossa per quell'eccessivo carico di lusinghe. Mi sentivo proprio a mio agio con loro. Era come se li conoscessi da una vita, eppure era soltanto un mese che avevo cominciato a frequentarli. Mi avevano accolta nel gruppo con un affetto davvero sorprendente.
Quella sera a tavola c'era molto vino. Ricordo che dopo il terzo bicchiere cominciai a vedere tutto sotto un'altra ottica, iniziai a sentirmi davvero arrapata. Guardai i miei amici, e ripensai a quando mi ero masturbata pensando a loro. Mi si inzupparono le mutandine in due secondi. Sapete quel raptus di porcaggine che ti viene quando c'hai una voglia matta di scopare? Quando magari c'è qualcosa, uno stimolo che ti accende il desiderio. Ebbene quella sera mi prese quell'impulso incontrollabile che partiva dal cervello e scendeva repentinamente alla vagina, scaldandola come una caldarrosta. Un pò, come ho già detto, per via del vino, un pò perchè i miei nuovi amici erano molto gnocchi, con quei pettorali e quelle braccia muscolose, quei colli taurini, le loro mani calde, il profumo dei loro corpi. Era un tutt'uno che mi fece surriscaldare, mi venne voglia di sentirmeli tutti addosso, in una gangbang selvaggia. E forse sarà stato anche il discorso che avevamo intrapreso a tavola; uno dei miei amici aveva detto di essere stato a letto con un tizio con un membro di trentacinque centimetri, ma nessuno di noi volle crederci, e allora cominciammo a parlare della misura giusta, e ognuno di loro disse quella del proprio membro, che si aggirava tra i venticinque e i trenta. E allora me li immaginai nudi, coi cazzi svettanti verso l'alto, tutti per me, e questo mi fece eccitare come una cagna. Così me ne andai in bagno e mi ci chiusi dentro per qualche minuto. Mi guardai allo specchio e cercai di calmarmi. Avevo il batticuore per quello che avevo in mente di fare. Feci un lungo sospiro e mi spogliai sfilandomi il vestitino e il perizoma. Adesso che ero completamente nuda ritornai dai miei amici. Mi misi lì di fronte a loro e mi lasciai guardare. Quella mia improvvisata li lasciò senza parole. Mi avevano già vista nuda allo strip bar, quindi non era la prima volta, ma vedermi nuda in un contesto diverso da quello lavorativo li fece rimanere a bocca aperta.
- Gnoccolona! - urlò Geremy e scoppiammo tutti a ridere.
- Che ne dite di trasformare questa cena in una serata nudista? - domandai.
Si guardarono tutti per cercare di capire se stessi facendo sul serio. Era chiaro a tutti che una volta tolti i vestiti si sarebbe scatenata un'orgia colossale, quindi bisognava stare attenti. Molti dei presenti erano fidanzati, e tra l'altro alcuni dei loro partner erano lì.
- E dai! - dissi. - Tirate fuori i vostri bei cazzi.
A quel punto si scatenò una sorta di spirito cameratesco e cominciarono a spogliarsi. Io andai a sedermi sul divano a godermi lo spettacolo. A poco alla volta vedevo comparire i loro attrezzi del piacere e potetti constatare che non avevano mentito quando avevano elencato le dimensioni dei loro cazzi; erano tutti tra i venticinque e i trenta. Restai lì sul divano con le gambe oscenamente aperte in attesa che qualcuno venisse ad accontentarmi. Ma avevo fatto i conti senza l'oste. Iniziarono a fare porcate tra di loro, e a me mi lasciarono tutta sola. In pochi attimi nacque un'ammucchiata da cui io fui completamente esclusa. Vidi le prime pazzesche erezioni, cazzi enormi e duri dappertutto, e io lì a guardare e a sgrillettarmi da sola. Tutti che si baciavano, che si toccavano dappertutto, e a me neppure mi guardavano. Mi stavo annoiando a morte. Anche io volevo la mia parte, ma sarebbe stato difficile ottenerla. Penetrare la mia vagina non sembrava minimamente nei loro principali interessi.
