venerdì 24 febbraio 2017

Una famiglia sui generis.

(in foto: Lantti Irres, I Am Back, Nadine-j.de)


   Il giorno dopo rividi Moana al solito posto, ovvero davanti al liceo scientifico. Era ancora più gnocca del giorno precedente, e del giorno prima ancora, e ancora non mi capacitavo di come fosse possibile che avesse deciso di frequentare un ragazzo come me, che ero nella media e quindi lei era davvero fuori dalla mia portata. In genere le ragazze come lei non mi guardavano neppure; ai loro occhi ero come invisibile. Preferivano di solito guardare i ragazzi ben piazzati e messi bene economicamente, maschi di serie a, e io ero di serie b sicuramente. Nella nostra città contava molto l’apparenza, ma Moana evidentemente non era come tutte le altre gnocche della città. A quanto pare a lei non gliene fregava niente dell’apparenza.
   E il giorno dopo che avevamo fatto l’amore, come vi stavo dicendo, era talmente gnocca che andai un po' nel panico. Una pornodiva, a tutti gli effetti. E se qualcuno avesse tentato di molestarla, o peggio ancora di abusare di lei? Sarei stato in grado di difenderla? Sarei stato abbastanza bravo da tirare fuori le unghie e magari di mettere a rischio la mia vita per salvare la sua? Ragazzi, quanto era porca! Aveva un vestito nero molto corto, e davanti era tutto scollato, uno scollo che arrivava fin sotto l’ombelico e che non so per quale legge della fisica le tette non le uscivano fuori. Infatti sotto non c’aveva neanche il reggiseno. Come facevano a starle dentro e a non uscire fuori?
   In ogni modo venne verso di me e mi abbracciò, e io ce l’avevo già dritto. Mi si era indurito non appena l’avevo vista. E lei nell’abbracciarmi se ne accorse.
   “Wow!” disse. “Vedo che sei già in tiro”.
   “Sì, è che mi piaci proprio tanto”.
   “Lo vedo” rispose lei accarezzandomi fugacemente il pacco.
   A quel punto ce ne andammo in giro per il centro senza una meta. E non potetti fare a meno di notare come gli altri maschi, di qualsiasi età, guardavano Moana. Dai nostri coetanei fino ai sessantenni, tutti la guardavano come se avessero avuto voglia di strapparle quel vestitino striminzito di dosso e montarla più e più volte, eiacularle dentro, in ogni orifizio, anche in culo. E questa cosa mi rendeva terribilmente teso, quasi come se avvertissi la pericolosità di permettere alla mia (ormai) fidanzata di andare in giro in quel modo. Forse avrei dovuto dirglielo, ma non sapevo come fare. Non volevo urtare ancora una volta la sua suscettibilità. Moana era porchissima ma era anche facilmente irritabile. Bastava poco per farle perdere le staffe.
   “Ho notato che gli altri ragazzi non riescono a fare a meno di guardarti” le dissi.
   “Lascia che guardino” rispose lei con tranquillità. “Infondo loro guardano soltanto, tu invece puoi avermi ogni volta che ti pare”.
   Non era quello il punto, ma decisi di non continuare quel discorso, perché non avevo alcun diritto di dirle che vestita in quel modo era oscena. Avevo una fidanzata bella come una pornodiva e dovevo farmene una ragione. Era ovvio che gli altri maschi l’avrebbero guardata e avrebbero desiderato di portarsela a letto.
   Verso mezzogiorno mi chiese se mi andava di andare a pranzo a casa sua. C’erano anche i suoi genitori e moriva dalla voglia di farmeli conoscere. Non mi aspettavo che me l’avesse proposto. Però ero davvero felice di vedere casa sua e di conoscere i suoi. E allora andammo alla fermata dell’autobus. In città ce n’erano solo due, che praticamente facevano lo stesso giro, uno in senso orario e l’altro in senso antiorario, e facevano un tragitto abbastanza lungo da coprire ogni quartiere.
   Salimmo su quello di mezzogiorno e mezza e ci mettemmo a sedere sui sedili che stavano infondo. L’autobus era praticamente vuoto, quindi mi presi la libertà di mettere una mano su una gamba di Moana per accarezzarla. Moana aveva delle cosce lisce come la seta e il contatto con la sua pelle mi fece avere una discreta erezione, complice anche il suo odore, intendo l’odore della sua pelle e dei suoi capelli. Avevo una voglia matta di fare l’amore con lei, e credo che anche lei sentisse la stessa cosa, perché con una mano raggiunse il mio cazzo e quando scoprì che ce l’avevo duro gli diede una bella palpata e poi mi diede la bocca, affinchè io gliela baciassi, e le nostre lingue affamate d’amore si unirono. Ma cercammo di contenerci, eravamo pur sempre in un autobus pubblico.
