sabato 25 agosto 2018

Il passato di

Beatrice. 

(in foto: JoJo Havana, Shows Off Her New Boobs, Pure-TS.com)


[postato da Rocco]

   Verso lei sei del pomeriggio andammo via, e io raggiunsi l’appartamento di Beatrice. Quel giorno non lavorava perché era il suo giorno di riposo settimanale, quindi pensai che magari potevamo starcene un po' da soli a coccolarci. E invece quando entrai in casa mi accorsi che non era sola, ma che era in compagnia di uno stallone da monta con muscoli d’acciaio da tutte le parti.
   Beatrice indossava un costume da bagno di due pezzi, con la parte di sotto a perizoma. Quando era a casa le piaceva starsene così, altre volte invece non indossava neppure quello. Le piaceva proprio tanto stare nuda. Ma d’altronde a chi è che non piace?
   Non appena entrai nell’appartamento la prima cosa che vidi fu lo stallone da monta tutto muscoli che diede una sonora sculacciata alla mia fidanzata, e poi disse: “hai messo su proprio un bel culetto, sorellina”.
   “Oh Paco! Come sono felice che sei venuto a trovarmi!” Beatrice gli gettò le braccia al collo e iniziò a tempestarlo di baci dappertutto, stringendoselo a se con una foga davvero notevole.
   Non mi aveva mai detto di avere un fratello. In verità la mia fidanzata mi aveva raccontato poco e niente della sua famiglia, del suo passato e delle sue origini. Quasi come se fosse un argomento che non aveva piacere ad affrontare. Per esempio sul frigorifero di casa sua c’erano delle fotografie attaccate con le calamite, e in una di queste c’era lei prima di diventare donna. Era un ragazzo bellissimo, con uno sguardo misterioso, un corpo stupendo e la pelle liscia come la seta. Eppure non mi aveva mai detto niente di lui, di quale fosse il suo nome per esempio. Ogni volta che provavo a tirare fuori il discorso lei mi rispondeva che il passato non ha alcuna importanza.
   In ogni modo si accorsero della mia presenza, e lui, suo fratello, mi guardò in cagnesco, quasi come se io fossi una minaccia, soprattutto per sua sorella. Un altro schifoso che vuole soltanto approfittarsi del suo corpo per trarne godimento.
   “Paco, lui è Rocco, il mio fidanzato” Bea ci presentò e io andai verso di lui a stringergli la mano, e lui continuava a guardarmi con diffidenza, come un cane da combattimento prima della zuffa.
   “Quindi tu saresti il fidanzato di mia sorella” mi disse quasi in tono di sfida.
   “Sì” cercai di mostrarmi calmo e amichevole. La sua stazza mi terrorizzava. Uno come Paco era meglio tenerselo amico.
   “Che intenzioni hai con lei?” mi chiese, e ci mancava poco che cominciasse a mostrami i denti in modo minaccioso, proprio come fanno certe bestie prima di partire all’attacco.
   “Paco, calmati” Beatrice venne in mia difesa e si mise tra me e lui. “Lui mi ama, e mi ha chiesto di sposarlo, e io gli ho risposto di sì. Per cui a breve diventerò sua moglie e lui mio marito”.
   “Sei sicura che è l’uomo giusto? Sarà in grado di rispettarti e di renderti felice?” Paco continuava a fissarmi con gli occhi di fuori dalla rabbia.
   “Ti assicuro che lui già mi rende felice, e mi rispetta molto. Per questo ho acconsentito a diventare la sua donna”.
   Paco mi guardò per un paio di minuti senza dirmi nulla, squadrandomi da capo a piedi per capire se sua sorella stava dicendo la verità. Poi alla fine mi strinse di nuovo la mano, ma questa volta con più convinzione, approvando tacitamente la nostra unione. Ma per conquistarlo del tutto ci volle ben altro; in verità fu più semplice di quanto credessi. Mi bastò cucinare per lui. Paco adorava mangiare, e allora decisi di stupirlo con un piatto elaborato che di certo avrebbe allentato il suo malumore. Ma prima andai a fare la spesa, perché nel frigorifero di Beatrice non c’era niente. Bea non faceva mai la spesa, piuttosto preferiva mangiare allo strip bar dove lavorava, oppure comprava cibo da asporto e se lo portava a casa. Mettere una padella sul fuoco non rientrava nelle attività che preferiva maggiormente.
   È inutile andare nel dettaglio, d’altronde questo non è un noioso blog di cucina, però dico soltanto che Paco aveva quasi le lacrime agli occhi. Ciò che avevo cucinato doveva essergli piaciuto davvero molto, perché ormai aveva cominciato a trattarmi non più come il maiale che va a letto con sua sorella, ma come un amico di sbronze, complice anche il vino che avevo comprato e che cominciava a fare il suo effetto. E proprio a causa del vinello Paco iniziò a raccontare alcuni aneddoti sul passato di Bea, di quando era maschio e il suo nome era… ma prima che potesse dirlo la mia fidanzata lo fermò.
   “Paco, ti prego. Lo sai che odio parlare del passato”.
   “Ma perché? Che male c’è?”.
   Paco mi raccontò di tutte le volte che aveva difeso Beatrice, quando ancora non era una donna, ma un maschietto che dentro di sé avvertiva la presenza di una femminuccia. Questo fatto lo rendeva un ragazzino molto diverso dagli altri, e anche molto fragile e insicuro, e proprio per questo motivo era preso di mira dai bulletti del quartiere. Ed era lì che interveniva Paco.
   “Ne ho massacrati di botte così tanti di prepotenti che prendevano in giro il mio fratellino che poi alla fine hanno smesso di provarci. Ero il suo fratello maggiore e quindi avevo il dovere di farlo, capisci? Poi alla fine ho dovuto massacrare di botte anche nostro padre, quando Beatrice ha iniziato il processo per diventare donna. Quando nostro padre ha scoperto che mio fratello era diventato una transgender le ha dato uno schiaffone davanti ai miei occhi e gli ha detto che era la vergogna della famiglia. A quel punto sono intervenuto io e gli ho dato una bella lezione.  Ma purtroppo capii che Beatrice se ne sarebbe andata per la sua strada per cominciare la sua nuova vita altrove, lontana da noi. E probabilmente non l’avrei più rivista, e non sarei più stato in grado di difenderla dai soprusi e dalle angherie che la vita le avrebbe riservato”.
   “Ok, adesso basta” disse la mia fidanzata. “Non voglio parlare di queste cose”.
   “Ti vergogni del tuo passato?” le chiese Paco. “Io invece no. E ti ho sempre voluto un bene dell’anima, sia quando il tuo nome era Leo che quando poi sei diventata Beatrice”.
   “Paco, basta. Non voglio mai più sentire quel nome. Leo non esiste più, adesso c’è soltanto Beatrice”.
   “Eh no, mi dispiace deluderti ma Leo esiste eccome, e vive dentro il tuo meraviglioso corpo di donna”. 
   Leo, la mia futura moglie prima di diventare donna si chiamava così. Leone La Vacca. Anche se per lei questo nome non aveva più alcun senso. Ma per me sì, per me era importante sapere qual’era stato il vero nome della donna che amavo.
  

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