venerdì 23 settembre 2016

Mia figlia ha scelto te.

(in foto: Michelle Moist, Presenting Michelle Moist, EroticBeauty.com)


   Il giorno dopo mi venne a trovare Berni. Moana era al negozio di lingerie, quindi ero da solo in casa. Ero in mutande quando ad un certo punto qualcuno suonò alla porta. Misi in fretta e furia dei vestiti addosso e andai ad aprire. Vedere Berni mi sorprese molto, e subito mi domandai cosa ci era venuto a fare a casa, dal momento che sapeva benissimo che Moana era al negozio (come tutte le mattine). Non vedevo Berni da moltissimo tempo, ma nonostante tutto era sempre lo stesso, così come lo ricordavo. Un ragazzo dall’aspetto comune, che non lo diresti mai che esce con una gnocca come Moana. Insomma, non perché è mia figlia, ma Moana ce la vedresti meglio con uno stallone da monta alto e muscoloso, e non con uno come… Berni. Per carità, era un bravo ragazzo, e non potevo desiderare di meglio per mia figlia. Ma aveva un aspetto così comune che veramente non riuscivi a capire com’è che stava con Moana.
   “Berni! Come stai? È da tanto che non ci si vede”.
   “Sì, è da tanto. Lei come sta?”.
   “Io alla grande. Moana purtroppo non c’è. È al negozio”.
   “In verità cercavo proprio lei”.
   Che cosa poteva volere da me? Lo feci accomodare e gli preparai il caffè, e lui subito mi disse che quella mattina aveva ricevuto una telefonata di mia figlia che gli aveva detto di avermi messo al corrente dell’affare del film porno.
   “Sì, infatti. E quindi?”.
   “E bene, sono venuto a chiederle se a lei questa cosa va bene”.
   “Sei tu il fidanzato di Moana. Deve andare bene a te, non a me”.
   “In teoria non siamo più fidanzati” mi rispose.
   “Sono sicuro che tornerete ad esserlo molto presto”.
   Moana somigliava molto a sua madre. Aveva un debole per gli uomini, non sapeva rinunciarci. Pur di aver un cazzo duro con cui godere avrebbe fatto qualsiasi cosa. Ma poi alla fine aveva sempre bisogno di un punto di riferimento. Io, e non vorrei sembrarvi presuntuoso, ero il punto di riferimento di Sabrina. Sapevo che mia moglie non avrebbe mai rinunciato a far godere col proprio corpo gli altri uomini, ma sapevo anche che aveva bisogno di un uomo fisso con cui stare.
   Anche Moana era così. E ormai aveva scelto chi era quell’uomo fisso, ed era proprio Berni. Forse lui non se ne rendeva conto, ma era proprio così. Sabrina e Moana in questo si somigliavano molto. Una volta che avevano scelto il proprio uomo, quello era e quello sarebbe rimasto fino alla fine.
   “Sua moglie è in casa?” mi chiese Berni. “Mi piacerebbe conoscere anche il suo parere”.
   “No, mia moglie non c’è. Ho paura che sia in compagnia di un altro uomo”.
   “Sta scherzando? E non è geloso?”.
   “Ormai ci ho fatto l’abitudine. Ed è meglio che ce la fai anche tu, perché se intendi ritornare con Moana, sappi che mia figlia non è tanto diversa da sua madre. Ogni tanto la vedrai andare con altri uomini, ma non dovrai farne un dramma, perché poi ritornerà sempre da te. Sei tu il suo uomo, lei ha scelto te. Ritieniti fortunato. Anzi, ritieniti l’uomo più fortunato del mondo. Perché gli altri uomini potranno avere il suo corpo, ma il suo cuore lo avrai soltanto tu”.
   Mentre parlavo vedevo in Berni me stesso a vent’anni. La stessa passione, gli stessi sogni. E rividi tutti i bei momenti passati insieme a Sabrina. Possibile che fosse tutto finito? Dovevo decidermi a prendere una decisione; andare in Sicilia e cercare di riconquistarla, oppure lasciarla libera di vivere le sue avventure senza di me.
   “Ma non trascurarla. Se la trascuri lei aprirà il suo cuore ad un altro uomo. Non commettere l’errore che ho fatto io. Lo vuoi un consiglio? Vai da lei e portale un mazzo di rose rosse, e dille che l’ami. Non lasciartela scappare, sarebbe l’errore più grosso della tua vita”.