Moana.
La faccenda dei nostri genitori era davvero forte. Era chiaro sia a me che a Rocco che al loro rientro sarebbero ritornati come marito e moglie, e non più come una coppia separata. Qualsiasi cosa avessero deciso di fare comunque non era un mio problema. Io mi godevo la mia meritata indipendenza. Da quando mi ero trasferita, e soprattutto da quando avevo litigato con mia madre, non avevo fatto altro che dedicarmi a me stessa. Con il nuovo lavoro allo strip bar potevo permettermi il lusso di una mansarda tutta mia, dove potevo fare quello che volevo senza dare conto a nessuno. E infatti feste e cene tra amici erano all'ordine del giorno.
Proprio quella sera infatti avevo organizzato una cena tra amici. Ultimamente avevo cominciato a frequentare un collega di lavoro, quel Jeremy Q di cui vi ho parlato in precedenza. Eravamo diventati molto amici, e lui mi aveva spalancato le porte del suo mondo gay friendly. Se non sbaglio vi ho detto anche questo, cioè che Jeremy Q era gay, e lo erano anche tutti i suoi amici con cui spesso uscivo la sera, e con cui condividevo delle serate magiche nei locali gay e lesbo più conosciuti della città. Jeremy Q e i suoi amici mi facevano sentire speciale, nonostante fossi l'unica del gruppo ad essere etero. Con loro mi divertivo davvero.
Ebbene, quella sera sarebbero venuti da me a cena. In tutto erano otto, e mi ero data da fare ai fornelli per tutto il giorno. Mio padre mi aveva insegnato a cucinare qualche specialità, e quella sera avevo sfruttato tutti i suoi insegnamenti per fare colpo sui miei nuovi amici. Ci tenevo a fare bella figura. Fin da quando ero entrata in quella comitiva ero sempre stata trattata come una regina; mi adoravano, mi riempivano di lusighe, e ogni volta che uno di loro lo faceva io mi scioglievo, perchè non lo facevano con l'intento di venire a letto con me (non era nei loro interessi, erano tutti gay), ma se mi facevano un complimento era perchè lo pensavano davvero. E quella sera avevo voglia di stupirli, dimostrandogli che potevo essere anche una cuoca sopraffina. La cosa strana sapete qual'era? Era avere tutte quelle attenzioni da parte di otto bei stalloni da monta. Eh sì perchè erano davvero degli adoni. Vederli faceva venire l'acquolina in bocca, coi loro corpi muscolosi e atletici. Non vi nascondo che una volta mi ero anche masturbata pensando a loro, e ero venuta come una fontana, e avevo schizzato umori dappertutto, perchè pensavo a loro, tutti insieme su di me a riempirmi i buchi. Ho goduto così tanto che non potete neanche immaginare. Ma sapevo che poteva essere solo una fantasia. Sapevo benissimo che loro non erano attratti dai miei buchi, ma dai buchi degli uomini come loro.
In ogni modo la cena ingranò bene come mi aspettavo. Furono tutti colpiti da quello che avevo preparato da mangiare, e come loro solito mi coprirono di complimenti. Jeremy addirittura disse:
- Sei bella da morire, sai cucinare benissimo, sicuramente a letto sarai una bomba del sesso, insomma Moana, sei proprio una donna da sposare.
E tutti gli altri applaudirono divertiti in segno di approvazione, e io come mio solito diventai tutta rossa per quell'eccessivo carico di lusinghe. Mi sentivo proprio a mio agio con loro. Era come se li conoscessi da una vita, eppure era soltanto un mese che avevo cominciato a frequentarli. Mi avevano accolta nel gruppo con un affetto davvero sorprendente.