   Oltre alla paura che qualcuno potesse molestare Moana, con il passare delle ore che stavo con lei si aggiunse un altro timore, e cioè che potesse lasciarmi. Magari avrebbe potuto incontrare un vero stallone da monta e innamorarsene. Magari uno coi soldi. Perché, mi chiedevo, ero ossessionato da questa cosa dei soldi? Perché secondo me Moana doveva essere per forza attirata dal denaro? Forse perché era troppo bella, di una bellezza che non aveva prezzo, che solo un uomo con tanto denaro avrebbe potuto comprare. Ma qui era il punto della questione: l’amore di Moana era davvero in vendita? Era davvero qualcosa che si poteva comprare? Se la risposta era sì allora la mia paura di poterla perdere non era del tutto infondata. La paura che potesse finire tutto da un momento all’altro, e che lei potesse dirmi: “senti, mi sono sbagliata. Non ci voglio più stare con te. Credo di meritare di meglio”. Ma allora perché mi stava portando a conoscere i suoi?
   In ogni caso non potetti fare a meno di ripensare a quello che mi aveva detto Daniela, cioè che quella di Moana era una famiglia fuori dall’ordinario, e che Moana era una bastarda, perché la madre l’aveva avuta andando a letto con un uomo che non era suo marito. E al padre piaceva guardare la moglie che si faceva montare dagli altri uomini.
   Moana abitava fuori dal centro, in un quartiere fatto di villette a schiera. Le persone che ci abitavano erano tutte abbastanza facoltose, quindi pensai che anche la famiglia di Moana tutto sommato non doveva passarsela male. A dirla tutta, a giudicare da come era tenuto il giardino e considerato l’arredamento interno della casa, doveva essere una famiglia agiata. Quando entrai notai subito un certo silenzio e un piacevole odore di pulito. In fondo al corridoio che c’era all’ingresso vidi il soggiorno, in cui c’era un soffice divano in pelle bianca con accanto due poltrone abbinate. Questo divano era collocato davanti ad uno schermo piatto molto grande. E dal soggiorno, tramite una porta finestra, vidi un terrazzo con delle piante e una paradisiaca piscina spaziosa. Ebbi quasi un flash, un’immagine di me e Moana che facevamo l’amore immersi in quella vasca, e mi venne una sorta di brivido di eccitazione, e sentii il mio sesso indurirsi un po'. Poi Moana mi fece destare da quel sogno erotico dicendomi di fare come se fossi a casa mia. Poi la vidi allontanarsi verso un corridoio, lungo il quale c’erano le porte delle varie camere. Una di quelle pensai era certamente la sua stanzetta.
   Io rimasi da solo e mi guardai intorno, e fui attirato per via della mia passione per il cinema, da una mensola su cui vi erano allineati dei dvd. Mi ci avvicinai, smanioso di conoscere quali erano i film che i genitori di Moana preferivano. Ebbene fu in quel momento che capii di trovarmi in una famiglia davvero fuori dal comune, perché erano tutti film hard. Di solito quelli non mancano mai; ce li aveva pure mio padre, ma lui li teneva ben nascosti in un armadio. Invece in casa di Moana erano così ben esposti che chiunque poteva vederli, come se per la famiglia di Moana fosse una cosa del tutto normale possedere del materiale pornografico, come se per loro non ci fosse nulla di cui vergognarsi. Devo dire che questa scoperta mi fece rimanere molto perplesso. Che razza di famiglia era? Comunque non potetti fare a meno di leggere qualche titolo: Furia Anale, Scusa ma ti chiamo Maiala, Alle mogli piace nero, Tutto dentro per sempre. E mentre leggevo quei titoli tutto ad un tratto una voce femminile dietro di me mi fece trasalire.
   “E tu chi diavolo sei?”. 
   Mi girai e vidi una donna bellissima, con un seno maestoso, morbido e all’aspetto molto caldo. Delle tette che sembravano voler scivolare fuori da un momento all’altro da un generoso scollo. Aveva tutto l’aspetto di una predatrice di uomini, pronta a tutto pur di soddisfare i propri ardori, ma pronta anche a soddisfare tutte le voglie porche di ogni maschio. Era certamente la madre di Moana, infatti proprio come lei irradiava erotismo in modo sorprendente, e allo stesso modo ti faceva venir voglia di possederla, leccarla dappertutto e poi penetrarla in ogni cavità, e infine riempirla del proprio seme.
   Mi trovavo di fronte alla celebre Sabrina Bocca e Culo.

Berni.

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