   “Mi scusi la domanda, ma era da parecchio che volevo fargliela: ma lei quando era fidanzato con la signora Sabrina, non era infastidito dal fatto che tutti la chiamavano Sabrina Bocca e Culo?”.
   Quella domanda mi sembrò molto strana. Non mi aspettavo che anche Berni conoscesse il passato di mia moglie. A quanto pare le leggendarie imprese di letto di Sabrina erano più conosciute di quanto credessi. E sentire un’altra volta quel nome mi fece quasi entrare in un vortice temporale. Ricordo che quando io e Sabrina ci eravamo appena fidanzati io non sapevo nulla di quella storia. Ero del tutto all’oscuro del fatto che l’orifizio anale e la bocca della mia fidanzata non fossero più immacolati da tempo, e che anzi erano stati abbondantemente utilizzati a fini ricreativi dalla metà della popolazione maschile della città.
   “Beh sai, quando ami una ragazza te ne freghi di quello che pensa la gente” risposi, ma in verità mentivo, perché come già vi ho detto ero all’oscuro di come la gente chiamava la mia fidanzata.
   Ad un certo punto ebbi un flash, un’immagine di tanti anni fa che riaffiorò magicamente dalla mia memoria, e mi si piazzò davanti, tipo una fotografia che ripeschi per caso dal fondo di un baule. C’era stato un episodio, durante i primi mesi che io e Sabrina ci eravamo fidanzati (quando ancora non sapevo nulla di Sabrina Bocca e Culo). Un episodio che mi aveva lasciato perplesso a cui però non avevo dato importanza. Eravamo al centro a passeggiare mano nella mano, come fanno due comunissimi fidanzati. Ricordo che Sabrina indossava un vestito rosso molto corto che metteva in risalto le forme del suo bellissimo culo. Tutti gli uomini non potevano fare a meno di girarsi a guardarla. Ad un certo punto ci si accostò un tipo con uno scooter. Un tipo un po' rozzo se devo dirla tutta. Non disse niente, si limitò a venirci dietro ad agio. Sabrina lo aveva notato ed era diventata molto nervosa. Poi ad un certo punto lui disse testuali parole: “C’ho una voglia di romperti il culo oggi che nemmeno t’immagini”. Sabrina ebbe una reazione molto violenta, non l’avevo mai vista in quel modo, si girò di scatto e gli urlò: “ma che cazzo vuoi? Vai a fare in culo, stronzo!”.
   A quel punto il tizio sullo scooter filò via. Aveva capito che non era aria. Ma io ero rimasto senza parole di fronte a quella scenetta. Sabrina era rossa di rabbia e aveva l’affanno. Il petto gli si gonfiava per l’eccitazione provocata da quello scatto di ira.
   “Ma chi era quello?” chiesi.
   “E che ne so. Un deficiente. Ma tu guarda che mi tocca sentire”.
   “Sei sicura che non lo conoscevi?”.
   “Stè, ti dico di no! Che fai, non mi credi?”.
   Rivedendo questo flash, questa immagine del passato, realizzai che Sabrina conosceva bene quel tizio sullo scooter, il quale doveva essere stato uno dei numerosi beneficiari del suo condotto anale. Adesso che ripensavo a quella scena ebbi le idee molto più chiare. Sul momento mia moglie non era stata in grado di dirmelo perché probabilmente stava cercando di dimenticare il suo passato e le sue avventure, per cercare di diventare una fidanzata esemplare. Ma il passato non si cancella mai, e i fantasmi vengono sempre fuori. E il tizio sullo scooter era uno di quei fantasmi venuto a tormentare l’anima peccatrice di Sabrina Bocca e Culo, e io non avevo capito nulla. Solo adesso riuscivo a dare un significato a quell’episodio, a distanza di più di venti anni. Ero stato proprio cieco e stupido a non capirlo subito. Ma in ogni caso, pure se avessi saputo del suo passato da subito, sono sicuro che l’avrei amata comunque.

Stefano.

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