Quella sera a tavola c'era molto vino. Ricordo che dopo il terzo bicchiere cominciai a vedere tutto sotto un'altra ottica, iniziai a sentirmi davvero arrapata. Guardai i miei amici, e ripensai a quando mi ero masturbata pensando a loro. Mi si inzupparono le mutandine in due secondi. Sapete quel raptus di porcaggine che ti viene quando c'hai una voglia matta di scopare? Quando magari c'è qualcosa, uno stimolo che ti accende il desiderio. Ebbene quella sera mi prese quell'impulso incontrollabile che partiva dal cervello e scendeva repentinamente alla vagina, scaldandola come una caldarrosta. Un pò, come ho già detto, per via del vino, un pò perchè i miei nuovi amici erano molto gnocchi, con quei pettorali e quelle braccia muscolose, quei colli taurini, le loro mani calde, il profumo dei loro corpi. Era un tutt'uno che mi fece surriscaldare, mi venne voglia di sentirmeli tutti addosso, in una gangbang selvaggia. E forse sarà stato anche il discorso che avevamo intrapreso a tavola; uno dei miei amici aveva detto di essere stato a letto con un tizio con un membro di trentacinque centimetri, ma nessuno di noi volle crederci, e allora cominciammo a parlare della misura giusta, e ognuno di loro disse quella del proprio membro, che si aggirava tra i venticinque e i trenta. E allora me li immaginai nudi, coi cazzi svettanti verso l'alto, tutti per me, e questo mi fece eccitare come una cagna. Così me ne andai in bagno e mi ci chiusi dentro per qualche minuto. Mi guardai allo specchio e cercai di calmarmi. Avevo il batticuore per quello che avevo in mente di fare. Feci un lungo sospiro e mi spogliai sfilandomi il vestitino e il perizoma. Adesso che ero completamente nuda ritornai dai miei amici. Mi misi lì di fronte a loro e mi lasciai guardare. Quella mia improvvisata li lasciò senza parole. Mi avevano già vista nuda allo strip bar, quindi non era la prima volta, ma vedermi nuda in un contesto diverso da quello lavorativo li fece rimanere a bocca aperta.
- Gnoccolona! - urlò Geremy e scoppiammo tutti a ridere.
- Che ne dite di trasformare questa cena in una serata nudista? - domandai.
Si guardarono tutti per cercare di capire se stessi facendo sul serio. Era chiaro a tutti che una volta tolti i vestiti si sarebbe scatenata un'orgia colossale, quindi bisognava stare attenti. Molti dei presenti erano fidanzati, e tra l'altro alcuni dei loro partner erano lì.
- E dai! - dissi. - Tirate fuori i vostri bei cazzi.
A quel punto si scatenò una sorta di spirito cameratesco e cominciarono a spogliarsi. Io andai a sedermi sul divano a godermi lo spettacolo. A poco alla volta vedevo comparire i loro attrezzi del piacere e potetti constatare che non avevano mentito quando avevano elencato le dimensioni dei loro cazzi; erano tutti tra i venticinque e i trenta. Restai lì sul divano con le gambe oscenamente aperte in attesa che qualcuno venisse ad accontentarmi. Ma avevo fatto i conti senza l'oste. Iniziarono a fare porcate tra di loro, e a me mi lasciarono tutta sola. In pochi attimi nacque un'ammucchiata da cui io fui completamente esclusa. Vidi le prime pazzesche erezioni, cazzi enormi e duri dappertutto, e io lì a guardare e a sgrillettarmi da sola. Tutti che si baciavano, che si toccavano dappertutto, e a me neppure mi guardavano. Mi stavo annoiando a morte. Anche io volevo la mia parte, ma sarebbe stato difficile ottenerla. Penetrare la mia vagina non sembrava minimamente nei loro principali interessi.
Moana.
venerdì 6 novembre 2015
In tre sul camper dell'amore.
(in foto: Riley Reid, Slutty and Sluttier 18, EvilAngel.com)
Ripensai molto a quello che mi aveva detto Sabrina, e dovevo darmi da fare senza perdere tempo. Ma come fare, dal momento che a breve sarebbe partita per la vacanze insieme al suo giovane stallone? Pensai di agire d'istinto, e così il giorno stesso in cui avevano fissato la data della loro partenza mi presentai da lei. Il camper era proprio sotto casa nostra, un vero bolide nuovo di zecca, una vera casa su due ruote. Vidi Sabrina e Lucio che stavano portando dentro le ultime cose prima di partire e allora corsi verso di loro, e quando Sabrina mi vide allargò le braccia al cielo quasi come a chiedere aiuto a qualche santo in paradiso.
