domenica 22 novembre 2015

Sborrata e fuga.

(in foto: Eva Notty, Jizz on Those Jugs, DDFNetwork.com)


   Non mi aspettavo che Paola fosse così calcolatrice. Io le avevo chiesto soltanto di uscire con mio figlio Rocco, senza prometterle niente in cambio. E invece lei chissà cos'era andata a pensare. E mi chiedevo chi avesse messo in giro quella voce dell'apertura di un nuovo negozio. Anche perchè non era proprio nelle mie intenzioni farlo. Già averne uno era una bella preoccupazione, figuriamoci accollarsene un altro. Non era proprio nei miei interessi, anche perchè non ne vedevo il motivo. In ogni modo non credevo che Paola avesse avuto il coraggio di ripresentarsi a lavoro dopo quello che mi aveva detto. E invece me la ritrovai in negozio. Era davvero giù per quello che era successo. Mi disse che era dispiaciuta e mi chiese di perdonarla.
- Ma certo che ti perdono Paola - le risposi. - Ma mi dici cosa ti ha fatto pensare che io volessi aprire un altro negozio?
- Sono voci che girano.
- Ti assicuro che sono tutte falsità. Dai, ora torna a lavoro che c'è tanto da fare oggi.
   Io sono una donna che non porta rancore. Sono capace di perdonare e lo faccio volentieri. Paola in fin dei conti non aveva fatto nulla di grave. In ogni caso speravo che quell'esperienza fosse servita a qualcosa, cioè speravo che i buchi di Paola erano stati in grado di distrarre un pò Rocco, che in quel periodo era davvero triste per via del fatto che Laura l'aveva lasciato.
   Nel pomeriggio Stefano mi fece una bella sorpresa passandomi a trovare. Io ero al bar per un caffè e ad un certo punto mi sentii qualcuno dietro, ma non diedi molta importanza a questa cosa, dopodichè le sue mani scivolarono sui miei fianchi fino a salire e a raggiungere le mie tette. A quel punto mi girai di scatto, pronta a tirare uno schiaffone al porco che mi stava molestando. Quando mi accorsi che era Stefano scoppiai a ridere. Ci abbracciammo e mi accorsi che ce l'aveva duro da morire. Mi chiedevo quale fosse il motivo di tanta eccitazione. Da quando eravamo ritornati insieme era come se il nostro rapporto fosse ritornato pieno di energia. Avevamo tanta voglia entrambi di fare l'amore, di fare porcate, di provare nuove emozioni. Stefano mi accarezzò il viso infilandomi la mano nei capelli, e io aspettai la sua bocca sulla mia, la sua lingua e il suo calore. Non mi fece aspettare e mi baciò in modo appassionato.
- Sei bellissima - mi disse.
- Grazie - risposi divertita. - Ma cos'è tutto questo affetto? Sei arrapato?
- Da morire. Sei tu che mi fai arrapare.
- Ah sì? E come mai? - decisi di stuzzicarlo un pò affinchè mi dicesse qualche porcata. Lo adoravo quando lo faceva.
- Perchè non faccio altro che pensarti mentre ti fai montare da un altro uomo.
- E poi?
- E poi ti penso mentre ti fai schizzare sul viso. Ti immagino piena di sborra, che ti cola da tutte le parti.
- Che maiale che sei.
   Sì, c'avevo un marito maiale, e non potevo essere più felice. Andavo al manicomio quando mi diceva delle porcate, perchè sapevo che mi desiderava e che la sua passione per me non si era spenta. Una donna certe dimostrazioni d'amore le pretende. Poi ultimamente Stefano aveva cominciato anche a farmi una marea di regali, principalmente gioielli, di ogni genere, collier, orecchini, bracciali. Non vorrei sembrarvi retorica, ma in quel periodo mi faceva sentire davvero speciale.
   Comunque, vista la sua incredibile eccitazione, pensai che l'unica cosa da fare fosse dargli quello che voleva. Di solito quando avevamo poco tempo e Stefano era arrapato lo accontentavo con una spagnola. Così lo portai al negozio; uno dei camerini sarebbe stato l'ideale per l'operazione che mi apprestavo ad eseguire. Andammo dritti verso la nostra destinazione e una volta dentro il camerino mi inginocchiai davanti a lui e gli tirai fuori il cazzo oscenamente eretto. Era duro come la pietra, e non avrei dovuto lavorarlo molto per farlo sborrare, mi sarebbe bastato fargli fare un pò di su e giù tra le tette e l'avrei fatto schizzare come una fontana. Così mi sbottonai la camicia e le feci uscire fuori, e senza perdere tempo Stefano mi ci mise in mezzo il suo bel cazzone duro. Con le mani schiacciai le tette contro di lui e cominciai a segarlo. Ma Stefano non era venuto esclusivamente per godere, piuttosto aveva qualcosa da dirmi. Quella mattina infatti aveva sentito nostra figlia Moana al telefono. Io ormai era da quando avevamo litigato che non avevo più sue notizie. Moana era diventata un argomento delicato da affrontare. Mi sentivo certamente in colpa per come l'avevo trattata, ma allo stesso tempo ero consapevole di essere stata portata allo stremo da lei. Quindi rimpianti di quello che aveva fatto non ne avevo moltissimi.
- Ho sentito Moana - mi disse.
- Ah sì? E allora? - gli domandai continuando la sega. - Come sta?
- Bene. Abbiamo parlato molto. Sai, il fatto di essersi lasciata con Berni è stato un duro colpo.
- Già. Quel ragazzo era una specie di punto di riferimento. Senza di lui è come una barca alla deriva.
- Infatti. Ma io credo che anche tu eri un punto di riferimento. Io credo che sia il caso che voi due cerchiate di riappacificarvi.
   Stefano mi disse che aveva chiesto a Moana di trascorrere del tempo con noi, e lei aveva accettato volentieri. Il piano era il seguente: il prossimo sabato saremmo partiti tutti e tre per una giornata al mare. Trascorrere del tempo insieme avrebbe sicuramente rinsaldato il nostro rapporto. L'idea di Stefano era quella di ritornare in una spiaggia naturista che eravamo soliti frequentare quando Rocco e Moana erano bambini. I sabati e le domentiche lì erano d'obbligo, e rivivere quei momenti di serenità sarebbe stato di certo un incentivo per Moana a ritornare a stare da noi (e forse a mettere la testa a posto). E mentre mi raccontava il suo piano sentii il suo cazzo pulsare in mezzo alle mie tette, e dopo qualche secondo cominciò a sborrare copiosamente, e il suo caldo seme iniziò a colarmi sul seno. Farlo venire per me era una gioia indescrivibile. Lui era il mio uomo, e mi piaceva farlo godere e accontentarlo ogni volta che c'aveva una voglia porca. Ma per ripulirmi dal suo sperma ogni volta mi ci voleva una confezione di clinex. Magari Stefano non era uno stallone da monta, ma quando veniva sembrava un idrante.
   Uscimmo dal camerino e lo accompagnai all'uscita del negozio. Stefano mi baciò e mi diede appuntamento a casa, e prima di andarsene mi diede uno schiaffo sul sedere.
- Mi sa che stasera ti tocca darmi anche questo.
- Puoi prendertelo quando voi, è sempre a tua disposizione - risposi, dopodichè rientrai in negozio. 

Sabrina.

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