- Ci risiamo! - disse guardandomi in cagnesco. - Cosa sei venuto a fare? Non vedi che stiamo partendo?
- Voglio venire anch'io - risposi.
- Cosa?! Ma tu sei matto. Non se ne parla proprio.
Sapevo che quella proposta era assurda. Era chiaro che Sabrina voleva godersi il suo giovane amante focoso in santa pace, senza alcuna interferenza. Io con quel viaggio non c'entravo proprio niente. E mi ero già preparato ad un probabile rifiuto. Così li lasciai fare, e Lucio si mise al posto di guida, e Sabrina al suo fianco. Tutto era pronto per la grande partenza, e a quel punto mi misi davanti al muso del camper ostacolandoli. Sabrina mise la testa fuori dal finestrino per dirmene quattro.
- Ma che ti salta in mente? Togliti dalla strada! - urlò.
- Io non mi muovo, a meno che non mi facciate venire con voi.
Vidi Sabrina consultarsi con Lucio, ma non riuscivo a capire cosa si dicevano, perchè io ero fuori e loro erano dentro. Sabrina scese dal camper come una furia e si parò davanti a me in modo minaccioso, quasi come se volesse riempirmi la faccia di schiaffi.
- Se non te ne vai tra me e te è finita definitivamente. Non sto scherzando. Non ti rivolgerò mai più la parola. Pensa bene a quello che stai facendo.
- Non vado da nessuna parte Sabri. Io ti amo e voglio venire con voi.
Sabrina andò verso il finestrino per consultarsi di nuovo con Lucio. Sentii che gli diceva: "che facciamo?". E lui: "aspettiamo un pò. Prima o poi si stancherà e se ne andrà via". E Sabrina: "non si stancherà, te lo garantisco. Potrebbe rimanere lì davanti per giorni". E lui: "e allora non abbiamo scelta".
Sabrina venne di nuovo verso di me con aria sconfitta e demoralizzata.
- Certo che tu sei proprio uno stronzo - disse. - E va bene, monta sul camper. Ma ti avverto, io e Lucio ci amiamo tanto, e pratichiamo l'amore molto spesso, e sarebbe molto gradita da parte tua una buona dose di privacy quando lo facciamo.
Non so come mi era venuta quella botta da matto, ma qualcosa mi diceva che passando del tempo con Sabrina sarei riuscito a riconquistarla. Salii a bordo del camper insieme a lei, la quale disse a Lucio di farsi da parte, perchè avrei guidato io, in quanto voleva avere il suo giovane stallone libero per poterci giocare in qualsiasi momento della giornata. Allora mi misi alla guida e partimmo. Sabrina si chiuse in bagno e Lucio si mise seduto al mio fianco. Gli dovevo di certo delle spiegazioni, dal momento che lo vidi molto spaesato. Il fatto di fare un viaggio con Sabrina e il suo ex marito dovette metterlo davvero in imbarazzo.
- Non voglio rovinarti la festa, Lucio - gli dissi. - Voglio solo passare del tempo con la mia ex moglie. Capisci?
- Certo.
- Non ti preoccupare, sarà come se io non ci fossi. Potrai avere comunque Sabrina. Di certo lei non si lascerà intimidire dalla mia presenza, e potrai fare con lei ciò che vuoi.
Ma era chiaro che mi riteneva un rompipalle. Sabrina uscì dal bagno con un monokini rosa, cioè un costume da bagno che le copriva solo sotto ma che le lasciava scoperte le tette. Si mise in posa per farsi guardare dal suo toro da monta.
- Ti piace? - gli domandò.
- Da morire - rispose lui.
- E allora perchè non vieni a fare una sveltina con la tua mammina?
Chiaramente adesso Sabrina doveva farmela pagare, e non eravamo neppure partiti che già aveva preso Lucio e l'aveva portato nella parte posteriore del camper dove c'era il letto, e si misero a porcheggiare come se io non ci fossi. Ma dalla mia postazione di guida riuscivo a vederli benissimo dallo specchietto retrovisore. Vedevo chiaramente Sabrina che stava facendo una gran sega al suo toro, mentre lui le palpava le tette e contemporaneamente gli baciava i capezzoli. E questo era solo l'inizio.
Dopo cinque minuti il giovane e aitante stallone le era entrato dentro. Lui era seduto sul letto e Sabrina gli si era messo sopra, e se lo stava scopando energicamente.
- Fottimi! Fottimi! - urlava. - Lo voglio tutto dentro il tuo grosso cazzo!
Lui le teneva le mani sulle natiche e gliele palpava e ogni tanto gli dava qualche sculacciata.
- Sì bravo! Dammi tante sculacciate, che la mamma ha fatto la cattiva! - diceva. - Sono stata tanto zoccola.
Era davvero scatenata, e di certo lo sarebbe stata lungo tutto il nostro viaggio. Comunque vedere Sabrina fare la porca con quel promettente maschio alpha mi stava facendo seriamente eccitare. Ce l'avevo durissimo. E lei sicuramente ne era a conoscenza. D'altronde mi conosceva bene, sapeva benissimo che ero un inguaribile cuckold. Ma allora se voleva punirmi, se voleva vendicarsi della mia invadenza, perchè lo stava facendo? Avrebbe dovuto fare l'inverso, cioè praticare un'astinenza ferrea se voleva darmi una lezione. Fu questo che mi fece capire che avevo fatto la cosa giusta. Forse anche lei infondo sentiva il bisogno di riavvicinarsi a me, e lo stava dimostrando scopandosi Lucio proprio lì, dietro di me. D'altronde quello era sempre stato il nostro modo di amarci, cioè condividere la nostra sessualità con altre persone, soprattutto uomini. Inconsapevolmente eravamo ritornati ad essere marito e moglie, oppure era soltanto una mia impressione?
- Vengo! - urlò lui.
- Bravo! Sborrami dentro! Riempimi la figa!
Stefano.
- Ci risiamo! - disse guardandomi in cagnesco. - Cosa sei venuto a fare? Non vedi che stiamo partendo?
- Voglio venire anch'io - risposi.
- Cosa?! Ma tu sei matto. Non se ne parla proprio.
Sapevo che quella proposta era assurda. Era chiaro che Sabrina voleva godersi il suo giovane amante focoso in santa pace, senza alcuna interferenza. Io con quel viaggio non c'entravo proprio niente. E mi ero già preparato ad un probabile rifiuto. Così li lasciai fare, e Lucio si mise al posto di guida, e Sabrina al suo fianco. Tutto era pronto per la grande partenza, e a quel punto mi misi davanti al muso del camper ostacolandoli. Sabrina mise la testa fuori dal finestrino per dirmene quattro.
- Ma che ti salta in mente? Togliti dalla strada! - urlò.
- Io non mi muovo, a meno che non mi facciate venire con voi.
Vidi Sabrina consultarsi con Lucio, ma non riuscivo a capire cosa si dicevano, perchè io ero fuori e loro erano dentro. Sabrina scese dal camper come una furia e si parò davanti a me in modo minaccioso, quasi come se volesse riempirmi la faccia di schiaffi.
- Se non te ne vai tra me e te è finita definitivamente. Non sto scherzando. Non ti rivolgerò mai più la parola. Pensa bene a quello che stai facendo.
- Non vado da nessuna parte Sabri. Io ti amo e voglio venire con voi.
Sabrina andò verso il finestrino per consultarsi di nuovo con Lucio. Sentii che gli diceva: "che facciamo?". E lui: "aspettiamo un pò. Prima o poi si stancherà e se ne andrà via". E Sabrina: "non si stancherà, te lo garantisco. Potrebbe rimanere lì davanti per giorni". E lui: "e allora non abbiamo scelta".
Sabrina venne di nuovo verso di me con aria sconfitta e demoralizzata.
- Certo che tu sei proprio uno stronzo - disse. - E va bene, monta sul camper. Ma ti avverto, io e Lucio ci amiamo tanto, e pratichiamo l'amore molto spesso, e sarebbe molto gradita da parte tua una buona dose di privacy quando lo facciamo.
Non so come mi era venuta quella botta da matto, ma qualcosa mi diceva che passando del tempo con Sabrina sarei riuscito a riconquistarla. Salii a bordo del camper insieme a lei, la quale disse a Lucio di farsi da parte, perchè avrei guidato io, in quanto voleva avere il suo giovane stallone libero per poterci giocare in qualsiasi momento della giornata. Allora mi misi alla guida e partimmo. Sabrina si chiuse in bagno e Lucio si mise seduto al mio fianco. Gli dovevo di certo delle spiegazioni, dal momento che lo vidi molto spaesato. Il fatto di fare un viaggio con Sabrina e il suo ex marito dovette metterlo davvero in imbarazzo.
- Non voglio rovinarti la festa, Lucio - gli dissi. - Voglio solo passare del tempo con la mia ex moglie. Capisci?
- Certo.
- Non ti preoccupare, sarà come se io non ci fossi. Potrai avere comunque Sabrina. Di certo lei non si lascerà intimidire dalla mia presenza, e potrai fare con lei ciò che vuoi.
Ma era chiaro che mi riteneva un rompipalle. Sabrina uscì dal bagno con un monokini rosa, cioè un costume da bagno che le copriva solo sotto ma che le lasciava scoperte le tette. Si mise in posa per farsi guardare dal suo toro da monta.
- Ti piace? - gli domandò.
- Da morire - rispose lui.
- E allora perchè non vieni a fare una sveltina con la tua mammina?
Chiaramente adesso Sabrina doveva farmela pagare, e non eravamo neppure partiti che già aveva preso Lucio e l'aveva portato nella parte posteriore del camper dove c'era il letto, e si misero a porcheggiare come se io non ci fossi. Ma dalla mia postazione di guida riuscivo a vederli benissimo dallo specchietto retrovisore. Vedevo chiaramente Sabrina che stava facendo una gran sega al suo toro, mentre lui le palpava le tette e contemporaneamente gli baciava i capezzoli. E questo era solo l'inizio.
Dopo cinque minuti il giovane e aitante stallone le era entrato dentro. Lui era seduto sul letto e Sabrina gli si era messo sopra, e se lo stava scopando energicamente.
- Fottimi! Fottimi! - urlava. - Lo voglio tutto dentro il tuo grosso cazzo!
Lui le teneva le mani sulle natiche e gliele palpava e ogni tanto gli dava qualche sculacciata.
- Sì bravo! Dammi tante sculacciate, che la mamma ha fatto la cattiva! - diceva. - Sono stata tanto zoccola.
Era davvero scatenata, e di certo lo sarebbe stata lungo tutto il nostro viaggio. Comunque vedere Sabrina fare la porca con quel promettente maschio alpha mi stava facendo seriamente eccitare. Ce l'avevo durissimo. E lei sicuramente ne era a conoscenza. D'altronde mi conosceva bene, sapeva benissimo che ero un inguaribile cuckold. Ma allora se voleva punirmi, se voleva vendicarsi della mia invadenza, perchè lo stava facendo? Avrebbe dovuto fare l'inverso, cioè praticare un'astinenza ferrea se voleva darmi una lezione. Fu questo che mi fece capire che avevo fatto la cosa giusta. Forse anche lei infondo sentiva il bisogno di riavvicinarsi a me, e lo stava dimostrando scopandosi Lucio proprio lì, dietro di me. D'altronde quello era sempre stato il nostro modo di amarci, cioè condividere la nostra sessualità con altre persone, soprattutto uomini. Inconsapevolmente eravamo ritornati ad essere marito e moglie, oppure era soltanto una mia impressione?
- Vengo! - urlò lui.
- Bravo! Sborrami dentro! Riempimi la figa!
Stefano.
giovedì 5 novembre 2015
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